RICORDATE ? " Non metteremo le mani nelle tasche degli Italiani..." Ma direttamente nei loro portafogli... Vi segnaliamo questa nota scritta da Gianni Guelfi 1) Introdotta tassa di 30 euro più marca da bollo di 8 per ogni ricorso al giudice di pace. 2) Eliminata la detrazione del 19% per gli acquisti di abbonamenti ai trasporti pubblici locali; 3) Eliminata la detrazione del 19% per le spese di aggiornamento degli insegnanti. 4) Cancellato il credito d' imposta, introdotto da Prodi, del 10% alle imprese che fanno ricerca ed innovazione. 5) Niente restituzione fiscal drag a lavoratori e imprese. 6) Introduzione della cosiddetta tassa sulla tecnologia (lettori multimediali, telef. cellulari, computer). Costerà circa 100 euro a famiglia. 7) Aumento tariffe dell' acqua (grazie alla privatizzazione fatta da Tremonti, art. 23 bis decreto legge 133/2008) 8) Aumento delle tariffe postali 9) Aumento pedaggi austostrade Anas 10) Aumento di 3 euro sui biglietti aerei per chi parte da Roma e Milano, per qualsiasi destinazione e su qualunque compagnia, low cost incluse. 11) Aumento biglietti dei treni, sia regionali che a lunga percorrenza. 12) Raddoppio dell' IVA sugli abbonamenti alle pay tv 13) Tabacchi: aumentano sigarette low cost e "fai da te" 14) Aumento canone Rai 15) Confermata l' applicazione dell' Iva sulla tassa rifiuti, nonostante sentenza contraria Corte Cosituzionale. 16) Stretta fiscale sulle compagnie assicurative (che sicuramente si rifaranno sugli assicurati) 17) Imposta di scopo (i comuni possono istituire nuovi tributi, ad es. tassa di soggiorno per i turisti) per favorire investimenti nel territorio comunale. 18) Cool Concessa alle regioni la possibilità di aumentare fino al 3% l' addizionale Irpef. 19) Istituzione pedaggio sui raccordi autostradali (ad es. Firenze-Siena, Roma-Fiumicino, Salerno-Avellino, tangenziale Bologna) 20) Aumento aliquota contributiva, dal 25 al 26%, per iscritti a gestione separata INPS (professionisti senza previdenza di categoria, venditori a domicilio e lavoratori autonomi occasionali) 21) Aumenta al 10% (dal 7-cool l' "aggio" per la riscossione dei tributi concesso alla Riscossione spa. La nuova norma implica un aggravio per il contribuente pari al 2.5% circa in caso di pagamento dopo il sessantesimo giorno. 22)Aumento di 1 euro per i biglietti del cinema (ad eccezione delle sale parrocchiali) Il governo Berlusconi non solo ha aumentato le aliquote di tasse e imposte già esistenti, creandone anche delle nuove, come quella sui ricorsi al giudice di pace, ma non ha cancellato manco una delle supposte "67 nuove tasse di Prodi". Tanto sbandierate dalla destra nella passata legislatura, sono ancora tutte li. E per finire una chicca: NEL PACCHETTO PRESENTATO CON IL MINISTRO MELONI, IL PREMIER HA ANNUNCIATO CHE “STO STUDIANDO UN’IMPOSTA AGEVOLATA DEL 10% PER 3 ANNI PER I GIOVANI CHE APRONO UN’ATTIVITA". EBBENE, QUEL REGIME AGEVOLATO DEL FORFETTINO DEL 10% PER I GIOVANI ESISTE GIA’ DA 10 ANNI. FU INTRODOTTO DALL' ULIVO CON LA LEGGE 388 DEL 2000. Segnalazione di Antonio |
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sabato 12 febbraio 2011
Le 21 nuove tasse di Berlusconi (o aumenti delle medesime)
domenica 23 gennaio 2011
Torino:Veltroni al Lingotto e la convention MoDem
Il 22-gennaio la sala del Lingotto dove c'è stata la Convention di Movimento Democratico – MoDem. , Walter Veltroni ha aperto la manifestazione con un duro discorso di critica del berlusconismo e del qualunquismo di sinistra che sta facendo perdere voti ed elettori al Partito Democratico.
