mercoledì 16 dicembre 2015

UOMINI (E DONNE) E BUGIE: LA TOP TEN DELLE SCUSE FETENTI








Una  top ten di bugie  proposta da VanityFair che trovo divertente e mi domando se queste situazioni siano davvero possibili.
Io penso che ce siano anche di peggio.
Lascio a voi il compito di votare quella che vi pare più assurda. Per quanto inverosimili son tutte vere ... 

10. “Io con te sto benissimo, mi fai sentire come non sono mai stato in vita mia, sei la donna dei miei sogni, ma mi fai paura“. (E dire che non mi sembra di assomigliare a Freddy Kruger).




9. “Scusami tantissimo per il ritardo (di un’ora e 20, tanto per capirci) ma ho avuto un imprevisto…” “Cioè?”. “Ho avuto un attacco di diarrea”. (Grazie per avermelo detto, ci tenevo un sacco a questa intimità tra noi, la prima sera che usciamo).

8) driiiiin driiiin! (telefonata a 20 minuti dall’ora fissata per andare a cena): “Ciao, scusa, ma stasera non posso uscire mi dispiace, ma è per il mio cane”. “Quale cane? Tu non hai un cane!” “Ce l’avevo, però, ed è morto l’anno scorso”. “E tu ti fai il lutto adesso, ma ti sembra normale?”. “Senti non essere polemica, il mio cane mi manca e se tu non lo capisci allora non sei la persona che credevo. Ciao”. Click (secondo me quel povero cane si è suicidato pur di non stare con un padrone idiota come te…. questo non l’ho detto, ma l’ho fermamentissimamente pensato).

7) “Il mio psichiatra dice che non posso frequentarti”. “Ah sì, e perché?”. “Perché mini il mio equilibrio”. “Beh tanto equilibrato se vai dallo psichiatra in effetti non devi essere, non vorrei compromettere una situazione così delicata. Passa una bella serata con il tuo Prozac, caro” (cretino).

6) “Non mi sento pronto a una storia seria”.
    “Ma se siamo usciti 3 volte!”.
    “Appunto, per me è già troppo impegnativo”. (Ti sconsiglio di provare le parole crociate senza schema o ti si fonde il solo neurone che hai).

5) “Sono troppo giovane per una relazione”. “Ma scusa hai 38 anni!”. “E cosa ho detto? Sono troppo giovane” (ok ti restituirò quel ciuccio azzurro che mi avevi dato come pegno d’eterno amore, idiota).

4) “Scusami se ti avverto all’ultimo minuto, ma ho un impegno imprevisto di lavoro”. “Di domenica sera?”. “Il nostro lavoro non conosce feste o orari”. “Ma fai l’impiegato di banca!”. “Tu certe cose non puoi capirle” (e hai ragione, io in banca non ci metto piede, ho paura che non mi facciano più uscire se danno un’occhiatina al mio conto corrente prosciugato nei negozi di scarpe).

3) “Mia mamma sta male, devo andare subito da lei”. “Eh? Scusa non ho capito”. “Mia mamma sta male e devo andare via, ciao” (senza parole: la mamma del paperdemente abitava in provincia di Brindisi e lui si trovava con me a Bologna, e, giusto per intenderci, non aveva ricevuto nessuna telefonata).

2) “Non essere gelosa, sei insopportabile, quella lì è solo un’amica”. “E dimmi un po’, tu alle amiche appoggi due metri di lingua e una mano sulla chiappa al parco, oltretutto a 100 metri da casa mia?”. “Era tanto che non ci vedevamo”. “Ah, ok, scusa” (inutile dire che quella sera sono uscita con un altrettanto affettuoso amico che non vedevo da un bel po’).

1) “Sto malissimo, vorrei morire, guarda sto davvero pensando a suicidarmi. Non ce la faccio più. Tanto se morissi solo tu mi piangeresti”. “Amore stai calmo, cosa dici, io forse non sono all’ altezza di aiutarti nel modo adeguato, forse magari è meglio se vai a parlare con un terapeuta…” “Sì, hai ragione, me lo trovi?”…. una settimana dopo, a due ore dalla seduta dal terapeuta arriva sms “ti ho messo le chiavi di casa nella buchetta, sto male, ma non voglio più suicidarmi, comunque non posso nemmeno più stare con te, ho bisogno ti tempo per capire, perdonami”…. Un mese dopo la papera ha scoperto che il malessere era provocato da una quarta di reggiseno spalmata su 175 centimetri di femmina. (Fanc….)




MENZIONE D’ONORE: “Faccio tardi, sono cadute le due torri”. (Daisy che all’epoca abitava in centro a Bologna, si affaccia alla finestra e vede le Due Torri belle solide al loro posto). “Ma vaffa… Mi hai preso per scema? Ce le ho davanti agli occhi, le Due Torri, e stanno benissimo”. “Ma nooo, non quelle di Bo…” Gli ho sbattuto il telefono sul becco… Poi, dopo una serie di manate in fronte, l’ho richiamato.  A volte (purtroppo quella volta) pure i paperi dicono la verità.




In Sicilia si dice : “A squagghiata da nivi si vidanu i puttusi”
( quando la neve si scioglie si vedono i buchi sul terreno).
Di conseguenza prima o poi certe situazioni risulteranno evidenti, senza nemmeno investigare. Non si subisce umiliazione ma nemmeno soddisfazione solo si capisce con chi si ha o si è avuto a che fare. Prevenire, purtroppo, non sempre è possibile. Vuoi perchè sei troppo giovane o inesperta, vuoi perchè presa dal sentimento. Le motivazioni sono tante. Pero' son fiduciosa che l'uomo ( e la donna)  che dice sempre la verità e ti ama, si trova. 

