Dopo lunga e penosa riflessione Berlusconi ha deciso di mettere il suo faccione nella battaglia per boicottare i referendum, abbandonando la fragile linea del: “Tanto sono inutili, tanto non contano, non avranno riflessi sul governo…”
Così ha pensato bene di impegnare il governo e l’avvocatura dello Stato nella presentazione di un esposto alla Corte Costituzionale nella speranza che la Corte faccia saltare i quesiti referendari sul nucleare. Qualunque cosa la Corte dovesse mai decidere, a questo punto i cittadini si troveranno automaticamente nelle condizioni di esprimere un voto sia sui referendun sia su Berlusconi medesimo che sta usando tutti i trucchi possibili, politici e mediatici, pur di affossare la consultazione.
Perchè questo cambio di passo? Perchè, dopo la batosta elettorale, il presidente si è reso conto che i referendum potrebbero raggiungere il quorum, compreso quello sul legittimo impedimento, che è la sua vera ossessione. A questo punto sta gocando tutte le carte sulla ruota della Corte Costituzionale e su quella dell’assenteismo, sia quello tradizionale sia quello che potrebbe essere incentivato dal regime del silenzio, che tanta parte del polo Raiset ha decretato sul prossimo appuntamento elettorale. Eppure questo Berlusconi furioso potrebbe non farcela, non solo perchè una parte del paese andrà comunque a votare, ma anche perchè questa decisione di mettere il suo faccione sopra la scheda dei referendum potrebbe rivelarsi letale, anche e soprattutto per lui. La batosta elettorale ha lasciato tracce profonde, irreversibili, ha messo in moto forze, sentimenti e risentimenti che sembravano ormai sopiti. Il principio d’ordine e di obbedienza si è ormai incrinato. Proprio in queste ore il sindaco leghista di Varese, Gaetano Fontana, un fedelissimo di Maroni, ha fatto sapere che voterà comunque Sì ai quesiti sull’acqua. Lo stesso farà il presidente della Regione Veneto Zaia, il quale voterà Sì anche ai referendum sul nucleare. Come lui faranno centinaia e centinia di leghistidel Veneto e della Lombardia.
Qualunque cosa deciderà la Corte Costituzionale si è ormai messo in moto un processo profondo, molecolare, irreversibile e forse Berlusconi, con le sue decisioni di queste ore, sta contribuendo in modo forte a stimolare la partecipazione al voto. Lui non lo sa, ma in questo momento l’unico vero e riconosciuto capo supremo degli antiberlusconiani è Lui medesimo…
Referendum del 12 e 13 giugno: la Rai dovrà assicurare spazi adeguati ai temi referendari
La bella addormentata si è svegliata: l’AGCOM, l’autorità per le garanzie nelle comunicazioni, ha dato l’ultimatum alla Rai. Da oggi i tre canali pubblici dovranno assicurare spazi adeguati ai temi referendari in vista del voto del 12 e 13 giugno. Sino ad oggi, infatti, ha rilevato l’AGCOM, la programmazione Rai è risultata non idonea. In caso di inottemperanza sono in vista ulteriori sanzioni, che potrebbero essere formalizzate già nella riunione prevista domani.
E la Rai, dal canto suo, cerca di correre ai ripari con la riprogrammazione di messaggi autogestiti e tribune televisive. Ma le opposizioni sono già mobilitate, con comitati parlamentari ed associazioni per la libertà di stampa che hanno organizzato dei sit in davanti alla sede di Viale Mazzini.
Cosa dice l’ordinanza AGCOM
L’AGCOM ha stabilito che spazio sui temi referendari dovrà essere dedicato tramite la messa in onda dei messaggi autogestiti e delle tribune su tutte le tre reti generaliste ed inseriti a rotazione nella fascia di maggior ascolto, oltre ad una rilevante presenza dei temi dei referendum nei telegiornali e nei programmi di approfondimento di maggiore ascolto di tutte e tre le reti.
Un esperimento della Cornell University dimostrerebbe che navigare nel profilo del social network migliora la considerazione di sé.
Sull'attività di social-networking si è detto tutto e il contrario di tutto, spesso evidenziandone gli aspetti più negativi, ma uno studio condotto da ricercatori della Cornell University (New York), pubblicato da CyberPsychology, dimostrerebbe che la propria pagina di Facebook ha un effetto benefico sulla considerazione che abbiamo di noi stessi.
Amy Gonzales e Jeffrey Hancock hanno sottoposto a esperimento tre gruppi di 21 studenti ciascuno, presso il Social Media Lab dell'università. Un primo gruppo, detto tecnicamente di controllo, è stato collocato di fronte a schermi di computer vuoti per tre minuti. Il secondo gruppo sedeva invece di fronte a computer coperti da specchi, e sono rimasti davanti alla propria immagine riflessa per un'uguale quantità di tempo. Infine, al terzo gruppo è stato concesso di trafficare sul proprio profilo Facebook. Al termine dell'esperimento, i partecipanti hanno compilato tutti un questionario di valutazione dell'autostima. Risultato?
Chi aveva navigato su Facebook mostrava un balzo in avanti nella considerazione di sé, mentre sugli altri gruppi non si è registrato alcun cambiamento sensibile. Sarebbe interessante, naturalmente, dare un'occhiata al profilo Facebook dei soggetti. Bisogna considerare, in ogni caso, che l'esperimento riguardava il proprio profilo, e non l'intero arsenale di gruppi e soggetti che affollano Facebook. Solitamente, le persone accumulano piacevoli souvenir e commenti amichevoli, che non stupisce possano coccolare l'amor proprio.
