martedì 19 febbraio 2019

ANCHE I PAPERI HANNO UN CUORE





Nell’anno 2010 Cipriano scriveva così...



Era da diversi giorni che tenevo d’occhio la contessa Azzurra Girelli Mazzanti-Dellavecchia la quale, dopo essersi fatta lasciare nei pressi dall’autista, si recava tutti i giorni a pranzo alla mensa della Caritas; lo stesso faceva il Megadirettore Gran-Costruttor Ing. Dott. Ottone Liberalacasa che addirittura si portava a casa una busta di avanzi per poter cenare.

Chi invece preferiva affogare nell’alcool i dispiaceri economici erano il Gran Direttor delle Cliniche Riunite Cav. Dott. Felice Colica, il Presidente Generale dei canili Associati Dott. Bracco Baldo, il Grand’Ufficial Amministratore generale delle Scuole Guida Archit. Guido Maluccio, il noto politico locale Felice La Pippa con la propria consorte di origine greca, la nobildonna Mika Teladògratis, il Dirett. del giornale locale Primo Falso, ed il Magistrato in pensione Dott. Massimo Della Pena;
altresì ormai vicino al collasso psicofisico per le privazioni, era l’Amministratore Unico dei Giochi e Lotterie, il Prof. Cav. Natale Tombola. Tutti accomunati da un unico problema quotidiano, quello di poter coniugare il pranzo con la cena e poter sfamare la propria famiglia, nel contesto di una vita dura e grama fatta di enormi sacrifici e privazioni.

Non mi erano assolutamente sfuggiti nel contempo la vita allegra, spensierata e godereccia che noti personaggi locali conducevano alla faccia dei più elementari crismi di fratellanza e carità; tra i più scatenati negli ozii e nei bagordi erano i noti disoccupati Giuseppe Agonia con la fidanzata Vita Migliore, il custode del locale cimitero tale Santo Campo, addirittura si vociferava anche sul bravo parroco della Chiesa dell’Addolorata, don Massimo Conforto.

A prima vista, i più accaniti nello spendere e nello spandere si notavano tra la categoria dei pensionati e dipendenti, tra cui spiccava l’aiutante vice barbiere Felice Forfora con la sua amante clandestina ucraina di incerta professione, tale Vagina Seminova.
Naturalmente miei cari amici, a Vossignori tutto ciò pare contro natura e naturalmente anche a me tutto questo pare il mondo all’ inverso; ma poi torno a casa e ti leggo l’ultimissima notizia che non fa altro che confermare quello che era un film comico….
Cosa ti leggo?: Cresce l’evasione fiscale in Italia che si conferma primatista europeo con il 51,2% del reddito imponibile non dichiarato. Nei primi dieci mesi del 2009, l’imponibile evaso in Italia è cresciuto del 11,7% ed ha raggiunto l’ammontare di 369 miliardi di euro l’anno. In termini di imposte sottratte all’erario siamo nell’ordine dei 144 miliardi di euro l’anno.

Tutto ciò emerge da un’indagine effettuata da KRLS Network of Business Ethics per conto di Contribuenti.it, l’Associazione Contribuenti Italiani condotta su dati divulgati dalle Polizie tributarie degli Stati europei.
Nella speciale classifica degli evasori, l’Italia è seguita da Romania (42,4% del reddito imponibile non dichiarato), da Bulgaria (39,3%), Estonia (37,2%), Slovacchia (34,5%) e cosi via …
Ma udite, udite!! Sono soprattutto i dipendenti e pensionati i “pochi ricchi dichiarati” in Italia: dagli ultimi dati dell’Agenzia delle Entrate, si traduce in numeri la conferma che l’assoluta maggioranza di redditi elevati ha ritenuta alla fonte, quindi si tratta di lavoratori dipendenti o in pensione.
Sono 90.3316 i dipendenti che hanno dichiarato al Fisco oltre 150.000 euro e a questi si sommano 38.962 pensionati “ricchi”, per un totale di 129.278.
Complessivamente, i cittadini che guadagnano bene sono 149.323, ovvero lo 0,3% dei contribuenti oppure 3 su mille, comunque “una rarità”.