“Yes we can” e “si può fare” gli slogan della sfortunata tornata elettorale del 2008, che vide vincitore il Pdl di Silvio Berlusconi, tornano al centro dell’azione e dei pensieri dei democratici italiani. Il Lingotto è un luogo simbolico per il Pd, fu qui che Walter Veltroni lanciò nel 2007 la propria candidatura a segretario del partito. Non si tratta di un evento che segna la rottura col passato, ma di un tentativo di dare un’alternativa concreta al paese – è quello che sostengono gli organizzatori. Il Partito Democratico, afflitto storicamente da laceranti divisioni, si è ricompattato dopo lo scandalo Ruby e le indagini che vedono Silvio Berlusconi indagato per prostituzione minorile e concussione. Il Pd cercherà di trarre vantaggio dalla crisi del centrodestra. “Prima di essere il paese del bunga bunga, l’Italia è stata una nazione ammirata in tutto il mondo“, ricorda Veltroni.
I MoDem, quale corrente moderata e riformatrice del Pd, hanno organizzato la convention per ribadire il proprio ruolo di “cervello pensante” del partito e fornire un’alternativa a Silvio Berlusconi al paese.
ecco che Antonio ci segnala un video diffuso su You Tube e che porto alla vostra attenzione. Ovviamente con formula dubitativa...
Che non sia un altro "Salvagente " per il "nano" in difficoltà ? Non ci sarebbe da meravigliarsi...povera gente di sinistra...che brutta fine...guardate il video...
Antonio
N.B .
Ho messo questo filmato non per fare un piacere a Funari, sapendo che non godeva di ampi consensi,ma per far ascoltare il "nome" che è stato fatto alla fine del filmato.Se non vi convince sufficientemente quanto da me postato, leggetevi questo articolo di un ottimo giornalista.
http://www.democrazialegalita.it/redazione/redazione_veltroni_1995_oggi=23_gennaio_2011.htm
ANTONIO
lunedì 17 gennaio 2011
COLPO A SORPRESA DI BERLUSCONI
“Ho la fidanzata”. Alibi perfetto contro accusa perfetta
Il colpo era già pronto in canna e il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi l’ha piazzato durante il Tg “amico” Studio Aperto. Un inciso, mentre parlava di Ruby e di giudici, messo lì con apparente nonchalance: “E dopo la separazione ho una relazione stabile con una donna” ha detto il premier.
La mente di chi ascolta va subito a chiedersi chi sia la persona in questione. Ma è la domanda sbagliata che porta nel posto sbagliato. Non “chi?” ma “perché?” è il vero punto della questione. La fidanzata, infatti, è “l’alibi perfetto” con cui il premier si oppone alla “accusa perfetta” che i magistrati di Milano affermano di avere in mano.
I pm sono convinti di avere le prove dei rapporti sessuali tra Berlusconi e Ruby. Così convinti da volere addirittura il giudizio immediato. Con la fidanzata, invece, Berlusconi si prepara il terreno per una difesa di ferro, quasi impossibile da scardinare.
E’ una cosa letta in tanti romanzi e vista in tanti film: la donna in questione è nel posto giusto al momento giusto. Berlusconi, così, date alla mano potrà contestare punto su punto le accuse dicendo che la sua fidanzata era lì per la notte. Cosa normale, del resto. Ma dimostrare i “festini” con Ruby e le ore di “bunga bunga” sarà molto più difficile.
Chi sia la “fidanzata misteriosa”, insomma, è gossip giornalistico. Che esista e che sia stata ad Arcore nei giorni “giusti” è invece decisivo per l’eventuale processo.
