martedì 16 novembre 2010

Meteo... e non solo

si ride, si piange






LE DUE RANE


Un gruppo di rane stavano viaggiando attraverso la foresta quando due di loro caddero dentro una buca profonda. Quando le altre rane videro quanto era profonda la buca, suggerirono a quelle finite lì dentro che erano spacciate.

Le due rane ignorarono i commenti e cercarono di saltare fuori dalla buca con tutte le loro forze. Le compagne nel bosco continuavano a dire loro che era inutile tentare di saltar fuori, perché tanto erano spacciate. Alla fine, una delle due rane si rassegnò alle predizioni delle compagne e smise di cercare di uscire. Estenuata, morì.

L’altra rana continuò a saltare più forte che poteva. Ancora una volta, la folla di rane alla cima della buca gridava di rassegnarsi, smettere di soffrire e lasciarsi morire. La rana saltò con ancora maggior forza e alla fine ce la fece ad uscire.

Quando fu fuori, le altre rane le chiesero, “Ma non hai sentito quello che ti gridavamo?”. La rana spiegò loro che era sorda. Pensava che le sue compagne, per tutto il tempo, la stessero incoraggiando.



La storia ci insegna due lezioni:

1. C’è potere di vita e di morte in ciò che diciamo. Una parola incoraggiante a chi sta perdendo la speranza può aiutarlo a tirare avanti e continuare a lottare.

2. Una parola distruttiva a chi sta perdendo la speranza può essere quello che serve per farlo definitivamente arrendere.




da Rivelazioni

2 commenti:

  1. Quanto è istruttivo il racconto delle rane. Ed è paradossale che spesso non si abbia vicino chi ti sostiene ma chi ti fa perdere la speranza. Quanto alla vignetta su purosangue e asinelli, devo dire, condividendo, che questo è il tempo degli asinelli. "Beati monocoli", dicevano gli antichi romani, "in terra coecorum". Solo che quelli mostrati non sono neppure "li mejo asini".

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  2. Scusate il riferimento personale, ma con il senno di poi, devo ringraziare quelle persone che in qualche momento di scoramento mi hanno sussurrato quella parola magica che mi ha consentito di superare la convinzione di essere impotente. Grazie,papà. Grazie, Angelo. Maria.sa

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