Annamaria




lunedì 14 dicembre 2015

GIOCO-TEST SU FACEBOOK, SONO TUTT'ALTRO CHE INNOCUI




A darci delle risposte è il giornalista Gigio Rancillo ,di Avvenire. 



Chi è segretamente innamorato di te? Clicca qui per scoprirlo.
Lorenzo, se leggi, non farci caso...è un gioco.

Chi sposerai? Clicca qui per scoprirlo e........ho riso come una pazza!! :-) Ad oggi mi piacciono ancora i masculi!..


E dopo aver giocato anche io, eccovi l'articolo: 

Quale sarà il tuo lavoro fra 10 anni? Clicca qui per scoprirlo”.

"L’amica di Facebook mi ha appena fatto sapere che lei fra 10 anni farà la venditrice di noccioline e guadagnerà 75.000 euro all’anno. E subito, sotto il suo post, mi propongono di interrogare anch'io la sorte.
Ovviamente è un gioco (pericoloso, e vedremo poi perché). O meglio: è un test-gioco. Uno di quelli che appaiono regolarmente sui social e promettono di svelarti “quale animale sei”, “quanto ne sai sull’amore”, “qual è il tuo colore” e “quale personaggio storico saresti”. Difficile resistere. In fondo, pensiamo, è un gioco. Una sciocchezza che farà divertire noi e i nostri amici ai quali – sempre via social – invieremo il risultato ottenuto.
Per la verità ne esistono anche di più “seri” (all'apparenza), attraverso i quali possiamo misurare la nostra conoscenza dell’italiano, di una lingua straniera o di un periodo storico.
Ogni volta che clicchiamo sui post che reclamano questi test, veniamo indirizzati in un sito che in pochi secondi ci fornisce un risultato. Nel mio caso, cliccando sul post dell’amica dedicata al lavoro futuro, ho scoperto che fra 10 anni faro il cantante country e guadagnerò 125.000 euro l’anno.
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Ovviamente è una scemenza. Che però mi è costata molto cara. Così come costa cara a chiunque partecipi a questi giochi-test che dietro al loro aspetto ludico nascondono ben altro.
Restiamo al gioco-test sul lavoro. A lanciarlo è un sito tradotto in venti e più lingue denominato nametests.com. È di proprietà dell’azienda Social Sweethearts con sede a Cologna (per scoprirlo bisogna cliccare in basso nella pagina di Nametests, sulla scritta informazioni legali, dove nessuno quasi mai clicca).
Stiamo parlando di uno dei più grandi fornitori mondiali di siti Web e video virali, app per smartphone (sia IOS sia Android) e di strategia di marketing digitale tutti volti “a generare nuovi clienti, download e fan alla vostra società”. Ogni volta che clicchiamo sui loro test consegniamo loro i nostri dati e ciò che abbiamo fatto su Facebook ma anche i dati sensibili di tutti i nostri amici di social. Dati che l’azienda (e tutte le altre simili che offrono test-gioco) userà per inviarci pubblicità mirate via social ma anche via mail. Basta che decidiamo di partecipare anche a un solo test (per “divertirci” un po’), per dare l’assenso a frugare nelle nostre vite e ad invaderci di pubblicità.
Uno scambio tutt’altro che alla pari.

Faccio l'ultimo gioco Cosa ti rende sexi? Clicca qui per scoprirlo.


"Tu sei bollente! E ora sappiamo perché. Non sono le piccole cose che ti rendono sexy, sei tutta sessualmente attraente e un vero schianto. Hai una personalità comunicativa e tutti lo apprezzano. Hai molti ammiratori e molte persone ti venerano! Condividi i tuoi risultati con i tuoi amici mostra loro cosa ti rende sexy."

Apperòòòò, che profilo ardente !!! Potrei ustionare...

Annamaria

domenica 13 dicembre 2015

COACH DELLE ABITUDINI





Spezzariamo una lancia a favore della riflessione: aiuta a scegliere bene la direzione da prendere, a eliminare situazioni che ci fanno stare male, a scegliere strategie di vita efficaci. Tuttavia la vita, con le sue difficoltà, ha questo di peculiare: va avanti. E' molto leggera, nel suo procedere, apre porte e mette ostacoli, e lascia a noi la decisione da prendere su come viverla. Quello che noi raccontiamo sulla vita (e' dura, non ce la faccio, non me lo merito, non è giusto...) sono nostre narrazioni che niente hanno a che fare con la realtà che, silenziosa, va avanti, con o senza di noi.
Noi passiamo troppo tempo a dibattere sulla vita, invece di viverla. Una volta che la decisione è presa, ci dobbiamo immergere nel fiume e cominciare a nuotare, altrimenti rimaniamo sulla sponda, per tutta la vita, a raccontare di quanto sia difficile nuotare in un fiume...

Tu in quale fiume ti immergerai?


Annamaria

sabato 12 dicembre 2015

DONNE CHE AMANO TROPPO










"Donne che amano Troppo" è un libro scritto, negli anni '80, dalla Psicologa americana R. Norwood che ha fatto da apripista alla discussione sulle dipendenze affettive.


R. Norwood


Eccovi alcuni passaggi  di questo libro che ci fanno capire come annulliamo , o quasi , noi stesse quando ci innamoriamo.




Quando essere innamorate significa soffrire, stiamo amando troppo. Quando nella maggior parte delle nostre conversazioni con le amiche intime parliamo di lui, dei suoi problemi, di quello che pensa, dei suoi sentimenti, stiamo amando troppo.