Pensate …L’evasione fiscale è diventato uno degli sport più praticati dagli italiani al punto che anche i morti evadono il fisco tumulandosi da soli …
Il cameriere é più ricco del padrone del bar, il muratore è più ricco dell’ingegnere, l’ometto delle pulizie del padrone della catena degli Hotel, il portantino del barone, l’operaio precario del padrone.
Ma questi numeri non sono poi che il risultato matematico di una realtà che tutti conoscono, ma che in eguale misura fanno il verso della meraviglia per rigettare in virtù delle ovvie ragioni di tornaconto …Siamo o non siamo il più grande Paese di furbastri, figli e nipotini di Machiavelli e del “fine che giustifica i mezzi”, abituati a coniugare il verbo essere solo alla prima persona : …io Sono! C’è da farsi cadere le braccia dallo sconforto, sapendo che nulla cambierà perché enormi sono gli interessi socio-politici che hanno impedito, impediscono ed impediranno sempre tutte le riforme per un fisco equo in una società possibilmente a misura d’uomo.
Il benessere non si divide, soprattutto quello costruito sugli imbrogli e sulle infinite truffe grandi e piccole, sullo scambio truffaldino e sugli egoismi soggettivi ed oggettivi. (mannaggia!)

Pessimista? …Assolutamente no. Solo terribilmente realista!
In fondo io personalmente cambierei i valori della scala degli esseri viventi, dove metterei al primo gradino la razza animale al posto di quella umana, (scusatemi) visto che tra bestie della stessa razza vige un severo ed immutabile codice di reciproco aiuto, cosa semisconosciuta tra i viventi, soprattutto quando si tocca quella parte vitale che si chiama “tasca”.
Finanche il tirchio Paperon de’ Paperoni si muove a compassione molte volte verso lo sfigato Paperino …E’ tutto dire …

Ciao
con affetto Cipriano

Annamaria

venerdì 15 febbraio 2019

SAN VALENTINO, SAN FAUSTINO O SANTA BEATRICE?



“Com' è bello far l’amore da Trieste in giù”, cantava a squarciagola la mitica Raffaella Carrà e … si deve ancora continuare a far l’ammore da Ragusa in su .(per chi puo’) anche dopo la celebrazione degli innamorati.
Dunque anche San Valentino è passato e gli innamorati ” ufficiali ” hanno celebrato la loro festa con la protezione del loro Santo.
Perchè dico ufficiali? Embè non tutti sanno che il il giorno prima è un’altra giornata celebrativa per gli innamorati (clandestini)  ed ha anche un nome , straniero ovviamente: “Mistress Day “.
Dunque, lo vogliamo o no, da qualche anno, al calendario, si è aggiunta questa nuova ricorrenza celebrata al riparo da occhi indiscreti. E succede proprio il giorno prima, il 13, nel giorno di Santa Beatrice.
santino


Ed ecco alcuni consigli di Kim Conte che si intende di relazioni di coppia per riaccendere il desiderio.
Ovviamente per le coppie ufficiali!
Leggete con attenzione se ci tenete al partner e se volete evitare, il prossimo anno, di festeggiare gli altri due Santi : San Faustino, oggi o Santa Beatrice l’altro ieri…..poveri Santi. Beatrice, Valentino e Faustino che responsabilità !




