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martedì 27 settembre 2011

Wangari Maathai : un sostenibile futuro per tutte le donne africane



Keniana, prima donna africana a vincere il Premio Nobel per la pace, Wangari Maathai è scomparsa in ospedale sconfitta dal cancro. Aveva fondato nel 1977 il Green Belt Movement, che ha piantato oltre 10 milioni di alberi per prevenire l'erosione del suolo e fornire legna per i fuochi di cottura. 
Nata nel 1940 a Nyeri, Wangari Maathai era stata in grado di perseguire l'istruzione superiore, una rarità per le bambine nelle zone rurali del Kenya; aveva conseguito la laurea in biologia in Kansas e un master presso l'Università di Pittsburgh. Rientrata in Kenya, Wangari Maathai aveva lavorato nella ricerca di medicina veterinaria presso l'Università di Nairobi, conseguendo il dottorato, prima donna in Africa centrale o orientale, nonostante lo scetticismo e perfino l'opposizione di studenti e docenti. Attraverso i ranghi accademici, era diventata capo della facoltà di medicina veterinaria, la prima volta per una donna in un reparto universitario. Un rapporto delle Nazioni Unite aveva osservato che solo il 9% degli alberi tagliati in Africa venivano ripiantati, causando seri problemi con la deforestazione: deflusso del terreno, inquinamento delle acque, difficoltà a trovare legna da ardere, mancanza di nutrizione animale, ecc. Questo motivò Wangari a mettere a punto un programma svolto prevalentemente dalle donne nei villaggi del Kenya, per proteggere il loro ambiente, attraverso il lavoro retribuito per piantare gli alberi, migliorando la cura ed il futuro dei loro figli. Il progetto ha fatto progressi significativi contro la deforestazione in Kenya.
IMMAGINE Wangari Maathai
Un curriculum di tutto rispetto,sempre come attivista dei diritti civili e delle donne: - presidente nazionale per il Consiglio Nazionale delle Donne del Kenya - candidata nel 1997 per la presidenza del Kenya - riuscì a guadagnare l'attenzione di tutto il mondo sul presidente del Kenya che per realizzare un complesso residenziale di lusso iniziò ad eliminare centinaia di ettari di foresta del Kenya - era stata arrestata numerose volte da parte del governo del presidente keniano, liberata anche per il forte coinvolgimento di Amnesty International - ferita alla testa mentre piantava alberi nella foresta di Karura - Visiting Fellow (ricercatore ospite) presso l'Istituto Globale della Yale University per una silvicoltura sostenibile. - eletta al Parlamento - nominata Vice Ministro del Ministero per l'Ambiente, le risorse naturali e la fauna selvatica
Quello che avete avuto la pazienza di leggere è la sintesi di una vita spesa per la conquista di diritti che dovrebbero essere riconosciuti naturalmente. La notizia mi ha colpita non perché coinvolge una donna, ma perché è una conferma che chiunque, anche nelle peggiori condizioni, lotta per la dignità di ogni essere vivente. Nessuna piangeria, nessuna spettacolarizzazione, semplicemente un saluto ad una grande donna e qualche momento di riflessione sul problema della deforestazione . . . senza necessariamente guardare tanto lontano da noi !


Maria... a dopo

lunedì 12 settembre 2011

CURIOSA . . . ATTUALITA’ di - MARIA





non si sposta


“La manovra finanziaria può tutto ma non toccare la nostra festa padronale”. Il cardinale Sepe, in una nota dell'arcidiocesi di Napoli, in merito all'eventuale cancellazione della festa del santo patrono, in ottemperanza alla manovra bis che accorpa al lunedì tutte le feste “non concordatarie”, ammonisce i politici auspicandosi «che alla fine prevalga il buon senso». «Sappiamo che alla festa liturgica di San Gennaro si accompagna sempre e da secoli l'evento prodigioso e straordinario della liquefazione del suo sangue. Se dunque si tratta di un evento particolare non determinato da mano e da volontà dell'uomo, è evidente che non può essere spostato ad altra data, più o meno vicina a quella che è legata alla storia del santo e di Napoli». «È chiaro quindi che nessuna manovra politica e finanziaria, pur rispettabile, potrà mutare la storia e coartare in qualche modo la volontà del nostro santo patrono», si legge sempre nella nota. In altre parole san Gennaro fa il miracolo in "quel giorno" e non in altri giorni. La notizia che il governo sia intenzionato a cancellare o a spostare di data le feste dei santi patroni ha già messo in allarme i fedeli di San Gennaro. E in prima fila - ci sono come sempre - le "parenti di San Gennaro", le donne che ritengono di avere un rapporto particolare col santo e che durante le preghiere non si fanno scrupolo di usare espressioni abbastanza forti - come "faccia ingialluta" - per chiedere allo stesso santo di fare presto. La festa di San Gennaro, dicono in diocesi, «resta fissata per il 19 settembre e per il corrispondente giorno della settimana», pur nella consapevolezza che bisogna adottare «le opportune misure finanziarie che la delicatezza e la serietà del momento impongono». Ma San Gennaro a Napoli si festeggia ben tre volte nel corso dell'anno: il 19 settembre, la data del martirio; la domenica che precede la prima domenica di maggio, in ricordo della prima traslazione, ed il 16 dicembre, in ricordo dell'eruzione del 1631. In tutte e tre le occasioni avviene il prodigio della liquefazione del sangue, festa alla quale sono legati tutti i napoletani (seguito con fervore dai fedeli perché lo ritengono un buon auspicio per le sorti della città) e che richiama ogni anno migliaia di fedeli nel Duomo e altri milioni in tutta la Campania in attesa dell'annuncio dell'avvenuto prodigio, quindi, quale che sia il giorno, la festa continuerà a celebrarsi con buona pace del ministro Tremonti.



