martedì 12 novembre 2019

PILLOLE DI POESIA




Una poesia lontana,

hai cambiato tante vesti,

percorso tante strade tante soste,

la vita è un vai e vieni di emozioni

come le dita sulle corde di un ricordo. 

Si torna un poco bambini con gli occhi

pieni di gioia come canti

lontani  che cadono come gocce di amore.



                                               Gu.

lunedì 4 novembre 2019

LIMONI: BUCCIA NON EDIBILE, OVVERO NON COMMESTIBILE!





In questi giorni è rimbalzata la notizia che in Sicilia, a Siracusa, in un centro commerciale è scattato il sequestro, da parte degli ispettori del Corpo Forestale della Regione siciliana, per una partita di limoni importati dalla Spagna trattati con Imanaxil, un funghicida potenzialmente pericoloso.

articolo qui




Dopo aver letto la notizia e fresca di spesa, vado a controllare l'etichetta dei miei limoni, appena acquistati al solito supermercato e...sorpresa! Ho acquistato (a Milano) una rete di  limoni provenienti dall'Argentina e trattati con imazalil e tiabendazol. E come si puo' notare dalla foto che ho scattato c'è scritto "buccia non edibile".

Ecco, cosa significa buccia non edibile?
Non edibile, sta a significare NON COMMESTIBILE. 

Con questa scritta viene segnalato che la buccia di questi limoni non può essere utilizzata in cucina (neppure se ben lavata) per aromatizzare dolci o pietanze varie.
Ma se uno non ci fa caso o non lo sa è probabile invece che la utilizzi anche in questo modo.
Ovviamente con tutti i possibili rischi per la salute.
"Non edibile", cioè: butta la scorza del limone.
Ma è un vero peccato considerando che è ricco di proprietà!!
Del limone la parte più benefica è proprio la buccia per la maggior quantità di vitamina C .



Questi agrumi extracomunitari, esteticamente accattivanti, si presentano bellissimi e lucidi agli occhi del consumatore.
Però,  per essere tali, hanno subito un trattamento di "bellezza e conservazione" visto che arrivano da lontano. Con schifezze (antimuffa e antifungino) dannose per la nostra salute.

Poi mi domando, la provenienza: ma in Italia abbiamo davvero bisogno di importare limoni dall'estero quando in Sicilia e in Campania ne abbiamo pure in abbondanza?

 Imazalil, Thiabendazole, Pyrimethanil, sono alcuni dei componenti che si trovano nelle etichette di limoni ma anche mandarini, arance, pompelmi e altri agrumi, per facilitare non solo la conservazione, ma anche l’aspetto brillante nel lungo viaggio dai paesi di origine.

Da oggi starò attenta: maggior controllo all'etichetta.
Agrumi solo made in Italy... meglio ancora, made in Siculy!

Annamaria 

lunedì 28 ottobre 2019

CELEBRAZIONE DEI DEFUNTI VS HALLOWEEN?















Nel 2001 il teatro dei pupi ha avuto il  riconoscimento dell’UNESCO.
Ha proclamato l’Opera dei Pupi tra i Patrimoni Orali e Immateriali dell’Umanità e nel 2008 lo ha inserito in un elenco apposito che comprende antiche tradizioni di valore unico per la cultura e la storia di un luogo (primo patrimonio italiano ad essere iscritto).



Ma oggi parliamo della tradizione Siciliana e della Pupaccena, dolcetto tipico siciliano, simbolo della Festa dei Morti. Detti pupi di zuccaru ma anche pupi di cena e da qui "puppaccena" .
PUPACCENA