Quando giustifichiamo i suoi malumori, il suo cattivo carattere, la sua indifferenza, o li consideriamo conseguenze di un'infanzia infelice e cerchiamo di diventare la sua terapista, stiamo amando troppo.

Quando non ci piacciono il suo carattere, il suo modo di pensare e il suo comportamento, ma ci adattiamo pensando che se noi saremo abbastanza attraenti e affettuosi lui vorrà cambiar per amor nostro, stiamo amando troppo.

Quando la relazione con lui mette a repentaglio il nostro benessere emotivo, e forse anche la nostra salute e la nostra sicurezza, stiamo decisamente amando troppo.

Amare troppo è calpestare, annullare se stesse per dedicarsi completamente a cambiare un uomo "sbagliato" per noi che ci ossessiona, naturalmente senza riuscirci.

Amare in modo sano è imparare ad accettare e amare prima di tutto se stesse, per poter poi costruire un rapporto gratificante e sereno con un uomo "giusto" per noi.
(ma dove sono gli uomini giusti?)

Donne che amano troppo sono molto responsabili, impegnate molto seriamente e con successo ma con poca stima di sé; hanno poco riguardo per la propria integrità personale e riversano tutte le loro energie in tentativi disperati di influenzare e controllare gli altri per farli diventare come loro desiderano.

Hanno un profondo timore dell'abbandono; pensano che è meglio stare con qualcuno che non soddisfi del tutto i loro bisogni ma che non le abbandoni, piuttosto che un'uomo più affettuoso e attraente che potrebbe anche lasciarle per un'altra donna.

Molte donne commettono l'errore di cercare un uomo con cui sviluppare una relazione senza aver sviluppato prima una relazione con se stesse; corrono da un uomo all'altro, alla ricerca di ciò che manca dentro di loro; la ricerca deve cominciare all'interno di sé. Nessuno può amarci abbastanza da renderci felici se non amiamo davvero noi stesse, perchè quando nel nostro vuoto andiamo cercando l'amore, possiamo trovare solo altro vuoto.

Dobbiamo guarire dal bisogno di dare più amore di quanto se ne riceva; guarire dal continuare a estrarre amore dal buco vuoto che c'è dentro di noi.

Finchè continuiamo a comportarci così, cercando di sfuggire a noi stesse e al nostro dolore, non possiamo guarire.Più ci dibattiamo e cerchiamo altre vie di scampo, più peggioriamo , mentre cerchiamo di risolvere la dipendenza con l'ossessione. Alla fine, scopriamo che le nostre soluzioni sono diventate i nostri problemi più gravi. Cercando disperatamente un sollievo e non trovandone alcuno, a volte arriviamo sull'orlo della follia.

Ciò che manifestiamo esternamente è un riflesso di ciò che c'è nel più profondo di noi: ciò che pensiamo del nostro valore, del nostro diritto alla felicità, ciò che crediamo di meritare dalla vita.

Quando cambiano queste convinzioni, cambia anche la nostra vita.




LA VIA DELLA GUARIGIONE

-Andare a cercare aiuto

-Considerate la vostra guarigione una priorità che ha il diritto di precedenza su qualsiasi altra

-Trovate un gruppo di sostegno fatto da vostre pari che vi capiscano

-Sviluppate il vostro lato spirituale con esercizi quotidiani

-Smettete di dirigere e controllare gli altri

-Imparate a non lasciarvi invischiare nei giochi di interazione

-Affrontate coraggiosamente i vostri problemi e le vostre manchevolezze personali

-Coltivate qualsiasi bisogno che debba essere soddisfatto in voi stesse

-Diventate "egoiste"

-Spartite con altre donne quello che avete sperimentato e imparato

-Trovate affermazioni positive da ripetervi più volte nel corso della giornata: hanno il potere di eliminare i pensieri e i sentimenti distruttivi, anche quando la negatività dura da anni.




CARATTERISTICHE DI UNA DONNA GUARITA DALLA MALATTIA DI AMARE TROPPO

-Accetta pienamente se stessa, anche se desidera cambiare qualche aspetto della sua personalità.

Questo amore e rispetto di sé stessa è fondamentale e lei lo alimenta con affetto, e si propone di espanderlo

-Accetta gli altri come sono, senza cercare di cambiarli per soddisfare i suoi bisogni

-E' consapevole dei suoi sentimenti e del suo atteggiamento verso ogni aspetto della vita, compresa la sessualità

-Ama tutto di se stessa: la sua personalità, il suo aspetto, le sue convinzioni e i suoi valori, il suo corpo, i suoi interessi e i suoi talenti. Valorizza sé stessa invece di cercare di trovare il senso del proprio valore in una relazione

-La sua autostima è abbastanza profonda da consentirle di apprezzare il piacere di stare insieme ad altre persone e preferisce uomini che siano a posto così come sono. Non le necessita che qualcuno abbia bisogno di lei per avere l'impressione di valere qualcosa

-Si permette di essere aperta e fiduciosa con chi lo merita; non ha paura di lasciarsi conoscere a un livello personale profondo, ma non si espone al rischio di essere sfruttata da chi non ha riguardo per il suo benessere

-Si domanda. "Questa relazione va bene per me? Mi consente di sviluppare tutte le mie possibilità e diventare quello che sono capace di essere?"

-Quando una relazione è distruttiva, è capace di lasciarla perdere senza sprofondare nella depressione, ha una cerchia di amiche che la sostengono e fanno del loro meglio per vederla uscire da una crisi.

