sabato 10 novembre 2018

LE DONNE HANNO UNA MARCIA IN PIU’?







Sono totalmente d’accordo con questa lettura ( non per niente sono una donna!) Chissà, magari pure gli uomini, anche se non lo ammettono, si rendono conto che le donne hanno una marcia in più; che le donne siano effettivamente capaci di gestire i problemi e i conflitti all’ interno del mondo del lavoro e della famiglia. Questo potrebbe generare uno stato di frustrazione e di perdita di identità.
Samantha Cristoforetti, astronauta

Gli uomini capiscono che anche dal punto di vista del comando, ciò in cui si sono sempre identificati, le donne sono più brave perché comandano in una maniera più morbida, più intelligente, più intuitiva, più empatica e che in effetti hanno una marcia in più.
Bebe Vio atleta

Lo sento spesso dire da uomini che il futuro è delle donne e lo dicono con amarezza; sono consapevoli che le donne, in un futuro lontano (non troppo), prenderanno moltissimo spazio.
Questo dà loro un senso di perdita di identità. Sentono di aver perso il loro campo, il dominio sociale, la capacità di comandare perché poi, anche dal punto di vista dell’emotività, della relazione sentimentale, le donne per un dato biologico, per via della maternità, hanno una capacità di lettura delle emozioni e dei sentimenti oggettivamente superiore.
Quando, per esempio, una donna diventa premier rimangono spiazzati perché devono ammettere che una donna è capace di ricoprire il loro stesso ruolo e magari lo fa meglio.

Ci sono paesi, come la Svezia, che fanno formazione di giornalisti tarata in maniera diversa a seconda che si tratti di donne o di uomini.

Si parte dall’ idea che una donna ha una sensibilità naturale, spontanea per certi temi e che in un uomo, nella stragrande maggioranza dei casi, non c’è…
Sono convinta o perlomeno spero che col tempo spariranno le differenze di responsabilità e di valutazione economica nel mondo del lavoro tra uomo e donna. Intanto, in Islanda, recentemente è stata varata la legge, la piú severa al mondo, che impone a istituzioni pubbliche e private, aziende, banche e a qualsiasi datore di lavoro con piú di 25 dipendenti di assicurare pari retribuzione alle donne a pari qualifica con gli uomini.



E Reykjavík, governata da una Grande coalizione a guida verde il cui premier è una donna, Katrin Jakobsdóttir, fa i primi bilanci. Molto resta da fare nei salti di carriera, dicono gli esperti, troppo pesante resta il predominio maschile in economia, ma il salto retributivo è una conquista e vantaggio innegabile.



               La legge minaccia multe fino a 50mila corone islandesi (pari a circa 450 euro) per ogni caso personale di violazione dell´obbligo di parità retributiva a pari qualifica. Il governo di Katrin Jakobsdóttir ha concepito un´applicazione graduale della norma. Le piú grandi istituzioni e aziende hanno tempo fino al 2020, quelle piú piccole fino al 2025.


Annamaria

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