Vanno mangiati con uno specifico stato d'animo che apre le porte al rito della spiritualità.
Fortificazione di una cultura made in Sicily.
Ricordo, da bambina, che non vedevo l'ora di sistemare fuori dalla porta lo scarpone del nonno defunto. Quella notte era interminabile perchè speravo di poter sentire anche un piccolo rumore fuori per poterlo vedere. Ma il sonno prendeva il sopravvento.
All'indomani, con grande gioia e trepidazione mi fiondavo fuori dalla porta e...sorpresa... la scarpa del nonno era stracolma di frutta fresca, frutta secca, marmellata di mele cotogne e dolcetti vari. Anche se il sonno aveva preso il sopravvento, senza riuscire a vedere il nonno, ero felice perché si era ricordato di me. Giustamente, prima di riempire la scarpa, mia mamma si accertava bene che stessi dormendo...
Questo perché secondo leggende e dettami della tradizione popolare, nella notte tra l'1 e il 2 novembre la linea di confine che separa il mondo dei vivi da quello dei morti si annulla e permette alle anime dei defunti di entrare in contatto con i propri cari, portando con sé dolciumi e regali, in particolar modo ai bambini, testimoniando la loro presenza e il vegliare sulla famiglia. 
Oggi, purtroppo, siamo distratti dalla quotidianità e bombardati da immagini mediatiche, dimenticando l'origine di tradizioni. 
In Sicilia non esisteva l'usanza di scambiarsi regali per il Natale. La festa per i bambini  si faceva per la Festa dei Morti. Una tradizione ancora viva che tiene banco alla festa celtica di Halloween.

 Il celebre antropologo e storico delle tradizioni siciliane, Antonino Buttita, dice:
"contrariamente a quanto si costuma nel resto d’ Italia, in Sicilia e in qualche altro luogo del Meridione vige l’uso di fare le strenne ai fanciulli il 2 novembre, giorno tradizionalmente consacrato alla celebrazione dei defunti. I doni li portavano i morti per questo si lasciavano le porte aperte la notte fra l’uno e il due novembre."
Sono diverse le regioni italiane che non abbiano nella loro gastronomia tradizionale un piatto di rito dalla forte valenza simbolica dedicato al giorno dei morti.

In molte parti della Sicilia, fra pochissimi giorni saranno molte le tradizionali fiere, piene di bancarelle e ricolme di giocattoli. Questi vengono regalati insieme ai particolari dolcetti di questa festa: i crozzi ‘i mottu ( biscotti modellati a forma di osso)



o i pupatelli ripieni di mandorle tostate


 i taralli (ciambelle rivestite di glassa zuccherata) i nucatoli e i tetù bianchi e marroni, i primi velati di zucchero, i secondi di polvere di cacao. E ancora frutta secca e cioccolatini, “u cannistru” colmo di  frutta di martorana. 



Ma a farla da padroni sono i Pupi di zuccaru statuette di zucchero dipinte con colori vivaci.



I pupi di zuccaru sono dolci antropomorfi, cioè a forma umana. statuette cave fatte di zucchero indurito e dipinto, che rievocano figure tradizionali quali Paladini di Francia, ballerini e personaggi tipici del teatro dei pupi siciliani.

Che sia stato un nobile arabo caduto in miseria a offrirli ai suoi ospiti per sopperire alla mancanza di cibo o Enrico III che organizzò una pantagruelica mensa spettacolarizzata dalla presenza di queste sculture dolciarie. Realizzate grazie ai marinai palermitani che avevano trasportato lo zucchero. E’ sicuramente vero che sulla loro origine siano stati scritti fiumi d’inchiostro.

Da Pitrè a Buttitta, molti antropologi hanno studiato il significato storico e culturale di questa particolare usanza che si ricollega al banchetto funebre del consolo.

C’è chi vi ha visto un collegamento con le Compitalia romane, dedicate ai Lari, in cui si offrivano a Mania, madre o nonna degli spiriti, delle pupe di lana apotropaiche appese sulle porte di casa o nei quadrivi per far si che in quel giorno gli spiriti dei morti erranti per il mondo, prendessero le effigi sulla porta lasciando in pace le persone della casa.

Il rito cannibale dei pupi di zucchero
Nelle case siciliane i dolci venivano disposti in bell’ ordine su una tavola, perché si riteneva che in quella notte i defunti della famiglia venissero a cenare nella loro antica dimora. La cena inizialmente apparecchiata in onore dei defunti si trasforma in cibo da regalare ai bambini.




Il significato della strenna siciliana dei morti è duplice. Da una parte essa rappresenta un’ offerta alimentare alle anime dei defunti, dall’ altra un chiaro esempio di patrofagia simbolica; nel senso che il valore originario dei dolci antropomorfi era quello di raffigurare le anime dei defunti. Cibandosi di essi, era come se ci si cibasse dei trapassati stessi.