-Apprezza più di ogni altra cosa la propria serenità; tutte le lotte, le tragedie e il caos del passato hanno perso il loro fascino; ha un atteggiamento protettivo verso sé stessa, la sua salute e il suo benessere.

-Sa che una relazione, per poter funzionare, deve essere tra due patner che condividono valori, interessi e fini, e che siano entrambi capaci di intimità.

-Sa anche di essere degna del meglio che la vita può offrirle.

Tema troppo spesso, anzi spessissimo, ricorrente agli “onori” della cronaca nera è la violenza sulle donne . Ma il libro tratta di violenza psicologica , quanto è (il)legale amare contro ogni ragionevole senso logico. Dovremmo ricordarcelo spesso...

Annamaria




giovedì 10 dicembre 2015

UNA RICETTA AL VOLO...






In attesa di "Burian" ,il vortice che dovrebbe portare la neve in molte città,  come da giorni promette il sito meteo.it ,vi suggerisco una ricetta per un gustoso dolcetto che evoca proprio la neve...



Neve al cocco e cioccolato

Ingredienti per 8 persone:
2 etti di cocco secco in polvere, 4 cucchiai di cacao in polvere, 3 etti di farina, 2 etti di zucchero, 1 etto di burro, 1 bustina di lievito per dolci, 1 cucchiaio di nocciole in granella, 1 vasetto di yogurt al cocco, mezzo bicchiere di latte, 2 etti di panna da montare (1 brick piccolo), 2 tavolette di cioccolato bianco (2 etti), sale, 16 biscottini secchi con gocce di cioccolato. 


Preparazione:
Versare in una ciotola il cocco (tranne 3 cucchiai per la decorazione), il cacao, la farina, lo zucchero e un pizzico di sale. Mescolare e aggiungere il vasetto di yogurt, il burro fuso, il latte e mescolare nuovamente. Poi versare la bustina di lievito e mescolare ancora.
Versare il composto in una teglia rotonda sganciabile, diametro di 26 cm, rivestita con un foglio di carta da forno. Livellare la superficie e mettere in forno già caldo, a 180°, per 50 minuti circa.
Verificare la cottura con uno stecco di legno, che deve risultare asciutto.
Levare dal forno, mettere il dolce in un piatto e lasciarlo raffreddare.
Preparare la decorazione versando la panna in un pentolino e farla scaldare a fiamma bassa. Aggiungere il cioccolato a pezzetti e lasciarlo sciogliere mescolando.
Allentare dal fornello, aggiungere 2 cucchiai di cocco, mescolare e lasciare intiepidire.
Versare il composto ottenuto sulla superficie del dolce. Cospargere sopra il cucchiaio di cocco tenuto da parte e la granella di nocciole e completare con i biscottini disposti a raggiera.


Annamaria

lunedì 7 dicembre 2015

STORIA (VERA) DI UN TASSISTA DI NEW YORK




Vera o non vera leggendo questa storia , emozionante, potreste commuovervi. Ricordiamoci che nella vita non si può mai tornare indietro. Trattiamo le persone come vorremmo essere trattati noi, sempre. Un esempio di grande umanità che ci fa riflettere che la vita ,ad un certo punto, finisce e quando quel momento sarà giunto potremo contare solo sull'aiuto di chi ci è vicino e magari sconosciuto. Il mondo sarebbe sicuramente migliore seguendo l'esempio di questo tassista.






