Questo racconto di Enzo è già stato pubblicato il 4-02-2010. .. pescato a caso dall'archivio del blog!
Finito il film alla TV, Melania si avviò in camera, Si parò davanti allo specchio e si guardò; alzò le braccia e si diede una stiracchiata. Poi alzò le sopracciglia, cacciò la lingua e farfugliò: “Eccoti qua, ventotto anni, carina; mamma e papà sono in paradiso: ti ritrovi con una casa e un vitalizio. Ma sei sola, Lo studente biondo ‘ ti voleva e tu dicesti che era più giovane di te…e non lo volesti; il vigile del fuoco ti fece una corte serrata …e tu, non lo accettasti…dicesti che il suo lavoro era rischioso…: lo so, l’hai fatto per amore di mamma e papà: brava…brava.” Avvertiva tutto il peso della solitudine, in verità non si era mai innamorata di nessuno: e quindi ignorava perfino l’ondata di emozione di un bacio. Ma dentro di lei la speranza di trovare un lui non l’aveva mai abbandonata. Stette con una mano sul fianco, punto l’indice dell’altra mano verso la sua l’immagine nello specchio e la minacciò: “Se ti arrendi, giurò che ti tirerò le orecchie finché campi.” Si infilò il pigiama; diede un lungo respiro e si infilò sotto il lenzuolo. Bofonchiò quando lanciò lo sguardo alla sveglia: mancava un quarto alla mezzanotte. Melania sotto il lenzuolo avverti tutto il dominio del silenzio. La notte era silenziosa e mite; la luna piena illuminava la camera con un candido fascio di luce. Melania cadde in pochi minuti in un sonno profondo. Scuoteva leggermente il viso e le sue labbra emettevano incomprensibili sbuffi seguiti da gemiti e piccoli lamenti: aveva cominciato a sognare: si trovava sola a percorrere un viottolo che fiancheggiava un campo di girasoli. Un sole splendido attirava i fiori; faceva caldo. Lei si fermò; portò una mano alla fronte per ripararsi dal fulgore solare. poi girò lo sguardo verso il campo di girasoli, Quei fiori sembravano ubbidire a un dettame, a vederli fermi, dritti nella loro fierezza. Abbassò la mano e chiuse gli occhi per assaporare la carezza del calore del sole; si girò e vide un gruppo di donne che venivano verso di lei: era un confabulare incomprensibile, e una volta vicino a lei, sorridevano parlando sottovoce; Ebbe la sensazione di essere derisa.. “Tranne qualcuna, le altre non sono tue amiche” esordì l’uomo, con voce morbida e chiara. Lei si voltò: l’uomo, sulla trentina, era di bell’aspetto, i capelli corti e castani. “Mi ha quasi spaventata.” “Ha ragione, mi scusi, la prego si rilassi ora. Le assicuro che sono una persona rispettabile e sono anche il proprietario di tutti quei girasoli che lei può ammirare. Mi permetta, lei è una donna graziosa, se li porta bene i suoi anni. E stia certa che non le chiederò l’età.” Lei replicò subito:”Lo credo bene come persona rispettabile e spero anche galante, perché se per caso lei non è come dice di essere, le conviene sparire.” L’uomo, si affrettò a chiarire: “Caspita, che tipo, devo ammettere che è un vero e proprio peperino.” “Non mi faccio mettere i piedi in testa da nessuno, sono fatta così.” Si avvide che sul volto dell’uomo aleggiava un sorriso. E Melania si affrettò ad aggiungere: “ Sono un po’ piccola di statura, ma ho un certo temperamento.” “Forse serve per compensare la figura” esclamò l’uomo. “Mi lasci dire, e non si offenda ,mi creda, intendo dire…se un braccio venisse a mancare per, che so, un incidente, l’altro tende a rinforzarsi.” “Lo credo anch’io. Comunque, mi sarebbe piaciuto essere un po’ più alta” disse lei. “Ma non ne