L’importanza dei dolci figurativi, piccoli capolavori,  oltre che folcloristica è anche artistica. Dal grande effetto decorativo, vengono usati, almeno per il tempo che resistono, come soprammobili. Sono opere di zucchero la cui semplicità di forme, dovuta agli stampi con i quali vengono eseguite, è vivificata da tinte sgargianti e vivaci.




Tali capolavori zuccherini, vengono realizzati da abili artigiani chiamati gissari che modellano lo zucchero in calchi di gesso o terracotta; la matrice frontale è la parte più intarsiata, quella posteriore di solito risulta disadorna. Lo zucchero viene lavorato per fusione. Si scioglie in acqua ad alta temperatura in un tegame di rame e mescolato ad un concentrato di limone cremortartaro, per assicurare la necessaria sbiancatura. Una volta fuso lo zucchero viene introdotto all’interno dei calchi in modo che occupi, con un sottile spessore, le rispettive pareti e resti vuota la parte interna dello stampo.

Si lascia raffreddare e con estrema delicatezza si estraggono i pupi dalle formelle e si passa alla colorazione con colori alimentari: il giallo si ricava dallo zafferano, il rosso dal pomodoro, l’azzurro brillante dal miglio di tinte vegetali, il bianco dal latte e farina, il bruno dal cacao, il nero brillante dalla seppia, il verde brillante da alcune verdure.

Dopo il necessario tempo di posa per l’asciugatura del colore si passa alla decorazione e la statuetta viene impupata con lustrini di carta colorata, palline di zucchero argentate e nastrini di ogni forma e colore.

Rigide ed impalate, le dolci statuette sovrasteranno i famosi cesti stracarichi di biscotti tipici, confetti e frutti di martorana.




Annamaria

venerdì 25 ottobre 2019

ECCO COME FACCIO LA SPESA...









Alcune persone hanno fatto da "cavia" nel supermercato-laboratorio che studia i clienti
Sembra in tutto e per tutto un supermercato, ma in realtà è un laboratorio che studia cosa guarda un cliente mentre fa la spesa. Ecco come fanno gli scienziati che ci lavorano e qual è il loro obiettivo.



  Il pavimento è lo stesso di un vero supermercato, la disposizione dei prodotti negli scaffali è uguale e persino il sonoro è quello che possiamo ascoltare quando andiamo a fare davvero la spesa (ma in questo caso è riprodotto artificialmente). In realtà quello che abbiamo visitato non è un vero supermercato, ma un "market-lab", un laboratorio messo a punto da scienziati del marketing per studiare il comportamento dei clienti.
In particolare, con uno speciale dispositivo, viene analizzato il movimento dello sguardo per capire dove si focalizza la nostra attenzione mentre ci spostiamo col carrello tra gli scaffali. Lo scopo è capire se un prodotto ha un aspetto "attraente", se è stato posizionato in modo efficace nello scaffale o se, al contrario, viene ignorato dai clienti che fanno la spesa.

By Focus
Annamaria

venerdì 18 ottobre 2019

L'ORTO





10 ANNI DI BLOG! 10 ANNI INSIEME!

Francesco, la dedichiamo ai politici? Coltivare situazioni in vista di un utile o di un vantaggio futuro? Anche questo blog che ogni tanto trascuro, fa parte del mio orticello. Purtroppo, strada facendo, qualche pianta ci ha lasciato. Recentemente ci ha lasciato Tonino, un caro amico, seppur virtuale, intelligente e molto combattivo, fino alla fine. Ciao Tonino!




Accanto alla Casa è bello avere un giardino,
coltivare anche l’orto, diventerebbe ancora meglio,più completo e carino.

Il piacere di coltivare l’orto è fatica, ma scopri l’utilità e la sua bellezza,
da grandi soddisfazioni,libera dalle tensioni, pensieri negativi,si respira aria sana godendo la sua purezza.