Venti anni fa, lavoravo come tassista per mantenermi. Una notte, dopo una chiamata, alle 2:30 AM, sono arrivato davanti ad un edificio buio… tranne una piccola luce che s’intravedeva da una finestra al piano terra ... In tali circostanze, molti avrebbero solo suonato il clacson una o due volte, avrebbero atteso un minuto e poi se ne sarebbero andati via. Ma ho visto troppe persone che dipendevano del taxi come loro unico mezzo di trasporto. Se non mi sembrava un pericolo, io andavo e citofonavo. Così sono andato a bussare alla porta - "Un momento," rispose una voce fragile che sembrava di una persona anziana. Ho sentito che trascinava qualcosa sul pavimento. Dopo una lunga pausa, la porta si aprì. Una piccola donna, più o meno 80enne si presentò davanti a me. Indossava un abito colorato e un grande cappello con il nastro di velluto appuntate su di esso, come una donna in un film anni '40. Vicino aveva una piccola valigetta in plastica. L'appartamento sembrava come se nessuno l'avesse vissuto per anni. Tutti i mobili erano coperti con delle lenzuola. Non c’era nemmeno un orologio, un soprammobile o utensili sugli scaffali. In un angolo c'era un quadro di cartone pieno di foto, protetto da un vetro.
- "Può portare il mio bagaglio in macchina?" chiese lei.
Ho messo la valigia in macchina e poi sono tornato per accompagnare la donna. Mi prese per un braccio e ci incamminammo lentamente verso la macchina. Ha continuato a ringraziarmi per la gentilezza.
- Niente di che, ho risposto. Cerco di trattare i miei clienti nel modo in cui vorrei che fosse trattata mia madre.
- Oh, sei un ragazzo così buono! ha detto.
Quando sono entrato la macchina, mi ha dato un indirizzo e mi ha chiesto:
- Potrebbe guidare attraverso il centro?
- Non è la via più breve, risposi in fretta.
- Oh, non importa, disse lei. Non ho fretta. Sto andando in un centro anziani ...
Ho guardato nello specchietto retrovisore. I suoi occhi brillavano ....
- Non ho più nessuno della mia famiglia ... ha continuato. Il medico dice che non ho molto tempo .... In silenzio, ho cercato il tassametro e l’ho staccato.
- Quale tragitto vuole fare? ho chiesto…
Per le prossime ore, ho guidato attraverso la città.
Lei mi ha mostrato l'edificio dove, una volta, ha lavorato come operatrice all’ascensore.
Ho guidato attraverso il quartiere dove lei e suo marito avevano vissuto appena sposati. Sono andato di fronte ad un deposito di mobili che un tempo era stato una sala da ballo in cui aveva l'abitudine di andare a ballare quando era una ragazza. Qualche volta mi chiedeva di fermarmi di fronte agli edifici o angoli di strada e stare con lei nel buio, contemplare in silenzio.
Con le prime luci dell’alba, improvvisamente disse:
- Sono stanca ... Andiamo.
Ho guidato in silenzio verso l'indirizzo che mi aveva dato.
Era un edificio basso, una piccola casa con un vialetto che passava sotto un cancelletto. Due persone sono uscite fuori per accoglierci, appena arrivati. Erano molto attenti alla donna. Ho aperto il portabagaglio e portato la piccola valigia alla porta. La donna era già seduta in una sedia a rotelle.
- Quanto ti devo, ha chiesto mentre cercava il portafoglio..
- Niente, ho risposto...
- Ma anche tu devi mantenerti ....
- Non preoccupatevi ... ci sono altri passeggeri, ho risposto .. Quasi senza pensarci, mi chinai e gli diede un abbraccio. Mi abbraccio fortissimo...
- Hai dato ad una vecchia un momento di gioia, disse. Grazie…
Gli strinsi la mano lasciandola nella luce del mattino…
Dietro di me, la porta si chiuse ... Un rumore che chiudeva una vita ....
Non ho preso altri passeggeri in quel turno…
Ho guidato, perso nei miei pensieri ... Per il resto della giornata, potevo malapena parlare…
Che cosa sarebbe stato se quella donna avesse trovato un autista arrabbiato, o uno che era impaziente di finire il suo turno? Cosa sarebbe stato se avessi rifiutato di prendere la chiamata, o se avessi suonato una sola volta per poi andare via?
Guardando indietro penso di non aver fatto niente di più importante nella mia vita.
Siamo tentati di pensare che le nostre vite ruotano attorno ad alcuni grandi momenti, ma spesso questi grandi momenti ci colgono di sorpresa - ben avvolti in quello che gli altri considererebbero banale.
Questa vita può non essere la festa che si spera, ma mentre siamo qui dobbiamo ballare. Ogni mattina, quando apro gli occhi, dico: Oggi è un giorno speciale!


Annamaria


domenica 6 dicembre 2015

GANDHI IL PICCOLO GRANDE UOMO



...E di questi tempi dove imperversa la bugia e l'inganno dire la verità è quasi un atto rivoluzionario che ti porta, a volte , ad avere anche dei nemici Ogni tanto varrebbe la pena ricordarci i tre punti fondamentali su cui si basava Gandhi 


 

-Autodeterminazione dei popoli: Gandhi riteneva fondamentale il fatto che gli indiani potessero decidere come governare il loro paese, perché la miseria nella quale si trovava dipendeva dallo sfruttamento delle risorse da parte dei colonizzatori britannici.

Nonviolenza: è necessario precisare che tale precetto non si ferma ad una posizione negativa (non essere causa di male agli altri) ma possiede in sé la carica positiva della benevolenza universale e diventa l’”amore puro” comandato dai sacri testi dell’Induismo, dai Vangeli e dal Corano. La nonviolenza è quindi un imperativo religioso prima che un principio dell’azione politico-sociale.


Il Mahatma rifiuta la violenza come strategia di lotta in quanto la violenza suscita solamente altra violenza. Di fronte ai violenti e agli oppressori, però, non è passivo, anzi. Egli propone una strategia che consiste nella resistenza passiva, il non reagire, in altre parole, alle provocazioni dei violenti, e nella disobbedienza civile, vale a dire il rifiuto di sottoporsi a leggi ingiuste. 
“La mia non-cooperazione non nuoce a nessuno; è non-cooperazione con il male,… portato a sistema, non con chi fa il male” ( Tratto da Gandhi, Gandhi Parla di Stesso, p.128).

Tolleranza religiosa: ”… il mio più intimo desiderio” dice Ghandhi “… è di realizzare la fratellanza … tra tutti gli uomini, indù, musulmani, cristiani, parsi e ebrei” ( tratto da M.K.Gandhi, Gandhi Parla di Se Stesso, p.83). Gandhi sognava la convivenza pacifica e rispettosa dei tantissimi gruppi etnici e delle diverse professioni religiose presenti in India. Queste erano delle ricchezze che dovevano convivere e non dividere politicamente la nazione. Purtroppo, gli eventi non andarono come sperava Gandhi.


Il messaggio che il Mahatma ci lascia è molto attuale e la storia contemporanea, purtroppo, continua ad essere macchiata dalla guerra e dalla violenza.

Gandhi, riesce con le sue sole forze, a sconfiggere il potente Impero britannico e a realizzare il suo grande sogno dell’indipendenza per il suo paese. Come? Con la forza sbalorditiva della nonviolenza, del boicottaggio pacifico, della resistenza passiva e della ricerca della Verità (Dio).
Come possiamo rendere attuale Gandhi? Come possiamo essere anche noi portatori di pace?
Gandhi dimostra che la forza di un singolo uomo può diventare la forza di un popolo intero. Non dobbiamo quindi disperare se ci sembra che poteri superiori vogliano decidere per noi e armarci la mano. Gandhi stesso, con le sue parole, ci incoraggia a “cercare … la propria strada e … seguirla senza esitazioni” e a “non avere paura”. Rivolgendosi a ciascuno di noi aggiunge: “…affidati alla piccola voce interiore che abita il tuo cuore e che ti esorta ad abbandonare …, tutto, per dare la tua testimonianza di ciò per cui hai vissuto e di ciò per cui sei pronto a morire” (The Bombay Chronicle, 9 agosto 1942).