Scena memorabile in cui Arena e Troisi rivolgendosi a San Gennaro chiedono la vincita di un ambo, anzi entrambi si contendono i favori del Santo: incredibile, ma realistico! l’epilogo . . .





MARIA...a dopo



martedì 24 maggio 2011

LE DONNE ARABE IN RIVOLTA: "VOGLIAMO GUIDARE L'AUTO"...e non solo



Stufe di dipendere dagli uomini per spostarsi in auto, le donne dell'Arabia Saudita hanno deciso di lanciare su Facebook l'iniziativa "Guido la mia macchina". Nel paese, infatti, il gentil sesso non può sedersi al volante. "Dipendiamo da un autista maschio, e siamo stanche; è ora di fare le cose da sole", ha dichiarato l'attivista Manal Al Sharif, portavoce della campagna. Il  17 maggio, alcune donne hanno aderito all'iniziativa  circolando per le strade di ogni città "portando il velo, rispettando il codice della strada e senza provocare le forze dell'ordine". Manal Al Sharif ricorda che c’era stata un'iniziativa simile negli anni novanta ostacolata dall’intervento della polizia. "Ma adesso siamo nel 2011 ed abbiamo a disposizione Twitter, Facebook e YouTube per difendere la nostra causa. vogliamo inviare anche una lettera al Re Abdalá bin Abdelaziz, affinchè analizzi il problema". 

Su tutto pesa il dramma di molte giovani donne. Negli ultimi giorni si contano tre suicidi di giovani studentesse tutte benestanti e senza apparenti motivi. Nell'ultimo decennio i suicidi sono quasi raddoppiati tra i cittadini del Regno, passando dai 400 casi del 1999 ai 787 del 2010. Un fenomeno crescente Un campanello d'allarme di un disagio sociale che non si può più ignorare.

mercoledì 18 maggio 2011

IL LAVORO INCONTRA I SOCIAL NETWORK

Aziende e direttori del personale verificano sempre più spesso le credenziali fornite dagli aspiranti dipendenti attraverso i loro profili sui social network e le informazioni, personali e lavorative, disseminate in rete. Vita privata e professionale si fondono, in un clic.

La rete è ormai lo strumento principale per l’incontro tra domanda e offerta nel mondo del lavoro. Su internet viaggiano gli annunci delle aziende e a motori di ricerca dedicati si affida chi è in cerca di un’occupazione, sia essa qualificata o meno. Ma non sono soltanto i canali ufficiali a entrare in ballo nel momento in cui un curriculum vitae arriva nelle mani di un responsabile delle risorse umane o un candidato si siede di fronte a un direttore del personale per sostenere un colloquio in vista di un’assunzione.

Troppo poche e “ingessate” le informazioni veicolate dall’elenco delle precedenti mansioni svolte e dei titoli conseguiti: nella migliore delle ipotesi abbellito a dovere, in casi estremi inventato di sana pianta, sempre improntati a eccessivo ottimismo, e forzata disponibilità, gli incontri faccia a faccia. Da un lato il futuro datore di lavoro è portato a esaltare solo i vantaggi legati alla posizione occupazionale offerta, dall’altra il candidato tende a dimostrarsi più disponibile, flessibile e preparato di quel che realmente è.

Meglio allora, per entrambe le parti, compiere un giro esplorativo in rete per raccogliere informazioni sulla probabile controparte. Forum, social network, blog etc. permettono di stanare un gruppo con alle spalle una storia consolidata di cattivi rapporti con il personale, individuare un futuro capo dalla non proprio cristallina reputazione o semplicemente tarare il proprio profilo su quello dell’azienda. Ma soprattutto forniscono alle aziende informazioni dettagliatissime riguardo a chi vorrebbe entrare a farne parte. Elementi apparentemente di poco conto, che gli interessati consideravano dispersi nel “mare magnum” della rete e invece saltano fuori da una semplice ricerca su Google e possono fare la differenza tra un “Benvenuto a bordo!” e un “Le faremo sapere…”.

Secondo una ricerca condotta dall’associazione che raggruppa i direttori del personale, GIDP (Gruppo Intersettoriale Direttori del Personale), il 71% delle imprese ha cercato informazioni sui candidati per verificarne lo stile di vita, capire la compatibilità della loro personalità rispetto al ruolo che sarebbero andati a ricoprire e l’aderenza alla filosofia aziendale, mentre solo il 29% dei responsabili ha negato di avervi mai fatto ricorso. Il tutto con l’esito di veder scartati coloro che avevano espresso commenti negativi, inadeguati oppure offensivi nei riguardi dei precedenti datori di lavoro e guardando sotto altra luce candidati apparentemente perfetti ma che magari dichiaravano di voler mollare tutto per andare “in Giamaica entro un anno”.

Sempre meglio, quindi, tenere sotto controllo le proprie tracce su internet, limitare le interferenze tra sfera personale e lavorativa ed essere onesti sulle precedenti mansioni ricoperte, quando si è davanti a un reclutatore o quando si inseriscono i propri dati su un social network professionale. D’altronde, come ha ben sintetizzato Mark Zuckerberg, il baby-papà di Facebook, lo spazio per la riservatezza si è molto ristretto, con l’avvento della rete 2.0. “L’era della privacy è finita” – ha detto Zuckerberg – “Le norme sociali cambiano nel tempo. E così è anche per la privacy”. Non rimane che attrezzarsi di conseguenza…