L’orto personale, sociale, comunitario è un luogo magico, favorisce la socializzazione, è creativo e inventivo,
dove si impara anche l’ecologia, la gioia di vivere sereni che è un bel positivo motivo.

Coltivare con impegno e passione l’orto, si impara l’arte dell’agricoltura e anche ad avere uno spirito libero,
seminare qualità di verdure,  mettersi in attesa della crescita , pronte per l’utilizzo a chilometro zero.

Con la bellezza dell’orto godi le meraviglie della natura, guardi il cielo, la pioggia, il vento, il sole i bei colori,
senti il canto degli uccelli, che sembra un concerto di musica ,favoriscono  a  vivere la vita con buoni umori.

La fatica e il sudore a coltivare l’orto viene sempre compensato,
dalle verdure che si raccoglie e si mangia, i suoi sapori, portano  beneficio per la salute e tutto gratificato.

Quando mi chiedono, come va l’orto, lo hai coltivato,
rispondo sempre, gode di ottima salute e che mi fa star bene vederlo bel ordinato.

Affacciandomi alla finestra a guardare il mio bel orto, vigoroso e colorato,
ho pensato se tutti coltivassero l’orto, i mezzi di trasporto verdure sarebbero dimezzati e l’ambiente meno inquinato.

W l’orto, luogo magnifico, creativo e salutare,
è molto bello starci a coltivare e amare.

Francesco lena

Annamaria

domenica 11 agosto 2019

IL NUOVO AMORE? L'AMICIZIA









Cari vecchi e nuovi amici lettori, scusate se ogni tanto sparisco ma "staccare la spina" fa bene così mi permette di tornare con più energia ed entusiasmo. Siamo ad agosto, nel periodo clou della stagione estiva (africana...) e non tutti siamo in vacanza: c'è chi le ha gia' finite e anche dimenticate. Chi in corso ma anche chi sta con le valigie a portata di mano pronti a rientrare dopo lo scoppio della coppia Salvini- Di Maio. Poi c'è ancora chi dovrà partire, ma anche chi si gode la città semivuota...a tutti voi buon relax!






Eccovi una notizia che mi sta molto a cuore e mi considero superfortunata, in quanto non ho mai subito delusioni da parte dei miei tantissimi amici sia  di Milano che sparsi in Italia.




Come riporta V.F, ridere con gli amici è fonte di felicità. Attività che si merita molto più tempo rispetto a quello perso correndo dietro agli uomini sbagliati.
Vista la difficoltà oggettiva che i Millennials hanno per trovare l’anima gemella o, senza essere così esigenti, per lo meno di avere una relazione stabile e continuativa, l’amicizia diventa il vero legame su cui puntare. Gli amici sono sinonimo di positive vibes, di energia positiva, di buonumore, di certezza.

Secondo un sondaggio realizzato da Future Lab e commissionato da Martini su 4.000 persone di età compresa tra 25 e 35 anni, ma anche oltre in Belgio, Germania, Italia e Spagna, l’amicizia è la vera fonte di felicità per molti di noi.

Tutti i partecipanti allo studio sono d’accordo sul fatto che la cosa che li rende più felici è “ridere con gli amici”, risposta che stacca di alcuni punti “raggiungere un obiettivo professionale”, “vivere un appuntamento romantico” o “trascorrere una serata a guardare una serie tv con qualcuno che si ama”.



All’estero è stato coniato il termine “framily”, una fusione di vocali tra “friends” e “family”, da cui è nato anche il “Friendsgiving Day”, che nel 2015 ha registrato 75.000 eventi su Facebook negli Stati Uniti. Gli amici sono la nuova famiglia, nonostante le circostanze di spazio e tempo, così come la tecnologia che dà vita a relazioni che esistono praticamente solo online, renda complicato frequentarli assiduamente.

Sempre secondo il sondaggio, anche l’amicizia in ambito lavorativo è risultata determinante per affrontare con meno difficoltà i problemi in ufficio. Un recente studio di Officevibe ha dimostrato che il 70% dei lavoratori ha dichiarato che avere amici al lavoro è l’elemento più importante per ottenere una vita lavorativa felice e il 58% degli uomini rinuncerebbe ad uno stipendio più alto se questo significasse non andare d’accordo con i propri colleghi. Questo pensiero è condiviso soprattutto dalle giovani generazioni: ben il 25% dei giovani tra i 29 e i 32 anni si dichiara d’accordo, contro il 19,4% per le altre fasce d’età.



