Riferiamoci al primo assioma della comunicazione di Paul Watzlawick datata 1973,“Non si può non comunicare”, che ogni professionista della comunicazione conosce e che è attualissimo anche nell’era del web 2.0.
Viviamo da tempo in un periodo storico in cui gran parte dei volumi comunicativi delle persone ma anche delle aziende sono stati trasferiti on-line in cui si riesce a rimanere in contatto più frequentemente con le "connessioni". E Questo fondamentale assioma non perde affatto di importanza e valore.
Quando apriamo un profilo su un qualunque Social Network si sta comunicando.
Anche se non pubblichiamo nulla, il nostro silenzio "dice qualcosa", parla della nostra assenza, dello scarso presidio e della mancanza di ascolto/confronto con i propri clienti- seguaci e amici.
Nel “mondo reale” può essere assimilato alle informazioni che otteniamo dallo studio della prossemica, spiego il significato di questa parola : se, ad esempio, mi trovo con una collega e devo parlare con lei di lavoro, il raggio della mia bolla è più grande; quindi, lei dovrà rimanere ad una certa distanza da me e la sua bolla non dovrà toccare la mia.
Se, invece, vado al bar con la mia amica del cuore e le racconto le mie cose intime, di quanto siano discoli i maschietti, di quante grane diano i figli, etc., il raggio della mia bolla si riduce, come si riduce il raggio della sua bolla: ci siederemo l'una accanto all'altra; qualche volta, la sua mano si poserà sul mio braccio e qualche volta, coinvolta dalle sue confidenze, io le metterò la mia mano sulla spalla.
Se, ancora, accompagno la mia nipotina a fare la nanna e le auguro la buona notte leggendole un capitolo del suo libro preferito, il raggio della mia bolla sarà ancora più piccolo; le nostre mani si potranno toccare, i nostri corpi si potranno "sentire"; io potrò avvertire il suo respiro reso più pesante dal sonno ...Ma alla stessa figlioletta non permetterò non solo di entrare, ma anche di toccare la mia bolla se ci troviamo, ad esempio, in biblioteca o in una situazione più formale.
La prossemica è la scienza che studia le distanze (già la parola ha la stessa radice di "prossimo") della gestualità o delle reazioni involontarie.
Detto quanto sopra ,tutto ciò che passa attraverso la nostra vita on-line, ciò che condividiamo, postiamo e commentiamo, anche se in apparenza insignificante, parla di noi; ogni contenuto permette di mettere in luce una piccola sfaccettatura o un dettaglio della vita e del pensiero di chi pubblica.
Difficilmente sulla mia bacheca personale i miei contenuti saranno completamente slegati dalla mia vita reale, difficilmente il meme-internet (tormentone che si diffonde in maniera virale e spontanea sul web. Può essere un’immagine, una frase, un video, una foto) o l’infografica che ho pubblicato saranno del tutto astratti dal mio “sense of humor”, dai miei interessi o dal mio ambito lavorativo.
In un’ottica di personal branding,( la capacità di promuovere se stessi, al fine di essere gradito o comunque appetibile nei confronti di una comunità ) è bene prestare sempre attenzione ai contenuti pubblici che andiamo a condividere. Per esempio: Se fino a qualche anno fa il colloquio di lavoro era l’unica occasione in cui il selezionatore aveva l’opportunità di analizzare la nostra comunicazione non verbale, nell’era del web 2.0 l’analisi della nostra comunicazione involontaria passa anche da qui!
Attenzione dunque a come interagiamo: il buonsenso, le buone maniere e gli stessi meccanismi interpersonali che usiamo nella vita reale, usiamoli anche in rete, ben consapevoli oltrettutto che il web non dimentica!
Questo discorso, seppur con differenti modalità, può essere tranquillamente esteso dai profili privati a quelli aziendali.
Se le pagine personali vengono create e seguite più con finalità ludiche e di consolidamento di relazioni, quelle aziendali sono un utile strumento per favorire rapporti di business e per dialogare con i propri followers.
E' utile che dei social network chi ne fa un lavoro, abbia una sensibilità e capacità comunicative che (possibilmente) in poche ma efficaci parole arrivino al punto ed al cuore del lettore, ma è altrettanto necessario che i contenuti siano slegati dalla personalità di chi scrive.
L’esperto di social media deve sì confezionare un contenuto dando il proprio apporto creativo e personale, ma non solo!
La componente umana è indispensabile, la componente personale deve necessariamente essere smorzata a favore di un linguaggio e stile “company oriented”: il linguaggio, lo stile e soprattutto i contenuti devono essere allineati con quelli dell’azienda per la quale si sta parlando.
Il mondo del web è pieno di "epic fail" dovuti alla componente umana che non viene correttamente gestita, non ultimo il mio recente caso di ELDY che insulta pesantemente un utente perchè segnala un disservizio.
A volte i social network possono fare brutti scherzi e creare veri danni d'immagine.
Come accaduto tra l'altro anche ad un utente su Facebook: l'account di Radiolibera Ventiquattro, ha deciso di lamentarsi di un disservizio dell'Ataf (Firenze)sulla pagina pubblica dell'azienda di trasporto fiorentina.
Appena letta la risposta, l'utente non riusciva a credere ai propri occhi:
"Abbiamo fatto delle ricerche e in definitiva, o il reclamo si riferisce ad altra data o il reclamante è, come molto probabile, un gran coglione"
Per un'azienda che insulta i propri clienti o utenti è una clamorosa caduta di stile e danno di immagine, siano dovuti esclusivamente ad una persona non in grado di scindere la propria opinione e (discutibile) risposta da quella che un’ azienda che accetta il confronto, il dialogo e le critiche del cliente/utente darebbe.
Attenzione quindi, non dire o non far dire in rete, quello che non diresti fuori dal web!
Il virtuale non è un gioco come qualcuno asserisce e il rispetto sociale è dovuto a chiunque e ovunque.
Elaborazione by-academy.sqcuoladiblog
Annamaria... a dopo
Hai ragione,ma molti non se ne rendono conto!
RispondiEliminaGrazie Olgica. E' vero molti non si rendono conto ma altri, invece, lo fanno consapevolmente. Buona giornata
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