venerdì 4 dicembre 2009

i non-luoghi della “libertà osservata”..SOCIAL NETWORK-notizie dal web



I blogger si interrogano sul difficile e contraddittorio rapporto tra identità reale e identità virtuale, nella rete dei social network

Il confine tra il reale e il virtuale è sempre più confuso proprio perché  impalpabile, mobile, in continua trasformazione. Liquido, appunto. Basta un semplice click per farsi teletrasportare dalla solita scrivania alla seconda vita in Rete.
Un’altra esistenza, non necessariamente alternativa a quella reale, ma sicuramente più libera e spontanea. Una dimensione da cui non siamo più in grado di prescindere.
Questa via di fuga ci è offerta anche dai  social network: strumenti dalle forti potenzialità, che agiscono come semplificatori del reale, aiutandoci a entrare in contatto con milioni di persone dislocate in tutto il mondo, permettendo di condividere con loro esperienze, emozioni, immagini.
E’  in questi non-luoghi che l’uomo sociale si isola dalla solita routine e riesce veramente a essere se stesso liberandosi, almeno temporaneamente, dalle catene che la società gli costruisce intorno. Può finalmente esprimere opinioni, pensieri e preoccupazioni, senza la paura di essere giudicato.
Ma la “web-libertà” ha un prezzo. Un utilizzo inconsapevole dei social network può provocare effetti collaterali, le cui conseguenze vengono traslate dal virtuale al reale e si ripercuotono sulla vita di tutti i giorni.
Ogni volta che postiamo una frase, tagghiamo una persona in una foto o condividiamo un file corriamo un pericolo. Hacker, cyber-criminali o più semplicemente i nostri datori di lavoro potrebbero utilizzare contro di noi le informazioni che ricavano dai social network che utilizziamo.
Proprio il non-luogo creato appositamente per renderci liberi, potrebbe diventare una trappola.
Succede, così, che basta scrivere su  Facebook: “Il mio lavoro è noioso” per essere licenziati. Ed ecco che il peggiore incubo diventa realtà. In modo inconsapevole ci ritroviamo a vivere osservati 24 ore su 24, e magari qualcuno sta proprio aspettando un nostro passo falso, una debolezza.
A farci riflettere è soprattutto il fatto che questo scenario si presenta di fronte a una società in cui il 44% della popolazione naviga in Rete. A svelarci questo dato è proprio l’ Istat e leggendo Mozenda è possibile comprendere e quantificare il rapporto tra gli italiani e il Web:
L’annuario statistico rivela che il 44% della popolazione naviga in rete. Gli italiani usano sempre di più il computer e internet. Lo rileva l’Istat, sottolineando che in particolare l’uso del pc è cresciuto in modo rilevante dal 2007 ad oggi, mentre per internet l’incremento è stato costante. E se diminuisce ma persiste ancora il divario territoriale e quello di genere, con gli uomini che ancora “navigano” più delle donne, spunta il primato delle bambine, quelle tra i 6 e i 10 anni, sui loro coetanei maschietti. Nel 2009, notano i ricercatori, in Italia dichiara di usare il pc il 47,5% della popolazione e il 44,4% usa internet. Un incremento niente male rispetto al 2008 quando usava il pc il 44,9% della popolazione e internet il 40,2%. E aumenta anche, fa notare l’Istat, il numero di persone che usa internet tutti i giorni.