“Comunque, mi sembra giusto che anche gli amanti, così come i single, abbiano l’esigenza di celebrare il loro amore con una giornata da dedicarsi. La rivendicazione ha trovato trovato terreno fertile negli Stati Uniti che da anni, il 13 febbraio, festeggia il “Mistress Day”,"il giorno degli innamorati". Da qualche anno sembra aver acquistato parecchi punti anche qui in Italia. La data è stata cerchiata in rosso sul calendario dal 73% dei fedifraghi nostrani. Almeno secondo un sondaggio che ha realizzato Ashleymadison.com, il portale dedicato agli incontri extra-coniugali. Secondo le risposte fornite al sito, la festa degli amanti si celebrerà in un ristorante intimo, appena fuori città, poco frequentato da amici, familiari e colleghi (38%) o in locali molto discreti con luci soffuse (27%). Il dato più sorprendente riguarda il 35% di coloro (uomini) che hanno dichiarato, non senza una buona dose di sfrontatezza, che prenoteranno un tavolo nello stesso posto per entrambe le serate, avvalendosi della complicità di camerieri e barman.
Le scuse più usate : il 54% delle donne ha dichiarato che tirerà fuori la scusa di una visita ai genitori o familiari per aggirare il controllo del partner ufficiale il 13 febbraio, mentre il 36% tirerà in ballo la classica storia dell’amica in piena crisi emotiva. Due circostanze che faranno desistere il partner dal desiderio di accompagnarle. Non manca il 10% di ardimentose che si inventeranno un viaggio di lavoro per una romantica fuga con l’amante. Le scuse maschili sono molto più banali, il 16% tirerà fuori la solita palestra, il 31% una cena con gli amici e la stragrande maggioranza citerà fantomatiche scadenze improrogabili a lavoro con annessa serata in ufficio (53%).
I consigli : ricette miracolose per festeggiare l’amore clandestino senza sorprese non ce ne sono. Il consiglio per chi si prepara al Mistress Day è di prestare molta attenzione alle mosse da fare e calcolare tutto senza lasciare niente al caso. Per il resto l’importante è non farsi scoprire.”



Ora affidiamoci a SANTA...   Kim Conte e  vediamo quali sono le 40 soluzioni per riaccendere il fuoco della passione e risvegliare la passione

1. Indossa lingerie super sexy. Così non appena sarete a casa potrete divertirvi insieme.
2. Fatti un bagno caldo e profumato ed indossa un capo di seta delicata.
3. Usa un lucidalabbra alla menta. Nulla ti farà sentire più sexy ed avrai l’alito freschissimo.
4. Raditi le gambe.
5. Visto che ci sei pratica una ceretta da bikini. La zona diventerà più sensibile.
6. Dopo tanta fatica riposa almento 30 minuti, magari senza nulla addosso. Ti sveglierai riposata e pronta.
7. Mostra qualche centimetro di pelle, ma solo per una sbirciatina.
8. Aggiungi “nuovo giocattolo sessuale” alla lista della spesa. Basta assicurarsi che sia l’ultimissimo modello.
9. Invia al tuo amante un messaggio particolarmente piccante e resta in attesa di una risposta.
10. “Dimentica” di indossare la biancheria intima per il vostro prossimo appuntamento.
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11. Adotta una buona postura: fa sentire più sicuri di sé.
12. Bacia il tuo partner anche in pubblico così da stuzzicarlo per quando sarete soli.
13. Fate insieme un bagno di vapore. Poi spalmatevi lozioni profumate lungo tutto il corpo.
14. Condividi le tue fantasie sessuali con partner, non essere avara con i dettagli.
15. Impara a portare i tacchi alti e la minigonna.
16. Accendi delle candele. Magari quelle profumate, alla cannella o alla vaniglia. Perché quei profumi particolari? Prova e vedrai cosa succede.
17. Leggi un libro erotico. Quando arrivi alla parte che ti fa arrossire, vai avanti.
18. Leggi la parte più piccante del libro erotico a voce più alta.
19. Spargi profumo seducente: vaporizzalo sul collo, dietro le ginocchia e, soprattutto, tra i seni.
20. Invece di usare delle comuni calze, sotto il vestito indossa una giarrettiera di pizzo sexy.
21. Bevi mezzo bicchiere di vino rosso, quel tanto che basta per farti rilassare, ma non troppo per non ritrovarsi ubriachi.
22. Il rossetto rosso funziona sempre!
23. Guardate insieme un film sexy.
24. Tocca delicatamente il tuo partner.
25. Fai quotidianamente gli esercizi di Kegel.
26. Iscriviti ad un corso di pole dancing o di strip-tease: la pratica rende perfetti!
27. Invia al partner un testo descrittivo “play-by-play” di tutto ciò che si pensa di fare a lui/lei una volta che si sarà da soli.
28. Sciogli del cioccolato fondente, spalmalo su una fragola e fallo assaggiare dolcemente al partner. Poi chiedigli di fare lo stesso per te.
29. Aggiornati sulle posizioni del sesso inventate su Internet. Troverai quella che fa per voi!
30. Ostriche e vino frizzante non sono solo un cliché: funzionano davvero.
31. Pratica yoga.
32. Vai in uno strip club con le tue amiche. Quando vedrai quali meraviglie possono fare le altre donne, aumenterai l’autostima.
33. Guarda un film di Ryan Gosling.
34. Flirta con il tuo partner in palestra.
35. Pensa frequentemente al sesso. Se sei bloccata/o nel traffico o in fila al supermercato fantastica su quello che vorresti fare con il partner appena arrivi a casa.
36. Concediti una uscita di shopping solo per acquistare lingerie. Compra quello che ti fa sentire femminile, bella e sexy da morire.
37. Fatti fare un massaggio.
38. Ricordate e raccontatevi tutti i dettagli delle notti più calde che avete passato insieme.
39. Di al tuo amante di scattarsi una foto sexy e di inviartela durante il giorno.
40. Fai con lui la stessa cosa.