I ricercatori hanno una spiegazione un po' più articolata: "Mentre uno specchio ci ricorda chi siamo veramente e può avere un effetto negativo sulla stima di sé, quando tale immagine non corrisponde ai nostri ideali, Facebook può mostrare una versione positiva di noi stessi" ha commentato Hancock in un comunicato che accompagnava la ricerca. Questo però non significa che il social networlk restituisca "un'immagine ingannevole di noi. Anzi, è positivo.” ha precisato il ricercatore. Hancock ha sottolineato l'unicità di questo studio, uno dei primi a testimoniare “un vantaggio psicologico di Facebook".
In effetti, come si è accennato, molto si è detto sullo stress indotto dall'eccesso di comunicazione o su autentiche sindromi maniacali che catturano alcuni utenti del social network, e poche sono state le promozioni provenienti dal mondo accademico per il fenomeno del momento.
Non più di due settimane fa l'università Napier di Edimburgo aveva lanciato l'allarme “ansia da Facebook”. In un sondaggio svolto tra gli studenti risultava che il 12% degli intervistati dichiarava di essere infastidito dalla richiesta di nuove amicizie, in grado di scatenare veri sensi di colpi quando si medita di rifiutarle. Tanto che il 63% dichiarava di rimandare il più possibile il momento della risposta.
"Mettendo a disposizione molteplici opportunità di auto-presentazione - attraverso foto, dati personali e commenti spiritosi – i siti di social-networking sono un esempio di come la tecnologia moderna ci costringe talvolta a riconsiderare processi psicologici che credevamo già compresi" ha dichiarato Gonzales a commento dei risultati dell'esperimento della Cornell University. In ogni caso, il verdetto della ricerca non riguarda l'intero universo di relazioni messo in moto da Facebook, ma solo il proprio profilo. E' lì, e solo lì, che dovrete cercare quando vorrete sollevare un po' il vostro morale.
Sei tornato single?
Lo svela Facebook
La ragazza che vi piace è fidanzata con un altro? L'amore fa soffrire. Ma non disperatevi. Facebook vi dà una mano. Con Breakup Notifier, l'applicazione che rileva con una mail quando gli amici cambiano status, ovvero quando tornano single o decidono di iniziare una storia.
E' dunque finito il tempo di trascorrere le serate facendo zapping da una pagina all'altra del social network per controllare la relazione dell'amata. E' ora di cambiare vita. L'idea di spiare, ma senza troppi sforzi, gli intrighi sentimentali degli altri, è venuta a Dan Loewnherz, che ha cercato di «sistemare» la sorella della sua compagna con un ragazzo a sua volta già «accoppiato». Così innamorati non corrisposti ed eterni corteggiatori si sono messi in azione.
L'applicazione è facile da usare. Primo passo: collegarsi al sito. Secondo: selezionare le «vittime» da monitorare nella lista personale di amicizie. Terzo: aspettare il messaggio.
«Servirà solo ai predatori incalliti», commenta un ragazzo sul Web. Ma l'urlo delle anime sole risuona online: «Prepariamo la riscossa». Anche i Casanova, però, sono in fermento. «Quando lui la lascerà, sarò il primo a consolarla», recita un post. Ma in Rete piovono anche accuse: «Alimenta lo stalker che è in ognuno di noi». E il suo creatore si difende: «E' un gioco». Comunque, quando la coppia scoppia, non resta che attendere una mail. Anche se, per ora, non sarà d'amore.
Sbaglia evento su Facebook e causa mega-party per i suoi 16 anni
Thessa non classifica su Facebook la festa del suo compleanno come evento privato e la trasforma in un mega party con tanto di polizia per riportare l'ordine. Ecco il video con i 1500 invitati a sorpresa.
Ad Amburgo, l'adolescente 16 enne di nome Thessa si prepara a festeggiare il suo compleanno. Come è d’uso per essere più pratici, tempestivi ed economici invece del classico invito, usa Facebook.La ragazzina annuncia l’evento sul social network, ma dimentica di classificarlo come evento privato. L’esito è stato di trovare fuori casa sua, pronti a festeggiare con lei ben 1500 invitati, muniti di cartelloni e qualsiasi altro oggetto servisse per il party.I genitori allarmati dalla forte affluenza di ragazzi, sono stati costretti a chiamare la polizia per ristabilire un minimo di ordine che sicuramente nessuno si aspettava per una semplice festa di compleanno, soprattutto se di una ragazzina di soli 16 anni.
Thessa, per un giorno è stata acclamata come una star e festeggiata in pompa magna.
Di sicuro non dimenticherà quel giorno, nè di mancare la classificazione su qualsiasi altro evento, a meno che non ci abbia preso gusto.
da "il fatto quotidiano" Michele Santoro lascia la Rai. E si avvicina sempre più a La7, con cui ha pronto l’accordo di massima con la rete. Lo conferma anche Enrico Mentana, direttore del tg della rete, che durante l’edizione serale dichiara: “Santoro a un passo da La7. Se verrà da noi potrà fare quello che vuole”. Ad attenderlo, non solo l’attualità, ma anche le docufiction. Dopo anni di battaglie, anche giudiziarie, arriva così la separazione tra il conduttore e la tv pubblica. Separazione però “consensuale” e in parte anticipata nel pomeriggio dalla misteriosa sparizione di ‘Annozero’ dal palinsesto di Rai2 e dalle voci degli ultimi giorni. Assenza spiegata poco dopo dalla stessa azienda, che in una nota definisce “risolto” il contratto di lavoro con Santoro. “Si è ritenuto – prosegue il documento – di far cessare gli effetti della sentenza del Tribunale di Roma, confermata in appello, in materia di modalità di impiego di Michele Santoro, per recuperare la piena reciproca autonomia decisionale”. A seguito del comunicato dell’azienda è stata quindi annullata la conferenza stampa di domani, in cui il conduttore e il direttore di Rai2, Msssimo Liofredi, avrebbero dovuto fare un bilancio della stagione appena conclusa. A viale Mazzini circola una voce: la Rai non avrebbe voluto che Santoro tenesse la conferenza, tanto più insieme al direttore di rete, che averebbe potuto snocciolare i dati record del programma. Il giornalista sarebbe adesso in cerca di una sede alternativa in cui tenere una conferenza stampa indipendente domani pomeriggio.
