sabato 4 dicembre 2010

METEO...e non solo







Carissima Annamaria,e amici del blog
vorrei segnalare un pezzo scritto da Antonio Pallucca, Redattore del MeteoGiornale.it, quotidiano meteoclimatico con notizie aggiornate in tempo reale.
Ho letto queste parole con grande intensità, rimanendo personalmente molto colpita. E' questo il motivo che mi spinge a condividerle con chi avrà voglia di soffermarsi a meditare.


MARIA


Una penosa fila di candele spente
Non voglio cadere nella retorica, ma non posso rimanere inerte e non lacerato dalla "mostruosità" che la natura spesso ci assegna
Tutti noi contiamo le nostre luminose candele accese che indicano la via ed il percorso della speranza. Molto spesso ci rendiamo conto che questa interminabile fila, che rappresenta il percorso della nostra vita è fatta di luci accese che poi si spengono via... via...che noi passiamo attraversando la loro luminosità.
Quello che è successo nell'umanità e nel Creato ha qualcosa di sconvolgente e che dovrebbe far riflettere circa quanto sia effimera la luce di quelle "candele accese".
La speranza sta in quella "lontana luce" che qualcuno ha accesso dedicandola all'"Uomo"; la fine è rappresentata nel volgere le spalle a quelle "candele" che si consumano con "dolore" .
L'indolenza del dolore ha spesso "l'aroma" dello stoppino che perde alimenti vitali e che piega l'uomo trascinandolo nel nascosto ed intimo buio del dolore.
L'Uomo attraversa questa "penosa fila", ma spesso non si china per raccogliere quella piccola candela che emana ancora luce. Luce fioca.
Cosa importa se quella "bianca e pallida cera" si spegne su se stessa, l'importante è che una, anche solo una, una sola, rimanga luminosa e che rassereni lo sconfortante colore del buio più nero.
Basterebbe solo un alito, un soffio, per piombare nel più doloroso sconforto. Basterebbe anche solo una mano, umile mano, per raccogliere quella calda "cera", floscia e morente, e ridonargli luce e tenue vita.
L'eutanasia della vita non sta nel solo "disfatto dolore", ma nell'indifferenza di coloro che non raccogliendo quel "cero", dedicato "all'ultima gioia", non vogliono rivedere ancora il suo sorriso e la sua ultima luce.
La speranza non può dimenticarsi di essere "partorita" da un'idea, ma deve trovare l'occasione per far sopravvivere, oltre il buio, l'idea che noi stessi abbiamo della vita.
Un infinito, doloroso, incolmabile abbraccio a chi, verso chi, ha trovato nel suo percorso tante candele "morenti" e ne ha salvate almeno una.
Dedicato all'enorme dolore che sconvolge l' esistenza e a coloro che non hanno calpestato questa morente "fila di candele penose".
N.d.A: ispirato ad una poesia di C. Kavafis 

 E' vero Maria ,bisogna avere la forza di mantenere accese quelle candele. l'uomo senza fede, speranza, amore e speriamo la pace, non sopravviverebbe..
Conosco  "la "storia  delle quattro candele" che ho ritrovato in questo video...
http://digilander.libero.it/PensieriInVolo/gifcandele/candele.gif

  
                  http://img1.liveinternet.ru/images/attach/c/1//57/653/57653339_animated_candle.gif                                





si ride, si piange


Annamaria... a dopo

1 commento:

  1. Splendido racconto e splendido video. Che non si spenga mai la candela della speranza.

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