Il precetto della seguente strofa didattica di Gajarati – rispondere al male con il bene – fu il principio guida di Gandhi:

“Per una scodella d’acqua,
rendi un pasto abbondante;
per un saluto gentile,
prostrati a terra con zelo;
per un semplice soldo,
ripaga con oro;
se ti salvano la vita,
non risparmiare la tua.

Così parole e azione del saggio riverisci;
per ogni piccolo servizio,
dà un compenso dieci volte maggiore:

Chi è davvero nobile,
conosce tutti come uno solo
e rende con gioia bene per male”.
(M.K.Gandhi, L’Arte di Vivere, p.90).


Biografia


Mohandas Karamchard Gandhi, detto il Mahatma (soprannome datogli dal poeta indiano R.Tagore che in sanscrito significa “Grande Anima”), è il fondatore della nonviolenza e il padre dell’indipendenza indiana.
Nasce a Portbandar in India il 2 ottobre 1869. Dopo aver studiato nelle università di Ahmrdabad e Londra ed essersi laureato in giurisprudenza, esercita brevemente l’avvocatura a Bombay.

Nel 1893 si reca in Sud Africa con l’incarico di consulente legale per una ditta indiana e vi rimane per 21 anni. Qui si scontra con una realtà terribile, in cui migliaia di immigrati indiani sono vittime della segregazione razziale. L’indignazione per le discriminazioni razziali subite dai suoi connazionali (e da lui stesso) da parte delle autorità britanniche, lo spingono alla lotta politica. Il Mahatma si batte per il riconoscimento dei diritti dei suoi compatrioti e dal 1906 lancia, a livello di massa, il suo metodo di lotta basato sulla resistenza nonviolenta- “satyagraha”: una forma di non-collaborazione radicale con il governo britannico, concepita come mezzo di pressione di massa. Gandhi giunge all’uguaglianza sociale e politica tramite le ribellioni pacifiche e le marce. Alla fine, infatti, il governo sudafricano attua importanti riforme a favore dei lavoratori indiani (eliminazione di parte delle vecchie leggi discriminatorie, riconoscimento ai nuovi immigrati della parità dei diritti e validità dei matrimoni religiosi).

Nel 1915 Gandhi torna in India, dove circolano già da tempo fermenti di ribellione contro l’arroganza del dominio britannico (in particolare per la nuova legislazione agraria, che prevedeva il sequestro delle terre ai contadini in caso di scarso o mancato raccolto, e per la crisi dell’artigianato). Egli diventa il leader del Partito del Congresso, partito che si batte per la liberazione dal colonialismo britannico.
- 1919: prima grande campagna satyagraha di disobbedienza civile, che prevede il boicottaggio delle merci inglesi e il non-pagamento delle imposte. Il Mahatma subisce un processo ed è arrestato.
- 1921: seconda grande campagna satyagraha di disobbedienza civile per rivendicare il diritto all’indipendenza. Incarcerato, rilasciato, Gandhi partecipa alla Conferenza di Londra sul problema indiano, chiedendo l’indipendenza del suo paese.
- 1930: terza campagna di resistenza. La marcia del sale: disobbedienza contro la tassa sul sale (la più iniqua perché colpiva soprattutto le classi povere). La campagna si allarga con il boicottaggio dei tessuti provenienti dall’estero. Gli inglesi arrestano Gandhi, sua moglie e altre 50.000 persone.

Spesso incarcerato negli anni successivi, la “Grande Anima” risponde agli arresti con lunghissimi scioperi della fame (importante è quello che egli intraprende per richiamare l’attenzione sul problema della condizione degli intoccabili, la casta più bassa della società indiana).

All’inizio della Seconda Guerra Mondiale, Gandhi decide di non sostenere l’Inghilterra se questa non garantisce all’India l’indipendenza. Il governo britannico reagisce con l’arresto di oltre 60.000 oppositori e dello stesso Mahatma, che è rilasciato dopo due anni.

Il 15 agosto 1947 l’India conquista l’indipendenza. Gandhi, però, vive questo momento con dolore, pregando e digiunando. Il subcontinente indiano è diviso in due stati, India e Pakistan, la cui creazione sancisce la separazione fra indù e musulmani e culmina in una violenta guerra civile che costa, alla fine del 1947, quasi un milione di morti e sei milioni di profughi.
L’atteggiamento moderato di Gandhi sul problema della divisione del paese suscita l’odio di un fanatico indù che lo uccide il 30 gennaio 1948, durante un incontro di preghiera.
- fonte -giovaniemissione.it-

Purtroppo mondo è stato e mondo è...

Annamaria



venerdì 4 dicembre 2015

I NOTTAMBULI SONO PIU' INTELLIGENTI



Tempo fa ho dato la notizia che i figli delle donne con il sedere grande sono in media più intelligenti. Ecco che ora , dopo aver letto l'articolo di V.F, mi spiego perchè sono...un genio!



Stamattina non ti sei alzato subito? La tua sveglia è suonata e hai schiacciato lo “snooze” almeno 2 volte? Tranquillo, non sei pigro, sei solo intelligente. Lo dice la scienza. A rivelarlo una ricerca dell'università di Madrid che ha scoperto che chi va a letto tardi (e tardi si alza) presenta una maggiore logica di ragionamento e pensieri più strutturati. 

