giovedì 28 febbraio 2013

ADDIO AL PONTE SULLO STRETTO DI MESSINA




Dopo il nuovo contratto con gli italiani, la restituzione sulla tassa della prima casa, Silvio Berlusconi era tornato a un suo vecchio cavallo di battaglia: il ponte sullo stretto di Messina, sempre promesso e mai realizzato dai suoi governi.Aveva rivelato (il ruffiano) durante la campagna elettorale, a Palermo: “Ho un sogno, prima di morire: passare sul Ponte sullo Stretto”, ribadendo che con la vittoria alle prossime elezioni, il progetto per il Ponte si sarebbe ripreso e invece...




Passera: “Domani scadono i contratti”

Scilla e Cariddi, mitici mostri di  epica memoria abitanti lo Stretto di Messina, potranno continuare a vivere sereni, così come Caronte il dantesco traghettatore di anime a cui è intestata la società di navigazione che di anime, siciliane e non, ne ha traghettate milioni negli anni fra Messina e Villa San Giovanni. Il Ponte sullo Stretto di Messina non si farà. Per il governo uscente è solo uno spreco di tempo e di risorse. L’infrastruttura che per decenni ha fatto parlare di se, più favoleggiata che mai realmente avviata, domani si trasformerà nel più grande “aborto” che sia stato concepito negli ultimi 50 anni. Il “de profundis” lo ha cantato oggi  il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera per il quale “non sussistono le condizioni per la firma nei termini di legge – cioè entro domani – dell’atto aggiuntivo al contratto tra Società Stretto di Messina e il contraente generale Eurolink, in assenza del quale decadranno tutti i rapporti contrattuali e si andrà alla liquidazione della concessionaria”. “A novembre è stato varato un decreto legge che fissava le condizioni in base alle quali si poteva tenere aperto il progetto. Ci si è dati più di quattro mesi per riformulare l’accordo – ha comunicato Passera – purtroppo per ora non ci sono segnali concreti da parte del contraente generale di voler accedere a quanto disposto dalla legge”.

“Ad oggi – ha concluso il ministro – la scadenza del 1 marzo non è rispettata di conseguenza accadrà quanto prevede la legge“. In pratica si è trovata la formula per la cancellazione dell’opera tentando di addebitare al general contractor il mancato rispetto dei termini. Un sistema per tentare di non pagare le consistenti penali previste dalla legge. Di fatto una “Bocche cucite strategia d’uscita” che non è certo possa funzionare ma che permette, al prossimo governo, di avviare un lungo contenzioso e, se non altro, rinviare l’eventuale esborso delle somme lasciandone l’onere del pagamento ai futuri governi.

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Annamaria... a dopo

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