In attesa della decisione della Cassazione sulla causa tra il conduttore e l’azienda, la vicenda sarebbe stata discussa una decina di giorni fa dallo stesso Santoro con il presidente Rai Paolo Garimberti e il direttore generale Lorenza Lei, alla ricerca di un accordo. Il presidente avrebbe fatto capire chiaramente al giornalista di non voler fare un passo indietro sul contenzioso in corso. Una buona soluzione sarebbe stata invece quella di chiudere la vicenda giudiziaria con un allontanamento spontaneo del giornalista. Tanto che oggi arriva l’annuncio della separazione “consensuale”. Nella versione di Garimberti, invece, il vertice Rai avrebbe appreso solo qualche giorno fa di “riservatissimi contatti” tra Santoro e la Lei, di cui oggi avrebbe appreso l’esito. Decisione, comunque, presa “a totale insaputa del Consiglio d’amministrazione”, lamentano i consiglieri Nino Rizzo Nervo e Giorgio Van Straten, convinti che “questa uscita sia un danno per la Rai”. “Spiace sempre perdere un professionista come Michele Santoro – commenta il presidente in una nota – ma, come ebbi modo di dire un anno fa quando già si polemizzava su un suo possibile addio alla Rai, ho profondo rispetto per il diritto di ciascuno di essere artefice del proprio destino”.
“Biagi, Luttazzi e Santoro hanno fatto un uso criminoso della televisione pubblica”. E’ il 2002 quando il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi emana, da Sofia, il cosiddetto ‘Editto bulgaro’. Risultato: i tre vengono allontanati dalla Rai. Il posto di Santoro viene occupato da Antonio Socci con ‘Excalibus’. Il conduttore avvia allora una causa che porta al suo reintegro e alla bocciatura da parte della corte d’Appello di Roma del ricorso dell’azienda. Sempre dal premier, intanto, arrivano nuove pressioni. Come quelle a Giancarlo Innocenzi, ex membro dell’Autorità garante per le Comunicazioni, finite anche al centro di un’inchiesta. Dalle intercettazioni tra i due e di Innocenzi con l’allora direttore generale della Rai, Mauro Masi, risulta che il Cavaliere mandava l’ex dipendente “a fare in culo ogni tre ore” perché, ripeteva, se l’Agcom non riusciva a bloccare Santoro faceva “schifo”.
Ma le polemiche tra il giornalista e l’azienda cominciano da lontano. E’ il 1987 quando Santoro arriva a Rai3 con ‘Samarcanda’. Dopo altri due programmi e tre anni, l’annuncio: il conduttore molla l’azienda e passa a Mediaset, per condurre ‘Moby Dick’ su Italia1. Tornato a viale Mazzini nel 1999, inizia la fase turbolenta mai conclusa. Nel 2001 il primo scontro con il Cavaliere, che lo accusa di faziosità. L’anno dopo è la volta dell”Editto bulgaro’. Dopo il reintegro nel 2006, i rapporti con la Rai continuano ad essere sempe più tesi. L’addio del conduttore era stato annunciato già poco più di un anno fa: c’era un accordo consensuale, ma mancava una firma. Che, tra vari scontri con Masi, non è mai arrivata. Fino alla telefonata dello stesso ex direttore generale in trasmissione, a gennaio, e la rottura. Sancita adesso con il suo successore, Lorenza Lei. ”Finalmente la Rai ha coronato il suo sogno: hanno distrutto la trasmissione più vista e redditizia dell’approfondimento giornalistico del servizio pubblico. Complimenti a chi ci è riuscito e complimenti a chi ha ordinato tutto ciò”, è il commento del giornalista, ospite fisso di ‘Annozero’, Marco Travaglio.
Nel pomeriggio, le agenzie di stampa avevano in parte anticipato la notizia. Il sospetto è nato quando ‘Annozero’ è scomparso dai palinsesti Rai, oggi discussi dal Consiglio d’amministrazione di viale Mazzini. Stamattina il vice direttore generale Antonio Marano, responsabile per l’offerta televisiva, ha incontrato i direttori di Rai1, Rai2 e Rai3. E pare che la trasmissione condotta da Michele Santoro fosse inserita nel progetto del direttore della seconda rete, Massimo Liofredi. Poco più tardi, non compariva già più nell’intero dossier palinsesti nelle mani del direttore generale Lorenza Lei.
Due giorni fa una mezza ammissione era arrivata dall’ad Giovanni Stella, che aveva dichiarato sicuro: “Uno o due fra Michele Santoro, Milena Gabanelli, Giovanni Floris e Fabio Fazio verranno a La7″. “Il rapporto tra la Rai e ‘Annozero’ in questi anni e’ stato difficile, lo sanno tutti – è il commento del vignettista Vauro, ospite fisso della trasmissione -Michele ha dovuto difendersi da tante pressioni”. Il vignettista, all’ipotesi sempre più concreta secondo cui Santoro passerebbe a La7, risponde: ”Nel caso ci andrei, è normale”. Meno interessato all’argomento è invece il sottosegretario Carlo Giovanardi, che ai microfoni della ‘Zanzara’ su Radio24, commenta: “Non me ne può fregare di meno, oramai erano anni che non faceva più servizio pubblico”. “E ora comunque prenderà una liquidazione miliardaria – continua – questi signori sono bravissimi a farsi valutare per quello che valgono”. A chiedere spiegazioni all’azienda è invece l’Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai. “Sono stati dati dei soldi per cancellare ‘transattivamente’ una trasmissione di successo? – chiede il segretario Carlo Verna – Che partita ha giocato il nuovo Direttore generale? Che gioco ha fatto Michele Santoro? Aspettiamo risposte e immaginiamo che anche chi paga il canone voglia sapere”.