L’analisi, basata sui ritmi del sonno di circa 1000 studenti, ha dimostrato che chi si sveglia tardi (e quindi va a dormire tardi) ha ottenuto risultati migliori nei test di ragionamento induttivo rispetto ai mattinieri. Insomma, parrebbe proprio che, chi ama stare a letto la mattina sembrerebbe essere più intelligente. Certo, la Spagna è il paese della movida e qualcuno potrebbe non sembrare una casualità.



Ma ad avvallare l'ipotesi anche un recente studio di Satoshi Kanazawa, psicologo alla London School Of Economics And Political Science e pubblicato sulla rivista Study Magazine, il quale ha ammesso che il QI e le abitudini legate al sonno sono strettamente connessi tra loro. Kanazawa sottolinea che i cervelli nella media (o sotto di essa) conservano abitudini simili a quelle dei nostri antenati primitivi, mentre coloro che presentano un QI superiore e che risultano più brillanti, sono quelli che conciliano il buio con le attività mentali, trovando numerosi stimoli anche durante le ore notturne e svegliandosi più tardi la mattina.





E poi c'è il fattore creatività, analizzato questa volta dal dipartimento di psicologia dell’università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Nella ricerca, pubblicata anche sull’ABC Science, è stato chiesto a 120 persone, tra uomini e donne di diversa età, quali fossero le loro abitudini in termini di sveglia al mattino. Inoltre, è stato chiesto agli intervistati di svolgere alcune prove con lo scopo di misurare la loro creatività, valutata secondo criteri di originalità, elaborazione, fluidità e flessibilità.

I risultati migliori? Quelli di coloro che si svegliano più tardi hanno sviluppato soluzioni originali, più creative. Marina Giampietro, autrice dello studio e docente del dipartimento di Psicologia presso la stessa università, crede che il motivo di questa maggiore creatività sia da ricollegare al fatto che stare in piedi fino a tardi stimolerebbe lo sviluppo di uno spirito lontano dalle convenzioni e di una marcata abilità nel trovare soluzioni alternative e stravaganti. 

Nottambuli, ora avete una scusa valida da dire al vostro capo che vi striglia per i vostri ritardi.


Annamaria




giovedì 3 dicembre 2015

COACH DELLE ABITUDINI














La vita è fatta di piccoli passi e piccole decisioni, che diventano grandi col tempo. Spesso ci immaginiamo di dovere fare grandi azioni, enormi cambiamenti, o prenderci rischi impensabili per cambiare. Un piccolo passo nella direzione nuova oggi, seguito da mille altri passi, finisce per divergere così tanto da dove eravamo che riusciamo presto a lasciarci ciò che non vogliamo alle spalle. Quella decisione però non la prendiamo perché pensiamo che dovremo lasciare una parte di noi, oppure che il rischio è troppo grande, quando invece ci basta quella decisione di spostare la direzione dei piedi, oggi, un po' più in là. E domani si andrà avanti.

Quale piccola, ma fondamentale decisione devi prendere oggi per andare dove vuoi?




Annamaria

domenica 29 novembre 2015

UNA RICETTA AL VOLO...


Orecchiette fresche con broccolata vivace
      


Ingredienti per 4 persone:
Mezzo chilo di orecchiette fresche, mezzo chilo di broccoli, 4 pomodori secchi, 1 peperoncino, 1 spicchio di aglio, 1 etto di toma, 4 cucchiai di parmigiano reggiano grattugiato, 5 cucchiai di olio extravergine di oliva, sale. 

Preparazione:
Pulire e lavare i broccoli, tagliarli a pezzetti e versarli in acqua bollente lievemente salata, portare ad ebollizione e lasciarli cuocere per 10 minuti.
Versare le orecchiette fresche, lasciarle cuocere per 4 o 5 muniti, contando da quando l’acqua avrà ripreso l’ebollizione.
In una padella riscaldare 4 cucchiai di olio e rosolare il peperoncino e lo spicchio di aglio pelato e tagliato a metà, poi eliminare aglio e peperoncino e versare nella padella la pasta con i broccoli, facendola saltare per qualche minuto a fiamma vivace e unendo un mestolino di liquido di cottura.
Lontano dalla fiamma aggiungere il parmigiano, un filo di olio e mescolare.
Suddividere le orecchiette nelle fondine, guarnire con la toma tagliata a cubetti, i pomodori tritati grossolanamente e servire subito.


Piccole curiosità sui cavoli e i broccoli (benessere.com)

Alcune testimonianze riferiscono che sia i cavoli che i broccoli erano ben noti fin dai tempi antichi; il cavolo in particolare, era sacro per i Greci ed i Romani che ne facevano uso per curare diverse malattie e addirittura lo consumavano crudo prima dei banchetti per consentire all’ organismo di assorbire meglio l’alcool. Con il passare del tempo, i cavoli e i broccoli si sono diffusi sempre di più e la loro presenza sulle mense è notevolmente aumentata proprio grazie alle loro innumerevoli qualità e per tantissimi anni sono stati considerati un cibo ideale nei periodi difficili. Forse l’unico elemento negativo insito in questi ortaggi è lo sgradevole odore emanato durante la cottura: ciò e dovuto allo zolfo in essi contenuto in discreta quantità. Come evitare l’odore cattivo? Semplicemente spremendo un limone nell’acqua di cottura. Sicuramente la cottura a vapore è quella che meglio di altre è in grado di esaltare il sapore dei broccoli e preservare inalterate tutte le proprietà salutari e nutritive.
Proprietà nutritive: 

i broccoli sono ortaggi ricchi di sali minerali (calcio, ferro, fosforo, potassio), vitamina C, B1 e B2