Annamaria

mercoledì 13 febbraio 2019

SAN VALENTINO E' SAN VALENTINO!






Ridere è una cosa seria. Non puoi farlo con chiunque.


Una signora vince un milione di euro al superenalotto.
Tutta felice incassa la somma e corre a comperarsi una bella macchina.


Arrivata dal concessionario, si fa mostrare i modelli più lussuosi e decide di comprarne una.


Al momento di pagare, il concessionario le dice:
- Signora, lei è la nostra milionesima cliente, quindi per questo motivo la macchina le verrà consegnata gratuitamente!


Lei tutta giuliva, sale in macchina e parte sgommando.
Quando arriva a casa, trova un mucchio di persone che attendono fuori.


Le si fa incontro una vicina che le dice:
- Sia forte... qualche minuto fa una macchina ha investito suo marito!


E lei tutta compunta:
- Non c'è niente da fare... quando gira bene, gira bene!




Annamaria

venerdì 8 febbraio 2019

DUEMILA EURO A SETTIMANA PER VIAGGIARE E FARE FOTO







La proposta arriva dalla compagnia di crociera Royal Caribbean, che sta cercando una persona disposta a girare il mondo documentando la propria esperienza sui social media. Il ruolo sarà quello di “Shore Explorer”


Unici strumenti richiesti: macchina fotografica e Instagram sempre attivo.


   

L’itinerario è pronto: dal Portogallo all’Alaska, dal caldo tropicale delle isole caraibiche al freddo glaciale dei fiordi norvegesi. Chi verrà selezionato visiterà, a bordo di una nave da crociera, tutti i luoghi più suggestivi del pianeta, documentando passo per passo la propria esperienza.

Candidarsi è facile: basta pubblicare su Instagram uno scatto della propria vacanza con l’hashtag #ShoreExplorer.
Le foto verranno poi valutate da una giuria di esperti, tra cui Russ Francis, che già da un anno lavora con la Royal Caribbean.



Le condizioni per potersi candidare sono spiegate dallo stesso fotografo: avere più di 21 anni, disporre di un passaporto ed essere cittadini inglesi. L’azienda però, per non escludere nessuno, promette di aprire le candidature anche agli interessati di altre nazionalità.




State pensando che questo sia un lavoro bizzarro e forse avete ragione ma non è l'unico: in rete ne ho trovati altri...


