Questa è davvero semplice da "sbufalare", non esiste fonte, non esiste decreto...non si sa su cosa si basi.
Ma anche volessimo dire che è una "notizia" andando a cercare per trovare una fonte si scopre che: la cifra riportata non è riportata da alcuna parte, si basa sui conti fatti da un blogger che scrive sul Fatto Quotidiano, ma l'articolo in questione è evidentemente stato rimosso visto che si trovano solo alcune citazioni: http://www.ecodellevalli.tv/cms/2011/08/29/45-milioni-per-la-carta-da-lettera-di-camera-e-senato-e-scorte-di-carta-igienica-fino-al-2030/
http://www.blitzquotidiano.it/politica-italiana/casta-sprechi-costi-carta-parlamento-946393/
Diciamo che BlitzQuotidiano è quello che riporta la notizia al meglio, con cifre citate con dovizia, cifre che vengono appunto dall'articolo reale di Tecce di cui però non c'è piu' traccia.
Quello che cercando in rete si trova è che le spese di carta, atti, tipografia erano già alte negli anni 80, non è questa o quella casta a costare troppo, è il sistema intero a farlo.
Detto ciò la "Carlo Colombo" di cui si parla non è una cartiera, ma una tipografia, che non solo fornisce la carta (non quella igienica), ma che si occupa della stampa, e provvede agli atti e alla stampa degli stessi. I costi sono ben diversi che dal vendere risme di carta e rotoloni di carta igienica, si parla d'inchiostri, buste, eventuali affrancature...sicuramente esagerati, ma probabilmente rapportati ad un carrozzone come il teatro della nostra politica.
By "Bufale un tanto al chilo"
Le notizie "bufale" mi danno il pretesto per soffermarmi un momento a riflettere sull’informazione in rete. Internet ha moltiplicato gli spazi informativi e il volume delle notizie che circolano e così proprio perché il web rende possibile un’informazione sempre più rapida e copiosa, è anche più complicato verificare la veridicidà delle notizie. Mancano il tempo, la voglia o lo spirito critico per farlo.
Anche agli stessi giornalisti capita di evitare il controllo accurato e a fare da megafono a informazioni errate. Ci si fida di quanto riportato da un’agenzia di stampa o dal sito di un altro organo di informazione. E visto che il tempo è tiranno si taglia dove si può a scapito dell’accuratezza e della verità.
Più di frequente la bufala ci raggiunge nella nostra casella di posta elettronica. A chi non è capitato di ricevere la versione telematica della vecchia catena di Sant’Antonio, o e-mail allarmate che avvertono di virus in grado di distruggere il nostro hard disk alla sola apertura del messaggio? E distinguere il vero dal falso diventa sempre più difficile.
Annamaria... a dopo
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