mercoledì 6 marzo 2013

HUGO CHAVEZ E' MORTO. EROE O DITTATORE?







Eroe o dittatore che fosse, senza dubbio Hugo Chavez è stato un uomo che ha fatto la storia del suo Paese, incidendo fortemente sull’intero panorama politico latinoamericano.




All’età di 59 anni, dopo una lunga malattia, si è spento ieri sera Hugo Chavez. Presidente del Venezuela dal 1998, il Comandante, così veniva chiamato, ha segnato la storia non solo di un Paese, ma dell’intero territorio sudamericano, rappresentando in chiave moderna la tradizione del Libertador, un rivoluzionario che venuto dal nulla si mette alla guida di un popolo per condurlo alla libertà e affrancarlo dall’oppressione.
Un po’ Che Guevara, ma soprattutto tanto Simon Bolivar, ecco come amava sentirsi Hugo Chavez ed è così che lo vede tuttora parte del suo popolo.
Gli altri, fuori, forse la pensano diversamente. Quei nemici che oggi sono stati accusati di complotto ai suoi danni, quegli stessi americani e filo-occidentali con cui ha combattuto per tutta la vita e che lo descrivono invece come un dittatore, un uomo che ha fatto del male alla terra che diceva di amare, violando i diritti umani dei cittadini che la popolano.
Personaggio dalle mille contraddizioni Hugo Chavez. Generale, politico, Presidente, eroe popolare da un lato, dittatore, violento, corrotto dall’altro.
Ma chi era davvero l’ormai ex presidente del Venezuela? Cerchiamo di capirlo attraverso la sua storia e il suo credo.
Il Credo
“Simón Bolívar, padre della nostra Patria e guida della nostra Rivoluzione, giurò di non dare riposo alle sue braccia, né dare riposo alla sua anima, fino a vedere l’America libera. Noi non daremo riposo alle nostre braccia, né riposo alla nostra anima fino a quando non sarà salva l’umanità”.
Era il 2005 l’anno in cui Hugo Chavez, nel corso del 60° anniversario dell’ONU, pronunciava queste parole davanti ai leader politici di tutto il mondo.
E Simon Bolivar era infatti il suo mentore, una sorta di Dio pagano che guiderà le sue azioni nel corso di tutta la sua vita.
La filosofia panamericanista del rivoluzionario venezuelano dell’Ottocento, l’influenza del presidente peruviano Juan Velasco Alvarado, il pensiero di Marx e Lenin, ma anche le azioni di due rivoluzionari nostrani come Gramsci e Garibaldi. Questi i personaggi che ispirarono il Comandante.
Bolivariano al 100%, sognava la Gran Colombia: un’unica grande Nazione formata da Venezuela, Colombia, Ecuador, Perù e Bolivia.
La Politica
Cominciata la carriera da ufficiale, Chavez iniziò a sognare di ripulire il Paese come fece Fidel Castro a Cuba: questa volta nel nome di Simon Bolivar, il Libertador che mise fine al dominio coloniale spagnolo.
Dopo aver formato nel 1983 il Movimento Rivoluzionario Bolivariano MRB 200, 8 anni dopo, ormai Colonnello delle Forze Armate, partecipò al colpo di Stato ai danni dell’ex presidente Pérez. Tra errori, tradimenti e paure dei congiurati il golpe fallì, causò la morte di parecchie persone e condannò lo stesso Chavez al carcere.
Ne uscì poco dopo grazie ad un amnistia. Il resto è storia. Dalla sua cella cominciò a costruire quel personaggio che nel 1998 diverrà il Presidente del Venezuela. E tale rimarrà per 14 anni, fino alla sua morte.
14 anni in cui impronta una politica basata sul socialismo, in cui cerca di lottare contro l’analfabetismo, le malattie e tutti i meccanismi tipici dei Paesi in via di sviluppo. Anni in cui prende delle posizioni forti in politica estera che, per alcuni, ne oscureranno la luce anche all’interno del suo territorio: la lotta contro l’egemonia americana, l’amicizia con la Cuba di Castro, con la Libia di Gheddafi e con l’Iran. Ma anche l’appoggio alla Palestina. Chavez arrivò ad espellere dal proprio Paese gli ambasciatori israeliani, chiudendo totalmente i rapporti diplomatici con Israele.
Si può dire parecchio di Chavez, si possono approvare le sue scelte oppure condannarle, ma di certo non si può affermare che non avesse coraggio.
Le leggi più importanti
Sotto la sua guida il Venezuela è cambiato, in meglio o in peggio, non spetta a noi dirlo.
Nel 2001 nacque la cosiddetta “legge sulla terra” che dava allo Stato i poteri di confiscare e ridistribuire i terreni privati. A quelli che parlarono di dittatura agraria, Chavez risposte parlando di lotta ai latifondisti. Questi ultimi cercarono anche di cacciarlo, scendendo in piazza e asserragliando il Palazzo del Governo. Ma non ci riuscirono. Durante quel tentativo il Presidente decise di utilizzare le maniere forti, morirono 200 persone dopo 48 ore di saccheggi e paure.
Molto discussa la decisione del 2007 di chiudere RCTV, una delle più vecchie reti televisive del Paese. La scelta fece storcere il naso a parecchi, primi fra tutti i rappresentanti di Amnesty international che parlarono di violazione dei diritti civili e soprattutto della libertà d’informazione simbolo di una Nazione democratica.
Nel 2009 fece approvare una legge sulle unioni civili e ne promosse un’altra, non ancora approvata, contro l’omofobia.
Il rapporto con gli USA e le parole della stampa americana
Quello che si legge oggi sulla stampa americana, a poche ore dalla morte di Hugo Chavez, non è di certo un elogio alla sua vita e alla sua figura di eroe popolare.
L’Economist ricorda il tasso d’omicidi triplicato sotto di lui, evidenziando anche che Caracas è diventata la terza città più pericolosa del Sudamerica.
Altri giornali parlano del continuo monitoraggio compiuto ai suoi danni da parte degli osservatori dei diritti umani, cosa necessaria a causa “delle sue numerose violazioni”. Altri ancora descrivono la poca tolleranza nei confronti dell’opposizione e la decisione di espellere dal Venezuela i suoi detrattori, come fece con José Miguel Vivanco, l’avvocato cileno direttore della sezione America latina di Human Rights Watch.
E ancora: corruzione, violenza, pessima gestione delle carceri, intimidazione. Tutte piaghe che Chavez ha contribuito a cancellare.
Sudamerica in lutto
“Un dittatore amico di dittatori”, lo descrivono in molti, ricordando soprattutto i suoi rapporti con Castro.
Ma nonostante questo, tutto il Sudamerica piange oggi la sua morte. I presidenti brasiliano Dilma Rousseff, boliviano Evo Morales, argentino Cristina Fernandez Kirchner, uruguaiano Josè Mujica e peruviano Ollanta Humala, hanno già annunciato la loro partecipazione ai funerali che si terranno venerdì a Caracas.
Tre giorni di lutto nazionale sono stati proclamati a Cuba ed in Ecuador. Molto sentite soprattutto le parole del Presidente boliviano, Evo Morales:
"E’ morto un compagno rivoluzionario, che ha lottato per l’America Latina, che ha dato la sua vita per la liberazione del continente. Sarà sempre con noi".
Lacrime per Nicolas Maduro, vicepresidente del Venezuela che, durante il discorso alla Nazione con il quale ne annunciava la morte, ha pronunciato parole molto toccanti:
“Chi muore per la vita non puo’ essere considerato morto. Che viva Chavez.”
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Annamaria...a dopo


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