martedì 17 maggio 2011

LA MACCHINA DA SCRIVERE VA UFFICIALMENTE IN PENSIONE - Maria -



Chiude l’ultima fabbrica al mondo di macchine da scrivere: fine di un’epoca


Di certo non è una novità: in occidente la macchina da scrivere è caduta in disuso almeno un decennio fa.
Da quando il mercato dei computer ha cominciato ad espandersi in tutto il mondo, quello delle macchine per scrivere ha iniziato il suo declino, fino a portare al capolinea un oggetto che, un tempo fortemente richiesto e venduto, oggi viene considerato piuttosto antiquato.
In Occidente è da tempo, ormai, che ad acquistare una macchina da scrivere sono soltanto i collezionisti; considerati pezzi d’antiquariato, ad usarle sono rimasti solo gli eccentrici e i nostalgici del passato. In Asia, invece, fino a qualche tempo fa la situazione era diversa, poi il boom economico che ha investito il subcontinente asiatico e il relativo calo dei prezzi dei computer hanno sancito anche lì il declino di questi apparecchi.
Ma quando anche l’ultima azienda produttrice chiude i battenti possiamo dire addio ad un capitolo importantissimo della nostra storia.
Alla fine del mese di aprile 2011 ha chiuso i battenti la Godrej & Boyce di Mumbai, in India che aveva continuato a lavorare, sfruttando principalmente i mercati delle agenzie di difesa, dei tribunali e degli uffici governativi.
Siamo molto lontani dai numeri raggiunti dalla stessa azienda nel corso dei decenni passati: i primi esemplari in India furono presentati negli anni Cinquanta e il primo ministro Jawaharlal Nehru descrisse la macchina per scrivere come «il simbolo della nuova indipendenza industriale dell’India».
In magazzino restano ancora soltanto 200 macchine da scrivere, la maggioranza delle quali con caratteri arabi, destinate ai Paesi arabi. La dirigenza si è dovuta arrendere all’evidenza ed alle dure leggi del mercato e dell’innovazione: persino l’arretrata (ma per molti aspetti avanzatissima) realtà indiana ha mandato questo strumento in soffitta.
Adesso è proprio ufficiale: è finita un’intera epoca nella storia della comunicazione scritta. Un’epoca che era cominciata nel 1846: quando un italiano, il novarese Giuseppe Ravizza, inventò per primo la macchina da scrivere. che nel XX secolo ha fortemente modificato il modo di lavorare nelle aziende.
Nel 1837 Ravizza iniziò a costruire il primo prototipo del cembalo scrivano, così chiamato per via della forma dei tasti, simili a quelli dello strumento musicale. Utilizzò infatti i tasti di un pianoforte.



Una notizia che per noi nostalgici seppure ormai legati indissolubilmente ai pc e ad Internet è comunque triste e segna inevitabilmente la fine di un’era comunque gloriosa, dove molti di noi che oggi scrivono al computer, hanno davvero mosso i primi passi sulle macchine da scrivere.
Qualcuno le ricorda? Forse solo i più grandicelli : saranno più di dieci anni che sono letteralmente scomparse dalla nostra quotidianità e dagli uffici di enti pubblici ed aziende private.
Quanti di noi hanno posseduto una macchina da scrivere? Quanti di noi l’hanno usata? Tanti, specialmente se siamo entrati nella fascia di età degli “anta”. Nel giornalismo italiano la “Lettera 22” dell’Olivetti è leggenda (la usava, tanto per dire, Indro Montanelli): piccola, portatile, compatta, indistruttibile.


Molti di noi sono stati autodidatti imparando a pestare sulla tastiera; anche io ricordo benissimo quel rumore tipico che producevano le aste di metallo mentre solcavano l’aria per abbattersi infine sul nastro inchiostrato e sul foglio: un rumore che facilmente diventava frastuono.
Com’era scomoda, la macchina da scrivere! Usarla era faticoso e creava un prodotto simile alle scritte scolpite nella pietra dai nostri antenati: quello che veniva fatto era immodificabile, sii poteva usare la scolorina, il bianchetto… : ogni errore rimaneva lì sul foglio: nero su bianco, per sempre.

Con l’avvento del computer l’incubo di ogni scrivano è svanito: quando si commette un errore, o semplicemente si vuole riformulare un periodo, basta tornare indietro col cursore del programma di videoscrittura e correggere. Semplice, pulito, facile e silenzioso, tutto in un’unica “sessione”.
Va così definitivamente in pensione un’invenzione che ha dato grande lustro all’Italia con macchine da scrivere che sono entrate nella storia del design come la mitica Lettera 22 o la Valentine della Olivetti, entrata a pieno titolo nell’olimpo degli oggetti culto di design del Guggenheim Museum.





Ne avete una dimenticata in cantina? Tenetevela stretta, un giorno vi potrà tornare utile. Anche io conservo gelosamente la mia compagna di tante avventure da “piccola scrivana salernitana”: una sinuosa Olivetti – studio 45, alla quale mio padre mi fece affezionare già durante le mie scuole medie inferiori.

Notizie del genere, anche se prevedibili, lasciano sempre un amaro retrogusto in bocca e un senso di profonda nostalgia.
Addio, dunque, al familiare ticchettio di tasti, al suono degli scatti del carrello o della campanella che ammoniva di andare a capo?
Ma c’è chi non è affatto d’accordo; Gawker.com smentisce riportando infatti le parole di Ed Michael, direttore alle vendite della sede di Moonachie di Swintec. Egli infatti sostiene che «La macchina per scrivere è ben lontana dalla fine: abbiamo produttori di apparecchi in Cina, Giappone e Indonesia.» Nel frattempo, c'è chi si è adoperato per coadiuvare le tecnologie di oggi con gli strumenti di ieri: è infatti nata la macchina da scrivere USB, collegabile ad un qualsiasi computer o tablet. 
Insomma, qual è la verità? Il 2.0 batte la Lettera 22 ???
Chi ha ragione non si sa, ma certo rimane imprescindibile l'estinzione, più o meno prossima, del prezioso strumento di scrittura. Il fatto è che pur nell’era del digitale e del 2.0 gli aficionados permangono eccome: Cormac McCarthy, romanziere e drammaturgo, ad esempio, ha sempre adoperato la sua fida Lettera 32, messa all’asta solamente da qualche anno, mentre lo scrittore statunitense Paul Auster ha con la propria un legame affettivo e quasi morboso.