Non a caso, il resto del discorso di Berlusconi a Studio Aperto è pura routine. Cose già dette e ripetute, dall’attacco ai magistrati: “Si è trattato di una gravissima intromissione nella mia vita privata da parte dei giudici, inaccettabile la diffusione di conversazioni private” fino all’urgenza di riformare la Giustizia (“Non si può andare avanti così. Non è un Paese libero quando alcuni magistrati conducono battaglie politiche contro chi ha cariche pubbliche. Si tratta di una casta di privilegiati, che puo’ commettere ogni abuso. Occorre fare immediatamente le riforme, tra cui quella della giustizia”).
L’arma di guerra, quella vera, è la fidanzata. Un’arma che cambia tutto. Nel primo pomeriggio di ieri, infatti, sembrava certo che Berlusconi non si sarebbe presentato in Procura. Gli avvocati hanno smentito. Ora che la difesa è pronta, tutto torna in discussione.
Annamaria... a dopo
venerdì 24 settembre 2010
"LA MACCHINA DEL FANGO" DI BERLUSCONI
Ecco gli ultimi sviluppi della nota vicenda Berlusconi-Fini, in attesa della resa finale...
Ora, tra Berlusconi e Fini, tutto ritorna in alto mare. Come prima. Se è possibile, peggio di prima. Molto peggio. Va per aria la pace concordata per scrivere insieme una legge immunitaria costituzionale e quindi la road map che avrebbe consentito al governo di vivacchiare per lo meno fino ai primi mesi del 2012 quando il referendum confermativo avrebbe dovuto decidere il destino della legislatura. Che cosa è accaduto? Perché il presidente della Camera ha chiesto ai suoi "ambasciatori" Italo Bocchino e Giulia Bongiorno di chiudere ogni canale di comunicazione e trattativa con il ministro della Giustizia Alfano e l'avvocato del Cavaliere Ghedini? Quali evidenze hanno convinto Fini che quella trattativa politico-legislativa è una falsa trattativa, una trappola, soltanto un modo per temporeggiare in attesa che si concluda il character assassination; una parentesi tattica per dar modo agli "assassini politici" di concludere il lavoro sporco di demolizione di ogni affidabilità pubblica del co-fondatore del Popolo della Libertà? La risposta che si raccoglie negli ambienti vicini al presidente della Camera non è ambigua: "Fini ha qualche prova e la ragionevole certezza che le informazioni distruttive che ogni giorno vengono pubblicate da il Giornale e Libero, controllati dal presidente del Consiglio, sono fabbricate in un circuito che fa capo direttamente a Silvio Berlusconi".
Fini, nel pomeriggio di ieri, può dire ai suoi "ambasciatori" che quel che gli viene riferito, quel che gli viene mostrato, quel che ha accertato con indagini private non lascia spazio al dubbio. Gli uomini più esposti nell'aggressione riferiscono passo dopo passo del loro lavoro e delle loro mosse al Cavaliere. Che martedì, alla vigilia del titolo "Fini ha mentito, ecco le prove", ha incontrato Vittorio Feltri e Alessandro Sallusti, i "sicari" del Giornale, e ieri Amedeo Laboccetta, il parlamentare del Pdl, vecchio esponente napoletano di An, capace di "muovere le cose" nei Caraibi grazie all'influenza di Francesco Corallo. Altro nome chiave - Francesco Corallo - di questa storia. Figlio di Gaetano, detto Tanino, latitante catanese legato al boss di Cosa Nostra Nitto Santapaola, Francesco Corallo è nei Caraibi "l'imperatore di Saint Maarten", dove gestisce con attività collegate a Santo Domingo alberghi, un giornale, quattro casinò con l'Atlantis World, multinazionale off-shore, partner dei nostri Monopoli di Stato nel business (complessivamente 4 miliardi di euro) delle slot machines ufficiali. Le mani che s'intravedono nella "macchina del fango" che muove contro Fini da mesi sono di Berlusconi, Feltri, Angelucci (editore di Libero), Laboccetta (Corallo), dicono senza cautela gli uomini del presidente della Camera.
