Il 29 agosto del 1991 viene ucciso un uomo di grande integrità morale e di grande onestà, che io definisco un EROE .  Ucciso per essersi opposto alle richieste di racket della mafia, (il pizzo) uscendo allo scoperto  e denunciando gli estorsori.Per il suo omicidio sono stati condannati nel 2004 vari boss, tra cui Totò Riina, Bernardo Provenzano e Pietro Aglieri.
 Biografia 
         Libero         Grassi nasce a Catania il 19 Luglio 1924; il suo nome, o piuttosto         l’aggettivo, com'egli stesso affermava, gli era stato imposto per         tramandare la memoria del sacrificio di Giacomo Matteotti. Il nome segna         così il destino di colui che muore per affermare la propria libertà.                  
         Nel         1932 Libero ha otto anni quando la famiglia Grassi si trasferisce a         Palermo, perché il capofamiglia è promosso direttore dei negozi          “CROFF”. In quegli anni, nonostante la politica d’avvicinamento         della borghesia produttiva alle idee del regime fascista, la famiglia         Grassi mostra un atteggiamento “afascista” in pubblico e         antifascista in privato. Libero vive con spensieratezza gli anni         dell’adolescenza, imparando a comprendere il significato dei principi         di democrazia e libertà. E’ durante gli studi liceali, compiuti al         “Vittorio Emanuele” che Libero matura una concreta ostilità al         fascismo, assumendo e manifestando “pacifici” atteggiamenti         antifascisti. Gli ultimi anni di liceo sono turbati dallo scoppio della         guerra e nel 1942 la famiglia si trasferisce a Roma presso la nonna         materna. Qui Libero s’iscrive alla facoltà di Scienze Politiche. Nel         1943 inizia a frequentare l’università ed il giovane dimostra palese         avversione alla politica antisemita, nazista e fascista. Decide allora         di entrare in convento e di essere accolto come seminarista, decisione         questa presa, non per una vocazione maturata nell’avversità della         guerra,  bensì per il rifiuto di combattere una guerra ingiusta al         fianco di fascisti e nazisti. Liberata Roma dai nazisti, torna alla sua         vita in famiglia dove prosegue gli studi iscrivendosi alla facoltà di         Giurisprudenza.
         Nel         1945 la famiglia si ristabilisce a Palermo e qui Libero continua gli         studi di legge. Raggiunta la laurea, il padre vorrebbe che egli         prendesse le redini dell’attività commerciale, ma il principale         desiderio di Libero è di intraprendere la carriera diplomatica,         conoscendo bene il francese e l’inglese.                            
         Nei         primi anni 50 decide di andare al nord dove ha l’opportunità di         mettere su un’azienda, con il fratello Pippo a Gallarate e l’impresa         ha subito successo.
         Negli         anni vissuti al nord Libero frequenta con assiduità il mondo         dell’imprenditoria locale, gode di un discreto reddito e si reca         spesso al teatro. A Milano conosce un imprenditore che gli propone un         progetto ambizioso: impiantare stabilimenti industriali tessili a         Palermo. Libero preferisce rischiare in proprio, piuttosto che accettare         un tranquillo posto come funzionario di banca: sorge così la MIMA         (Manifattura Maglieria ed Affini), la quale produrrà per tutti gli anni         50 biancheria da donna, arrivando ad occupare circa 250 operai.                  
         Nel         1954 ritrova Pina Maisano, architetto, che aveva conosciuto durante gli         anni dell’adolescenza, i due si sposano e prendono casa in Via         D’Annunzio, un appartamento al sesto piano con un bellissimo         terrazzo….”la terrasse de ma maison, oui, c’ est là que je         retournerais au frais de l’ètè” … Nel 56 nasce il primogenito         Davide.
         Nella         seconda metà degli anni 50 Libero, fa continui viaggi per l’Italia         con la sua auto, una Fiat 1400 alla continua ricerca dei tessuti idonei         alla sua produzione. In questo periodo si reca a Roma nella redazione         del “Mondo” o dell’Espresso”. Nel frattempo continua a scrivere         articoli politici per i giornali locali. Il primo articolo appare nel         1961. L’imprenditore, che oramai partecipa attivamente alla vita         politica del PRI, viene nominato, nella seconda metà degli anni ‘70,         dal partito quale suo rappresentante in seno al consiglio di         amministrazione dell’azienda municipalizzata del gas.                  
         Tra         la fine del 74 e l’inizio del 75 Grassi, si getta insieme con altri         amici in una nuova avventura imprenditoriale che però non avrà il         dovuto successo. L’idea è di realizzare una società dal nome         “Solange impiantistica”, il cui scopo è quello di sfruttare         l’energia solare per produrre energia elettrica. L’azienda pur         essendo formalmente costituita non iniziò mai a lavorare.                            
         Nel         ‘79 i vecchi locali della SIGMA vengono venduti dalla proprietà         (un’immobiliare milanese) ad un costruttore palermitano. Libero è         costretto a lasciare quella sede, per cercarne un'altra. Trova una sede         di 2000 metri quadrati in Via Thaon di Revel. Questo trasferimento di         sede, segna l’inizio di una serie di difficoltà economiche e sociali         per la conduzione dell’azienda di famiglia.                            
         Nella         metà degli anni '80 iniziano i problemi con la criminalità         organizzata. Grassi riceve una telefonata di minacce alla sua incolumità         personale, se non pagherà una certa somma a due emissari che gli         presenteranno per riscuotere: egli rifiuta di pagare. La prima         conseguenza del suo rifiuto è il rapimento di Dick, il cane lasciato a         guardie degli stabilimenti della SIGMA, che verrà poi restituito in fin         di vita.                  