Cancellare i ricordi negativi con un farmaco è possibile?
I ricercatori ne sono sempre più convinti, tanto che all’Università di Montreal, in Canada, è già allo studio sull’uomo un prodotto che dovrebbe affievolire le emozioni dolorose liberando il soggetto dai “fantasmi del passato”. Guidati dalla dottoressa Marie-France Marin, i ricercatori sono al lavoro presso il Centro per gli studi sullo stress umano dell’ospedale Louis-H. Lafontaine di Montreal. Il loro obiettivo è quello di dimostrare che il metirapone, un farmaco già utilizzato per altri disturbi, può impedire al cervello di “ripescare” le emozioni dolorose legate ad un particolare ricordo.
Lo studio, spiegano gli stessi ricercatori, insinua un dubbio nella teoria secondo la quale un ricordo non può essere rielaborato una volta che è stato immagazzinato dal cervello. “Il metirapone – spiega la Marin – è un farmaco che riduce significativamente i livelli di cortisolo, un ormone dello stress che interpreta un ruolo importante nel richiamo dei ricordi”.
E’ proprio manipolando i livelli di cortisolo poco dopo la formazione dei ricordi che, secondo gli studiosi canadesi, è possibile ridurre le emozioni negative che potrebbero essere coinvolte. “Il nostro lavoro indica che – spiega Sonia Lupien, collaboratrice della Marin - riducendo i livelli di questo ormone dello stress quando si richiama un ricordo negativo, siamo in grado di alterare la memoria a lungo termine dell’evento stesso”.
I 33 volontari che hanno partecipato a questo studio avevano una storia da imparare composto di eventi neutri e negativi. Tre giorni dopo, i partecipanti sono stati divisi in tre gruppi. Il primo gruppo ha ricevuto una singola dose di metirapone, la seconda una dose doppia, il terzo un placebo. E’ stato poi chiesto loro di ricordare la storia. Quattro giorni dopo che si è smesso di somministrare il farmaco, i partecipanti sono stati rivalutati con i loro ricordi. “Abbiamo scoperto che il gruppo che aveva ricevuto due dosi di metirapone stava lottando per ricordare gli eventi negativi della storia – spiega la Marin - mentre non aveva difficoltà a ricordare eventi neutri. Quello che ci stupisce è che una volta che i livelli di cortisolo sono tornati ai livelli normali, l’effetto di diminuzione del ricordo di eventi negativi era ancora presente”.
Siamo ancora all’inizio, ma gli studiosi guardano con fiducia a questa nuova procedura per trattamenti su pazienti che stanno affrontando eventi traumatici.
I farmaci contro l’impotenza sessuale possono portare alla sordità.
L’allarme arriva da Londra, dove un gruppo di medici britannici ha riscontrato un’inaspettata correlazione tra l’assunzione di viagra (e medicinali simili) e l’insorgenza di problemi all’apparato uditivo. Secondo i dati in possesso dei ricercatori – pubblicati dalla rivista scientifica “The Laryngoscope” e rilanciati sulle pagine web dell’autorevole quotidiano britannico “The Telegraph” – i casi sospetti sono circa cinquanta, le segnalazioni non confermate oltre duecento. L’età media degli uomini coinvolti è di 57 anni, ma alcuni ne hanno meno di 40. Gli scienziati ipotizzano che la serie di reazioni chimiche innescate dai farmaci possa produrre effetti a catena all’interno dell’orecchio, ma cause e spiegazioni del fenomeno dovranno essere approfondite attraverso ulteriori studi.
I medici britannici, del resto, sono molto preoccupati per la scoperta effettuata e hanno già richiesto l’apertura di un’inchiesta che possa accertare i reali rischi corsi dall’udito. In America, Asia orientale e Australia le autorità sanitarie hanno accolto l’istanza, invitando i consumatori di viagra e farmaci simili a segnalare eventuali recenti problemi di sordità. «Chi prescrive questo tipo di medicine – ha osservato il dottor Afroze Shah Khan del “Charing Cross Hospital” di Londra – deve prestare particolare attenzione a ogni potenziale effetto collaterale¬». La correlazione tra i farmaci contro l’impotenza e la sordità va comunque approfondita e verificata: secondo l’“Agenzia britannica per il controllo delle medicine e dei prodotti per la salute”, i reclami presentati dai consumatori di viagra per problemi legati all’udito sarebbero «estremamente rari¬».
« Era una vera e seria professionista del trono, e gl'italiani lo sentirono. Essi compresero che, anche se non avessero avuto un gran Re, avrebbero avuto una grande Regina. » (Indro Montanelli)
Nata a Torino, figlia di Ferdinando di Savoia e di Elisabetta di Sassonia, sposò il cugino Umberto a soli diciassette anni.
Bionda e di bel portamento, Margherita sviluppò un carattere religioso e conservatore, dimostrando un notevole interesse per le arti. Le sue eccellenti qualità di comunicatrice, supportate dal coinvolgimento nelle opere filantropiche, le fecero guadagnare una notevole popolarità, soprattutto presso la numerosa massa degli italiani ignari delle sue vere tendenze reazionarie. Approvò infatti vigorosamente le repressioni del 1898 e più tardi, fu una fervente partigiana della presa di potere dei fascisti.