"Non è più il tempo della prudenza. Abbiamo sufficienti informazioni per poter ricostruire che cosa è accaduto e per responsabilità di chi". Gli uomini di Fini hanno isolato otto questioni "decisive per capire" e Flavia Perina, direttora del Secolo d'Italia, le ha ordinate come se fossero domande. "È vero, come ha scritto Libero che c'è un rapporto personale tra l'ex primo ministro di Santa Lucia e Silvio Berlusconi che "deve far tremare Fini" (nell'isola di Santa Lucia è registrata la società proprietaria dell'appartamento di Montecarlo affittato dal cognato di Fini, ndr)? È vero, come ha scritto il Giornale il 17 settembre scorso che sono stati inviati a Santa Lucia agenti dei Servizi e della Guardia di finanza, e chi li ha mandati? È vero che a Santa Lucia ci sono, e da tempo, inviati della testata di Paolo Berlusconi, il Giornale e del mondadoriano Panorama? E' vero che la lettera di Rudolph Francis, con la dicitura "riservata e confidenziale" è stata fatta filtrare alla stampa estera attraverso un sito di Santo Domingo, località di residenza - guarda caso - di Luciano Gaucci? E' solo una coincidenza che Gaucci sia la "mina vagante" della stagione dei talk show, indicato negli scorsi giorni come possibile ospite eccellente di Matrix, l'Ultima Parola e persino Quelli che il calcio? Cosa significa l'ambigua nota in coda alla lettera di Francis "le nostre indagini restano in corso in una prospettiva di una determinazione finale"? E ancora, come è immaginabile che il ministro di un paradiso fiscale giudichi "pubblicità negativa" la segretezza delle società off-shore, posto che essa è il principale motivo per cui il suo Paese sta in piedi? Dice niente a nessuno il fatto che l'attuale editore di El National, Ramon Baez Figueroa, sia anche proprietario di diverse reti televisive come Telecanal e Supercanal?".
Gli otto dubbi retorici consentono di ricostruire il puzzle che, benché ancora monco, Gianfranco Fini ha sotto gli occhi. Indagini private gli hanno confermato che Giancarlo Tulliani non è il proprietario dell'appartamento di Montecarlo. Sospiro di sollievo: il giovane cognato avrebbe sempre potuto mentirgli ostinatamente, e fino ad oggi. Con la certezza dell'estraneità di Tulliani, Fini ha potuto sistemare meglio le altre tessere del mosaico. Si è chiesto: ma è ragionevole che un'isola (Santa Lucia) che vive con la leva della sua legislazione offshore si dia da fare per svelare i nomi dei proprietari di una società registrata in quel paradiso fiscale? Un non-sense. Epperò perché il ministro di Giustizia scrive che è Tulliani il proprietario delle sue società sospette? Ma è vero che questo ha scritto quel ministro? E' autentica quella lettera o su carta intestata (autentica) è stata sovrapposto un testo apocrifo?
La lettera se la sono rigirata a lungo tra le mani, ieri, Giulia Bongiorno e Italo Bocchino e hanno concluso che o la lettera è del tutto falsa o, anche se non lo è, non aggiunge nulla di nuovo a quel che si sa perché conferma che, secondo fonti monegasche, Giancarlo Tulliani è il "beneficiario dell'appartamento" che potrebbe voler dire soltanto che Tulliani è - bella scoperta, a questo punto - l'affittuario dell'immobile. Gianfranco Fini è apparso più interessato a ricostruire, con le informazioni che ha a disposizione, lungo quale canale e con quali protagonisti quella lettera manipolata si sia messa in movimento consapevole che il mandante dell'assassinio politico provochi la fuga di notizie rimanendo al di fuori della mischia. Dicono che sul tavolo intorno a cui Fini ha incontrato i suoi collaboratori sia rimasto a lungo un foglio, presto annotato con nomi, frecce, connessioni. Lo si può ricostruire così.
