La nostra cultura è sempre più intrisa di tecnologia, ed è ormai quasi inevitabile il coinvolgimento della stessa nella sfera sessuale. Internet offre infinite possibilità: web piccanti, siti web sul tema della sessualità, sexy shop virtuali e videogiochi sexy. Il piacere sfrutta l’hi-tech per diventare originale e sorprendente: ecco dunque, invenzioni che permettono di generare e prolungare l’orgasmo, vibratori sofisticati, sex toys azionabili a distanza.
Infine, il Cybersex, ovvero tutto ciò che di sessuale è possibile svolgere sul web, in particolare le chat sessuali. Nelle chat sessuali due o più persone connesse in un network computerizzato si mandano messaggi espliciti, fingendo di avere una relazione sessuale.
Numerose oggi sono le piattaforme sociali che consentono tali scambi. Ma quali sono gli effetti, e come può migliorare o peggiorare la vita individuale e di coppia?
Ecco qui di seguito gli usi corretti e sbagliati del mezzo che da qualche anno a questa parte ha ormai rivoluzionato la sfera delle relazioni e del sesso.
L’uso ricreativo
Chi è “single” è agevolato nell’instaurare nuovi rapporti e nel realizzare molte delle proprie fantasie nel giro di pochissimo tempo, grazie all’anonimato consentito dalla chat che toglie freno all’immaginazione e disinibisce. Analogamente il Cybersesso può rappresentare un aiuto per coppie che hanno una relazione a distanza: “sexting” o “self nude” azzera la distanza, rende piccante la relazione; mentre nelle coppie di conviventi ravviva un rapporto stanco, assopito nella routine, spento e poco creativo.
Se vi sono queste finalità, i nuovi strumenti di comunicazione diventano dei veri e propri alleati della coppia. Tuttavia, quanti tradimenti nascono in questo modo? Quante vite parallele, cuori infranti, famiglie distrutte? Senza dubbio nelle mani di alcuni, questi nuovi strumenti diventano dei veri e propri “istigatori di infedeltà”!
L’uso problematico
Se la navigazione dei siti web da occasionale diventa abituale, c’è il rischio che avendo trovato un surrogato della sessualità, l’uomo o la donna possano desistere dal fare esperienze sessuali dal vivo che potrebbero risultare, a loro modo di vedere, più deludenti rispetto a quelle virtuali. Proprio per il suo aspetto di veloce gratificazione e consolazione, il Cybersex può creare dipendenza. Inoltre, una parte di utenza che pratica il Cybersex è fruitore di Cyberporn. In quest’ultimo caso la persona, in genere di sesso maschile, accede ad immagini pornografiche senza interazione con l’altro.
Il Cybersex ed il Cyberporn possono diventare patologici nel momento in cui rappresentano un modo per non affrontare i problemi e una via di fuga da sentimenti di disperazione, colpa, ansia o depressione. Giorno dopo giorno si torna in rete per cercare esperienze sessuali sempre più intense e pericolose, non si conoscono più limiti, non c’è più controllo, nascono difficoltà sul lavoro e specialmente con la partner, fino al divorzio. Il Cybersesso problematico, infine, può condizionare la persona a vivere la propria vita sessuale solo in termini “fisici”, portando ad un progressivo impoverimento dell’aspetto emotivo ed affettivo.
Cybersesso, surrogato 2.0 della vita reale
Il Cybersesso potrà mai sostituirsi al contatto e alla vicinanza con la persona amata? Per quanto sofisticati possano diventare questi marchingegni, nessuna chat, nessun vibratore hi–tech o altro strumento di piacere, a mio modo di vedere, sarà mai in grado di riprodurre l’erotismo inteso come miscela di baci, abbracci, carezze, coccole, profumi, sguardi che i due amanti inesorabilmente si scambiano durante un “tradizionale” incontro amoroso, dove emozioni impetuose e intense regnano. In seguito, grazie alla conoscenza reciproca, tali emozioni lasciano maggiore spazio alla tenerezza, al supporto e alla fiducia nel legame.
Gli utilizzatori accaniti di questi strumenti, in assenza di una relazione vera e propria, dovrebbero chiedersi se dietro al loro atteggiamento non ci sia una paura dell’intimità, che li ha portati nel tempo ad accedere unicamente ad esperienze virtuali. Da questo interrogativo possono dipanarsi percorsi di comprensione, di riflessione, di cambiamento.
by Al femminile
Annamaria... a dopo
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