ho mai fatto un problema…e di problemi ne ho proprio tanti.” “Tutti hanno dei problemi” proferì l’uomo, con serietà. “E lei ha…un problema, ma più che un problema , le manca una cosa molto importante.” “Non credo proprio” ribattè lei. “E cosa mi mancherebbe?” “Un LUI, Le manca ‘l’uragano dentro’ ; ha tutta l’Ansia di Amare, come ce l’hanno tutti, ma le manca un Lui da mettere qui.” Così dicendo l’uomo portò la mano all’altezza del petto. “Tutti si affannano nella ricerca di qualcuno.” Melania si sentì disorientata; era come se quel tipo le avesse riconosciuto un difetto o un errore commesso. Girò il viso di lato e lo guardò di sbieco; pensò che quel tizio le stesse raccontando frottole; gli disse mugugnando che quella “Ansia Dentro” non le stimolava alcuna ricerca. E quelle ‘cose’ erano tutte fisime da ragazzine. “Lei è come uno di quelli” dichiarò l’uomo indicando i girasoli nel campo. Melania rispose, un po’ risentita: “Cosa?, secondo me le manca qualche rotella qui”. Io un girasole?!” e cosi dicendo portò l’indice alla tempia. E l’uomo spiegò: “Ascolti, questi girasoli sono tutte Anime che in vita hanno avuto la fortuna di amare…” Melania rimase per alcune attimi con la bocca semiaperta, poi proruppe: “Eh no, di nuovo con queste cretinate, la smetta!” Gli parlava calma e incredula, convinta che quell’uomo le stesse propinando ancora frottole. Ma nello stesso tempo era incuriosita. E l’uomo riprese: “… sono Anime che in vita amavano e poi un fatto ‘tragico’ glielo ha impedito, come per esempio …una malattia incurabile …un incidente d’auto; insomma sono scomparse per un fatto tragico. Ebbene, queste anime che non hanno potuto amare in vita … “Ehm, dice delle cose pazzesche, ma…voglio ammettere, ma solo per ipotesi, che sia come dice lei. Mi dica, queste ‘anime’,soffrono?” “No, non è una vera e propria sofferenza, ma hanno un gran desiderio: quello di infondere amore nel cuore di tutte le persone che – con l’Ansia Dentro cercano l’Amore., cioè la persona da amare, cioè un ‘Lui’ o una Lei.” Melania accennò un mezzo sorriso e ribattè: “E’ come fare il pieno al cuore, anziché di carburante, lo fanno d’amore!” Capita la scherzosità della battuta, gli chiese, seria: “Secondo Lei, io avrei quella ‘cosa dentro’, l’Ansia di…come dice lei?” “L’Ansia Di Amare!? Certo che ce l’hai, eccome. La solitudine non piace a nessuno perché…fa sentire triste, è nella natura di ognuno di noi ‘amare’ il che vuol dire desiderare una persona, volere il suo bene, e stare bene spiritualmente e fisicamente con lui, e poi…” Melania mise le mani avanti e lo interruppe: “Oh Dio, piano, piano, un vulcano… è proprio un vulcano.” “Ha proprio ragione, mi scusi…ma abbia pazienza, devo dirle ancora un’altra cosa!” “Sì!” E l’uomo aggiunse: “Non temere, non devi aver paura del vulcani: ci sono vulcani che hanno il fuoco dentro…ma non fanno del male…non devastano…anzi… sai che ti dico? sul tuo cammino c’è proprio…un vulcano…un vulcanoo… un vulcanooo”… la voce dell’uomo diventava sempre più forte in crescendo. Sicché Melania aprì gli occhi, si scoprì togliendo via il lenzuolo, era turbata. “Che sogno, , quel chiacchierone…i girasoli…le anime …la ricerca….porca miseria a lui e all’ansia della ricerca dei cavoli suoi…” e continuò con la tiritera per un bel po’.” L’emozione del sogno fu viva nella sua mente per alcuni giorni. Era l’ultimo pomeriggio di giugno. La temperatura era gradevole, Il sole era laggiù all’orizzonte in uno splendore arancione che si allungava