lunedì 18 febbraio 2013

ESSERE FASHION SENZA INQUINARE E' POSSIBILE...




Il nostro guardaroba potrebbe nascondere un piccolo sporco segreto.




La denuncia, pubblicata nel rapporto internazionale “Toxic Threads – The Fashion Big Stitch-Up”, che Greenpeace ha lanciato qualche mese fa  da Pechino, con una sfilata shock svela i risultati di un’indagine internazionale sui capi d’abbigliamento di 20 catene di moda famose nel mondo. 





Sostanze chimiche pericolose (alchilfenoli, ftalati e nonilfenoli etossilati) che possono alterare il sistema ormonale dell’uomo o che, se rilasciate nell’ambiente, possono diventare cancerogene.





Le analisi chimiche eseguite da Greenpeace su 141 articoli dei 20 principali brand di moda (Benetton, Jack & Jones, Only, Vero Moda, Blažek, C & A, Diesel, Esprit, Gap, Armani, H & M, Zara, Levi, Victoria ‘s Secret, Mango, Marks & Spencer, Metersbonwe, Calvin Klein, Tommy Hilfiger e Vancl) dimostrano  il collegamento tra gli impianti di produzione tessile – principali responsabili dell’avvelenamento dei corsi d’acqua – e la presenza di sostanze chimiche pericolose nei prodotti finali.


Greenpeace, la sfilata contro gli abiti tossici | © Mark RALSTON / Getty Images

Alchilfenoli, ftalati e nonilfenoli etossilati. Sono le sostanze trovate da Greenpeace nei vestiti. 

“Vendendo prodotti contaminati da sostanze chimiche pericolose, le marche più famose del fashion ci stanno trasformando in vittime inconsapevoli della moda che inquina. Le sostanze trovate da Greenpeace, infatti, contribuiscono all’inquinamento dei corsi d’acqua in tutto il mondo, sia durante la produzione che nel lavaggio domestico” – spiega Li Yifang, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Asia orientale.

Per ogni marca, uno o più articoli analizzati contengono NPE (composti nonilfenoloetossilati) che possono rilasciare i corrispondenti nonilfenoli, pericolosi perché in grado di alterare il sistema ormonale dell’uomo.

I livelli più alti, superiori a 1ppm, sono stati trovati per i marchi ZARA, Metersbonwe, Levi’s, C & A, Mango, Calvin Klein, Jack & Jones e Marks & Spencer (M & S).



Per ZARA, inoltre, quattro dei capi analizzati risultano contaminati da alti livelli di ftalati tossici, e altri due presentano tracce di un’ammina cancerogena derivante dai coloranti azoici.

“In qualità di più grande rivenditore al mondo di abbigliamento, ZARA deve adottare con urgenza un piano ambizioso e trasparente per eliminare le sostanze tossiche dalle sue filiere di produzione” – afferma Martin Hojsik, coordinatore della campagna Detox di Greenpeace International.

Per convincere l’azienda spagnola a ripulire la filiera produttiva, Greenpeace lancia oggi una petizione a livello mondiale su www.greenpeace.org/italy/zara

I capi d’abbigliamento analizzati sono stati prodotti soprattutto nel Sud del mondo con fibre artificiali e naturali.

Essi comprendono jeans, pantaloni, t-shirt, abiti e biancheria intima disegnati per uomini, donne e bambini.

I processi di produzione del settore mondiale del tessile utilizzano sostanze chimiche pericolose che viaggiano nei prodotti tessili dai siti di produzione a quelli di consumo.




Greenpeace chiede ai marchi dell’abbigliamento di impegnarsi ad azzerare l’utilizzo di tutte le sostanze chimiche pericolose entro il 2020 – come già hanno fatto alcuni importanti marchi tra cui H&M e M&S – e di imporre ai loro fornitori di rivelare alle comunità locali i valori di tutte le sostanze chimiche tossiche rilasciate nelle acque dai loro impianti.




E’ importante sottolineare che per i livelli di sostanze chimiche trovati nei vestiti non è noto se costituiscano un rischio diretto per la salute di chi li indossa. Quando vengono rilasciate nell’ambiente, però, queste sostanze possono avere effetti pericolosi sulla nostra salute e di altri organismi. Per risolvere il problema, le grandi aziende della moda devono eliminare completamente queste sostanze dai tessuti e trovare delle alternative sicure per produrre i propri capi d’abbigliamento.


Quanto vi ho riportato era notizia di qualche mese fa. Ad oggi sembra che qualcosa si stia facendo...





Infatti, Zara e Benetton hanno aderito alla campagna Detox di Greenpeace, impegnandosi a “ripulire” entro il 2020 i suoi vestiti dalle pericolose sostanze tossiche utilizzate da molti brand mondiali. E il loro impegno si aggiunge a quello sottoscritto da notissimi marchi come , Mango, Esprit e Levi's.



Nonostante questa importante vittoria, ancora alcuni grandi nomi dello street fahion, come GAP, G-Star Raw e Calvin Klein, sono restii ad aderire a questa campagna. “Nessuno li ha avvisati che la trasparenza sulla pratiche di produzione e una moda libera da sostanze tossiche è la vera tendenza per il 2013? O semplicemente non gliene importa?” ha ribattuto Greenpeace.
Proprio per sensibilizzare tutti sull’importanza di chiedere ed ottenere impegni certi anche da questi brand, l’associazione ambientalista ha realizzato questo video che vi  invito a guardare









Annamaria... a dopo

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