martedì 26 febbraio 2013

SEED SAVERS - I SALVATORI DI SEMI






Il prossimo mese di marzo è quello che annunzia la primavera, stagione che ci riapre alla gioia di vivere e riattiva i lavori nei campi.                                                                                                                             
A tal proposito, tanti sono i detti popolari : - Marzo Ferriere (cioè febbraio), morto è chi non rinviene – Se gennaio sta in camicia, marzo scoppia dalle risa – Se marzo non marzeggia, april malpensa – Quando marzo va a secco, il gran va a cesto e il lin capecchio – Marzo imboccia - . . .
In marzo occorre dedicarsi alla lavorazione della terra e alle semine, ma pure agli innesti.                               
Sarà il periodo che mi suggerisce la trattazione di un problema molto sentito da un po’ : la trasformazione del terreno, la perdita del rigore assoluto a favore di gusti e preferenze personali, ha purtroppo favorito la graduale scomparsa di alcune piante, che sono divenute oggetto di particolari studi.
Per arginare questa situazione, è nato un movimento internazionale a protezione della biodiversità, i cui operatori si son posti la domanda : che fine hanno fatto gli ortaggi, la frutta ed i fiori antichi?
I seed savers sono alla ricerca di questi semi scomparsi; li cercano negli orti degli anziani che non hanno mai comprato le sementi nelle bustine del supermercato, nelle zone montane dove gli agricoltori sono rimasti più conservatori, nelle banche dei semi. A volte li trovano ed è una gran soddisfazione, spesso devono invece arrendersi alla loro estinzione.
Si tratta di varietà di antichi ortaggi italiani, quelli che non si trovano più negli elenchi delle banche semi istituzionali e quindi sembrano ormai dispersi.
Di contro, sono centinaia quelli che, recuperati, sono custoditi dai seed savers nel proprio personale orto per destinarli al futuro. Sono queste le persone alle quali chiunque può segnalare l’uso di vecchie sementi di ortaggi; essi provvedono a salvarli dall'estinzione distribuendo i semi tra un gruppo di appassionati coltivatori, in modo da preservare un insostituibile patrimonio genetico e di antichi sapori.
Silenziosamente e a proprie spese adottano e coltivano nei loro normali orti delle piante da consegnare alle future  generazioni. Ciò che rende speciale l’azione di queste persone è che non si stanno occupando di curiosità botaniche conosciute da pochi specialisti o di piante provenienti dalle mitiche foreste vergini. Il loro impegno è rivolto a vegetali molto più comuni e sotto gli occhi di tutti come patate, pomodori, peperoni, lattughe, cavoli, legumi, cereali e altri, destinati all’alimentazione umana.
Ma attenzione : continueremo a vedere questi ortaggi sulle nostre tavole ancora a lungo.                            
Quello che si rischia è la definitiva estinzione  della biodiversità delle loro varietà, soprattutto di quelle più antiche e di quelle tradizionali dei popoli nativi che, assieme a quelle uscite dalla produzione e non più rimoltiplicate dalle ditte sementiere, senza i seed savers sarebbero condannate a scomparire.


Manco a dirlo, l’associazione è sorta negli U.S.A., come un gruppo attivissimo dal 1975; pubblicano un annuario di 500 pagine di carta riciclata e stampate con inchiostro di soia.
In esso sono contenuti rari tesori della genetica vegetale: oltre 5.000 varietà di pomodori, provenienti da tutto il mondo, di tutte le forme e toni di colore bianco, giallo, arancione, rosso e violetto; i mais multicolori, i fagioli e le zucche delle tribù native americane; 400 diversi tipi di meloni molti dei quali antichi almeno di un secolo; 1.200 peperoni in parte provenienti dalle culture amerinde precolombiane; e ancora 850 tipi diversi di lattughe, 900 di piselli, 135 di melanzane, 150 vecchie varietà di girasole, una collezione di 200 tipi di aglio : un elenco davvero lunghissimo !

Il “quartier generale” dell’associazione è in una fattoria in legno costruita appositamente nello stato dello Iowa; ci sono gli  uffici, la banca semi, una fornitissima biblioteca e, naturalmente, 12 orti conservativi coltivati con metodo organico dove ogni anno vengono moltiplicati in purezza i semi di almeno 2.000 varietà. Durante l'estate questo luogo diventa un parco aperto al pubblico per mostrare la biodiversità dal vivo, a migliaia di visitatori che possono accedere al percorso organizzato all'interno della fattoria e vedere gli orti, il frutteto storico con 700 diverse specie di mele del 1800, più di 200 varietà di uva e il recinto dove sono ospitati alcune decine di capi di una razza di bovini bianchi, estremamente rara e antica. In questo stesso periodo vengono organizzati dei corsi per coloro che vogliono imparare le tecniche di coltivazione biologica e di conservazione dei semi : per rendere ancora più gradevole la visita, vengono organizzati dei momenti di convivialità, con musica e danze popolari.
Si tratta di un’associazione senza fine di lucro, riesce ad autofinanziarsi, riuscendo a svolgere la loro “missione” meglio delle banche-semi istituzionali condizionate dai finanziamenti pubblici, che rischiano spesso di disperdere il loro patrimonio genetico conservato nei frigoriferi, minacciate dai sempre più drammatici tagli alla spesa operati dagli Stati. Ogni appartenente a Seed Savers Exchange potrà così conservare in vita i suoi preziosi e antichi ortaggi a tempo indefinito : ognuno di essi adotta almeno una pianta e con una piccola quota associativa, che gli dà diritto a ricevere il catalogo e altre due pubblicazioni semestrali, rende possibile il futuro all'associazione.