E, in ogni caso, credete che vedere Jerry Lewis smanettare allegramente su un immaginario Ipad sarebbe la stessa cosa?




Maria&Annamaria... a dopo

giovedì 20 gennaio 2011

Le notizie segnalate da CATERINA

l'horror targato Barbara D'Urso






Annamaria e Caterina... a dopo

giovedì 14 ottobre 2010

FRECCIAROSA: AD OTTOBRE LE DONNE VIAGGIANO GRATIS



Iniziativa a favore delle donne, che prende il nome di ‘Frecciarosa’: con Trenitalia ,per tutto il mese di ottobre ,potremo viaggiare  gratis in treno ad alta velocità  su tratte di media e lunga percorrenza .
Lo scopo dell'offerta, realizzata in collaborazione con il ministero della Pari Opportunità, è sensibilizzare le donne nel mese dedicato al tumore al seno, la neoplasia più diffusa nel genere femminile.


Nello specifico l’iniziativa è composta di due promozioni: la prima, chiamata ‘Promo Famiglia’ offre  la possibilità di viaggiare gratis dal lunedì al venerdì formando gruppi da tre a cinque donne con almeno un bambino. La seconda, che prende il nome di Sabato Rosa, permetterà alle signore di viaggiare gratis se in coppia.

In più sul treno Frecciarossa che collega Roma e Milano sarà presente un team di medici che illustreranno ai passeggeri le tipologie di tumore al seno, le forme di diagnosi e prevenzione. E’ possibile acquistare il biglietto fino al giorno precedente la partenza nelle biglietterie e nelle agenzie di viaggi autorizzate.

L’iniziativa si affianca al programma di prevenzione ‘Nastro Rosa’ organizzato anche quest’anno dalla Lilt (Lega italiana per la lotta contro i tumori), che prevede la possibilità di eseguire visite specialistiche in ben 360 ambulatori sparsi in tutta Italia.




Annamaria... a dopo

mercoledì 8 settembre 2010

CASO SAKYNEH -

 le ultime notizie sul caso Sakineh

 

 


l' Iran sospende la condanna alla lapidazione

 

L'annuncio del ministero degli Esteri di Teheran


«Il verdetto è stato bloccato e sottoposto a revisione»




 Le autorità iraniane hanno sospeso la sentenza di lapidazione per Sakineh, la donna condannata per adulterio e per presunta complicità con l'omicidio del marito. Lo ha reso noto il ministero degli Esteri di Teheran: «Il verdetto riguardo la vicenda di tradimento extraconiugale è stata bloccata ed è stata sottoposta a revisione» ha detto il ministro Ramin Mehmanparast in un'intervista a una Tv locale.

 La vicenda di Sakineh ha suscitato negli ultimi giorni numerose iniziative di solidarietà. Poco prima dell'annuncio di Teheran, ad esempio, il Parlamento europeo aveva approvato ll'unanimità una risoluzione che chiedeva proprio la revisione della condanna a morte per la donna e un processo giusto. Molti parlamentari sono arrivati in aula indossando magliette con l'immagine della donna. Nel testo si esprime «costernazione» perché l'Iran continua a essere uno dei pochi Paesi al mondo che mantiene la lapidazione e invita il Parlamento di Therean a vietare la pratica.

 notizia in più..
 Il comitato dei diritti dell'uomo del parlamento iraniano ha criticato le prese di posizione adottate da Italia e Francia in difesa di Sakineh definendole 'interferenze' e 'propaganda'. Lo riferisce il sito della tv iraniana Presstv.
...Ma tutto serve per salvare la vita di questa donna  e, chissà quante ce ne sono ancora in questa drammatica situazione.
Non abbassiamo la guardia!!!!!


Annamaria... a dopo

martedì 27 luglio 2010

DALLE LUMACHE ARRIVA UN POTENTE ANTIDOLORIFICO

https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhqdZdAPkXsUx41VsVkEcdVDOuDy0EAm8FvpSb1GXE1tKoGRaZ3osFBPtEHWMTXJygBe6vdmYrFwE-pYxoyXckkGvFgOh0NiISd28gsP6M9Q_OGW3H-XsGGSXmDfxZ2_-glD9n471XH9mJo/s320/Notizie.GIF

Qual è l’antidolorifico più potente al mondo? Non la morfina, come sarebbe naturale pensare, ma il veleno delle lumache di mare. Niente di nuovo né di sensazionale, è vero: le conotossine, principio attivo contenuto appunto nel veleno dei molluschi, sono ben note in medicina e spesso somministrate chirurgicamente attraverso un’azione piuttosto complicata. Ora, però, grazie a uno studio dell’Università australiana del Queensland diretto e coordinato dal professor David Craik, il potentissimo antidolorifico (addirittura 100 volte più efficace della morfina) potrebbe essere utilizzato anche per via orale. Cosa finora impossibile, visto che i farmaci sperimentati (come lo ziconotide) hanno mostrato di perdere le proprietà anestetiche delle conotossine una volta entrati in contatto con la saliva e i succhi gastrici.
Colpiti da alcuni casi di avvelenamento dovuto alle lumache di mare, gli scienziati australiani hanno deciso di studiare le potenzialità di un veleno utilizzato dai molluschi per bloccare le cellule nervose e paralizzare le prede. I ricercatori sono riusciti a produrre una versione sintetica di una conotossina in grado di resistere agli enzimi del corpo umano, testandola su modello animale in cavie affette da dolori neuropatici. Significativi e inaspettati i risultati ottenuti. Una sola dose della sostanza creata ha ridotto in modo incredibile la percezione del dolore, mostrando un’efficacia 100 volte maggiore rispetto alla gabapentina, un farmaco utilizzato nel trattamento dell’epilessia. I dati ricavati sono ora al vaglio della Food and Drug Adminstration americana: in caso di responso positivo, gli scienziati australiani potranno avviare la sperimentazione sugli essere umani.
 Annamaria... a dopo

