Proseguono le lezioni del nostro Enzo...
conversare significa principalmente “parlare” ma…
comunicare è molto di più
- per chi vuole approfondire -
Gentili ominidi, in senso amorevole si capisce, dovete sapere che tanto tempo fa nasceva l’homo erectus, al quale seguì l’homo moscius, al quale seguì l’homo sapiens, poi ancora l’homohumanitus, e poi ancora essendo… duro a morire, approdò all’uomo di oggi, cioè all’homo tecnologicus…che ha guadagnato in tecnologia ma ha perso… in valori umani.
Scherzo naturalmente, ma resta il fatto che in qualsiasi era l’uomo ha sempre, non diciamo conversato, ma emesso rumori, suoni, sbraitamenti, grida, strilli, fischi, ululati, ecc. per comunicare.
Sì, piccoli apprendisti, in senso buono si capisce, l’homo ha sempre cercato di contattare il prossimo, cioè ha sentito la necessità di comunicare.
Dopo la trattazione della “normale conversazione” tratteremo in modo più dettagliato e scrupoloso, ma anche con un pizzico di umorismo, della
COMUNICAZIONE
Allora, i coraggiosi lettori che ci seguiranno senza esaurirsi psicologicamente, ne avranno utilità culturale (ho detto ‘culturale’ e non cul turale), perché capire e farsi capire in e con tantissimi modi e mezzi vi daranno la possibilità di intendere molto meglio sia il vostro modo di manifestare il vostro pensiero e sia di comprendere (to catch per gli Inglesi) quello del prossimo, considerata la vastità dei modi espressivi.
Pronti, amorevoli adepti?
Definizione
La comunicazione è la trasmissione di messaggi tra esseri viventi allo scopo di:
- dare notizie
- ottenere comportamenti
- avere oggetti
- mettere in comune sentimenti e stati d’animo (cosa stupenda).
In breve, significa interagire con l’ambiente. Quindi, parliamo di trasmissione di segnali
- da una sorgente: EMITTENTE
- a un destinatario: RICEVENTE
Le forme di segnali possono essere le più diverse e riguardano tutti gli organi della percezione, vi sono perciò:
a- messaggi tattili
b- messaggi sonori
c- messaggi visivi
d- messaggi olfattivi
e- messaggi gustativi
Una”comunicazione” può avvenire non soltanto con la parola (linguaggio verbale: con la vostra morbida lingua), ma anche con:
- una carezza (sempre delicata)
- un fischio
- un colore
- un sogno (eh, sì…eh già)
- un sapore (preferisco il sapore del latte)
Tutto chiaro finora? ne dubito….scherzooo, testolini e testoline!
Andiamo avanti!
Ad un messaggio segue o deve seguire una risposta. La risposta al messaggio è un tipo istintivo: una scottatura ci dice che c’è il fuoco e ci fa ritirare la mano; la risposta a una luce accecante ci fa chiudere gli occhi; un sapore amaro ci fa rifiutare un liquido sconosciuto; il colore rosso del semaforo fa fermare l’auto e i pedoni; la puzza di gas ci fa spalancare le finestre; la minaccia di un pugno ci fa mettere in guardia, ecc.
I SEGNI
Ciucciottine ansiose, come si vede dagli esempi fin qui addotti il messaggio è costituito sempre da (scusate la parola difficile) UN SIGNIFICANTE (un evento, una cosa, un odore, ecc.):
un colore, un rumore, un gesto, un profumo, ecc. che è qualcosa di materiale o percepibile con i nostri sensi, e un SIGNIFICATO che è di tipo concettuale e mentale.
Attenzione però, l’abbinamento tra SIGNIFICANTE (messaggio) e SIGNIFICATO-CONTENUTO è alla base dell’atto comunicativo. Le norme che regolano questo rapporto costituiscono IL CODICE: che è il linguaggio comune e noto alle parti: mittente e ricevente. Conoscere il codice significa che abbiamo le conoscenze per capire che davanti al semaforo rosso ci fermiamo (grazie appunto alle conoscenze da parte nostra del codice, ossia della convenzione che ha stabilito “rosso” = Alt.
In questo caso il colore rosso è un segno, cioè un modo che collega significante e significato.
Impossibilitati ma graziosi Pargoletti, è anche giusto che vi spieghiamo meglio cosa sono I SEGNI
I segni possono essere atti di essere viventi e fatti della natura: quindi naturali e artificiali. Il sorgere del sole all’orizzonte ci annuncia che comincia il giorno; il suono della tromba, in una caserma, ci impone, quasi contemporaneamente, di alzarci e cominciare la giornata di servizio militare.
Il sorgere del sole è un segno naturale. Il suono della tromba è segno artificiale.
Tra i segni naturali, che sono involontari, sono compresi i sintomi, le tracce e gli indizi. Un’orma è il segno della presenza di un animale, la strisciata nera sull’asfalta è la traccia di una frenata; uno starnuto può preannunciare un raffreddore, la puzza di gas è indice di un guasto all’impianto o di una distrazione dell’utente (guai!!), ecc.
I segni artificiali sono intenzionali e sono tutto quello che l’uomo fa nelle diverse circostanze, obbedendo a tradizioni, divieti, richiami, necessità, auspici, preghiere, ordini.
La comunicazione, sotto questo profilo, comprende:
- l’abito
- il canto
- il cibo
- l’espressione del volto
- il tono della voce
- la presenza o l’assenza da un posto
- la posa
- il silenzio
- ecc.
Sveglia, adorabili incapaci! Non è educato appisolarvi mentre leggete… Sappiate che non abbiamo mica finita!