. . . e in Europa . . .


Anche in Europa esiste una nutrita presenza di gruppi nazionali di seed savers: ci sono i guardiani dei semi nel Regno Unito,  in Austria,  in Germania, in Spagna, in Svizzera, dove si occupano anche di conservazione animale, nei paesi Scandinavi, nei Paesi Bassi, in Irlanda, molto impegnata anche sul fronte delle vecchie varietà di alberi da frutto.

. . . ma anche in Italia . . .




Da noi è presente Civiltà Contadina, un'associazione dedita a progetti di recupero della cultura rurale che ha deciso di dedicare risorse ed energie a progetti di salvaguardia di ciò che rimane della biodiversità del patrimonio di ortaggi e alberi da frutto italiani.
Molte varietà si sono estinte a causa del fenomeno dell'erosione genetica : delle 25 varietà di cocomero italiane coltivate all'inizio del secolo ne rimane in vita una sola, il moscadello a pasta gialla, i cui semi sono conservati nei frigoriferi dell'orto botanico di Lucca.
Le altre si sono del tutto completamente perse, sostituite con quelle di provenienza americana !                                                                     
Che sapore aveva il cocomero detto la romagnola, molto stimato nei cataloghi di sementi del periodo anteguerra? Non lo sapremo mai. 

                                                                                                            
Sono 33 le varietà italiane di broccolo scomparse senza essere state sottoposte ad alcuna forma di conservazione: che fine hanno fatto il broccolo nero di Sicilia o quello chiamato lingua di passero, solo per citarne un paio?
E che dire delle 400 varietà di frumento coltivate in Italia all'inizio del secolo, ora completamente sostituite da circa un centinaio di moderne varietà? Solo qualcuna di quelle antiche sono ancora rintracciabili nei tabulati delle banche del germoplasma.
In Italia e all'estero fin dalla seconda metà del secolo scorso, era nota la varietà di pomodoro chiamata Re Umberto : i suoi semi ,venduti fino agli anni '60 in molti cataloghi, ora risultano scomparsi senza lasciare traccia. Eppure da un libro dell'epoca venivano definiti come straordinari produttori di un  pomodoro di colore rosso scarlatto dalla forma di uovo !


Ma dove saranno mai i semi antichi? Dove, gli “eroici” salvatori possono sperare di fare preziosi ritrovamenti? Spesso i migliori avvengono negli orti di anziani che non hanno mai voluto comprare le sementi offerte dai negozi nelle bustine di alluminio e che continuano ancora a coltivare quelle degli avi, a volte per alimentare un caro ricordo, ma più spesso perché riconoscono che il gusto e la resistenza alle avversità e alle malattie di questi antichi ortaggi è superiore che nelle varietà moderne. Ma poi c'è anche il motivo della tradizione gastronomica popolare locale che necessità di ingredienti speciali i cui semi non vengono inseriti nel catalogo delle ditte sementiere, per lo scarso interesse commerciale che rivestono : ne è un esempio la carota nera di Viterbo.
Ma che succederà quando l'anziano agricoltore sarà costretto dall'età a lasciare il suo orto?                  
Chi rileverà questa eredità?
Per questo motivo deve crescere la sensibilizzazione ad operare per cercare e salvare le numerose varietà locali che lentamente cedono il passo alle mostruosità biotecnologiche
delle piante manipolate geneticamente. 


Se non resteranno più semi antichi saremo costretti a mangiare cibi prodotti da semi manipolati, brevettati e che pagano royalties ai loro inventori.
Nel frattempo in qualche vecchio cassetto, nel chiuso di un polveroso barattolo, qualche solitario antico seme, sopravvissuto al passare del tempo, attende di essere scoperto e riportato al suo antico splendore.
Lo immagino come una entità pensante; è passato di mano in mano per infinite persone, acquisendo dei caratteri genetici che lo rendono unico, ma sta perdendo lentamente la sua vitalità desiderando tornare nella terra, prima di perdersi nell'oblio del nulla, di sprigionare finalmente la sua voglia di generare la vita, rammaricato di non poter manifestare a tutti la sua gioia di esistere ancora!

E quale scelta musicale più azzeccata, se non una bella canzone dei . . . Cugini di Campagna.




Buon ascolto a tutti da . . . Maria !


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