Ad una strettissima cerchia di Corte era nota la realtà del fallito matrimonio tra Umberto e Margherita. Umberto infatti era legato dal 1864 alla bellissima duchessa Eugenia Litta Bolognini, che amerà tutta la vita. All'inizio del matrimonio, infatti, Margherita, mal sopportando la situazione nella quale si era venuta a trovare, avrebbe voluto separarsi: ma poi decise di resistere e alimentò tutta la vita la finzione del suo felice matrimonio. In quest'ottica il 22 aprile 1893 furono celebrate con sfarzo le nozze d'argento; la mattina dei festeggiamenti a Roma furono sparati 101 colpi di cannone e per tale occasione era prevista l'emissione di un francobollo speciale detto appunto Nozze d'argento di Umberto I, che però non fu emesso.
Da regina promosse le arti e la cultura, introdusse la musica da camera in Italia, fondò il quintetto d'archi di Roma. Una volta alla settimana radunava attorno a sè al Quirinale il meglio della cultura italiana e di quella europea di passaggio nella capitale.
S’impegnò per promuovere il “made in Italy”, spezzando l'imperante francesismo dell'epoca.
Diede l’esempio sia indossando abiti e gioielli realizzati dai migliori artigiani della penisola, sia mangiando all’italiana. “Anche la regina Margherita mangia il pollo con le dita”, era il detto popolare che ricordava il cosciotto di pollo da lei assaggiato a Napoli usando direttamente le mani.
La sua grande notorietà le fece dedicare pure delle ricette: la torta Margherita, il panforte Margherita, le ‘margheritine’, dolcetti di Stresa, la pizza Margherita.
Riguardo a quest’ultima preparazione, diventata il cibo italiano più conosciuto al mondo, questa è la vicenda legata al suo battesimo.
Era l’estate del 1889, il re Umberto I° con la regina Margherita la trascorrevano a Napoli nella reggia di Capodimonte, come voleva una certa regola della monarchia, per fare atto di presenza nell'antico regno delle due Sicilie. Durante una visita a Napoli, scoprirono il notevole interesse che la gente aveva per delle particolari focacce al pomodoro e delle quali aveva sentito parlare anche da qualche scrittore o artista ammesso a Corte.
I responsabili delle cucine Savoia decisero allora di far assaggiare quelle specialità ai monarchi, invitando alla reggia uno dei più celebri fornai della città, Raffaele Esposito, titolare della rinomata pizzeria Pietro il Pizzaiolo, che si trovava alla salita Sant'Anna, a pochi passi da via Chiaia, sede dell’attuale pizzeria Brandi che si fregia delle origini della famosa pizza. Don Raffaele venne, vide e vinse, utilizzando i forni delle cucine reali, assistito dalla moglie donna Maria Giovanna, che come risulta dalle cronache del tempo, era poi la vera maestra di pizze, la vera autrice di quelle classiche che furono presentate ai sovrani.
Tre le tipologie sfornate: “mastunicola” (pizza bianca), pizza aglio, olio, pomodoro, pizza pomodoro-mozzarella-basilico.
La regina, apprezzò soprattutto quest’ultima, non solo per l'evidente accostamento al tricolore italiano: il bianco della mozzarella, il rosso del pomodoro ed il verde del basilico.
Don Raffaele, da bravo uomo di pubbliche relazioni, colse al volo l'occasione dell’elogio reale e chiamò questa pizza "alla Margherita", il giorno dopo la mise in lista al suo locale ed ebbe come si può immaginare innumerevoli richieste...
E questa è la storia vera; solo che la pizza alla margherita o pizza margherita, come si incominciò a chiamarla, passava per una novità, una invenzione vera e propria, mentre si sa che esisteva già prima. Non era considerata tra le più classiche e importanti però a Napoli si faceva già.
Per esempio, per un'altra regina, la borbonica Maria Carolina che di pizza era ghiotta, tanto che aveva voluto a corte, nel palazzo di San Ferdinando, un forno apposito.
Carolina amava molto la pizza bianca, rossa e verde, ma forse, se avesse potuto immaginare che quelli sarebbero stati i colori dell'Italia unita sotto un'altra dinastia, che avrebbe cacciato la sua, non ne sarebbe stata più tanto entusiasta...
Le due pizze che hanno fatto più strada sono la cosiddetta napoletana, uguale alla margherita ma con l'acciuga, e la stessa margherita.
E per non rinunciare ad uno spicchio di . . . mitologia !!!
La storia della pizza è antichissima. La mitologia la fa risalire addirittura a Venere e Vulcano. Il dio Vulcano, che dall’Etna aveva trasferito la sua fucina al Vesuvio, un giorno finì prima il suo lavoro e chiamò ad alta voce la moglie, Venere, per chiederle cosa avesse preparato per pranzo. Venere, colta in fallo perché aveva ricevuto uno dei suoi spasimanti e si era dimenticata di cucinare, prese un pezzo di pasta che aveva messo da parte per fare una focaccia, lo appiattì formando un disco sottile e lo fece cuocere su una pietra rovente. Lo bagnò con del latte, lo guarnì con delle bacche saporite e delle erbe aromatiche. Così nacque la pizza secondo la mitologia.
. . . il cammino della pizza è ancora lungo . . .
L’uso di lavorare i cereali schiacciati e macinati risale a popolazioni molto antiche. In genere queste schiacciate venivano cotte su pietre roventi. La pasta divenne più leggera e soffice al tempo degli Egizi con la scoperta del lievito. Il pane, da allora, divenne uno degli alimenti più gustosi. I cereali che venivano usati erano per lo più miglio, orzo, avena e solo successivamente il farro. Il farro è stato molto importante perché progenitore dell’attuale frumento. Selezioni e incroci tra diversi tipo di farro portarono al frumento.