Ma chi sono veramente gli amici? Un massimo di 10 persone. Il vero amico è per prima cosa affidabile ed è presente quanto si ha bisogno di un supporto emotivo. Del resto, dietro a una grande donna, c’è sempre una migliore amica che le ha dato i consigli giusti.

Annamaria

venerdì 26 luglio 2019

ANNA E GIOACCHINO








SANT'ANNA E GIOACCHINO Essendo sterili e anziani non avevano avuto figli e questo era considerato per gli ebrei un segno della mancanza della benedizione e del favore divini. I due si ritirarono in disparte per pregare e ottenere da Dio la grazia che arrivò con l'annuncio di un angelo: "Anna, il Signore ha ascoltato la tua preghiera e tu concepirai e partorirai e si parlerà della tua prole in tutto il mondo". Anna, madre di Maria e nonna di Gesu'...le croci in famiglia non finiscono mai.

Annamaria

venerdì 5 luglio 2019

I TARTASSATI NEL MONDO





E' vero siamo tartassati e ne faremmo volentieri a meno. Per consolarmi e consolarvi riporto alcune tasse che per quanto possa sembrare impossibile, in qualche parte del mondo esistono...eccome se esistono!
Fonte- Focus


LA TASSA SUI SOCIAL. Il 1 ° giugno 2018, l’Uganda ha introdotto - primo Paese al mondo -  una tassa sui social media: per usare siti e app come Whatsapp, Facebook e Twitter i cittadini dovranno pagare 200 scellini (5 cent di euro) al giorno. Yoweri Museveni, il capo di Stato ugandese, ha dichiarato che la tassa era necessaria per contrastare la “minaccia” del gossip sui social media.


E col denaro recuperato dalla tassa avrebbe permesso alla nazione di "far fronte alle conseguenze del pettegolezzo”. Quella tra il Presidente ugandese e i social è una polemica antica: nel 2016, aveva già sospeso l'accesso a tutti i social durante le elezioni contro la diffusione di bugie. Ma ai cittadini ugandesi tutto ciò sembra un’enorme violazione della libertà di espressione.




LA TASSA… SUL RESPIRO. Se vi trovaste a passare dall'aeroporto internazionale di Maiquetia a Caracas (Venezuela), preparate 127 bolivar (20 euro): è la tassa sul respiro a cui sono assoggettati i passeggeri, per compensare il costo del sistema di filtraggio dell’aria installato nel 2014 in aeroporto!



 Secondo il ministero dell'Acqua e del trasporto aereo venezuelano, il sistema di filtrazione dell'aria sanifica e deodora l'aeroporto e blocca la crescita dei batteri, proteggendo così la salute di tutti i passeggeri.




 LA TASSA SUI FURTI E LE TANGENTI. Se un cittadino statunitense ricava un reddito illegale, fosse anche una “tangente”, la legge federale pretende che ci paghi le tasse. L'Internal Revenue Service (IRS) degli Stati Uniti pretende infatti che chiunque riceva una tangente, la denunci come parte del proprio reddito e paghi la tassa applicabile. Non solo. L'IRS richiede anche che vengano registrati i proventi derivanti da attività illegali come lo spaccio di stupefacenti.

E in caso di furto? Il ladro dovrà pagare l'imposta appropriata sul valore corrente di mercato dell'oggetto rubato (è proprio così!). L’esonero è previsto solo se restituisce il maltolto nell’anno solare in cui l'ha rubato. La buona notizia, per i disonesti, è che l’IRS non chiede di rivelare è stato ottenuto l’illecito: va semplicemente elencato come "altro reddito”. E se uno non paga? Una volta scoperto il reato, verrà accusato anche di evasione fiscale (che negli Usa è un’accusa pesante punita col carcere). Ne sa qualcosa Al Capone, che venne incriminato proprio per questo e non per omicidio o altre illegalità.





