domenica 15 luglio 2012

GlLI UOMINI CHE ODIANO LE DONNE ORA CHIEDONO AIUTO







Terapie di gruppo, programmi di trattamento, centri d’ascolto: anche in Italia cominciano a diffondersi esperienze rivolte agli uomini che agiscono violenza sulle donne. E sono sempre di più in Italia coloro che bussano spontaneamente alle porte dei Centri di ascolto, dove a seguirli sono psicologi e volontari. L’obiettivo è insegnare a gestire l’aggressività, fino all’abbandono dei comportamenti violenti. Il primo centro voluto da un’istituzione pubblica – la Regione insieme all’Ausl - è nato a Modena, si chiama “Liberiamoci dalla violenza” ed è stato avviato a dicembre del 2011: sono già 10 gli utenti. A Torino l’associazione “Il Cerchio degli uomini” mette a disposizione terapie di gruppo e il “Telefono uomo”, attivo da tre anni. A Firenze è presente il Cam, Centro uomini maltrattanti, che in 3 anni ha assistito 153 persone, nella stragrande maggioranza dei casi uomini di nazionalità italiana. A Milano, nel carcere di Bollate, ci sono invece i circoli per detenuti ed ex detenuti sex offender – autori di reati sessuali contro donne e minori - che finora hanno seguito 230 persone.Quando si parla di violenza, una trappola da evitare è "attribuirla solo a una patologia individuale, alla depressione o all’alcolismo, senza riconoscerne la radice culturale". E un altro errore da individuare è quello in cui si imbattono le campagne informative, "che mostrano donne vittime, con lividi, schiacciate in un angolo, soggetti che hanno bisogno di essere protetti da qualcuno, mentre si parla ancora poco di chi è l’artefice della violenza e del perché avvenga”.


I progetti dei Centri d'ascolto, se portati a termine, si rivelano “più efficaci del carcere, perché abbassano di molto le possibilità di recidiva”. A spiegarlo è Giuditta Creazzo, fra le coordinatrici del progetto europeo Muvi (Men using violence in intimate relashionships, terminato nel 2009) e autrice insieme a Letizia Bianchi del libro “Uomini che maltrattano le donne: che fare?” (Carocci editore, 2009). Il progetto Muvi ha studiato gli interventi già adottati in diversi Paesi europei nei confronti di uomini che agiscono violenza, in particolare dal centro Atv di Oslo, per poi formare operatori specializzati. Accanto a programmi trattamentali già esistenti all’interno di alcune carceri, generalmente rivolti a uomini che hanno commesso violenze sessuali, anche in Italia cominciano a diffondersi progetti “in comunità”.


Per la maggior parte si tratta di esperienze che si occupano di autori di maltrattamenti più che di violenza sessuale, di violenza domestica più che di azioni commesse al di fuori di una relazione. Ci sono programmi “ad accesso spontaneo, in cui gli uomini cercano aiuto, spesso spinti dalle compagne”, spiega Creazzo, “ma anche programmi che funzionano come alternative alla detenzione”. Fra le realtà che operano in questo senso c’è il Centro di ascolto uomini maltrattamenti, aperto a Firenze dal 2009 (http://www.centrouominimaltrattanti.org), il “telefono amico” e i gruppi organizzati dall’associazione “Il cerchio degli uomini” di Torino, lo sportello per uomini violenti aperto dall’Ausl di Modena nel 2011. “Uno degli aspetti più critici di queste esperienze è riuscire a far sì che i partecipanti arrivino alla fine del programma”, continua Creazzo. “La percentuale di abbandono è infatti piuttosto elevata. Nel caso di misure alternative alla detenzione, questo significa un ritorno in carcere, se l’accesso è spontaneo l’abbandono significa spesso perdere ogni contatto con il maltrattante”. 


Dalle testimonianze raccolte fra gli operatori, nel corso del progetto Muvi, si capisce anche perché l’abbandono è frequente. L’atteggiamento più comune fra gli uomini che usano violenza, spiega Creazzo, “è negare di avere un problema, oppure minimizzarlo. Chi ammette i comportamenti violenti tende a darne la responsabilità alla vittima”. Nelle relazioni dove c’è violenza c’è spesso “gelosia e controllo, e su questo purtroppo c’è ancora un sostegno culturale all’interno della società”. Il primo passo dunque è il riconoscimento del problema, “da qui si parte per far capire che l’uso della violenza è una scelta che si può evitare, anche se spesso dietro ad essa c’è una sofferenza, di cui è importante ci sia una presa in carico; nel momento in cui un uomo riconosce di essere responsabile, pur nella difficoltà di cambiare i propri comportamenti, è anche in grado di prendere parte ad un processo di cambiamento”. 


Ma l’obiettivo più importante rimane cambiare la cultura della violenza all’interno della società: anche su questo versante l’apertura di centri d’ascolto e sportelli può essere d’aiuto. “Spesso oggi sono le donne a doversi fare carico del controllo dei comportamenti violenti maschili, c’è molta omertà e molta ‘collusione’, raramente si prende posizione di fronte agli aggressori e a tutt’oggi chi usa violenza è un gruppo socialmente invisibile”, spiega Creazzo: “è importante che della violenza si assumano la responsabilità gli uomini che la agiscono, e che dagli uomini “buoni” arrivino messaggi chiari di condanna. Avere un luogo che dice che la violenza maschile contro le donne è inaccettabile e che è responsabilità degli uomini farsene carico, è un messaggio sociale fondamentale”.