         Dopo         poco tempo, due giovani a volto scoperto tentano di rapinare le paghe         dei dipendenti della fabbrica: saranno identificati e arrestati grazie         ad alcuni dipendenti di Grassi. Ma in cuor suo Libero sa che è solo         l'inizio, poiché la sua azienda, terza leader italiana nel settore         della pigiameria, con un fatturato di sette miliardi, non può non         suscitare gli appetiti dei malavitosi palermitani.                  
         Il         10 gennaio 1991 Libero Grassi fa pubblicare al "Giornale di         Sicilia" una lettera nella quale motiva razionalmente il suo no         all’ennesimo ricatto estorsivo: ”….. Volevo avvertire il nostro         ignoto estortore che non siamo disponibili a dare contributi e ci siamo         messi sotto la protezione della polizia…..se paghiamo i 50 milioni,         torneranno poi alla carica chiedendoci altri soldi, una retta mensile,         saremo destinati a chiudere bottega in poco tempo. Per questo abbiamo         detto no al "Geometra Anzalone" e diremo no a tutti quelli         come lui”.
         L'imprenditore         rifiuta l'offerta di una scorta personale, ma consegna simbolicamente         alle forze di polizia le quattro chiavi dell’azienda, chiedendo così         protezione per gli stabilimenti della SIGMA.
          Nel         frattempo l'imprenditore viene contattato da Sandro Ruotolo, redattore         di "Samarcanda", che lo invita a RAI 3 per parlare della sua         lotta condotta, purtroppo, nell'indifferenza degli industriali         siciliani. La trasmissione dell'11 aprile 1991 è fondamentale nell'iter         di contrapposizione al crimine che Grassi sta conducendo, perché rende         il suo caso di dominio nazionale, quale emblema civile della lotta alla         mafia. A questo punto rendendosi conto del ruolo che sta assumendo,         dichiara con forza a Santoro: “Non sono un pazzo, sono un imprenditore         e non mi piace pagare. Rinuncerei alla mia dignità. Non divido le mie         scelte con i mafiosi”.
         Alla         fine di maggio una giornalista tedesca Katharina Burgi, della rivista         “Nzz Folio”, viene invitata a Palermo per trarre impressioni e         notizie sul fenomeno della mafia. Tra le persone che  incontra vi         è Libero Grassi, l’imprenditore divenuto famoso, in Europa e Usa, per         aver rifiutato pubblicamente di cedere al ricatto che gli imponeva la         mafia. La giornalista rimane colpita dalla forza interiore di Grassi.         Egli appare deciso a lottare per la difesa dei propri interessi, con la         speranza che il suo esempio sia, per tanti altri siciliani rassegnati         dinanzi alla forza della mafia, l’inizio di una ribellione pacifica         che sottragga il nome della Sicilia alle accuse di mafiosità.
         Libero         Grassi viene assassinato il 29 agosto 1991 alle ore 7:30 del mattino. La         stampa locale nazionale farà di lui un martire della resistenza al         “regime” mafioso.                  
         L’11         settembre il Parlamento Europeo approva una risoluzione, in cui         manifesta profonda indignazione per l’assassino dell’imprenditore         palermitano ed esprime il proprio commosso cordoglio ai familiari della         vittima.                  
         Il         Consiglio comunale di Lodi  il 1 ottobre, intitola una piazza della         città a Libero Grassi.                  
          Ma         l’unico e vero momento pubblico rilevante è la trasmissione         televisiva, del 20 settembre 1991. La serata, voluta da Michele Santoro         e Maurizio Costanzo a rete unificate RAI FINIVEST, è interamente         dedicata alla memoria di Libero Grassi e di quanti sono caduti nel corso         della “lunga battaglia” contro la mafia; il giornale di RAI 3         conduce la prima parte della trasmissione dal teatro “ Biondo” di         Palermo, mentre Costanzo la conclude dal teatro “Parioli” di Roma. I         due sono consapevoli che stanno facendo vivere qualcosa di         indimenticabile, e la Sicilia si riconosce nel segno di “ vittoria”         che Davide Grassi ha mostrato portando a spalla il feretro di suo padre.         Hanno ucciso l’uomo non la sua idea, che continuerà a vivere nel         ricordo di ogni cittadino onesto.                  
         Il         3 marzo 1993 il VII I.T.C. è intitolato al nome di Libero Grassi,         ”…affinchè la vicenda umana ed imprenditoriale di Libero Grassi sia         un imperituro esempio per i giovani studenti frequentanti il nostro         Istituto i cui studi li porteranno ad inserirsi nella realtà         commerciale ed imprenditoriale della quale egli è stato un sicuro         protagonista e della quale ha indicato la giusta via per non sottostare         a condizionamenti e pressioni di alcun genere…..”
Annamaria...a dopo


 
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Mai nome di battesimo fu portato con maggiore convinzione e aderenza al suo effettivo significato. Onore alle Persone Libere. Maria.sa
RispondiEliminaSono basita dai due commenti a reazione che dichiarano l'articolo "divertente" cosi come è successo per l'articolo dei migranti...delinquenti che girano indisturbati in rete forti dell'anonimato.
RispondiEliminaNon ti curare, Annamaria. Libero Grassi, che dire? Non è solo un simbolo di libertà e dignità. Per un siciliano è un esempio da seguire e rendere vincente. Ci vorrà ancora del tempo, è chiaro. Ma, soprattutto le nuove generazioni lo dovranno seguire per vincere.
RispondiEliminaBene, Annamaria su Libero Grassi. C'è gente che vive con coraggio e muore con molto onore.
RispondiEliminaENZO
Come ho potuto vedere c'è qualcuno che ritiene tutti gli articoli "divertenti", indipendentemente dal contenuto....Non è che clicca senza rendersene conto? Comunque lo ringraziamo per la partecipazione. Maria.sa
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