Uomini dei servizi segreti o della Guardia di finanza raggiungono Santa Lucia (la notizia è del Giornale). Devono soltanto sovrintendere che "le cose vadano nel verso giusto", che quel ministro di Giustizia dica quel che deve o fornisca le lettere con intestazione originale che necessitano. E' stato lo stesso Silvio Berlusconi a predisporre le cose potendo contare sul "rapporto personale tra l'ex ministro di Santa Lucia e il nostro presidente del Consiglio". Un legame (notizia di Libero) che "deve far tremare Fini". Bene, viene confezionato il falso. Ora deve arrivare in Italia senza l'impronta digitale del mandante. Bisogna seguire le frecce sul foglio dinanzi a Gianfranco Fini. Da Santa Lucia la lettera farlocca (o ambigua) arriva su un sito e poi nelle redazioni di due giornali di Santo Domingo. Da qui afferrata come per una pesca miracolosa dal sito Dagospia. Ora - gli uomini di Fini chiedono - chi ispira Dagospia? Credono di saperlo. Anzi, dicono di saperlo con certezza: "Dagospia, sostenuto dai finanziamenti di Eni ed Enel, è governato nelle informazioni più sensibili da Luigi Bisignani, il piduista, l'uomo delle nomine delicate, braccio destro operativo di Gianni Letta dal suo ufficio di piazza Mignanelli". Da Dagospia l'informazione manipolata slitterà sulle prime pagine di Giornale e Libero. Che potranno dire: abbiamo rilanciato soltanto una notizia pubblicata dalla stampa internazionale.
Una menzogna che tace e copre e manipola quanto ormai è chiaro a tutti da quanto fatto trapelare a proposito di Veronica Lario, Dino Boffo, Raimondo Mesiano, Piero Marrazzo e ancora prima di Piero Fassino. Il giornalismo, diventato tecnica sovietica di disinformazione, alterato in calunnia, non ha nulla a che fare con queste pratiche che non sono altro che un sistema di dominio, un dispositivo di potere. Uno stesso soggetto, Silvio Berlusconi, ordina la raccolta del fango, quando non lo costruisce. Dispone, per la bisogna, di risorse finanziarie illimitate; di direzioni e redazioni; di collaboratori e strutture private; di funzionari disinvolti nelle burocrazie della sicurezza, magari di "paesi amici e non alleati". Non ha bisogno di convincere nessuno a pubblicare quella robaccia. Se la pubblica da sé, sui suoi media, e ne dispone la priorità su quelli che influenza per posizione politica. È questa la "meccanica" che abbiano sotto gli occhi da più di un anno e bisogna scorgere - della "macchina" - la spaventosa pericolosità e l'assoluta anomalia che va oltre lo stupefacente e noto conflitto d'interessi. Quel che ci viene svelato in queste ore ancora una volta, con l'"assassinio" di Gianfranco Fini, è un sistema di dominio, una tecnica di intimidazione che minaccia l'indipendenza delle persone, l'autonomia del loro pensiero e delle loro parole. Il presidente della Camera sembra determinato a spezzare il gioco e, saltato il tavolo della non belligeranza, la partita appare soltanto all'inizio e sarà la partita finale.