dritto verso di lei. Melania stava là ferma, e gustava lo strano e caratteristico odore del mare; lasciò affondare i piedi nella soffice sabbia del bagnasciuga. Col viso rivolto all’orizzonte si lasciava accarezzare dai caldi e inebrianti raggi del sole. Chiuse gli occhi per alcuni secondi per apprezzarne il tepore. Poi tolti i sandali, e accorciati i jeans, cominciò a passeggiare sulla battigia. Ma un’onda impetuosa la squilibrò e Melania cadde di fianco; cercò di sollevarsi, ma la fitta al piede glielo impediva. “Forse una storta, le fa male la caviglia?” “Credo. Mi fa un po’ male” rispose lei. L’uomo l’aiutò prendendola sotto le braccia alle spalle. E l’aiutò adagiandola sulla sabbia asciutta. Diede un rapido esame alla cavigla e le comunicò: “Non sono medico, ma se fra cinque minuti le fa ancora male, la porterò al pronto soccorso.” Melania lo guardò mentre esaminava la caviglia: la sua voce era calda e gradevole. Poi l’uomo affondò lo sguardo nelle pupille castane di lei, e per la prima volta, quello sguardò le scivolò tutto addosso come una candida carezza. Melania batté le ciglia e distolse lo sguardo e proferì: “Mi sembra che non mi faccia più male.” “Le sembra…o non le fa più male?...provi a muovere piano il piede.” Lei eseguì: “Non sento più nulla.” “Bene, vuol dire che è tutto a posto.” Quel tono di voce melodioso, suadente l’avevano colpita: e dentro di sé sorrise. Quando lui posò gli occhi nelle sue pupille, Melania non poté fare a meno di arrossire e il suo cuore avvertì un tuffo. Era un po’ frastornata dalla sua vicinanza fisica e quella voce ‘calma, melodiosa e rassicurante’ la facevano sentire stranamente bene. “Mi chiamo Giulio!” “Hem. come scusi?” “Sono Giulio! “Io, Melania!” “Ha i jeans bagnati…se non le creo problemi…le do uno ‘strappo’ fin sotto casa, così avrà modo di cambiarsi.” “Uh, quasi non me ne accorgevo…!” mentì lei. “Abito laggiù a cinque minuti dalla spiaggia; possiamo fare due passi, se vuole.” Lui l’aiutò a rialzarsi. “Provi ad appoggiare e a fare qualche passo” le propose. Nessun problema alle caviglie. E s’incamminarono. Lei gli disse che era casalinga, che aveva perso entrambi i genitori alcuni anni prima. “A loro ho dedicato tutta la mia vita, erano tutto per me…ho rinunciato a tante cose per mamma e per papà.” Pensò un attimo a loro e la sua voce diventò quasi afona. Giulio ascoltava con attenzione; il suo occhi si incamminarono sul confine della fronte e i capelli a mala pena ingrigiti di lei; quello sguardo seguì le fattezze di tutto il viso, alla fine incontrarono quelli di lei. Giulio chiese quasi sussurrando: “Ha rinunciato proprio a tutto…anche all’amore?” Ma si accorse subito di aver violato il limite della riservatezza e si scusò: Credo di aver fatto una gaffe, mi scusi.” “Niente di grave, nessun problema.” Erano arrivati sotto casa. “Sono proprio contento di averla aiutata, ma soprattutto di averla incontrata. E…ecco, mi è molto simpatica, davvero!” Erano l’uno di fronte all’altra. Melania lo fissò, prendendo il coraggio a due mani, e gli rispose: Si sentì lusingata e avvertì un altro tuffo al cuore. Anche lei non scherza come simpatia. Ma devo essere io a ringraziare lei. E per dimostrarle la mia gratitudine,” fece una pausa e propose “ togliamo di mezzo questo ‘lei’ “cosi dicendo gli abbozzò un sorriso. “Ok, toccava a te dirlo, secondo le leggi del ‘bon ton’. Segui una pausa di silenzio. “Senti, Melania…! “Sì!” “Ecco, non so…” “Cosa non sai?” . “Insomma, sei così