giovedì 1 luglio 2010

PER 7 TURISTI SU 10 NOI ITALIANI SIAMO CAFONI E MALEDUCATI



Urla e schiamazzi per strada, motoscafi che arrivano quasi in spiaggia, acquascooter che sfrecciano sottocosta, radio ad alto volume, spintoni e ressa continua e un'incredibile ignoranza delle lingue estere. Ecco il peggio dell'Italia secondo 7 turisti stranieri su 10 che hanno scelto il Bel Paese come meta delle loro vacanze. Almeno secondo uno studio, promosso dalla rivista Vie del Gusto in edicola nei prossimi giorni, condotto su 1.350 turisti stranieri (in maggior parte inglesi, tedeschi e Usa), a cui e' stato chiesto un parere sulla loro vacanza in Italia. Approfonditi corsi di bon ton e galateo, infarinatura di inglese, tedesco e francese e una frenata sui prezzi: queste le richieste degli stranieri per tornare a trascorrere le ferie in Italia.

A rovinare le loro vacanze, infatti, sono l'incivilta' e la maleducazione (61%), l'impossibilita' di comunicare nella loro lingua (75%) e i prezzi talvolta troppo esagerati (47%). Nonostante il 57% affermi che non si tratta del primo soggiorno in Italia e il 41% ammetta di scegliere lo Stivale almeno una volta ogni 3 anni, non mancano infatti le lamentele che spingono i turisti stranieri a non ritornare sicuramente (4%) o molto probabilmente (24%). Ma uno su tre tornera' sicuramente. L'Italia e' visitata ogni anno da oltre 30 milioni di turisti stranieri; scelgono il sud (24%), le isole (23%) e il centro Italia (21%) in egual misura, e sono alla ricerca di tranquillita' e relax (71%), divertimento (57%) e cibo gustoso (49%). A rendere speciale, infatti, il loro soggiorno in Italia, sono l'amore tutto tricolore per la tradizione e la genuinita' (78%), la generosita' e il calore della gente (67%), l'enogastronomia (51%) e le bellezze paesaggistiche (49%).


Annamaria... a dopo

martedì 29 giugno 2010

CRONACHE DA L'AQUILA

Ricevo questa mail-denuncia da amici e mi sento in dovere di pubblicarla.


È maledettamente vero...  Grazie Silvio!!!! E il Tuo governo "del Fare".
 

......Ieri mi ha telefonato l'impiegata di una società di recupero
crediti,per conto di Sky. Mi dice che risulto morosa dal mese di
settembre del 2009.
Mi chiede come mai. Le dico che dal 4 aprile dello scorso anno ho
lasciato la mia casa e non vi ho più fatto ritorno. Causa terremoto.
Il decoder sky giace schiacciato sotto il peso di una parete
crollata.Ammutolisce.
Quindi si scusa e mi dice che farà presente quanto le ho detto a chi
di
dovere. Poi, premurosa, mi chiede se ora, dopo un anno, è tutto a
posto.
Mi dice di amare la mia città, ha avuto la fortuna di visitarla un
paio
di anni fa. Ne è rimasta affascinata. Ricorda in particolare una
scalinata in selci
che scendeva dal Duomo verso la basilica di Collemaggio.
E mi sale il groppo alla gola. Le dico che abitavo proprio lì. Lei
ammutolisce di nuovo. Poi mi invita a raccontarle cosa è la mia
città
oggi. Ed io lo faccio.
Le racconto del centro militarizzato. Le racconto che non posso
andare a
casa mia quando voglio. Le racconto che, però, i ladri ci vanno
indisturbati.
Le racconto dei palazzi lasciati lì a morire. Le racconto dei soldi
che
non ci sono, per ricostruire. E che non ci sono neanche per aiutare
noi
a sopravvivere. Le racconto che, dal primo luglio, torneremo a
pagare
le
tasse ed i contributi, anche se non lavoriamo. Le racconto che
pagheremo
l'i.c.i. ed i mutui sulle case distrutte. E ripartiranno
regolarmente
i
pagamenti dei prestiti. Anche per chi non ha più nulla. Che, a
luglio,
un terremotato con uno stipendio lordo di 2.000 euro vedrà in busta
paga
734 euro di retribuzione netta. Che non solo torneremo a pagare le
tasse, ma restituiremo subito tutte
quelle non pagate dal 6 aprile. Che lo stato non versa ai cittadini
senza casa,che si gestiscono da soli,ben ventisettemila, neanche
quel
piccolo contributo di 200 euro mensili che dovrebbe aiutarli a
pagare
un
affitto. Che i prezzi degli affitti sono triplicati. Senza nessun
controllo.
Che io pago ,in un paesino di cinquecento anime, quanto Bertolaso
pagava
per un'appartamento in via Giulia, a Roma.
La sento respirare pesantemente. Le parlo dei nuovi quartieri
costruiti
a prezzi di residenze di lusso. Le racconto la vita delle persone
che
abitano lì. Come in alveari senz'anima. Senza neanche un giornalaio.
O
un bar. Le racconto degli anziani che sono stati sradicati dalla
loro
terra. Lontani chilometri e chilometri. Le racconto dei
professionisti
che sono andati via. Delle iscrizioni alle scuole superiori in netto
calo. Le racconto di una città che muore.
E lei mi risponde, con la voce che le trema.
" Non è possibile che non si sappia niente di tutto questo. Non
potete
restare così. Chiamate i giornalisti televisivi. Dovete dirglielo.
Chiamate la stampa. Devono scriverlo."