Vincos ci riporta, inoltre, i dati di un rapporto Censis che mostra le motivazioni che spingono gli italiani ad avvicinarsi ai social network:
Dopo oltre un anno dal  precedente,l'ottavo rapporto Censis  mostra una crescita di tutti i mezzi di comunicazione, tra il 2001 e il 2009. Più di tutti aumentano gli utenti di internet (+26,9%), dei telefoni cellulari (+12,2%), della radio fruita ormai da web o in mobilità (+12,4%). Il problema è che solo il 47% degli italiani indica l’uso di internet almeno una volta a settimana. Per la prima volta vengono analizzate la conoscenza e l’uso di alcuni social tools: YouTube, Facebook e Messenger i più usati. Twitter è usato solo dallo 0.2% degli italiani connessi. Le principali motivazioni che hanno spinto gli utenti a iscriversi a Facebook vanno ricercate nella voglia di tenersi in contatto con gli amici o ritrovarne di nuovi  Le attività preferite sono “guardare cosa c’è nelle “bacheche degli amici” (41,2%), inviare messaggi personali (40,5%), inserire commenti e chattare.
Tra gli italiani e i social network si è, quindi, instaurato un rapporto indissolubile. A fronte di ciò è bene prendere delle precauzioni volte a tutelare gli utenti. Infotlc ci aiuta a capire le azioni che potrebbero intrappolarci nella Rete:
I social network stanno diventando parte integrante sempre di più della nostra vita e per molti di noi non appena ci colleghiamo in internet è tappa obbligata entrare nel proprio profilo personale per verificare se qualcuno ci ha scritto e comunicare con gli amici. Dobbiamo però tenere presente che non tutto è rose e fiori e che uno dei rischi che si possono verificare dal loro utlizzo è il furto di informazioni: basta infatti che qualcuno entri in possesso dei nostri dati di accesso per entrare nella nostra pagina personale che appropriarsi di informazioni che dovrebbero rimanere private. Per cercare di migliorare questa situazione e questi rischi che si possono verificare sarebbe quindi necessario che siti come MySpace, Facebook e Yahoo giusto per citarne alcuni diventassero fautori di nuove regole per la comunicazione via internet che permettano una maggiore tutela degli utenti perchè si sa che poi è difficile eliminare dati e documenti che si sono inseriti online. Negli Stati Uniti il fenomeno sembra essere ancora pi grave perchè secondo un recente sondaggio il 34% delle aziende hanno subito una fuga di notizie riguardo dati importanti attraverso i social network a cui erano iscritti i propri dipendenti e in alcuni casi questi lavoratori sono stati anche puniti per il danno causato al datore di lavoro.
Gli utenti che utilizzano social network come Facebook devono essere a conoscenza di tutte le possibili conseguenze (anche le più remote) che potrebbero incontrare una volta iscritti.  Tecnoreview ci mette in guardia su alcune applicazioni di Facebook che in un primo momento appaiono del tutto innocue:
Per prima cosa dobbiamo sapere a cosa andiamo incontro nel momento in cui ci iscriviamo al famoso social netwwork, Facebook. Dalle condizioni che Facebook impone nel momento dell’iscrizione, possiamo vedere che tutte le informazioni che in futuro metteremo sul famoso social network, saranno di proprietà proprio di Facebook, non solo , anche le immagini, video e contenuti multimediali rientreranno in automatico nelle proprietà di Facebook. Questo può diventare un vero problema, anche perchè solo con una cancellazione del nostro account, che tra l’altro necessita di un procedimento non proprio facile e intuitivo , potremo risolvere eventuali problemi, anche se solo in parte. Infatti, le immagini in cui noi siamo taggati possono costituire un vero e proprio problema. Questo è sicuramente uno degli aspetti meno conosciuti su Facebook. Un altro aspetto che non si conosce molto o che comunque può portare conseguenze pericolose sono i famosi quiz di Facebook. I quiz di Facebook sono delle applicazioni create da persone, società, altro e variano da temi a temi, ce ne sono moltissimi. Ora vi spieghiamo cosa succede quando noi facciamo uno di questi quiz. Prima di iniziare il quiz di Facebook, per proseguire dobbiamo dare il consenso al proprietario del quiz, l’uso dei nostri dati e le relative risposte che andremo ad inserire.
Dopo innumerevoli polemiche in materia di privacy, Facebook ha deciso di ascoltare le ire degli utenti e di intraprendere un percorso più trasparente, volto alla tutela degli iscritti.  Tuttonet ce ne parla:
Dopo le polemiche sollevate dagli utenti, all’inizio di quest’anno, Facebook promise di ascoltare i commenti e i pareri degli utenti, prima di apportare qualsiasi modifica ai termini di servizio.