simpatica.” “L’hai già detto. Anche tu lo sei.” Che ne dici se prendessimo un caffè insieme… domani magari…che ne dici? qualcos’altro.” E si affrettò a chiarire: “Sono una persona seria e… non ho problemi di famiglia. Sono scapolo. Lo so, forse ho commesso un errore …sai non sono un giovanotto,,,e incontrare una donna e chiederle di rivederla dopo nemmeno un’ora,…mi sembra di essere stato inopportuno, eccessivo. Però, mi farebbe tanto piacere.” Anche a Melania piaceva tanto quell’uomo, quel Giulio, soprattutto per la voce: aveva qualcosa di familiare, qualcosa di già ‘sentito’; quel tono di voce così carezzevole la rilassavano in tutta la sua femminilità. Quelle parole erano per lei come della melodiosa musica. “Volentieri!” Si scambiarono il numero dei cellulari. Melania era fortemente attratta da quell’uomo che le aveva così improvvisamente sferrato il classico pugno nello stomaco. Ed anche Giulio si era innamorato di lei: e, coi favori del Destino, entrambi si erano innamorati per la prima volta. Una mattina la chiamò e le disse: “Melania, non so perché ma sento il bisogno di chiamarti e sentire la tua voce.” Lei senza un attimo di esitazione gli fa: “Anche per me è così!” Erano follemente innamorati. Melania e Giulio si amavano e lui l’amava ricambiando il sentimento con grande fervore: era Giulio che la distraeva, era Giulio il suo pensiero fisso; era Giulio che le percuoteva il cuore, era Giulio il suo ‘cucciolo’, il suo ‘vulcano’: era sempre Giulio. Ma Melania non aveva mai avuto alcuna esperienza dell’amore fisico: il suo corpo ignorava completamente i fremiti e le gioie di un vero e proprio amplesso sessuale. Era il 13 febbraio. Era lui al cellulare: “Ciao, Melania! Lo sai che giorno è, domani?” “No, cos’è?” “Dio mio, come si fa a non ricordare un giorno così importante? Riguarda gli innamorati: e cioè anche una ‘testolina’ di cui mi sono tanto scimunito.” Lei rise e replicò: “Che io tengo dentro al cuore in un posticino molto caldo.” “Metti il più bel vestito che hai, fatti bella. E allo 8.30 verrò a prenderti domani, festa di San Valentino, perché alle 9.00 in punto saremo seduti nel migliore ristorante della città, l’Hotel Sirio, cinque stelle.” “Ma ‘Cucciolo’, sei matto, non potevi sceglierne uno meno caro?” protestò lei. “Il tuo cuore lo merita” sentenziò lui con la consueta voce calda e carezzevole, e soggiunse “ dopo cena, in camera, ti metterò due ali nella schiena, e volerai molto in alto…molto in alto!” La cena fu un evento straordinario e speciale per entrambi, ma soprattutto per Melania: in un ristorante a cinque stelle non c’era mai stata. E ciò la imbarazzava alquanto. Quando Giulio aprì la porta della camera, le tenne la mano e con l’altra fece un gesto come a dire, prego! Lei, splendida nel vestito di seta azzurra, lo guardò con una leggera punta di emozione e sfoggiò un sorriso appena accennato, quasi impercettibile. Sentiva che stava per succedere qualcosa di insolitamente travolgente. Strinse la mano di lui ed entrò. In una sfera di cristallo lei notò un fascio di boccioli di rosa. “Hai ventotto anni: quindi ventotto boccioli di rosa.” declamò lui. “ Oh, che belli, veramente stupendi!” Si avvicinò ai boccioli e ne accarezzò alcuni. Poi si girò e restò ferma; teneva stretta la borsetta nelle sue mani quasi a proteggerla. Giulio reggeva due bicchieri con una mano e con l’altra una bottiglia di champagne. “Tesoro, questo è champagne, viene direttamente da Chalons-sur-Marne, dove lo producono: un omaggio