Annamaria


giovedì 26 novembre 2015

TOCCANTI SCATTI CHE CI MOSTRANO COME DORMONO I BAMBINI SIRIANI IN FUGA DALLA GUERRA








Magnus Wennman


Magnus Wennman, pluripremiato fotoreporter di Stoccolma, ha pubblicato una serie di foto rivelando ciò che sta accadendo ai bambini in Medio Oriente e alle porte dell'Europa che fuggono dalla guerra in Siria. Per creare "dove i bambini dormono ", ha viaggiato in tutte le regioni in cui questi bambini e le loro famiglie sono in fuga per raccontare le loro storie.
In un'intervista con la CNN, Wennman, che ha scattato le foto per il giornale svedese Aftonbladet, ha detto che il conflitto e la crisi può essere difficile capirlo per le persone "ma ancora piu' difficile è per i bambini ai quali manca un posto sicuro per dormire.  Che speranza hanno questi bambini?



Abdullah, 5 anni, Belgrado, Serbia
Abdullah ha una malattia del sangue e dorme all'esterno della stazione centrale di Belgrado. Ha visto l'uccisione di sua sorella nella loro casa a Daraa. Lui è ancora sotto shock e ha incubi ogni notte, dice la madre. Abdullah è stanco e non sta bene ma la madre non ha i soldi per comprargli le medicine.
Ahmad, 7 anni, Horgos / Röszke
Ahmad era a casa quando la bomba ha colpito la casa della sua famiglia a Idlib. È stato colpito alla testa, ma è sopravvissuto. Suo fratello minore non ce l’ha fatta. La famiglia aveva convissuto con la guerra per diversi anni ma senza una casa sono stati costretti a fuggire. Ahmad dorme insieme a migliaia di altri profughi sull’asfalto lungo la strada che porta al confine ungherese. 


Amir, 20 mesi, Zahle Fayda
Amir è nato rifugiato e non ha mai parlato. Sua madre Shahana crede sia stato traumatizzato nel grembo materno. Nella tenda di plastica dove ora la famiglia vive, Amir non ha giocattoli, ma lui gioca con tutto quello che riesce a trovare per terra. Lui ride molto, anche se non parla, dice la madre.


Fara, 2 anni, Azraq
Fara ama il calcio. Suo padre cerca di fare delle palle accartocciando qualsiasi cosa riesca a trovare ma non durano a lungo. Ogni notte, dice buonanotte a Fara e a sua sorella Tisam, di 9 anni, nella speranza che il domani porterà loro una vera e propria palla con cui giocare. Tutti gli altri sogni sembrano essere impossibili, ma non si arrendono al loro destino.




Lamar, 5 anni, Horgos, Serbia
Lamar ha lasciato a Baghdad, le bambole e il trenino. La bomba che ha distrutto la sua casa ha cambiato tutto. Non era più possibile vivere lì. Dopo due tentativi di attraversare il mare della Turchia con un gommone, la sua famiglia è riuscita ad arrivare in Serbia attraverso i confini ungheresi. Ora Lamar dorme su una coperta nel bosco, spaventata, triste e congelata.

Maram, 8 anni, Amman
Maram era appena tornata a casa da scuola, quando un razzo ha colpito la sua casa. Un pezzo di tetto è caduto proprio sopra di lei. Sua madre l’ha portata in un ospedale da campo e da lì è stata trasportata in elicottero attraverso il confine verso la Giordania. Il trauma cranico ha causato una emorragia cerebrale. Per i primi 11 giorni Maram è stata in coma. Lei ora è cosciente, ma ha una mascella rotta e non può parlare.


Moyad, 5 anni, Amman
Moyad e sua madre dovevano comprare la farina per fare una torta di spinaci. Mano nella mano, erano in cammino verso il mercato di Dar’a ma sono passati davanti a un taxi in cui qualcuno aveva messo una bomba. La madre di Moyad è morta sul colpo. Moyad che è stato trasportato in aereo in Giordania ha schegge in testa, schiena e bacino.
Ralia, 7 e Rahaf, 13 anni, Beirut
Ralia e Rahaf vivono per le strade di Beirut. Sono di Damasco, dove una granata ha ucciso la madre e il fratello. Insieme con il padre, dormono in queste condizioni da circa un anno. Essi si stringono vicino insieme alle loro scatole di cartone. Rahaf dice di aver paura dei “ragazzi cattivi” e Ralia inizia a piangere.
Shiraz, 9 anni, SurucShiraz aveva tre mesi quando è stata colpita da una febbre alta. Il medico le diagnosticò la poliomielite e consigliò ai suoi genitori di non spendere troppi soldi in medicine in quanto la ragazza non avrebbe avuto alcuna possibilità di guarire. Poi è arrivata la guerra. La madre Leila piange quando descrive come ha avvolto la ragazza in una coperta per portarla oltre il confine da Kobane alla Turchia. Shiraz, che non può parlare, ha ricevuto una culla di legno nel campo profughi. Lei sta lì. Giorno e notte.
Piccole vittime inconsapevoli che dormono in luoghi di fortuna e 
di certo senza peluche. Allarmanti i dati: 4 milioni i bambini che hanno lasciato il proprio paese in guerra, più di un milione quelli sotto i 12 anni. Persino nei posti peggiori è difficile per un bambino smettere di esserlo e di divertirsi.

Fonte -boredpanda.com

Annamaria