Con i Romani il frumento divenne il cereale più importante. I Romani comunque utilizzavano molto il farro e lo chiamavano “far” da cui forse l’attuale termine di farina che in effetti si ottiene dal grano duro o tenero.
Con il farro facevano delle focacce sottili e rotonde che utilizzavano come piatti per servire alcune carni gocciolanti di sugo, ne parla Virgilio nell’Eneide. Sempre Virgilio descrive le azioni di un contadino che macina una certa quantità di chicchi di frumento, setaccia la farina che ha ottenuto, la impasta con acqua, erbe aromatiche e sale e ne ottiene una focaccia sottile che fa cuocere al calore della cenere su una pietra. In un’altra occasione racconta come si può ottenere un intingolo con cui farcire un sottile disco di pasta: basta pestare in un mortaio menta, semi di finocchio, coriandolo, pepe, ruta, formaggio fresco e una salsa ottenuta mettendo in salamoia pesci ed erbe aromatiche nota come garum: il tutto si fa cuocere in forno. Forse il termine pizza si può far risalire al verbo latino pinsére che significa pestare o pigiare; il participio passato è proprio pinsa.
Nei tempi storici successivi non troviamo riferimenti precisi alla pizza. Le prime testimonianze sono relative al 1500. Si torna a parlare di pizza in trattati di cucina stampati in alcune corti del nord d’Italia. Nel Rinascimento addirittura sono descritte varie ricette per preparare una base di pasta arricchita di uovo, burro e zucchero, da tirare come una sfoglia e friggere . . . quasi un dolce. Oppure di un disco di pasta, spesso un dito, da far cuocere in una teglia in forno . . . un po’ lontani dalla pizza come la conosciamo noi ora.
Nel frattempo l’America era stata scoperta, il mais era arrivato in Italia e i nuovi chicchi incuriosivano soprattutto i settentrionali, anche se nel meridione si preferiva invece sempre il frumento. Probabilmente il tutto era legato anche alle condizioni climatiche: più acqua a nord e il mais ne richiede tanta, poca acqua a sud e il frumento non ha le stesse esigenze del granturco : forse è questo il motivo per cui l’origine dell’attuale pizza è legata ai nostri paesi del sud.
La schiacciata di pasta è stata condita in molti modi, molto banalmente con strutto, aglio e sale, poi poco alla volta arricchita da erbe aromatiche o da intingoli di pesce. Bisogna aspettare però la seconda metà del 1700 perché compaia il pomodoro e poi la mozzarella. Il pomodoro ha fatto un po’ fatica ad essere accettato come ingrediente in cucina, era più che altro un fenomeno da orto botanico, ed è passato qualche tempo per capirne i molteplici usi.
Quanta strada per arrivare a quel guscio croccante fuori e morbido dentro farcito ormai con molta fantasia che viene celebrato in tutto il mondo!
E adesso, Mani In Pasta e prepariamo una bella
PIZZA MARGHERITA
Ingredienti
Farina – acqua – lievito di birra – olio d’oliva – sale – mozzarella finemente sminuzzata - polpa di pomodoro – basilico
Preparazione
Mescolare in una ciotola farina, acqua e del lievito di birra. Lavorare il composto fino a ottenere una pasta senza grumi, liscia, elastica e consistente; lasciar lievitare coprendo con un canovaccio umido.
Quando il volume del composto sarà raddoppiato, stenderlo molto sottile su una spianatoia, e passarlo in una teglia ben oleata; ricoprirlo con pomodoro, olio, sale, ed infornare.
A metà cottura aggiungere la mozzarella.
Prima di presentare la Margherita, guarnirla con foglie di basilico.
Come fare una buona pizza
Per fare una buona pizza la ricetta la troviamo facilmente in tutti i libri di cucina: ma perché non riusciamo mai a farla davvero buona? Forse perché non è sufficiente dire: mischia gli ingredienti, fai lievitare la pasta, stendila in una teglia, stendi pomodoro, mozzarella ed ingredienti vari e inforna.
Quale pomodoro è il più indicato? Quale mozzarella usare per ottenere una buona pizza? Come impastare? Per quanto tempo far lievitare la pasta?
il risultato è la pizza bassa
Ingredienti: 240 g di farina 00 120 g di acqua 12 g di lievito di birra 24 g di olio extravergine di oliva 5 g di sale 5 g di zucchero Le dosi si riferiscono a due teglie rotonde per pizza da 30 cm. Le quantità vanno adeguate in proporzione (4 teglie si raddoppia e così via) in base alla superficie delle teglie.
La pasta
La preparazione della pasta richiede poco tempo, ma un procedimento curato: Si mette l’acqua calda in un bicchiere insieme al lievito. Il lievito da utilizzare è quello in cubetti e i 12g sono metà cubetto. – Preparare l’impasto della pizza
Si mescola in un contenitore la farina con sale e lo zucchero. Si aggiunge l’olio.
Con un cucchiaino si scioglie completamente il lievito, si versa nel contenitore insieme agli altri ingredienti mescolando bene fino ad ottenere una massa unica. A questo punto si appoggia la pasta su un piano e la si impasta molto, fino ad ottenere una palla omogenea; si divide poi la pasta in due palline da 200g ciascuna. Si unge il fondo della teglia con l’olio, stendendolo con un pezzo di carta cucina. Quando la teglia è omogeneamente oliata, si dispone la pasta nel centro schiacciandola leggermente, fino ad arrivare a ricoprire tutto il fondo della teglia.
Il pomodoro
Che pomodoro è meglio utilizzare? Ottimi sono i pelati: si elimina la parte liquida presente nel barattolo e si frullano i pomodori, per ottenere una salsa e da tenere da parte per quando sarà pronta la pasta.
