sabato 24 settembre 2011

Le riflessioni di CIPRIANO - "LISCIA, GASSATA O...FERRARELLE?

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Liscia, gassata o …Ferrarelle?
Amici de blog, ma vi immaginate di trovare una domenica
di settembre che dico, la ex Iervolino piuttosto che Caldoro
o una lunga serie di rinomati ed illustri politici campani,
recarsi in processione nelle celebri fonti di Riardo o Pratella,
e dare inizio alla consacrazione delle acque ivi presenti
che, a dispetto di quelle del Po Padano, possono essere a
richiesta pure frizzanti con le bollicine (liscia, gassata o
…Ferrarelle?). A seguito, davanti ad una folla festante di
“cafoni” schiamazzanti, con tortani e frittate di maccheroni,
dare seguito al rito propiziatorio e liberatorio della “Terra
del Nord del Regno Delle Due Sicilie” ( e si cari miei, c’è
un nord pure al sud); gli illustri, stimati e rinomati politici
nostrani riempire l’ampolla dell’acqua frizzante delle fonti
rinomate ed invocare San Gennaro, affinché liberi la
“Terronia” dai barbari invasori del Nord, tutti raffigurati con
l’elmo e le grosse corna, ed alzare al cielo l’ampolla (presa
in prestito da un laboratorio di analisi delle urine).
Le urla dei “cafoni” che salgono imponenti e solenni al
cielo, tutti ebbriati ed esaltati dal sacro gesto –“Morte ai
Polentoni. Terronia libera.” -, fin ai più popolari - “ Stateve
accort a bever l’acqua.”- “Meglio u’ vino” -; non manca mai
il cafone più cafone che esclama convinto - “Acciritevi
tutti quanti”- o il pratico -“Facit presto che aggia verè o
Napule pe’ televisione”-.
Quando poi a quest’ultima affermazione scoppia un
“Forza Napoli!” tutti i presenti sul palco si affrettano a
mettere la maglietta ed il foulard azzurro ed iniziare la
ola sulle note a squarciagola di “ O surdat nammurat”.
La secessione ? …La prossima volta.
…………
Invece signori miei illustrissimi, c’è chi crede molto
convinto di fare sul serio: domenica tra le note del
“Và pensiero”, tutta la Lega Nord al completo per la
cerimonia dell’aspersione. Col segretario-officiante che
versa l’acqua raccolta alle sorgenti del Po sul capo reclinato
di Calderoli (in lacrime), Giampaolo Gobbo, Rosi Mauro,
Roberto Cota e Federico Bricolo, (tutti visibilmente
commossi) Il predestinato “Trota” è a due passi ma si
risparmia lo spruzzo. Non sarà un cerchio magico, ma
gli somiglia molto.
A Venezia c’è la Festa dei Popoli padani affidata a
Umberto Bossi. Nel momento forse più critico e delicato
per il governo di cui la Lega fa parte, il leader del Carroccio,
per infiammare i militanti leghisti, torna a evocare la
secessione e arriva a ipotizzare anche un referendum per
ottenere l’indipendenza della Padania.
Un discorso che fa infuriare i più nel resto dell’ infelice
stivale, sottolineando come l’intervento del Senatùr sia
“incompatibile” con il suo ruolo di ministro delle Riforme,
e addirittura del Ministro dell’Interno e della Polizia di Stato
Roberto Maroni, ed individua nel silenzio del premier Silvio
Berlusconi e del Pdl il ricatto leghista.
O amici che avete la bontà di leggere questo mio scritto,
ditemi voi in quale cavolo di paese nel mondo, anche nei
governi più autoritari e nei posti più sperduti del quarto o
quinto mondo, uno o più ministri giurano sulla loro
costituzione, ma auspicando e spingendo poi pubblicamente
che lo stesso paese sia smembrato.
Cose da pazzi ! Il presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano ha preferito prima tacere, poi ha capito che era
ora di mandare un chiaro messaggio a tutti quelli che ancora
oggi vorrebbero dividere l’Italia: di fronte all’emergenza della
crisi, «agitare la bandiera della secessione significa porsi fuori
della storia, della realtà e dell’indispensabile impegno
comune per fare fronte alla situazione».
Il Capo dello Stato è risentito. Sembra quasi che i suoi appelli
all’Unità rimangano sempre più disattesi. Il vero problema
tutti lo conoscono, ma che molti per turpi interessi personali
o spirito da “ultras” fanno finta di non capire.
Aldilà di un giusto federalismo, riconoscente della laboriosità
ed indiscussa efficienza dei concittadini padani, ricordando
sempre loro i tanti ragazzi morti nelle trincee delle guerre
fianco a fianco, tra dolori e patimenti indicibili, sperando in
un futuro ed una Italia migliore.
Ragazzi piemontesi, veneti, napoletani, siciliani, milanesi,
sardi, di tanti posti sconosciuti del nord come del sud.
Cafoni e professori, colti o ignoranti, ma credo che nessuno
di loro immaginasse di dover donare il loro sangue ed i loro
vent’anni per una Patria oltraggiata poi da chi scambia una o
più leggi “ad personam” con un pezzo di Italia.
“Dio mio perdona sempre gli stolti che non sanno ( o che
sanno perfettamente) quel che fanno e quel che dicono”.
… Ma è giusto perdonare sempre ?

Cipriano

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