NATALE IN VERSI DA OGNI REGIONE
La famiglia, l’onore, l’orgoglio dei calabresi, la caparbietà, la
concretezza,, l’operosità degli abruzzesi . . . ma a Natale tutti legati alla
tradizione e al folclore !
ABRUZZO
La Squije
La Squije di Natale dure n’ora
eppure quanta bbene ti sumente!
Tè na vucetta fine, e gna li sente
pure lu lancianese che sta fore!
Ti vùsciche di botte entr’a lu core
Nu monne ch’à passate, entr’à la mente
ti squaije nu penzere malamente
nche nu ndu-lin-da-li che sa d’amore.
e da na campanelle chiù cumune
eppure ti rifà gne nu quatrale,
ti fa pregà di core,’n ginucchiune.
Ugne matine sone ma nen vale
la voce de lu ciele, pé ugnune,
chi sa pecché! … le té sole a Natale
La squilla di Natale
La squilla di natale dura un’ora,
eppure quanto bene si semina!
Tiene una vocina fine,e lo sente
pure il lancianese che sta lontano!
Ti entra di colpo dentro al cuore
Un mondo che è passato entra nella
menteti squaglia un pensiero
malamente
non che non te lo da che sa d’amore.
Vi da una campanella piu’ comune
eppure ti rifa’come un bambino
ti fa pregare di cuore in ginocchio.
Ogni mattina suona ma non vale
la voce del cielo, per ognuno
chissa’perché!...
c'e’ l’ha solo a Natale.
CALABRIA
La nascita di Gesù Bambino
Undi si’, cori meu? Ti ‘ndi fujisti?
‘Nu Bambineju beju ti arrobbau!
Cu’ chiji occhiuzzi latri ti guardau,
e ‘na friccia azzippari ti sentisti!
Ma di’ la veritati: tu perdisti,
o fu megghiu pe’ tia ca ti ‘ncappau?
Vi’ chi paci e cuntenti ti portau!
Mannaja l’ura chi ‘nci dispiacisti!
Bambineju, ammansisti ‘stu leuni:
ma servaggiu si fa prima chi scura:
tristu, è stortu, è duru, è ‘nu briccuni.
Tu nenti fai, si non ‘nci teni cura:
lìgalu forti chistu caparruni;
si nnò ti scappa centu voti l’ura.
La nascita di Gesù Bambino
Dove sei, cuore mio? Dove fuggisti?
Un bel Bambinello ti rubò!
Con gli occhi ladri ti guardava
e ti sentisti trafitto da una freccia!
Ma dici la verità : perdesti
o è stato meglio per te essere
conquistato?
Guarda che pace e allegria ti ha
portato!
Peccato per il momento che te ne
dispiacesti!
Bambinello, domasti questo leone :
si fa selvaggio prima di sera: diventa
triste, storto, duro, è un briccone.
Tu non risolvi nulla se non lo curi :
legalo forte questo caparbio,
se no ti scappa cento volte all’ora.
In tempi di egoismo e prevaricazione, una bella
leggenda . . .
C'era una
volta, in un paese tra i monti, un vecchio mercante; viveva solo, non si era mai sposato e non
aveva più nessun amico.
Una
notte si girava e rigirava, senza poter prendere sonno e decise di uscire di
casa.
Vide
gente proveniente da più direzioni, andare verso lo stesso luogo; qualche mano
si tese verso di lui, qualche voce si levò:" Fratello", gli gridarono
"non vieni?"
Fratello, a lui
fratello? Lui non aveva fratelli.
Era un
mercante e per lui non c'erano che clienti: chi comprava e chi vendeva.
Per tutta la
vita era stato avido e avaro e non gli importava chi fossero i suoi clienti e che
cosa facessero.
Ma dove andavano? Si mosse un po' curioso, unendosi a un gruppo di
vecchi e di fanciulli.
Fratello! Oh, certo, sarebbe stato anche bello avere tanti fratelli!
Ma il suo
cuore gli sussurrava che non poteva essere loro fratello. Quante volte li aveva
ingannati? Piangeva miseria per vender più caro. E speculava sul bisogno dei
poveri.
E mai la sua
mano si apriva per donare. No, lui non poteva essere fratello di quella povera
gente che aveva sempre sfruttata, ingannata, tradita.
Eppure tutti gli camminavano a fianco ed era giunto, con loro, davanti
alla Grotta di Betlemme. Ora li vedeva entrare e nessuno era a mani vuote,
anche i poveri avevano qualcosa. E lui non aveva niente, lui che era ricco.
Arrivò alla
grotta insieme con gli altri; s'inginocchio insieme agli altri."
Signore", - esclamò " ho trattato male i miei fratelli.
Perdonami".
E
cominciò a piangere. Appoggiato a un albero, davanti alla grotta, il mercante
continuò a piangere, e il suo cuore cambiò.
Alla prima
luce dell'alba quelle lacrime splendettero come perle, in mezzo a due
foglioline : era nato il vischio !
Buona Epifania a tutti da . . . Maria !
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