Loro non scrivono voi fate girare

Annamaria... a dopo

lunedì 28 giugno 2010

DOPPIA DIFESA- BONGIORNO-HUNZIKER VS SIGNORINI


Finisce in una guerra di comunicati la chiusura firmata a quattro mani da Michelle Hunziker e Giulia Bongiorno e pubblicata su Chi, il mensile diretto da Alfonso Signorini. Dopo le polemiche, sollevate anche dal direttore del Secolo d'Italia Flavia Perina, che paventavano una specie di censura contro la Bongiorno, presidente della commissione giustizia alla Camera e finiana doc da parte della rivista di casa Mondadori, oggi su Il Giornale Alfonso Signorini in un'intervista difende la sua scelta dicendo "Doppia difesa (questo il nome della rubrica ndr) è andata avanti per tre anni e non se l’è mai filata nessuno." E a chi sostiene che la rubrica sia stata tolta di punto in bianco il direttore risponde che «Questo è falso. I miei più stretti collaboratori avevano preavvertito le due signore e avevano loro spiegato che tutte le testate della Mondadori sono a disposizione dell’associazione “Doppia difesa”. La Bongiorno e la Hunziker troveranno sempre spazio sui periodici Mondadori». E conclude "Mi aspetto una mossa dalle due signore. Dovrebbero dire la verità perché i silenzi e le reticenze alimentano un clima di sfiducia".

Invito che Michelle Hunzicker e Giulia Bongiorno hanno colto al balzo, ribaltando la costruzione fatta da signorini. In una nota congiunta le due donne scriviono che "tagliare una rubrica senza avvisarne le titolari è una mancanza di stile, ma ciò che ci lascia sgomente e ci offende profondamente è la ricostruzione dell'accaduto fornita dal direttore di "Chi", il dottor Alfonso Signorini: ricostruzione che contrasta con i fatti e con le dichiarazioni dei suoi collaboratori". La nota prosegue ricostruendo punto per punto la vicenda. "In data 18 giugno 2010 - raccontano nella nota - come di consueto, è stata inviata via e-mail la rubrica della Fondazione Doppia Difesa alla redazione di "Chi": il tema era un caso di discriminazione razziale che aveva per protagonista una giovane immigrata del Camerun (la mail, con la prova dell'avvenuto invio, è nel nostro archivio). Questa rubrica non è mai stata pubblicata. Ma nessuno ce ne ha dato avviso preventivamente. Ci siamo accorte della mancata pubblicazione, con grande stupore, giovedì 24 giugno, quando abbiamo aperto il nuovo numero di "Chi".

Una collaboratrice dello studio Bongiorno e di Doppia Difesa (l'avvocato Maria Chiara Parmiggiani), si legge ancora nel comunicato, "pensando a un disguido, ha subito telefonato al caporedattore (vice) Daniele Antonietti - suo interlocutore abituale per la rubrica - e ha chiesto spiegazioni: le è stato detto che avrebbe dovuto chiederle al direttore Alfonso Signorini, o al vicedirettore Massimo Borgnis". L'avvocato Parmiggiani, prosegue il racconto, "ha cercato immediatamente di mettersi in contatto con il dottor Borgnis, ma la sua segreteria le ha risposto che era impegnato e che l'avrebbe richiamata appena possibile. Venerdi' 25 giugno, Borgnis ha telefonato in studio e ha comunicato all'avvocato Parmiggiani che: a) la rubrica era stata soppressa (non si era trattato dunque di un disguido relativo soltanto al numero in questione); b) non si era trattato di una decisione del direttore, bensì di una "scelta editoriale": dai sondaggi è infatti emerso che la rubrica di Doppia Difesa era quella meno in linea con lo "spirito ottimistico e speranzoso del giornale". "A questo punto - conclude la nota - l'avvocato Parmiggiani si e' molto meravigliata e gli ha fatto notare che, in ogni caso, sarebbe stato doveroso da parte della redazione avvisare in anticipo l'avvocato Bongiorno e la signora Hunziker".

"Il dottor Borgnis - prosegue la nota - si è scusato e ha chiesto di parlare con l'avvocato Bongiorno per spiegarle le ragioni della mancata comunicazione, che a suo avviso era da attribuire ad un "difetto di coordinazione". "Quindi - aggiungono - è evidente che abbiamo già ricevuto le scuse di "Chi" per un fatto che oggi è negato dal dottor Signorini. Noi non abbiamo fatto deduzioni nè illazioni sulle ragioni della scelta dell'editore (come, in passato, nulla avevamo obiettato quando si è scelto di non pubblicare alcune rubriche). Per il resto, ci limitiamo a osservare che non era necessario attendere tre anni, tanto meno fare un sondaggio, per scoprire che una rubrica che affronta il tema delle violenze, delle discriminazioni e degli abusi non è allegra". "Siamo comunque orgogliose del fatto che decine di testate si siano gia' dette pronte a ospitare questa rubrica" concludono Giulia Bongiorno e Michelle Hunziker.

Io penso che nella scelta di sopprimere la rubrica in questione abbia influito  la decisione della Bongiorno che, in qualità di presidente di Commissione, ha concesso le audizioni alle opposizioni sul provvedimento di legge che riguarda le intercettazioni...la rubrica nel cerchio delle mie micizie era molto seguita


 www.doppia-difesa.com/
 

Annamaria... a dopo

giovedì 24 giugno 2010

Beatles day 2010: 45 anni dopo



Il 23 giugno 1965, per la prima e ultima volta, i Beatles arrivarono a Milano per suonare, il giorno dopo, al Vigorelli, tappa iniziale del loro tour italiano.

