Addio signor tenente.
E' morto Giorgio Faletti.
Era malato da tempo e recentemente era tornato ad Asti, nella sua casa, per curarsi.
Gli esordi della carriera al ''Derby'' di Milano, poi i successi letterari, passando per ''Drive-in'' e Sanremo
Personaggio televisivo e scrittore, autore di best seller, era nato ad Asti il 25 novembre 1950.
Il padre ambulante. L'infanzia in cortile. Gli anni di Drive In. E poi il successo come scrittore, con milioni di copie vendute in tutto il mondo. Il giallista piemontese si racconta
Era malato della malattia che lo ha portato alla morte, ma della sua salute parlava e scriveva con garbo, con leggerezza, con ironia persino, con quella cifra che ha accompagnato la sua carriera nel mondo dello spettacolo e della cultura.
Un percorso anomalo per un artista italiano, un percorso di enorme successo che Faletti 'portava' sulle spalle con grande nonchalance. Piemontese di Asti, aveva cominciato la sua carriera di attore e cabarettista negli anni Settanta, nel giro dei locali milanesi in cui si muovevano anche Diego Abatantuono, Teo Teocoli, Paolo Rossi. Poi, nell'epoca d'oro della tv, aveva 'sfondato' portando a Drive In il personaggio di Vito Catozzo. Ma il ruolo di caratterista gli stava stretto.
Con il suo italiano improbabile ,Vito catozzo, è stata la guardia giurata più famosa degli anni '80. Era uno dei personaggi interpretati da Giorgio Faletti in Drive In, lo storico programma di Antonio Ricci-
Giorgio Faletti voleva fare sul serio, provare altro, e così era andato a Sanremo, portando un brano, Signor Tenente, che si ispirava alle stragi di Capaci e Via d'Amelio. Era il 1994, e nel giro di qualche anno sarebbe cambiato ancora, da vero trasformista, lasciandoci tutti sorpresi.
L'esibizione al Festival di Sanremo nel 1994. Il brano cantato da Giorgio Faletti, Signor tenente, si piazza al secondo posto. E' un rap sorprendente che fa riferimento a due stragi di stampo mafioso che hanno segnato gli anni '90: quella di Capaci, in cui rimasero uccisi il giudice Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e tre agenti della sua scorta, e quella di via D'Amelio, che costò la vita al giudice Borsellino e alla sua scorta
Il suo primo thriller, "Io uccido", uscì nel 2002 e vendette quattro milioni di copie. Era ambientato in America, come i romanzi successivi fino "ad Appunti di un venditore di donne". A chi gli chiedeva perché scegliesse sempre un altro luogo per ambientare le sue storie, rispondeva che per il thriller, non c'era gioco, era meglio così. Era meglio così, e lui era sicuro.
Nel film campione di incassi di Fausto Brizzi, uscito nel 2006, Giorgio Faletti interpreta un professore severo, soprannominato dai suoi studenti "la carogna". Questo è uno dei momenti finali del film che ha, tra i protagonisti, un giovane Nicolas Vaporidis
Aveva rischiato, buttandosi nella scrittura, e voleva farlo a modo suo. Il successo dei suoi libri era la prova che aveva ragione. Nel panorama degli scrittori italiani, spesso chiusi in una rete di amicizie e riferimenti culturali piuttosto stretta, Faletti spiccava per essere un outsider. Andava in giro con la sicurezza dell'uomo di spettacolo. Se lo incontravi a un festival, eri sicuro che stava firmando un autografo, come la star che era. Poi si sedeva al tavolo, e cominciava a raccontare. Era simpatico, riservatissimo ma alla mano. Voleva far ridere, anche di sé. La scrittura, la recitazione, la musica, si vedeva che erano per lui una grande avventura. In cui calarsi senza sentirsi il migliore. Soltanto uno che ha voglia di giocare e di rischiare.
Sul suo sito pochi giorni fa aveva lasciato queste righe:
“Cari amici,
purtroppo a volte l’età, portatrice di acciacchi, è nemica della gioia. Ho dovuto a malincuore rinunciare alla pur breve tournée per motivi di salute legati principalmente alle condizioni precarie della mia schiena, che mi impedisce di sostenere la durata dello spettacolo. Mi piange davvero il cuore perché incontrare degli amici come voi è ogni volta un piccolo prodigio che si ripete e che ogni volta mi inorgoglisce e mi commuove. Un abbraccio di cuore.”
...che noi ricambiamo con molto affetto, ciao Giorgio.
Annamaria... a dopo