Allora, sappiate pure che tutto, meglio scriverlo in maiuscolo…TUTTO ha un significato…conseguentemente è nata una scienza dei segni, che li catalogasse e li interpretasse, che cioè rendesse sempre più consapevole l’uomo dell’importanza di
- sapersi esprimere
- e saper comunicare.
Quindi, se siete arrivati a leggere fin qui, è un vostro merito e vuol significare che avete seguito – è esatto dire che “state seguendo” una lezione di SEMIOLOGIA O SEMEIOTICA.
A proposito di semi, l’altro ieri ho piantato in due vasi di terracotta dei semi di basilico…che ne dite…crescerà il basilico o devo rompere i due vasi?!(se ti ricordi di dare l'acqua, forse andrà avanti-nota di Am-)
Sveglia, bricconcelli, ignorate i pizzicori della…primavera!
(Enzo, siamo già stati "pizzicati" dall'estate-nota di Am)
E’ ora che vi spieghi gli elementi di una comunicazione.
Perché si verifichi un “atto comunicativo” (comunicazione) occorrono sei elementi:
1) l’emittente, cioè colui che, intenzionalmente o non intenzionalmente, invia un messaggio. E’ detto anche mittente/ destinatore/ allocutore/ enunciatore/ codificatore;
2) il ricevente, ossia colui a cui è destinato il messaggio o comunque chi lo riceve; è detto anche destinatario/ enunciatario/ decodificatore;
3) il messaggio, ossia il contenuto della comunicazione, ciò che si comunica;
4) il referente, ossia ciò a cui si riferisce il messaggio, che può essere un’entità concreta (pane), o astratta (fame);
5) il codice, ossia l’insieme dei segni che costituiscono il messaggio (le parole, la musica, i gesti, il canto, una scritta e dei gesti, ecc.);
6) il canale, ossia il mezzo che porta a destinazione il messaggio (onde sonore, l’aria, la luce, un semaforo, il telefono, una lettera normale, una email).
A questi elementi se ne potrebbe aggiungere un altro, che può essere un intermediario, ossia, un portavoce, un conoscente, un annunciatore, un giornale, la TV, i vari media; si può avere anche un ricevente provvisorio, che è l’ultimo passaggio prima del destinatario (la segreteria telefonica, l’interprete, il portinaio, l’ambasciatore ecc.
Cari virgulti, ogni messaggio viene trasmesso in una particolare situazione, che è il contesto dell’emittente, quello del ricevente e quello comune ad entrambi. Le circostanze servono anch’esse ad interpretare il messaggio; possono favorirne o rendere difficile l’interpretazione.
Es.: un semaforo in un deserto sarebbe probabilmente incomprensibile; il grido “aiuto!”, di chi sta giocando nell’acqua bassa con i giovani coetanei, non suscita all’arme né sollecita interventi; una comunicazione in lingua straniera esige traduzione o interprete; un messaggio con megafono aumenta il numero dei riceventi. Non solo, esiste anche il cotesto (altro è il contesto), cioè il testo stesso così come è articolato e composto il testo; come può esistere anche l’intertesto, ossia il rapporto di un testo con altri testi eventualmente precedenti.
Da tutto quello che si è detto finora appare evidente che esiste una comunicazione verbale espressa in diverse forme.
In che senso? vi chiederete. Notate che:
Un medico che parla con un collega usa un linguaggio diverso da quello usato con il paziente, il collega sa la materia, il paziente probabilmente o quasi certamente, no.
La cultura dei due medici è o potrebbe essere diversa dalla cultura del paziente. E ancora, la comunicazione con gli altri è una delle funzioni del linguaggio, non l’unica e forse non la principale. L’uomo comunica prima di tutto con se stesso (e noi, cioè io lo faccio con Ducky e lui lo fa con me…so che sorridete). Lo studio quindi della lingua non è solo quello dei suoi segni, ma anche e soprattutto lo studio della sua struttura logica.
In chiusura desidero dirvi questo.
I segni, cari lettori pazienti e volenterosi e bravi, che siete arrivati a leggere fin qui, obbediscono alle esigenze del pensiero che, per esempio distingue la realtà (io bacio la mia donna), dalla possibilità (se io baciassi la mia donna), la irrealtà (se io avessi baciato la mia donna), dal comando (baciami!), per incidere sulla realtà, così come distinguere una sostanza (un fiore) da un accidente (sasso), una cosa concreta (pane), da una costruzione della mente (giustizia).
Come ciò avvenga, secondo quali modi è avvenuto, secondo quali modi può avvenire, in una quantità infinità di modi, è oggetto della linguistica, che è lo studio scientifico delle lingua e delle sue caratteristiche generali. Dal punto di vista linguistico, il messaggio è l’oggetto della trasmissione di parole e di senso tra l’emittente ed il ricevente, attraverso un canale. Il canale determina la forma del messaggio (se parlo, sarà sonoro; se scrivo, sarà visivo, Eccetera.
Il messaggio è costruito sulla base di un codice che deve essere noto all’interlocutore perché possa decodificarlo, cioè comprenderlo. Il messaggio è fatto di segni.
In senso generale, il segno è il mezzo con il quale noi comunichiamo, informiamo, chiediamo, ordiniamo, ecc.
In segni, quindi, possono essere:
- visivi
- sonori
- movimenti
- colori
- contatti
- odori
- profumi
- sapori
- ecc.
Alle Candide Crisalidi, lettrici indifesse…mi viene da sorridere, e ai Lettori, un complimento per aver resistito fino alla fine. Bravi, davvero.
Enzo
Enzo, benissimo! La tua lettura appassiona.
RispondiEliminaAltro che indifesse...la miglior difesa è l'attacco. CANDIDA CRISALIDE SORRIDENTE
RispondiElimina