ACCAREZZATORE DI GATTI

L’associazione God’s Little People Cat Rescue cerca un accarezzatore di gatti
La scorsa estate, l’associazione God’s Little People Cat Rescue, ha offerto stipendio e alloggio privato – una piccola casa vista mare con giardino – per prendersi cura di 55 gatti sull’isola di Syros, in Grecia. L’unico vincolo richiesto era la disponibilità a passare sull’isola almeno sei mesi. La persona cercata doveva avere una passione per i gatti, essere in grado di gestirli e di stare in loro compagnia. In particolare, la persona ideale, secondo l’esperienza dell’associazione, sarebbe stata qualcuno con «più di 45 anni, responsabile, affidabile, onesto, praticamente incline a questo lavoro e davvero, con un cuore d’oro!». Inoltre veniva richiesto di saper guidare un’auto con cambio manuale, per portare i gatti dal veterinario in caso di malattia, e di «apprezzare la natura e la tranquillità» per poter vivere bene sull’isola.



SCIATORE MEDIOCRE

Il marchio di abbigliamento e accessori per sciare Tenson cerca due persone per testare i prodotti
Il marchio di abbigliamento e accessori per sciare Tenson cerca due persone per testare e recensire i suoi prodotti in pista. Per candidarsi non serve essere dei campioni. La mediocrità, in questo caso, è un valore aggiunto. Il compenso prevede quattro giorni spesati, e pagati 25 euro l’ora, e un pacchetto di otto lezioni con un professionista. Una «vacanza-impiego», si legge nell’annuncio, in cui i candidati selezionati potranno godere di un alloggio esclusivo sulle montagne innevate di Idre fjäll, in Svezia, e di cibi e bevande tipiche della zona. Le candidature scadono il 12 febbraio.



SLEEPINFLUENCER

L’azienda texana MattressFirm cerca uno sleepinfluencer per testare i prodotti del brand
Per gli amanti del sonno è arrivato il lavoro ideale. L’azienda texana MattressFirm, specializzata in materassi e complementi per la zona notte, cerca uno sleepinfluencer per testare i prodotti del brand. Il candidato selezionato dovrà provare gli effettivi comfort di piumoni, materassi, letti e cuscini. Per farlo, dovrà addormentarsi, provare i diversi prodotti, e poi rilasciare opinioni e pubblicizzare il brand tramite i social. Si tratta, di fatto, di una figura che unisce il lavoro dell’influencer a quello del collaudatore di materassi. Il compenso previsto è di 200 dollari per un’attività di 20 ore settimanali.




LUXURY PRODUCT TESTER

Hush Hush che cerca una persona che testi i prodotti di lusso
Esiste un portale dedicato allo shopping di lusso, che cerca il candidato ideale per testare e recensire prodotti esclusivi. Si tratta di Hush Hush, sito dedicato alla compravendita di beni di alta gamma, che cerca una persona che guidi auto di lusso, alloggi in location come un castello francese da 70 milioni di euro e indossi capi griffati e parure di gioielli. Il tutto per fornire ai clienti della piattaforma, che hanno molto denaro ma poco tempo, un’indicazione precisa e approfondita sui diversi prodotti. Il lavoro prevede uno stipendio di circa 85mila euro l’anno. Il candidato ideale dovrà essere appassionato di viaggi e di moda, essere attento ai dettagli e avere un atteggiamento pretenzioso e, perché no, anche un po' snob.




ASSAGGIATORE DI NUTELLA

In passato la Ferrero cercava assaggiatori di Nutella
In passato anche la Ferrero, azienda italiana leader nei prodotti dolciari, aveva offerto il lavoro dei sogni per tutti i golosi: l’assaggiatore di Nutella. L’offerta di lavoro era rivolta a 60 candidati senza alcune esperienza. L’unico requisito era la disponibilità a imparare a gustare cacao, granella di nocciole e prodotti semilavorati dolci. L’attività prevedeva un corso di formazione gratuito, della durata di 3 mesi, e un contratto part-time di lunga durata.