Arrivarono di notte, in treno, da Lione, ed erano in nove: oltre a John, Paul, George e Ringo, il manager Brian Epstein, la segretaria- interprete Wendy Hanson e tre addetti alla sicurezza.
L’altoparlante della Centrale, per depistare i fan in attesa, annunciò l’arrivo del convoglio su un binario diverso mentre la stampa era divisa.

Se testate come «Ciao Amici » e «Big» regalavano tagliandi-sconto sul prezzo del biglietto (il ticket per i concerti costava 700 lire), il settimanale «Gente» stroncava la band di Liverpool: «Essi non sanno scrivere una nota di musica e hanno composto le loro canzoni fischiettando le arie che poi imparano a memoria».

 

Preso alloggio all’Hotel Duomo, fatta la celebre foto-session tra le guglie e la Madonnina, utilizzata anche per la copertina dell’edizione italiana del 45 giri «She’s a Woman» (oggi una rarità), i Beatles incontrarono i giornalisti per una breve conferenza stampa durante la quale fecero i complimenti all’Inter che aveva appena vinto la Coppa dei Campioni superando in semifinale proprio il Liverpool.

Il 24 giugno, i due concerti al Vigorelli: poco più di mezz’ora per esibizione, in scaletta 12 canzoni, primo brano «Twist and Shout», 7.000 paganti per i due show.
La sera, a rilassarsi al Charlie Max, club di piazza Duomo, ascoltando l’orchestra di Augusto Righetti che, dieci anni dopo, avrebbe fatto ballare tutta l’Italia scrivendo «Ramaya» cantata da Afric Simone.

Giovedì, 45 anni dopo, Milano tornerà per qualche ora a rivivere il clima beatlesiano di quei giorni.

Il «Milano Beatles’ Day 2010», organizzato dai Beatlesiani d’Italia Associati (1.600 soci, un museo a Brescia dedicato al culto dei Baronetti, www.beatlesiani.com) con il patrocinio del Comune e della Regione, prevede il raduno dei fan in piazza Duca d’Aosta davanti alla Stazione Centrale (ore 18), un convegno sui Beatles nel piazzale antistante il Pirellone (18.45), il concerto della tribute band Beatops & Friends, che riproporrà la scaletta del Vigorelli, al 31° piano del palazzo della Regione.

Ospiti attesi: il sindaco Moratti, Peppino di Capri e Fausto Leali (che nel ’65 aprirono i concerti dei Beatles).

Evento collaterale, la presentazione del libro «Penny Lane» (Giunti) di Alfredo Marziano e Mark Worden, guida ai luoghi della vita e della musica del quartetto (Fnac, via Torino, oggi, ore 18).


non è stato facile, per me, scegliere un solo video delle loro canzoni..
https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgImAeW2k5fRGvBF_lnL3qPj-tNzDdAPmRlRzI4exLdz_GIpJNSib7rQ8P3TbFFQXgij_eG1Akn_So4OwPw4izPOAqPjD3C2WYs407ESuZ3TWYIk1-oxrSmFd1amR-OVFCy7gHYfUvX6otr/s1600/The%2520Beatles+gif.gif







 http://www.liverpoolmuseums.org.uk/graphics/postcards/beatlescard.gif


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venerdì 18 giugno 2010

Estate 2010, in vacanza 1 italiano su 2


Tra giugno e settembre più del 50% degli italiani si sposterà verso una meta di vacanza: la mancanza di "ponti", nel corso del periodo primaverile, ha concentrato l'interesse dei viaggiatori italiani verso il periodo estivo. A sostenerlo è l'Osservatorio integrato dei viaggi di Amadeus e di Google Italy, secondo il quale i tour operator hanno favorito con campagne promozionali l'advance booking con un' ampia offerta di disponibilità e tariffe per tutte le possibilità economiche. Solo nell'ultimo periodo di rilevazione si è registrato un rallentamento di questo trend che lascia presumere una vendita in modalità "last minute" dei posti ancora disponibili. Gli italiani continuano a prediligere il mare per le loro vacanze estive in misura del 65-70% dei casi e le spiagge di Sardegna, Sicilia ed Emilia Romagna saranno le più gettonate. Le previsioni indicano che circa il 64% dei viaggiatori trascorrerà le vacanze estive in Italia, il 24,5% in Europa, il 6% nelle Americhe, il 4% in Asia e Pacifico e circa l'1,5% in Africa (dato che include le partenze per il Sudafrica in occasione dei mondiali di calcio). Destinazioni particolarmente popolari in estate quali Grecia e Thailandia hanno subito un significativo calo di interesse da parte dei viaggiatori italiani a causa dei recenti problemi di ordine pubblico, sebbene i tour operator siano ottimisti circa un possibile recupero di traffico, magari con formule last minute o offerte di "solo volo". Per quanto riguarda la durata della vacanza si prevede, anche per l'estate 2010, che il numero medio dei pernottamenti non supererà le 8 notti. Il fattore prezzo conferma la sua importanza nella scelta della vacanza legata al pacchetto turistico e con trattamento "all inclusive" e pensione completa. Continua il trend iniziato già lo scorso anno che vede una maggiore propensione dei turisti italiani per strutture a 3 stelle o in alternativa appartamenti privati, residence o agriturismo. 

(Ansa)

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martedì 15 giugno 2010

MADRE CHIEDE AIUTO AI CARABINIERI PER LIBERARE IL FIGLIO DAL VIDEOGAME

  Una mamma genovese
  è dovuta ricorrere all'aiuto dei carabinieri per
sottrarre la playstation al proprio figlio 13enne.
Il  ragazzino  era ossessionato dai videogiochi.





