

Sono letteralmente frastornato di quanta acredine,
e assoluta indifferenza siano festeggiati, anche con  
evidente fastidio, questi mal tollerati cento50 anni  
di Unità d’Italia. In questi mesi ciò è stato sempre  
visibile, con assoluta freddezza e disinteresse, è la  
palese indifferenza di una larga parte della popolazione
(non solo al Nord) con in primis i politici, palesemente
distratti da “ben altre faccende” che non perdere tempo
dietro una lontana pagina di Storia.  
Tra “gaffes”, imbarazzi e velenose polemiche, non
mi fa assoluta sorpresa (anzi …) leggere su internet  
(notizia naturalmente ben oscurata sui circuiti più  
popolari per ovvie ragioni di alleanze e bassa politica),  
di tutta una serie di becere manifestazioni che hanno  
come bersaglio sopratutto il povero eroe dei due mondi  
Giuseppe Garibaldi, la cui colpa pare ormai sia stata  
principalmente quella d’aver speso tempo, sangue e  
sudore, per mettere insieme in una sola Patria chi
sostanzialmente non si ama, non rispetta, e nel migliore  
dei casi se ne frega dell’altro, oltraggiando, cosa  
estremamente più grave, tutti quelli che hanno donato  
la propria giovane esistenza per questo ideale.  
Tra l’indifferenza generale quindi leggiamo su internet  
testualmente che “la decisione finale del governo di  
istituire il fatidico 17 marzo del corrente anno come  
festa nazionale per il 150mo anniversario dell’Unità  
d’Italia, è vissuta tra le polemiche, soprattutto da parte  
della Lega Nord, che in Lombardia vuole istituire  
addirittura il 29 maggio come festa regionale in ricordo
della battaglia di Legnano.
Ci sono anche gesti di volgare provocazione come è  
successo nel weekend a Schio, nella provincia vicentina,  
dove un fantoccio che simboleggiava Garibaldi è stato  
bruciato al posto della tradizionale “vecia” dei falò del  
Carnevale. Lo riporta il quotidiano L’Arena.
Il “Garibaldi fantoccio” aveva inoltre un cartello con  
scritto “l’eroe degli immondi”. Volgare caduta di stile,  
(come al solito ... nota personale).  
Naturalmente la popolazione invece che stigmatizzare  
e condannare l’accaduto che fa? …Cosa volete che  
facesse: Si è divisa. Il consigliere del comune di  
Arzignano Giorgio Roncolato ha affermato senza se  
e senza ma che Garibaldi: “Nella realtà degli storici  
seri ha dimostrato di essere un bandito, vissuto di  
espedienti e ladrocini in Sud America.
E che anche i famosi Mille erano una accozzaglia di
sbandati e predoni”. Come a dire, con l’immacolato  
Veneto nulla hanno a che fare, mentre l’assessore  
regionale Ciambetti naturalmente minimizza e se la  
cava con la solita pezza peggiore del buco (non sia  
mai detto che poi cadono le alleanze ed il potere  
gestito con i leghisti): “È un gesto scaramantico, che  
vuole esorcizzare non la figura del generale che fu,  
per primo, esiliato dagli stessi Savoia, quanto chi  
continua a negare dignità alle storie regionali”.  
Signori, questa non è una lontana e piccola minoranza  
di beceri “polentoni”, bensì una ben più consistente  
corrente di pensiero, tenuta nella più oscura e falsa  
ambiguità , anche da parte di tanti cittadini meridionali,
siano essi nostalgici e neoborbonici o pagnottisti in  
servizio permanente.  
Alla politica, che avrebbe il dovere oltre che governare  
di tenere unito un popolo, pare non fregare granché,  
visto che quel che conta sono solo i voti, che naturalmente  
“non puzzano”, siano essi di becero-leghisti o di meridionali  
nostalgici, quando non venduti al miglior offerente.  
Dispiace per Peppino Garibaldi, ma lui dall’alto dei cieli  
ci ha fatto ormai l’abitudine, e forse se l’aspettava pure.  
D’altronde lui è stato sempre uomo di mondo …Anzi di  
due mondi; ma quello che mi fa profonda tristezza, dolore  
ed angoscia è pensare sempre a quelle tante centinaia di  
migliaia di giovani vite, immolate nelle battaglie, lontane  
da tutti gli affetti più cari, al servizio di ideali cui moltissimi  
di loro hanno creduto: Un mondo migliore in una terra  
libera, per i loro figli e per tutti quelli che sarebbero  
poi venuti. Per questo, nel fiore della loro età, hanno  
versato il loro sangue, patito la fatica più dura, la fame,  
la sete, il dolore; hanno pianto e sofferto insieme gomito  
a gomito, l’uno vicino all’altro immersi nella sporcizia,  
nel freddo, lerci e sudici, tra topi e pidocchi,  
scambiandosi nel fango o sotto il sole cocente un pezzo
di pane raffermo, un sorso d’acqua e mezzo sigaro, ben  
sapendo che per molti di loro non ci sarebbe stato un
nuovo giorno. Lombardi, pugliesi, veneti, campani,  
romani, calabresi, romagnoli, siciliani, professori e  
contadini …Molti sono caduti abbracciandosi stretti,  
come ultimo gesto di amore e fratellanza, e così li
hanno trovati, uniti insieme nel sonno eterno. Leghisti,
neoborbonici, pagnottisti, politici bunga-bunga, accattoni
morali, ma anche noi tutti che colpevolmente tolleriamo
questa marmaglia, dovremmo inginocchiarci chinando  
il capo, vergognarci, e chiedere ai Caduti umilmente  
PERDONO.
Cipriano


 
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Ti abbraccio, amico Cipriano.
RispondiEliminaLa cosa gravissima è dimenticare che in nome di un ideale molti hanno creduto di conquistare qualcosa da trasmettere alle generazioni successive.....e queste generazioni non sappiano meritare tanto sacrificio. Vorrei tanto credere che qualche coscienza si svegli davvero, tanto da trasformare le buone intenzioni in azioni concrete e soprattutto da diffondere e consolidare lo spirito di appartenenza ad un popolo compatto e glorioso. A cominciare da me...Maria.sa
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