La mozzarella
La questione della mozzarella è un’altra problematica: il formaggio apposta per pizza o la mozzarella? Non fa troppa acqua? Quanta metterne? Le migliori sono le mozzarelle non apposite per pizza (a volte quella di bufala). Si elimina l’acqua dalla busta e la si taglia a pezzettini in un contenitore. Una mozzarella per pizza, non di più. I pezzettini si tagliano piccoli col coltello: no robot da cucina, no frullatore né altri metodi strani per tritarla. L’acqua se ne va via da sola, ma non si perde il sapore!
Preparazione
Finito di stendere la pasta, si distribuisce il pomodoro con un cucchiaio. Servono 7 cucchiai pieni della salsa che preparata per ogni teglia. Col dorso del cucchiaio la si stende omogeneamente.
Un pizzico di sale, giro d’olio e la lasciamo riposare qualche minuto, finché il forno non si scalda
Nel forno
Il forno va riscaldato a 220 gradi e impostato su modalità classica: non ventilato.
Solo quando è caldo, si inserisce la teglia e si tiene in forno per 15 minuti esatti. Si distribuisce la mozzarella e si reinforna finchè fonde. E’ preferibile mettere in forno una sola teglia per volta.
E a questo punto PIZZA . . . con tutto il Cuore da Maria
. . . con tutto il cuore
MARIA...a dopo
LA TARANTELLA DI R.ARBORE E' DEDICATA A TE, MARIA(Stellina)
Giugno, denominato anche Mese del Sole, è il sesto mese dell'anno secondo il calendario gregoriano, ed è il primo mese dell'estate nell'emisfero boreale e il primo dell'inverno nell'emisfero australe. Il nome deriva dalla dea Giunone, moglie di Giove. La denominazione Mese del Sole deriva dal fatto che in corrispondenza del 21° giorno del mese, ovvero nel solstizio d'estate, l'asse terrestre presenta un'inclinazione tale da garantire la massima durata di luce nell'arco di un giorno. La traduzione inglese del nome, June, viene usata come nome proprio femminile
Filastrocca del mese di giugno
Filastrocca del mugugno
e siamo giunti al mese di giugno
Quando biondeggiano al sole le messi
e gli studenti son sempre depressi
per via degli esami ormai imminenti
che son forieri di ansie e tormenti.
Ma giugno porta in dono l’estate,
il sole caldo, le lunghe giornate
piene di luce e di calore
che ci riscaldan le membra ed il cuore.
Ci porta pure i frutti maturi,
le greggi in marcia per i tratturi
pesche, albicocche, prugne e i meloni
e, non di rado, tante elezioni
che son, però, un altro tipo di esami
che, a volte, laureano perfino dei salami.
I sostenitori del NO vincono facilmente
Un referendum che prevede il quorum, dal punto di vista pratico, ai sostenitori del NO offre due strade: fare una campagna a favore del NO che però richiede soldi, tempo, energie, oppure invitare i cittadini all’astensione, boicottando il referendum senza doversi impegnare in alcuna campagna.
Questa seconda strategia è preferita perché oltre a far risparmiare fatica e mezzi, fa vincere più facilmente. Dal punto di vista pratico si ottiene lo stesso risultato sia che un referendum venga invalidato per mancato raggiungimento del quorum, sia che vinca il NO a quorum raggiunto.
Equiparare gli astenuti a coloro che votano per il NO non è corretto. Chi si astiene da un voto referendario può avere mille ragione personali: essere lontano da casa, non interessato, deluso dalla politica, ammalato, aver cose più importanti da fare, essere indeciso, avere poca conoscenza dell’argomento.
Nelle elezioni per la nomina degli amministratori, gli astenuti non contano: vince chi ottiene più preferenze. Nei referendum con quorum è come se si giocasse una schedina di totocalcio con 1X2, dove una parte, i SI, vincono se esce 1, mentre l’altra parte, i NO, vincono se esce X o 2. È un gioco sbilanciato in favore del NO e quindi non soddisfa il requisito di uguaglianza tra le parti che sta alla base della democrazia.
I sostenitori del SI partono già svantaggiati
I referendum vengono proposti dai cittadini quando l’amministrazione non ascolta le loro richieste. Quindi “i sostenitori del SI” rappresentano quasi sempre i cittadini mentre “i sostenitori del NO” le amministrazioni, che rispetto ai cittadini hanno maggiori possibilità in termini di soldi, tempo, interessi, capacità ed attenzioni mediatiche. L’imposizione del quorum regala ai sostenitori del NO un ulteriore e ingiusto vantaggio grazie alla facile possibilità di boicottare il referendum attraverso l’invito all’astensione
Amara riflessione di Enzo sugli effetti perversi dellla gente. In questo caso riferito al delitto di Avetrana, dopo la notizia dei turisti napoletani che hanno chiesto l'autografo a Misseri .
