domenica 21 agosto 2016

. ....CHIUSO PER FERIE...CON UNA RIFLESSIONE E QUALCHE SELFIE



C’era una volta un paese dove alla fine di luglio o al massimo agli inizi di agosto, tutti i negozi appendevano alle serrande il fatidico ed immancabile cartello “Chiuso per ferie dal 1/8 al 31/8 ”. Più di uno allungava le ferie anche alla prima settimana di settembre, agosto era in ogni caso e da qualsiasi parte lo si prendesse, una tragedia greca per gli scalognati (pochissimi) che, a cavallo della settimana di ferragosto, se restavano a casa correvano seri rischi di rimanere letteralmente in preda all’inedia per mancanza di viveri.

Ricordo che si ricorreva a quella vecchia salumeria della periferia, in quel vecchio palazzo rassomigliante più ad una masseria di campagna; seppur con la serranda scrupolosamente abbassata e chiusa per ferie, attraverso una porticina nascosta dentro il palazzo, attraversando più silenziosamente di un gatto la cucina e l’intero appartamento del salumiere, si arrivava dietro il bancone nella più completa penombra dell’esercizio chiuso dove, quasi imitando la circospezione degli spacciatori di droga, l’anziana grassa ma benedetta dal cielo proprietaria, velocemente ti impacchettava il filoncino di pane, la busta di latte e due banane, il tutto ben occultato all’uscita dove, una volta arrivati per strada, guardavi con sospettosa prudenza intorno, per vedere se qualcuno ti avesse notato (probabilmente più che i vigili era la vergogna di essere individuato come il classico sfigato morto di fame non in ferie).
Quell’unico lontano, “sgarrubato” e mimetizzato negozio di alimentari, era la sola ancora di salvezza per chi, per scelta o necessità, rimaneva a casa ad agosto, anche se la stessa necessità veniva poi ugualmente evidenziata nei periodi dei lunghi, prolungati e numerosi ponti festivi, compreso Natale.
E veniamo ai giorni nostri. Io, insieme a più di cento colleghi della stessa Amministrazione, il 1° maggio c.a. Festa del Lavoro, ero in regolare sevizio per espletare i compiti di istituto assegnati. Prima di arrivare (di buon’ora) al mio posto di servizio, ho potuto osservare, attraversando la città, come la stessa già fervesse di una attività lavorativa fuori del comune …
Camion e camioncini che scaricavano merce fuori le salumerie e supermercati, bar già affollati, edicole aperte, serrande che si alzavano, commesse e commessi che si affrettavano, parcheggi auto già esauriti, ambulanti già in posizione ed addirittura (??) i lavavetri e “vucumprà” pronti ai semafori.
In quei brevi minuti la mia mente è volata agli ormai anni lontani allorché in questo giorno, in una città assolutamente deserta e dove gli unici esercizi aperti erano la farmacia di turno e qualche bar, si aspettava quello che poi era l’unico evento fuori del normale per una piccola città di provincia: la famosa sfilata dei lavoratori del 1° maggio.
Puntualmente alle dieci e per più di due ore, migliaia e migliaia di lavoratori a piedi, sui mezzi più variopinti, i lavoratori dei campi sui trattori, provenienti da tutta la provincia, attraversavano il corso cittadino al suono di bande e canti tra bandiere al vento.
Per noi ragazzini era una festa, ma si provava altresì enorme rispetto ed affetto per quei volti abbronzati, molti segnati dall’età e scavati dal duro lavoro. Quella sfilata era il simbolo di una Italia che lavorava duramente, ma che in quel giorno ti veniva a salutare festosamente anche se rigorosamente austera, contadina ed operaia, a ricordo delle sane origini. …
Ma questa è un’altra storia, (ragazzi mi sto commuovendo) una fotografia ormai ingiallita; torniamo a noi, al recente 1° maggio che vi stavo narrando.
Poco prima di chiudere il mio turno di servizio, immancabilmente arriva la telefonata della cara consorte che mi chiede se potevo, prima di rientrare, approvvigionarmi di un po’ di pane.
Un problema alle ore 14,05 del 1° Maggio? Macchè! Un bel panificio al centro continuava a sfornare fragranti pani e panini; e già che c’ero, una bella pasticceria mi ha fatto completare la spesa con dei dolci. Pensate che nella prima serata la situazione era diversa? …
Ho visitato uno dei numerosi Ipermercati ( tutti aperti) e dove c’era molta più gente che nei cosiddetti giorni normali.
Una cosa che mi ha però colpito, osservando con una certa attenzione gli sguardi e gli atteggiamenti dei lavoratori, era una sorte di intima rassegnazione al dover “volenti o dolenti” assolvere al proprio lavoro in una giornata una volta consacrata al più alto livello, al riposo ed alla festa.
Molti opporranno a questa mia considerazione la tesi della ineluttabilità della moderna concezione del commercio. Bene! quindi mi aspetto il “tutto aperto” il giorno di ferragosto, il 25 dicembre, il 1° gennaio ed a Pasqua. Spero solo che ai lavoratori venga dato “quel che si deve …(il giusto)” senza ricatti o piccoli sottobanco ( ma ci credo poco o nulla…).
Il caro cartello, vecchio ed antiquato, “CHIUSO PER FERIE” purtroppo viene in questi tempi difficili sempre di più sostituito con “CHIUSO PER CESSATA ATTIVITA”.



Speriamo che questi sacrifici lavorativi possano servire almeno a scongiurare, in parte, questa emorragia di fallimenti commerciali. …
Ciao dal vostro Cipriano...
CIPRIANO
A proposito. Agli amici della c.d. Padania, spesso tanto severi con noi meridionali. Avete voi ancora il coraggio e la faccia tosta di dirci : “Andate a lavurà terrùn!”. Vi potrei rispondere “educatamente” e nella vostra lingua : “Ma và la pren’ nel c..” …Ciao sempre dal vostro Cipriano!!





Ciao anche da  Annamaria, per qualche giorno di vacanza!!
Anche io metto il mio cartello



E vai con i miei selfie che non sono dai paradisi caraibici e nemmeno dalla mia amata Sicilia...ma ugualmente mi regalano tanto relax, perchè le cose belle della vita si guardano col cuore e non con gli occhi. Anche se ieri ho guardato negli occhi la zanzara che mi ha dissanguato , credetemi, volevo ucciderla ma ho lasciato perdere... è sangue del mio sangue..... 







E mica potevamo mancare noi !!! E poi  uno scatto cosi ,oltre a farci sentire adolescenti, costa più fatica perchè la faccia deve rimanere immobile (come quando si giocava alle belle statuine). Deve tendersi solo e lentamente il muscolo elevatore del labbro superiore e in maniera lieve, quelli trasversali del naso....



ANNAMARIA 





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