tutto per te, perché ti amo!” “Anch’io ti amo. Mi hai trapassato il cuore da parte a parte.” Brindarono nell’atmosfera irreale del silenzio. Giulio poggiò sul comodino la bottiglia e i bicchieri e prese ad ammirarla in tutto il suo splendore d’eleganza e sensualità. Era come se l’avesse vista per la prima volta. Dai piedi il suo sguardo passò a tutto il corpo sinuoso soffermandosi sul viso e infine sugli occhi. “Sei un portento di donna… come mi piaci, Melania! Mi piace tutto di te: i tuoi capelli corti e un pò grigi, il tuo modo di gesticolare, e sulla spiaggia … i tuoi occhi bruno-neri, come mi piace il tuo sguardo chiaro, a volte è esitante, direi timido, altre volte ...vagamente malinconico… e…” “Non credi che sia ora di smetterla? “Ti ho incontrata e… in due minuti…la mia vita è cambiata da così a così. Amami e non lasciarmi mai. La mia vita la voglio trascorrere con te” le disse, serio. Melania si avvicinò a Giulio, gli mise una mano sulla gancia e gli disse con un filo di voce : “Anche tu hai messo a soqquadro il mio cuore; sei stato come un terremoto improvviso: anch’io voglio fare lo stesso cammino con te. Spero che il Destino ci tenga sempre uniti.” “Ancora un drink?” chiese lui. “Ok, cucciolo!” “Ok, cucciola!” Bevvero di nuovo: lo champagne le allentò la tensione. Il cuore cominciò a percuoterla; sentiva che stava per vivere un momento particolarmente travolgente. Giulio passò dietro di lei, le appoggiò le labbra sulla nuca e la baciò; Melania ebbe un fremito; il cuore continuava a battere. Giulio la girò verso se stesso. Erano l’uno di fronte all’altra. Il corpo di Melania aderiva a quello di Giulio. Lui accostò lentamente le sue labbra a quelle di lei: e le loro lingue si incontrarono. La bocca di Giulio cercò avidamente la lingua di Melania, la prese e la trattenne succhiandola per gustarne tutta l’emozione. Lei si divincolò e si lamentò con un filo di voce soffocata: “Non m fai respirare…sento un calore…” Giulio allentò l’abbraccio: “Ti voglio,,,se sapessi quanto ti voglio…! “Cucciolo,,,ascoltami!” “Sì, cosa c’è?” “E’ ora che te lo dica: non ho mai conosciuto…un uomo, sessualmente, intendo!” “ No, davvero?” “E’ così, sono ancora illibata.” Giulio non disse nulla: “La prese fra le braccia, e stringendola, le sussurrò: “Sei proprio una piccola bambina, sei la mia cucciola.” “Tesoro, ho bisogno di tutta la dolcezza di cui sei capace!” invocò lei. “Oltre alla dolcezza ci metterò anche la tenerezza.” Cominciò a spogliarla lentamente: e quando furono nudi entrambi, s’infilarono nel letto. Lei si rannicchiò vicino a lui. Tesa, emozionata e ansiosa di diventare completamente donna, si offriva all’uomo che amava. Le mani di lui presero a sfiorare il corpo d lei; calavano sulle sue colline, sfioravano il corpo di lei con una lentezza che la facevano respirare affannosamente; lui la palpeggiava, la carezzava con desiderio che accompagnava con baci brevi e lunghi. Le prese il viso tra le mani e in preda all’ardore cercò di nuovo le sue labbra; Melania si sentì prendere dalle fiamme in tutto il corpo e la sua lingua fu preda del suo uomo, che in quell’istante le stava accarezzando la sua ‘intimità’. Lei fremeva, fremeva con un respiro che si faceva sempre più rapido: “Ora… prendimi, Giulio… entra dentro di me…ora…ora!, prendimi” lei lo implorava schiava dell’irrefrenabile desiderio. E Giulio, impugnò la sua virilità, ed entrò dentro di lei già umida di orgasmi goduti attimi prima. Lui, con dolcezza, affondò la sua virilità