Fini, nel pomeriggio di ieri, può dire ai suoi "ambasciatori" che quel che gli viene riferito, quel che gli viene mostrato, quel che ha accertato con indagini private non lascia spazio al dubbio. Gli uomini più esposti nell'aggressione riferiscono passo dopo passo del loro lavoro e delle loro mosse al Cavaliere. Che martedì, alla vigilia del titolo "Fini ha mentito, ecco le prove", ha incontrato Vittorio Feltri e Alessandro Sallusti, i "sicari" del Giornale, e ieri Amedeo Laboccetta, il parlamentare del Pdl, vecchio esponente napoletano di An, capace di "muovere le cose" nei Caraibi grazie all'influenza di Francesco Corallo. Altro nome chiave - Francesco Corallo - di questa storia. Figlio di Gaetano, detto Tanino, latitante catanese legato al boss di Cosa Nostra Nitto Santapaola, Francesco Corallo è nei Caraibi "l'imperatore di Saint Maarten", dove gestisce con attività collegate a Santo Domingo alberghi, un giornale, quattro casinò con l'Atlantis World, multinazionale off-shore, partner dei nostri Monopoli di Stato nel business (complessivamente 4 miliardi di euro) delle slot machines ufficiali. Le mani che s'intravedono nella "macchina del fango" che muove contro Fini da mesi sono di Berlusconi, Feltri, Angelucci (editore di Libero), Laboccetta (Corallo), dicono senza cautela gli uomini del presidente della Camera.
"Non è più il tempo della prudenza. Abbiamo sufficienti informazioni per poter ricostruire che cosa è accaduto e per responsabilità di chi". Gli uomini di Fini hanno isolato otto questioni "decisive per capire" e Flavia Perina, direttora del Secolo d'Italia, le ha ordinate come se fossero domande. "È vero, come ha scritto Libero che c'è un rapporto personale tra l'ex primo ministro di Santa Lucia e Silvio Berlusconi che "deve far tremare Fini" (nell'isola di Santa Lucia è registrata la società proprietaria dell'appartamento di Montecarlo affittato dal cognato di Fini, ndr)? È vero, come ha scritto il Giornale il 17 settembre scorso che sono stati inviati a Santa Lucia agenti dei Servizi e della Guardia di finanza, e chi li ha mandati? È vero che a Santa Lucia ci sono, e da tempo, inviati della testata di Paolo Berlusconi, il Giornale e del mondadoriano Panorama? E' vero che la lettera di Rudolph Francis, con la dicitura "riservata e confidenziale" è stata fatta filtrare alla stampa estera attraverso un sito di Santo Domingo, località di residenza - guarda caso - di Luciano Gaucci? E' solo una coincidenza che Gaucci sia la "mina vagante" della stagione dei talk show, indicato negli scorsi giorni come possibile ospite eccellente di Matrix, l'Ultima Parola e persino Quelli che il calcio? Cosa significa l'ambigua nota in coda alla lettera di Francis "le nostre indagini restano in corso in una prospettiva di una determinazione finale"? E ancora, come è immaginabile che il ministro di un paradiso fiscale giudichi "pubblicità negativa" la segretezza delle società off-shore, posto che essa è il principale motivo per cui il suo Paese sta in piedi? Dice niente a nessuno il fatto che l'attuale editore di El National, Ramon Baez Figueroa, sia anche proprietario di diverse reti televisive come Telecanal e Supercanal?".
Gli otto dubbi retorici consentono di ricostruire il puzzle che, benché ancora monco, Gianfranco Fini ha sotto gli occhi. Indagini private gli hanno confermato che Giancarlo Tulliani non è il proprietario dell'appartamento di Montecarlo. Sospiro di sollievo: il giovane cognato avrebbe sempre potuto mentirgli ostinatamente, e fino ad oggi. Con la certezza dell'estraneità di Tulliani, Fini ha potuto sistemare meglio le altre tessere del mosaico. Si è chiesto: ma è ragionevole che un'isola (Santa Lucia) che vive con la leva della sua legislazione offshore si dia da fare per svelare i nomi dei proprietari di una società registrata in quel paradiso fiscale? Un non-sense. Epperò perché il ministro di Giustizia scrive che è Tulliani il proprietario delle sue società sospette? Ma è vero che questo ha scritto quel ministro? E' autentica quella lettera o su carta intestata (autentica) è stata sovrapposto un testo apocrifo?
