Voglio ricordare le donne morte a Barletta con questo comunicato degli operai de "Il Picchetto"-foglio di collegamento delle lotte di operai,precari e disoccupati.
le forme di lavoro schiavizzato si scoprono solo con queste tragedie come conseguenza della crisi economica capitalista. Situazioni di lavoro sottopagato per le quali tanti proletari e proletarie sono costretti per portare a casa due soldi. E poi c’è chi si sente minacciato di un male ingiusto perchè viene “sarcasticamente” invitato a lavorare…
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Sembra che stampa, istituzioni e politica abbiano scoperto,  all’improvviso, che in Italia esiste ancora il lavoro in nero,  sottopagato e schiavizzato. Succede nel giorno in cui crolla un palazzo  fatiscente a Barletta, in Puglia, dove muoiono cinque donne, quattro  delle quali operaie. Producevano maglie e tute da ginnastica, senza  contratto, pagate 3,95 euro all’ora per 8, 10 o addirittura 14 ore al  giorno. Improvvisamente i media e i politici si dicono sconvolti da  questa tragedia, scandalizzandosi di fronte al fatto che, nel 2011,  ancora possano esistere tali condizioni di lavoro. La  verità è che troppo spesso la politica cerca di insabbiare il lavoro  schiavizzato che viene tutt’ora imposto da padroni di piccoli laboratori  o aziende;  sembra che se ne accorgano solo quando ci scappa il morto e  si trovano costretti a parlarne. Pensiamo alle centinaia di uomini e  donne immigrate che quotidianamente si spezzano la schiena nei campi di  pomodori per pochissimi euro l’ora, oppure a tutti gli operai che, sotto  caporalato, vengono sfruttati fino all’osso per una miseria. Per loro  nessuna solidarietà concreta dalla politica, eppure non c’è niente di  nuovo.
Questa società nasconde il lavoro nero e quello schiavizzato perché  non ha a cuore la salute e la sicurezza dei lavoratori, ma preferisce  salvaguardare gli interessi dei padroni. Si chiama capitalismo. Succede  in Puglia, in Calabria e Sicilia, ma lo troviamo in tutta Italia con un  precariato inarrestabile e con un ritorno al passato anche da parte  delle grandi fabbriche come la Fiat, dove i padroni vogliono  disintegrare i nostri diritti in nome del loro profitto.
La tragedia di Barletta ci deve insegnare che, fino a quando esisterà  questo sistema di sfruttamento e miseria, nessun lavoratore vedrà mai  anteposti i propri diritti e la propria sicurezza rispetto alla fame dei  padroni. La memoria delle operaie uccise a Barletta dall’incuria e  dall’avidità dello stato dovrà vivere in ogni lotta per la difesa dei  diritti dei lavoratori!
Operai e lavoratori de “Il Picchetto”
Annamaria... a dopo 


 
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Grande amore e rispetto per le poverette morte a Barletta. Ne trarremo incentivo per una maggiore protezione del lavoro? Spero di sì. Sulla carta il lavoro è protetto ma nella realtà no. Ed è nella realtà che viviamo. Anche il cosiddetto "capitalista" ha perso una figlia nella disgrazia. Approfittiamo di un evento così terribile, prima di tutto per capire più che per condannare "a prescindere".
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