Immaginate questa scena: I due turisti arrivano a casa; aprono la porta; salutano i nonni e danno un bacio ai due figli (anni 11 e 14). "Ciao, tesorucci. Sapete, abbiamo trascorso una giornata splendida. La prima cosa che abbiamo fatto? Non indovinate?" "Su, non teneteci sulle spine! Cosa avete fatto?" "Abbiamo fatto un giretto in centro, per fare un pò di shopping...ma la cosa più emozionante è stata A V E T R A N A, dove sta Il sig. Misseri...sapete quello che avrebbe ucciso la Sara: secondo noi non l'ha fatto apposta; e chi vi dice che la Sara, poverina non sia scivolata, mentre giocherellava con cerchio e l'asticina e sia caduta nel pozzo? Nonni e figli basiti con sguardi inebetiti. I nonni: "Il Misseri l'avete visto?" Il marito-turista: "Un signore, un galantuomo di una gentilezza incredibile! Appena abbiamo bussato ci ha aperto, ci ha sorriso e ci ha chiesto come poteva esserci utile. I ragazzi: "Come vi è stato utile?" Il marito-turista: "L'autogrago...ci ha fatto subito l'autografo...che uomo: un tipo tutto d'un pezzo. Secondo me è stato il lavoro di giardinaggio a influenzare la sua psiche. Ci siamo stretti la mano e siamo andati via. Credetemi, cari ragazzi, secondo me questo Misseri di psiche ne ha più di una. Vero,Gioia! "Vero? Azzo se è vero. E l'autografo lo metteremo in cornice! Noi ci teniamo ai valori umani." E il marito-turista: "Peccato che non si sa chi ha ucciso Melania...ma appena lo sapremo, ci faremo...un pensiero! ENZO
Regia : Giovanni Albanese Interpreti : Vincenzo Salemme, Giuseppe Battiston, Donatella Finocchiaro, Paolo Sassanelli, Hassani Shapi Soggetto : Giovanni Albanese, Erminio Perrocco Sceneggiatura : Fabio Bonifacci, Giovanni Albanese Genere : Commedia Distribuzione : 01 Distribution Nazione : Italia 2011 Durata : 90 minuti circa
Enzo, Carmine e Bandula sono operai di un rinomato pastificio salentino. Quando il proprietario della fabbrica decide di chiudere il vecchio stabilimento per aprirne uno nuovo, tutto meccanizzato, il gruppo di lavoratori si ritrova disoccupato e costretto a trovare un modo per mantenere se stessi e le loro famiglie. Poi a Enzo e a Carmine viene offerto un lavoro temporaneo, in nero, come custodi di un magazzino che ospita una collezione di opere d’arte contemporanea. Dopo l’iniziale rifiuto per un mondo a loro sconosciuto, Enzo ed i suoi amici, spinti dalla disperazione e dalla voglia di riscatto, decidono di provare a rifare alcune delle opere d’arte. Da quel momento parte una truffa in grande stile,con risvolti paradossali…
Piace…non piace
Una gradevole commedia all’italiana in cui, all’insegna di imprese truffaldine, si evolvono situazioni fra l’umorismo e l’ironia. I personaggi assumono aspetti talvolta caricaturali, ma simpatici e umani, sinceri anche quando mostrano curiosi cipigli e particolari risvolti psicologici. L’idea per il film è divertente anche se nel complesso a taluni è risultato superficiale e sfuggente. Al centro si vede questa moderna “banda degli onesti”, alle prese con il problema di far quadrare l’economia familiare. Approfittare degli assurdi oggetti d’arte, sottolinea che nell’attuale mercato del’arte, la corrispondenza tra valore estetico e valore commerciale è labile. Non è più indispensabile saper fare qualcosa, gli onesti falsari trasformano la propria vita in arte, quella di arrangiarsi. Muovendo dal concetto che l'arte contemporanea si fonda sull'idea piuttosto che sulla tecnica, il regista trasforma la precarietà esistenziale dei protagonisti in soggetto artistico. Risultato piacevolmente proiettato verso un finale gesto di solidarietà nei confronti dell’amico extracomunitario.
Da venerdì 3 giugno 2011 questi sono i film in uscita nelle sale.
FOUR LIONS
Un oggetto realmente insolito, parodia nerissima di fatti plausibili
Regia di Christopher Morris. Con Riz Ahmed, Arsher Ali, Nigel Lindsay, Kayvan Novak, Adeel Akhtar. Genere Commedia Gran Bretagna 2010 - Durata 94 minuti circa. In un sobborgo inglese, il musulmano devoto Omar ha riunito una cellula terroristica per mettere a punto un sanguinoso attentato in nome della guerra santa contro una cultura corrotta e infedele. Del nucleo fanno parte, oltre ad Omar, il tonto Waj, il timido Faisal e l’inglese Barry, recentemente convertitosi all’islam e infiammato dalla passione del neofita. Nessuno di loro, però, è particolarmente esperto di esplosivi e di organizzazione militare.
NAUTA
Un gioco da camera in cui le dinamiche degli affetti restano sempre a pelo d'acqua
Un film diGuido Pappadà. ConDavid Coco,Luca Ward,Massimo Andrei,Elena Di Cioccio,Paolo Mazzarelli. GenereDrammatico - Italia 2010 - Durata 87 minuti circa.Bruno insegna antropologia in un'università del Sud Italia, dove cerca di spiegare ai suoi studenti i principi dell'armonia dell'universo secondo le filosofie orientali, anche se da quando è stato lasciato dalla moglie è la sua serenità interiore il problema che più lo tormenta. Una sera, riceve una telefonata da un suo vecchio amico che gli racconta concitato di aver assistito a uno straordinario fenomeno naturale sull'arcipelago di La Galite, in mezzo al Mediterraneo.
Ma già dal 1 giugno si possono vedere
PAUL
Il tentato ritorno a casa di un alieno braccato dai servizi segreti
Regia diGreg Mottola. ConSimon Pegg,Nick Frost,Jason Bateman,Kristen Wiig,Sigourney Weaver. GenereCommedia - Gran Bretagna, Francia,2011 - Durata 104 minuti circa.
ZACK & MIRI - AMORE A PRIMO SESSO
Girare un film porno per far contro ai problemi finanziari. E innamorarsi
Regia diKevin Smith. ConSeth Rogen,Elizabeth Banks,Traci Lords,Jason Mewes,Ricky Mabe. GenereCommedia - USA,2008 - Durata 101 minuti circa. Vietato ai minori di 14 anni.