Via Poma, la fiction rimette ordine...
"Il delitto di Via Poma" (andato in onda martedi scorso su canale 5)ha ricostruito la storia dell'omicidio di  Simonetta Cesaroni, uccisa con 29 coltellate il 7 agosto 1990 per il  quale è stato condannato in primo grado a 24 anni l'allora fidanzato  Raniero Busco (Canale 5, martedì ) 
Come ha sottolineato il regista  Roberto Faenza, questo delitto «è una tipica storia italiana, un caso  sconcertante dove mentono tutti, anche per cose che non c'entrano niente  con il delitto. È un piccolo Peyton Place dove l'unica a farne le spese  è la ragazza. Credo che sia un caso che resterà irrisolto». E infatti  l'aspetto più interessante del tv-film è la puntigliosa ricostruzione,  tramite l'invenzione dell'ispettore capo di polizia Niccolò Montella  (Silvio Orlando), di una lunga catena di errori d'indagine, di  sciatterie, di misteri, persino di depistaggi. 
Difficile trovare una risposta a  tanti perché. Perché il portiere Pietro Vanacore, una volta trovato il  cadavere di Simonetta non avverte subito la polizia? Cosa ci faceva  nell'appartamento di via Poma l'agente del Sisdi la notte del  ritrovamento? Come mai alcuni reperti sono stati dimenticati per anni in  un cassetto? Il film di Faenza ci dice due cose importanti. La prima è  che la miriade di talk che si occupa di delitti irrisolti (i plastici,  la compagnia di giro, i dissotterratori di cadaveri, ecc.) è una sorta  di metastasi televisiva nata da un'ossessione collettiva ma anche dal  modo con cui spesso agiscono gli inquirenti. 
La seconda, molto più importante è  che la fiction rispetto al talk si prende alcune responsabilità formali  (dove l'estetica si tramuta necessariamente in etica). «Il delitto di  Via Poma» cerca di mettere un po' di ordine nel disordine del flusso  televisivo: il suo strumento è la scrittura, il suo scopo è di  ristabilire, almeno su piano formale, la gerarchia del punto di vista  (nei talk si può dire tutto e il contrario di tutto). Ammirevole infine  lo sforzo di raccontare il dramma della vittima e della sua famiglia.(aldo Grasso- corriere.it)
Annamaria... a dopo


 
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Io , ogni volta che ci penso, continuo ad arrabbiarmi. Povera ragazza.
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