più volte nelle sue viscere sopprimendole l’illibatezza; mentre Melania emetteva gemiti di gioia, Giulio le donava la femminilità di cui lei, da quel momento poteva pregiarsi. Di colpo il culmine dell’eccitamento ebbe il sopravvento ed entrambi si sentirono sollevare dal letto, in preda ad una frenesia immensa, e avvolti in un vortice di felice follia. I loro corpi nudi, esausti, e madidi di sudore, per un certo tempo, giacquero immobili nell’incanto di un silenzio nuovo e irreale. Il giorno dopo Melania sentì suonare il citofono. “Sì…” “Posta, c’è un pacco per lei” annunciò una voce giovanile. “Senta, non posso scendere, le dispiace portarmelo all’ingresso? Ultimo piano.” Il ragazzo salì e le consegnò il pacco. Melania aprì il pacco ed estrasse un quadro con appiccicato una piccola busta; lei tirò fuori il biglietto e lesse: Tesoro, il quadro originale costa l’ira di Dio. Questa è una riproduzione in omaggio a Te, donna speciale, alla tua femminilità. e ai momenti di magia vissuti ieri : E’ il VASO DI GIRASOLI di Van Gogh. Il tuo cucciolo Lesse due volte il testo , ma rimase perplessa, si fermò a pensare, aggrottò le ciglia e cominciò a bisbigliare tra sé: “..girasoli…i girasoli di …Van Gogh.” Improssivamente il suo viso si rischiarò e le venne in mente il sogno:…si ricordò dell’uomo e del campo di girasoli.. “Ma sì, quell’uomo diceva che i girasoli riempiono il cuore degli uomini dell’amore di cui hanno bisogno……e ora… il quadro di Van Gogh...” Questi pensieri affollarono la mente di Melania; diede ancora uno sguardo al biglietto che rilesse, diede un lungo sguardo al quadro, prese ad accarezzare la cornice mentre gli occhi lucidi di lacrime le deformavano i petali dei ‘girasoli’. Andò fuori al terrazzo, portò l’indice alle labbra, schioccò un bacio e lo inviò all’orizzonte dove un SOLE rosso fiammeggiante stava nascondendosi dietro il monte. Poi ripensando a quel campo di girasoli, bisbigliò: “Chissà, forse sono solo fiori… o sono ‘Anime Vere’ che riempiono d’amore il cuore di tutti noi.” Tornò in camera, prese il telefono e fece il numero di Giulio: “Tesoro, grazie. Voglio dirti che ti amo, ti amo, ti amerò sempre.” “Lo so, anch’io ti amerò sempre, ma non te ne approfittare” disse ridendo e aggiunse: “Ti sono piaciuti i ‘girasoli’?” “Non puoi immaginare quanto! Un giorno avrò bisogno del Sole, perché anch’io diventerò ‘un girasole’!
ENZO
Una bella favola, Enzo. O meglio una bella vicenda di vita. E scritta benissimo. Ti abbraccio.
RispondiEliminaAd una rilettura non posso che riconfermare il giudizio, grande Enzo.
RispondiEliminaBravo Enzo con questo racconto potresti intenerire i cuori più duri annamaria2
RispondiEliminaUn bellissimo racconto pieno di sentimento e amore e di tanta tenerezza.
RispondiEliminaanna b.
lo ho letto tutto d'un fiato BRAVO ENZO complimenti non sapevo sapessi scrivere cosi bene continua cosi da grande diventerai uno scrittore famoso scherzo ciao un abbraccio a nob........ angela.to
RispondiEliminaPER ANGELA.TO:
EliminaOILA', GUARDA CHE INCONTRO. TI MERAVIGLI? SAI ANCHE CHE SCRIVO RACCONTI E POESIE DA MOLTISSIMI ANNI. IN QUESTO BLOG (che continua a crescere) PUOI TROVARE TANTI PEZZI MIEI. Intanto, ne approfitto per farti gli onori di casa. E tu e i tuoi, state tutti bene? Ciao!
ENZO
PER ANNA:
RispondiEliminaNON HO IL PIACERE DI CONOSCERTI. ALLORA, PIACERE! MI SENTO GRATIFICATO PER GLI APPREZZAMENTI. SEGUIRANNO ALTRI RACCONTI, ALLORA. MI ASPETTO ANCHE CONSIDERAZIONI CRITICHE NEGATIVE.
ENZO