Che cosa fare con un figlio adolescente che rimane per giorni attaccato al suo videogioco, rintanato in camera, rinunciando ad andare a scuola e rifiutando persino il cibo? Che cosa fare? Troppo tardi per minacciarlo con il classico: guarda che chiamo il lupo cattivo! Un tredicenne non si fa certo intimorire da così poco, e oggi forse anche un bambino di tre anni ci farebbe su una sana risata. Troppo presto per urlare: o la smetti o ti sbatto fuori di casa! Troppo pericoloso cercare di farlo rinsavire con due schiaffoni: i ragazzi di quell’età, oggi, non si sa mai come possono reagire. E poi le sberle sono decisamente fuori moda. Dunque, che fare? Una mamma dei dintorni di Genova, dopo averle provate tutte, ha deciso di chiamare i carabinieri, come facevano una volta le mogli di fronte a un marito violento. E pare, infatti, che il ragazzo ricorresse alla violenza allorché la madre cercava di distoglierlo dalla sua ossessione. Insomma, i carabinieri sono arrivati e, dall’alto della loro autorità, hanno fatto quel che i genitori, a quel punto, non sarebbero mai riusciti a fare: hanno sequestrato al ragazzino la console con alcuni «wargame», il cui uso, peraltro, era autorizzato solo agli adulti. Pare che il giovane avesse da poco scoperto la possibilità di collegarsi online con altri utenti per giochi della durata di diversi giorni.

La notizia è di quelle degne di far riflettere a più livelli, e sono domande pressoché tutte scontate: sulla dipendenza psichica indotta da certi congegni elettronici; sulla reclusione volontaria cui si sottopone un ragazzo isolandosi dal mondo esterno; sul potere (quasi nullo?) che ha la famiglia di rompere questa rassicurante ed estraniante coazione a ripetere; sulle relazioni «deboli» di padri e madri con i figli; sul nuovo rapporto degli adolescenti con la realtà (virtuale e/o fisica) eccetera. Diciamo la verità, anche in tempi di famiglie in bilico come i nostri, non è facile accettare alla cieca l'escamotage di quella madre quarantenne (probabilmente in preda a una crisi di nervi): delegare all'autorità costituita la propria responsabilità, per richiamare al mondo il figlio inebetito o in fuga verso altri pianeti non necessariamente felici, anzi. Ma pur riconoscendo che non è un gran segno di autorevolezza, non è neanche difficile mettersi nei suoi panni (a proposito, dov'era il padre, nel frattempo?): per rompere la routine autistica dell'isolamento adolescenziale, diciamo alla disperata, possono andar bene anche i carabinieri. In fondo sappiamo che negli ultimi anni si sono moltiplicati i casi di adolescenti depressi rimasti barricati nella propria stanza per anni, vittime di giochi elettronici o di altre prigioni online: ne è nata anche un'ampia bibliografia che classifica questi fenomeni generazionali con il termine giapponese hikikomori, che letteralmente significa «confinati», «chiamati fuori».

Chiamati fuori da chi? Da se stessi, al punto da scegliere una non-vita eremitica (con i piedi in casa delle famiglie d’origine e la testa nella blogosfera) piuttosto che affrontare la velocità angosciante del mondo. E non c’è da meravigliarsi che dal Giappone, dove è nata, questa sindrome ( che porta nei casi più gravi all’ospedalizzazione o al suicidio) sia arrivata da anni nei Paesi occidentali, e dunque in Italia. Certo, il ricorso al carabiniere ha tutta l’evidenza dell’ultima spiaggia per genitori disperati: la stessa che induce, appunto, una moglie maltrattata a chiamare il 118. Una terapia choc. Sarebbe stato molto meglio non arrivare a tanto, ovvio: evitare l’apartheid domestico (è il sociologo Zygmunt Bauman a ritenere che ormai si vive in tanti bunker privati autosufficienti anche all’interno delle proprie case) e magari favorire nei figli un senso della realtà attraverso l’imposizione di qualche limite senza necessariamente aborrire tutto ciò che crea conflitto e divisione. È pur vero che se in passato si sbagliava per eccesso di sicurezza autoritaria (che si chiamava autoritarismo), oggi i genitori sbagliano perché hanno troppo timore di sbagliare: e preferiscono eclissarsi o evitare di prendere posizione. Una telefonata tempestiva ai carabinieri risolve le emergenze (e può essere una fortuna), non aiuta certo a crescere i propri figli.

fonte :corriere.it


Annamaria...a dopo

venerdì 4 dicembre 2009

Asilo-lager cip e ciop

Le immagini che inchiodano le educatrici dell'asilo nido Cip e Ciop di Pistoia sono state mostrate dalla Procura ai genitori . Immagini forti e crudeli che abbiamo visto al tg1


Un genitore ha raccontato che sua figlia, a causa dei condizionamenti subiti, non riesce più a mangiare, piange solo a vedere un piatto. Il sintomo che qualcosa non andava quando la bambina ha cominciato a fare dei gesti come per difendersi da percosse, improvvisamente e ingiustificatamente.
Riferisce poi di non aver mai rilevato ecchimosi o rossori, ma probabilmente perchè le aguzzine sapevano come picchiare senza lasciare segni.


A Pistoia è esplosa la rabbia per i fatti cruenti accaduti. Città sempre considerata "a misura di bambino" con un sindaco rappresentante dei bambini all'Unicef, si trova ora a confrontarsi con questa macchia infame dell' Asilo delle torture.


Le indagini avevano preso il via perchè i comportamenti della scuola si ripercuotevano a casa con i familiari. Una bambina, giocando a casa, era solita chiudere a chiave le bambola nell'armadio. Alla domanda dei genitori che spiegasse tale comportamento la risposta era stata che le maestre lo facevano con lei, quindi il comportamento era corretto.


Le due responsabili, Anna Laura Scuderi, responsabile del nido 'Cip e Ciop', e Elena Pesce, educatrice dell'asilo, si trovano ora in carcere a Sollicciano e, da quanto ho letto, mantengono un atteggiamento freddo e distaccato...ERGASTOLO!!!




ANNAMARIA...a dopo