Annamaria... a dopo

10 commenti:

  1. Quindi, il problema è dell'uomo, non della donna.Come volevasi dimostrare.

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  2. Non sono d'accordo. La donna non svolge più il suo naturale ruolo. Soldi e libertà sono i due elementi tossici che "non aiutano" la donna. Con i soldi hanno ottenuto autonomia finanziaria, con la libertà abusano nell'addobbarsi e nell'offrirsi in modo spudorato. E non accenno, per carità, al linguaggio.
    Ergo, il problema non è dell'uomo, a mio avviso.
    ENZO

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  3. E meno male che dici di non ritenerti "maschilista"...ne dobbiamo dedurre che la donna che riesce a perseguire degli obiettivi che non sono strettamente quelli di "angelo del focolare" deve necessariamente pagare duramente subendo mortificazioni e violenze...caspita, che generosità! Eviterei le generalizzazioni... maria.sa

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  4. Per diverse ragioni il problema è di entrambi, Lorenzo. Ma di questi problemi chi ne perisce maggiormente è sicuramente la donna (anche in tempi antichi) a cui manca la forza fisica per contrastare la violenza. Enzo, soldi e libertà(emancipazione e pari diritti) hanno "intossicato" il ruolo femminile? La maggior parte dei delitti "domestici" avvengono in ogni ceto sociale, caro Enzo, indipendentemente da titolo di studio, reddito, cultura, provenienza o età.. La violenza domestica comprende ogni tipo di maltrattamento fisico, psichico, economico e sessuale che avviene all’interno di relazioni attuali o precedenti e avviene soprattutto nella propria casa, dove si presume sicurezza e protezione.E le statistiche lo confermano. Poi,"addobbarsi nell' offrirsi in modo spudorato" è sempre prerogrativa maschile ,a quanto pare, per Enzo . Scusate ma sono "inorridita" delle vostre affermazioni. Ciò non toglie che comunque ci siano donne che si addobbano e si offrono spudoratamente...ma questo è un altro argomento che non giustifica la violenza.
    Parolisi ha ucciso la moglie (che non lavorava) perchè aveva l'amante.
    A Legnano ,invece, recentemente un facoltoso medico ha ucciso la moglie perchè non accettava la separazione.

    La dinamica della violenza tra uomo e donna quando inizia una discussione è questa:

    La donna ha più facilità nel parlare dell'uomo, oppure non vuole cedere
    L'uomo sente che sta perdendo il controllo della situazione o il controllo sulla donna
    La perdita di controllo sulla situazione o sulla donna si trasforma nella perdita di controllo su sé stessi
    La perdita del controllo porta l'uomo ad agire con violenza fisica
    Attraverso la violenza l'uomo riesce a controllare la situazione ed anche ad avere il controllo sulla donna
    Finita la discussione ,considerando la violenza, l'uomo prova vergogna e sensi di colpa
    Dopo un determinato tempo il circolo della violenza comincia.

    Ammiro gli uomini che rendendosi consapevoli di questo accettano di essere aiutati. Noi donne già lo facciamo anche se non siamo violente, non tutte! Così come fortunatamente non tutti gli uomini lo sono, però negli ultimi anni,questo fenomeno è troppo dilagante

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  5. La violenza sì, esiste da parte dell'uomo. non bisogna confondere la causa con l'effetto: la violenza è un effetto. Chi ha studiato fisica, conosce il terzo principio secondo il quale "ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria". Voi vi chiderete...ma l'omicidio non è una reazione "uguale e contraria. E' verissimo. Ma le vicende umane hanno una emotività psicologica conoscibile solo in parte: i moti dell'animo umano non rispondono alle leggi matematiche o di fisica, ma piuttosto della metafisica. C'è chi se ne infischia di un naso che gocciola sangue, e chi sviene; c'è chi se ne infischia se la moglie che grida al marito "sei un uomo da niente", e chi le sferra un pugno in pieno viso.
    DOMANDA: che cosa differenzia i due partner che reagiscono in modo diverso? Eppure la frase offensiva è la stessa!
    Quindi, attenzione ALLE CAUSE perché intossicano il ménage.
    Eccovi un bel motivo di riflessione.
    E per favore, siate donne femminili, non femministe.
    ENZO

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  6. MA IL FAVORE... FATECELO VOI UOMINI A NON PENSARE DI ESSERLO SOLO PERCHE' MASCHI. Senza scomodare i moti femministi di ormai remotissima data, rivalutiamo semplicemente il rispetto verso la PERSONA, qualunque sia il sesso.Datemi pure della "qualunquista"... rispetterò comunque le opposte opinioni... Preciso questo perchè spesso, dissentire, per qualcuno equivale a non essere all'altezza della discussione...anche questo rientra nel rispetto reciproco... ☺ maria.sa ☺

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    1. Non mi sembri una femminista Maria, però è pur vero che soddisfazioni sociali a parte è sempre bene che le donne non si dimentichino di essere compagne, madri di famiglia, insomma femmine con tutto il rispetto che vi spetta

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  7. scusa non ho firmato dolce58

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  8. Con una linguaggio semplice, chiaro e sintetico hai espresso con obbiettività ed equilibrio, l'aspetto vero dei tre ruoli della Donna. Mi complimento con te, DOLCE. I guai sorgono quando la donna non interpreta in modo appropriato i suddetti ruoli, che necessitano di una profonda riflessione, data l'importanza di essi. allora l'uomo diventa difensore dell'Amata esclusiva.
    N.B. Notare le iniziali maiuscole a Donna e Amata.
    ENZO

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