Il 5 Novembre scorso, Facebook mise al vaglio degli utenti alcuni aggiornamenti che riguardavano l’informativa sulla privacy. Dopo che gli utenti hanno discusso le modifiche queste sono state vagliate e quindi approvate.
Durante questo periodo di dibattito, i fan della pagina Site Governance di Facebook sono raddoppiati, arrivando alla cifra di 506.000 e rotti fans.
Le nuove politiche sulla privacy sono stato riscritte da zero, quindi è difficile analizzare voce per voce quali sono i cambiamenti e come influiranno sull’uso quotidiano del social network. In generale, i nuovi termini impongono maggior rigore circa il tipo di dati che Facebook può condividere con terzi, e nel modo in cui gli inserzionisti hanno accesso agli utenti Facebook. In passato Facebook ha sollevato le ire degli utenti con programmi come Facebook Beacon (che pubblicava le nostre attività su siti di terze parti). Con le nuove norme sulla privacy, Beacon, o altre simili, non avrebbero mai potuto esistere.
Italiasw riporta che, nonostante l’avvio di una nuova politica sulla privacy per Facebook, i problemi non sono finiti:
Facebook annuncia un nuovo cambio della privacy policy. Non si placano invece le polemiche per l’assenza di un metodo per segnalare episodi hacker, di bullismo oppure per mettere in contatto i giovani con la polizia.

Facebook comunica per mezzo del suo Blog un update alla privacy policy. Affermano che si tratta di un passo in avanti verso l’apertura di Facebook agli utenti ma anche di agire trasparentemente. Lo scopo della nuova Policy è renderla maggiormente facile e capibile.
Facebook comunica la nuova Privacy Policy ma si trova contemporaneamente sotto il “fuoco nemico” del Child Exploitation e dell’Online Protection Centre (CEOP) poichè si è rifiutata di aderire alle loro richieste. La richiesta a Facebook era di pubblicare il pulsante “CEOP Report”, un pulsante innocuo che consente però di segnalare episodi di bullismo, hacker, di virus ma anche di mettere in contatto i giovani con le autorità. Facebook non è l’unico Social Network a “scansare” il pulsante, troviamo anche MySpace, ottima invece la risposta di Bebo che intende inserire all’interno del proprio Social Network il pulsante, vista forse la bassa età degli iscritti.
Le critiche rivolte a Facebook sono per la scarsa attenzione alle tematiche sensibili. Le organizzazioni criticano Facebook (via BBC) poichè “fa soldi con la  pubblicità “fregandosene” delle persone più giovani e meno vulnerabili”, si tratta tutto sommato di un semplice pulsante il cui inserimento sarebbe di beneficio pubblico.
E’ interessante notare che Ceeop riceve all’incirca 10000 segnalazioni al mese, non poche..
Alle numerose polemiche sulla gestione dei dati personali da parte dei social network ha fatto seguito l’intervento delle istituzioni. Tecnologopercaso ci espone i contenuti della guida promossa dal Garante della privacy, in collaborazione con Poste Italiane, per informare sugli effetti collaterali indesiderati dei social network:
Scritta con un linguaggio semplice e “amichevole”, corredata da una grafica accattivante e in un formato delle stesse dimensioni di un Cd, pensato soprattutto per i giovani, la guida è in distribuzione in 2800 uffici postali, individuati tra quelli dei capoluoghi di provincia e quelli che servono più Comuni con alta densità abitativa.


Vuoi saperne di più sui social network e su come difendere la tua privacy in rete? Da oggi, nei principali uffici postali italiani, si può ritirare gratuitamente la guida messa a punto dal Garante per la protezione dei dati personali: “Social Network: attenzione agli effetti collaterali”, un agile vademecum per aiutare chi intende entrare in un social network o chi ne fa già parte a usare in modo consapevole uno strumento così nuovo.
Tutti usiamo Facebook, Myspace, o gli altri social network, ma conosciamo fino in fondo come funziona un social network? Con un click passiamo dalla vita reale a quella virtuale, chattiamo, postiamo, tagghiamo, ma siamo sicuri di “raccontarci” solo ai nostri amici? Quella foto, quel video, quelle informazioni che non ci piacciono o non ci rappresentano più, si possono cancellare dalla memoria infinita di Internet? E i nostri clienti come reagiranno all’ultimo commento inserito nel nostro profilo on-line? La guida del Garante contribuisce a rispondere a queste domande e offre alcuni consigli utili per difendersi in rete.
Obiettivo dell’iniziativa, promossa dal Garante in collaborazione con Poste italiane, è quello di aiutare sia persone alle prime armi, sia utenti più esperti, a sfruttare le potenzialità di strumenti di comunicazione tanto innovativi e potenti come le reti sociali, senza correre eventuali rischi nella vita privata e professionale.
Per comprendere meglio il complesso rapporto tra social network e privacy, Cronacaeattualità  tratta un recente fatto di cronaca che vede una donna canadese vittima del meccanismo del social network:


