Lezione n. 6
IL PUNTO INTERROGATIVO E IL PUNTO ESCLAMATIVO
Il punto interrogativo (?) serve a concludere una domanda diretta. Peccato che, essendo collocato alla fine della domanda, talvolta chi legge non si accorge per tempo che la frase ha valore interrogativo. Per questa ragione, in qualche lingua, compreso lo spagnolo, il segno interrogativo è posto anche all’inizio della frase interrogativa.
Chiaro, no? Bene!
IL punto esclamativo (!) è il segno che esprime:
- meraviglia,
- stupore,
- gioia,
- dolore o altro sentimento:
es.: Baciami!
Com’è bello!
Che stupido!
Ciao!
Non ti voglio più vedere!
Oh, come sono felice!
Buona notte a tutti!
ecc.
Ricordate bene la regola: quando dopo il punto interrogativo e dopo il punto esclamativo essi chiudono compiutamente un periodo, il periodo che segue si inizia con la lettera MAIUSCOLA.
Es. Tu vuoi ingannarmi? Tu mi vuoi nascondere l’oggetto più prezioso? Tu insisti nel tuo atteggiamento?
Ma vediamo ora il rovescio della medaglia. Infatti, quando più proposizioni esclamative o interrogative si seguono, avendo stretta relazione tra loro, sicché l’una, spiega, rafforza, giustifica la seguente, dopo il segno di interrogazione o di esclamazione si userà la lettera MINUSCOLA.
Es.: “Che preziosa visita è questa! e quanto apprezzo la tua buona educazione, e come ti ammiro per questo.
I puntini sospensivi … (sono tre e non due o quattro)
Si chiamano anche punti di reticenza. Sono anch’essi un segno d’interpunzione, e molto importante, ma non tutti sanno usarli bene; altri, addirittura non li conoscono neppure, o li conoscono fin troppo seminandoli come coriandoli in tutto lo scritto. Con essi si sospende a metà una frase, riprendendola subito dopo, o lasciandola addirittura incompiuta.
Domanda: quando si fa questa sospensione? In quattro casi, eccoli:
1. caso: quando si vuol fare una pausa di dubbio, affanno o agitazione da qualche passione;
2. caso: quando si vuole tacere qualcosa che non si vuole dire o non si può dire;
3. caso: quando si vuole indugiare a dire qualcosa magari troppo forte o troppo grave,
4. caso: quando si vuole indicare graficamente una brusca interruzione del discorso.
Dopo i puntini , niente maiuscola
Dopo i puntini sospensivi non si usa la maiuscola, salvo, ben inteso, il caso in cui essi chiudono definitivamente un periodo.
Esempio:
“Ma parlerò io alla madre badessa, e una mia parola…e per una premura del padre guardiano…Insomma, dò la cosa per fatta. (Manzoni: frase tratta da I Promessi sposi)
Il trattino (-)
Il trattino si usa per unire due parole e ottenerne una composta (gioventù-bene), (l’autostrada Napoli-Roma), oppure per indicare il segno dell’a capo.Es. il voca-
bolario.
La lineetta (--)
E’ un segno po’ più lungo del trattino utilizzato per racchiudere un inciso.
Diciamo subito - per amore di chiarezza - che cos’è un inciso: è una breve frase che si inserisce in un periodo, senza che ne cambi il significato e la struttura sintattica. Ecco l’inciso che nel nostro caso e’ la frase per amore di chiarezza.
L’inciso lo potete inserire o togliere, ma il significato della frase non viene modificato.
La lineetta è usata introdurre un discorso diretto cioè per riportare le parole che vengono dette; essa si colloca dopo i due punti andando a capo e non è più ripetuta alla fine del discorso diretto.
Esempio:
Quando gli fu alle spalle lo chiamò. Enrico si volse; e fu
pronto ad alzarsi:
- Oh! chi si vede, - e gli tese la mano.
Fausto lo abbracciò lo stesso; e ci resto male sentendo che
Enrico si tirava indietro.
- Quando sei arrivato?
- Oggi, - rispose Fausto
Le virgolette
Si usano per aprire e chiudere il discorso diretto cioè le parole o frasi dette.
Possono essere basse (« ») oppure (“ “) alte.
Si possono anche usare per mettere in evidenza una parola o un modo di dire particolare o straniero.
Es.: Egli era “la pecosa nera” della famiglia.
L’asterisco
Concludiamo con il segnetto più pittoresco (sembra una piccola stella): l’asterisco. Questo specie di fiorellino-stelletta serve per:
- segnare un richiamo a una nota in calce alla pagina,
- o alla fine del capitolo
- o alla fine del libro.
Ripetuto tre volte (o anche due) può fare le veci di un nome che l’autore non vuole citare.
Un esempio del Manzoni:
Il padre Cristoforo da *** era un uomo più vicino ai sessanta che ai cinquant’anni.
ENZO
Bello, come sempre, questo corso di italiano di Enzo. Lunga vita all'autore. Si può pensare ad una sua pubblicazione come e-book? Speriamo di sì.
RispondiEliminaContinuano le lezioni di italiano, utili per riconciliarsi con la nostra lingua. Interessante che ENZO tratti della punteggiatura, grande sconosciuta e/o dimenticata nei nostri scritti. Utili i riferimenti e le citazioni, per consentire una comprensione immediata. Grazie, prufessò... e buona continuazione! ☺ maria.sa
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