La lettera se la sono rigirata a lungo tra le mani, ieri, Giulia Bongiorno e Italo Bocchino e hanno concluso che o la lettera è del tutto falsa o, anche se non lo è, non aggiunge nulla di nuovo a quel che si sa perché conferma che, secondo fonti monegasche, Giancarlo Tulliani è il "beneficiario dell'appartamento" che potrebbe voler dire soltanto che Tulliani è - bella scoperta, a questo punto - l'affittuario dell'immobile. Gianfranco Fini è apparso più interessato a ricostruire, con le informazioni che ha a disposizione, lungo quale canale e con quali protagonisti quella lettera manipolata si sia messa in movimento consapevole che il mandante dell'assassinio politico provochi la fuga di notizie rimanendo al di fuori della mischia. Dicono che sul tavolo intorno a cui Fini ha incontrato i suoi collaboratori sia rimasto a lungo un foglio, presto annotato con nomi, frecce, connessioni. Lo si può ricostruire così.
Uomini dei servizi segreti o della Guardia di finanza raggiungono Santa Lucia (la notizia è del Giornale). Devono soltanto sovrintendere che "le cose vadano nel verso giusto", che quel ministro di Giustizia dica quel che deve o fornisca le lettere con intestazione originale che necessitano. E' stato lo stesso Silvio Berlusconi a predisporre le cose potendo contare sul "rapporto personale tra l'ex ministro di Santa Lucia e il nostro presidente del Consiglio". Un legame (notizia di Libero) che "deve far tremare Fini". Bene, viene confezionato il falso. Ora deve arrivare in Italia senza l'impronta digitale del mandante. Bisogna seguire le frecce sul foglio dinanzi a Gianfranco Fini. Da Santa Lucia la lettera farlocca (o ambigua) arriva su un sito e poi nelle redazioni di due giornali di Santo Domingo. Da qui afferrata come per una pesca miracolosa dal sito Dagospia. Ora - gli uomini di Fini chiedono - chi ispira Dagospia? Credono di saperlo. Anzi, dicono di saperlo con certezza: "Dagospia, sostenuto dai finanziamenti di Eni ed Enel, è governato nelle informazioni più sensibili da Luigi Bisignani, il piduista, l'uomo delle nomine delicate, braccio destro operativo di Gianni Letta dal suo ufficio di piazza Mignanelli". Da Dagospia l'informazione manipolata slitterà sulle prime pagine di Giornale e Libero. Che potranno dire: abbiamo rilanciato soltanto una notizia pubblicata dalla stampa internazionale.
Una menzogna che tace e copre e manipola quanto ormai è chiaro a tutti da quanto fatto trapelare a proposito di Veronica Lario, Dino Boffo, Raimondo Mesiano, Piero Marrazzo e ancora prima di Piero Fassino. Il giornalismo, diventato tecnica sovietica di disinformazione, alterato in calunnia, non ha nulla a che fare con queste pratiche che non sono altro che un sistema di dominio, un dispositivo di potere. Uno stesso soggetto, Silvio Berlusconi, ordina la raccolta del fango, quando non lo costruisce. Dispone, per la bisogna, di risorse finanziarie illimitate; di direzioni e redazioni; di collaboratori e strutture private; di funzionari disinvolti nelle burocrazie della sicurezza, magari di "paesi amici e non alleati". Non ha bisogno di convincere nessuno a pubblicare quella robaccia. Se la pubblica da sé, sui suoi media, e ne dispone la priorità su quelli che influenza per posizione politica. È questa la "meccanica" che abbiano sotto gli occhi da più di un anno e bisogna scorgere - della "macchina" - la spaventosa pericolosità e l'assoluta anomalia che va oltre lo stupefacente e noto conflitto d'interessi. Quel che ci viene svelato in queste ore ancora una volta, con l'"assassinio" di Gianfranco Fini, è un sistema di dominio, una tecnica di intimidazione che minaccia l'indipendenza delle persone, l'autonomia del loro pensiero e delle loro parole. Il presidente della Camera sembra determinato a spezzare il gioco e, saltato il tavolo della non belligeranza, la partita appare soltanto all'inizio e sarà la partita finale.
da La Repubblica.it
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