In Pakistan, nel mese del Ramadan, dove l’orrore del terrorismo e della violenza sono pane quotidiano per la popolazione; nel Paese, dove i diritti umani sono sotto continuo attacco, nel mese dedicato al digiuno diurno e all’elemosina, anche le reti televisive modificano i loro palinsesti per deliziare le giornate dei pakistani che possono permettersi una televisione.
Aamir Liaquat Hussain è un presentatore televisivo, molto famoso e amato dal pubblico, tanto da trasmettere il suo programma per sette ore consecutive, durante il mese di Ramadan. La trasmissione (una sorta di OK il prezzo è giusto, lo dice il titolo) mette a disposizione di coloro che più si avvicinano al prezzo reale, il bene in gioco, che in questo caso si tratta anche di bambini orfani.
La notizia ha fatto scalpore nel mondo occidentale, così come il quello arabo e Hussein si è ritrovato al centro dell’attenzione mondiale (cosa che a lui pare non dispiacere).
Intervistato da alcuni giornalisti occidentali ha giustificato l’avvenimento così : “Si tratta di bimbi soli, abbandonati, destinati a vivere per le strade. Noi li raccogliamo, li ripuliamo e cerchiamo di dare loro una famiglia che altrimenti non avrebbero mai. Il loro destino è la morte certa: o vengono mangiati dai cani, o presi dai pedofili oppure arruolati dai terroristi e usati come bombe umane. Perciò cosa c’è di sbagliato in quello che facciamo?”.
Non c’è scopo di bontà che tenga, ma solo speculazione mediatica di un’emittente televisiva con un complice di tutto rispetto, il presentatore. Le organizzazioni umanitarie hanno organizzato una campagna volta alla chiusura della trasmissione, che per ora non ha risposto e continua la programmazione
In difesa dello show, è intervenuta anche un’Organizzazione non governativa, che collabora con il programma tv. È intervenuto anche il presidente Ramzan Chhipa, chiarendo che i vincitori sono iscritti al progetto della ong e prima di prendere parte allo show hanno partecipato a colloqui con psicologi e non solo per le pratiche delle adozioni.
Una coppia che ha vinto una bimba ha raccontato che da 14 mesi cercava il concepimento senza risultati. La famiglia, e la società, lo esortavano a un secondo matrimonio fertile, ma ha preferito restare fedele a sua moglie e scegliere questa strada. Se da un lato sembra vera la pratica di adozione antecedente, dall’altro la coppia non sapeva nulla della consegna della neonata, avvenuta sotto i riflettori televisivi davanti a tutti.
Resta quindi un programma davvero pieno di ombre e c’è materiale su cui discutere. Non fa piacere pensare che molti bimbi siano completamente abbandonati, che non ci siano abbastanza famiglie per tutti e che al tempo stesso tantissime coppie non riescano a superare gli ostacoli dell’adozione. I piccoli però non sono pacchi e, se la burocrazia è diventata così ostile, dipende anche dal fatto che si sta cercando di proteggere i bambini, da tratte, percussioni, illeciti e schiavismo.
Pare,pero', che questo reality e l' escamotage usato per fare il boom di ascolti stia funzionando: i bambini vengono proposti come una qualsiasi merce di scambio.
La prima puntata è andata in onda il 14 luglio e in tanti si sono indignati per questo modo di mercificare una buona azione come l’affido, tramite il mezzo televisivo. Fino adesso sono già stati affidati due bambini orfani.
Questo metodo di affidamento poco consono (per usare un eufemismo) viene appoggiato anche dalla Chipa Welfare Association, che sembra prendere come scusa il fatto che ogni anno in Pakistan vengono abbandonati sempre più neonati.
Bisogna coniare una nuova espressione che sostituisca "siamo alla frutta", e che intenda una situazione molto molto più infima della frutta. Viene istintivo pensare di gettare tv e satellite nel cesso...
Voi cosa ne pensate?
Annamaria...a dopo
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