I fatti sono questi: una donna canadese, Nathalie Blanchard, ha dovuto abbandonare temporaneamente il proprio lavoro all'ibm perché soffriva di una grave forma di depressione. Ovviamente la sua compagnia assicurativa,  , era tenuta a darle un benefit economico per il tempo necessario a fare in modo che potesse ristabilirsi pienamente (ne parla in modo approfondito il blog Canada).
Cosa è successo quindi? L’assegno mensile le è stato bloccato dopo che la donna aveva pubblicato su  Facebook delle foto in cui appariva sorridente su una spiaggia, assieme ad amici e infine ad uno spogliarello maschile, implicando in questo modo che la depressione potesse essere passata.
Nathalie si è difesa affermando che la vacanza le era stata prescritta dal medico come cura per la propria malattia e che in nessun modo la compagnia assicurativa avrebbe potuto visualizzare le foto, avendo impostato il proprio profilo come privato.
Conseguenza del braccio di ferro tra social network e privacy è il raffreddamento dei rapporti tra aziende e collaboratori che utilizzano il Social Web. Una delle prime compagnie che ha cercato di far fronte al problema è stata l’Enel; su Oneenergydream troviamo il contenuto dell’opuscolo distribuito dall’azienda per evitare fraintendimenti cibernetici:


Enel però, ha fatto una promessa e l’ha inserita nel piccolo vademecum del perfetto comportamento di azienda e dipendenti: ciò che è privato resta privato e in nessun modo verrà spiato o preso in considerazione per valutare un possibile candidato.Ecco qui la fedele promessa nella quale esclude  “qualsiasi utilizzo dei social network per verificare o completare le informazioni fornite dai candidati all’assunzione o per qualsiasi indagine sulle idee, preferenze, gusti personali e vita privata dei collaboratori”. Ci fidiamo? Provare per  credere, e se va la sentite nel frattempo visitate la pagina Enel Sharing su Facebook. In teoria finché non siete dipendenti, non rischiate, e in ogni caso assunto o meno, uomo avvisato mezzo salvato.   Guerra aperta contro i  social network, dunque? Non esageriamo. Anche perché, spiega Gianluca Comin, direttore Relazioni Esterne di Enel, «il web sociale è un grande strumento di comunicazione, impedirne l’uso vuol dire perdere un’occasione per tutti: capitalizzare il valore operativo e collaborativo che questi siti possono apportare, aiutando i dipendenti a minimizzare le possibili criticità, diventa la vera sfida. Propriol’Enel, dopo essere sbarcata sui social media con EnelSharing, in questi giorni ha preparato una sorta di “decalogo”. Poche, semplici regole per evitare di mettersi nei pasticci con l’azienda. I primi consigli per i propri dipendenti sono di carattere generale: «1) Tenere presente che i dati personali, le informazioni e le immagini contenuti nel profilo utente possono essere copiati e utilizzati per costruire profili personali o per essere ripubblicati altrove. Anche a distanza di tempo. 2) Leggere attentamente le condizioni d’uso e le garanzie di privacy offerte dal sito. 3) Evitare sempre comportamenti che possono risultare lesivi della riservatezza e delle libertà individuali di altri soggetti, delle disposizioni sul diritto di autore o che violino la legge in qualsiasi modo». La seconda parte del “decalogo” è dedicata più specificamente al rapporto con il datore di lavoro. In pratica, tutto quello che si può scrivere – e confidare – in Rete senza cacciarsi nei guai. A questo proposito, si legge nelle “linee guida sull’utilizzo dei  social network”, «non devono essere utilizzati contenuti riservati o che possano gettare discredito sull’azienda»; «qualora sia inserito un commento su un qualsiasi aspetto della vita aziendale, è necessario identificarsi come dipendente ed inserire la precisazione che l’opinione espressa è personale»…..
E l’azienda? L’Enel, da parte sua, si impegna a escludere «qualsiasi utilizzo dei social network per verificare o completare le informazioni fornite dai candidati all’assunzione o per qualsiasi indagine sulle idee, preferenze, gusti personali e vita privata dei collaboratori».
A questo punto sta alla coscienza critica di ognuno di noi porre consapevolmente dei limiti alla propria libertà virtuale senza permettere a terzi di invadere la sfera privata.!




1 commento:

  1. Un articolo bello, informato e soprattutto utile. Il solito plauso.

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