LA TASSA SULLA STREGONERIA. In Romania, dove molte persone credono ancora nelle superstizioni, la stregoneria è un business fiorente. Fino a qualche anno fa, quest’attività non era riconosciuta dal governo e, quindi, non era tassabile. Ma nel 2011, quando la Romania si è trovata ad affrontare la crisi, il locale ministero delle finanze ha pensato di imporre tasse anche a mestieri che un tempo non erano stati "ufficialmente riconosciuti".

 Tra questi, anche astrologi e maghi, i quali da allora devono pagare imposte pari al 16% del loro reddito. Il risultato? Migliaia di incantesimi lanciati contro i politici!




LA TASSA SUI NOMI DEI BAMBINI. Sulle regole, talvolta assurde, di cui bisogna tenere conto, alle diverse latitudini, quando si sceglie il nome per un neonato, abbiamo già scritto. Un caso particolare è quello della Svezia, dove i nomi dei bambini hanno bisogno dell'approvazione dell'ente fiscale. Gli svedesi sono tenuti a vedere il nome del figlio approvato dall'agenzia delle imposte svedese prima che il bambino compia 5 anni. Se i genitori non ottengono il benestare, possono essere multati fino a 5.000 corone (circa 500 euro).



 La legge risale al 1982, per impedire ai cittadini di usare nomi reali, anche se il pretesto è che approvando il nome, l'agenzia fiscale può proteggere un bambino da un nome offensivo o confuso. Tanto per fare un esempio, l’agenzia fiscale ha già respinto "Ikea" (per il pericolo di generare confusione) e "Allah" (a causa di un potenziale reato religioso), nonché "Brfxxccxxmnpcccclllmmnprxvclmnckssqlbb11116", che una coppia di genitori voleva affibbiare al figlio come forma di protesta. Tuttavia, "Google" e "Lego"  di recente sono stati autorizzati.




LA TASSA SULLA MARJUANA. Come prevedibile, la legalizzazione della marijuana a scopo terapeutico si è partata dietro qualche gabella. Negli Stati Uniti, per esempio, dove - dietro prescrizione medica - è legale in 29 stati e a Washington (mentre la marijuana ricreativa è legale solo in 9 stati e Washington) il "famoso" l'IRS (vedi sopra) richiede alle imprese che piantano e vendono marijuana di pagare l'imposta sul reddito federale su questa sostanza. Queste aziende pagano anche le imposte sul reddito statale e le imposte sulle vendite di marijuana. Le norme fiscali IRS sulle imprese di marijuana sono ancora più severe di quelle applicate alle normali aziende.



 Ma... c’è un ma: poiché il governo federale degli Stati Uniti classifica la marijuana come sostanza illegale, l'IRS riconosce anche i proventi delle attività della marijuana come illegali, così le imprese che la vendono non possono, per esempio, detrarre le spese per affitto, pubblicità e stipendi dei dipendenti come accade invece per altre società. Quindi pagano tasse più alte rispetto ad altre imprese. L'unica detrazione ammissibile è la spesa per la coltivazione della marijuana, che l'IRS considera come "costo dei beni venduti". E in Italia? Secondo un report di mercato del 2017 redatto da un ricercatore italiano della Sorbona, che si occupa di cannabis, le attività commerciali potrebbero portare a un fatturato annuo minimo di circa 44 milioni di cui 6 milioni di euro di tasse.




LA TASSA SULLE FLATULENZE DELLE MUCCHE. La maggior parte delle persone pensa alle autostrade congestionate o alle fabbriche che eruttano fumo nero come la causa dei gas serra. Ma l'Unione europea ha trovato (anche) un altro colpevole: i gas di scarico delle... mucche. Studi recenti hanno infatti dimostrato che il metano rilasciato dalle mucche che digeriscono lentamente il foraggio, può incidere tra il 10% e il 18% sulla quantità di gas serra europei.



 Il problema è aggravato dai macelli, che concentrano grandi quantità di gas metano in una zona. Al fine di frenare l'epidemia di gas serra alimentata dalle mucche, alcuni paesi dell'UE hanno adottato imposte sui bovini. Con la Danimarca che guida la classifica, con 100 euro di tassa per ogni mucca.

Annamaria