Annamaria
By masterx.iulm

martedì 5 febbraio 2019

SANT'AGATA MARTIRE- UN FEMMINICIDIO NELL'ANNO 250







Oggi, 5 Febbraio, è l anniversario della morte di S.Agata ,a Catania, e si dice che in questo giorno si creino gorghi nel fiume Simeto: si sente un urlo disperato di Quinziano e il nitrito del suo cavallo.

La morte di S. Agata al giorno d'oggi si potrebbe definire un "femminicidio".


Ecco brevemente la sua storia:

La Santa, bellissima figlia di una benestante famiglia catanese  nasce a Catania (o Palermo) nell’anno 238. Consacratasi a Dio come diaconessa intorno ai ventuno anni, esercita un ruolo attivo all’ interno della comunità cristiana, impegnata nella catechesi (istruendo alla fede cristiana i nuovi adepti) e preparando i giovani ad essere battezzati, comunicati e cresimati.
Tra il 250 e il 251 deve ,pero', fare i conti con le molestie subite dal proconsole Quinziano,uomo superbo e prepotente, arrivato a Catania allo scopo di far abiurare (rinunciare solennemente alla propria confessione religiosa) pubblicamente i cristiani, secondo l’editto dell’imperatore Decio.



Invaghitosi della ragazza ma ricevendo il suo rifiuto viene affidata da Quinziano, per alcune settimane, alla custodia rieducativa di Afrodisia, cortigiana corrotta, e delle sue figlie.
Lo scopo dell’affidamento a Afrodisia, dedita alla prostituzione, è quello di corrompere moralmente la giovane siciliana, tra minacce e allettamenti, pressandola psicologicamente al fine di sottometterla alla volontà del proconsole.



Portata spesso in orge e ritrovi dionisiaci, però, Agata resiste strenuamente agli attacchi perversi che è costretta a subire, trovando forza nella fede in Dio al punto che le sue tentatrici, scoraggiate dai continui insuccessi, rinunciano all’ impegno di corromperla e la riconsegnano a Quinziano.
Questi, non riuscendo a scalfire i principi della ragazza, la processa. Convocata al palazzo, Agata, dopo il processo viene portata in carcere, dove subisce numerose violenze che hanno ancora lo scopo di farle cambiare idea e dicedere al proconsile Quinziano.



Dapprima viene fustigata e, tramite delle tenaglie, sottoposta a un crudele strappo delle mammelle; poi è obbligata a camminare sui carboni ardenti e fatta bruciare viva.
Mentre Agata si trovava nella fornace, un forte terremoto scosse la città di Catania e il Pretorio crollò parzialmente seppellendo due carnefici consiglieri di Quinziano.
Riportata in cella, Agata, muore la notte del 5 febbraio 251.


Anno 2000


Proconsole e vergine (non martire)
La vergine e la maitresse



Annamaria

venerdì 1 febbraio 2019

PETIZIONE GIUSTIZIA PER MARCO VANNINI




Margherita Runchina ha lanciato questa petizione e l'ha diretta a Procura della Repubblica di Civitavecchia e a 1 altro/altra

Ho seguito il caso Marco Vannini ed è vergognosa la sentenza emessa contro la famiglia Ciontoli che è responsabile della sua morte. Chiedo in nome del popolo italiano e di tutte le mamme italiane che il caso venga riesaminato e ai colpevoli data la giusta punizione. Il messaggio che arriva ai giovani da questa sentenza è deleterio e lo Stato non può essere complice di un omicidio.

FIRMA QUI

Annamaria

giovedì 31 gennaio 2019

LA LAMPADA DI ALADINO



Già letti ma sempre godibili

Lui: Stanotte ho sognato

Lei: Cosa?

Lui: Ero disteso sul letto
        E avevo sul petto una lampada.

Lei:   …quella di Aladino…?!

Lui:  Non so, l’ho guardata, sorpreso e incuriosito.
Sembrava che dicesse “Sono in attesa di una carezza.”

Lei: Sei grande, non raccontare favole.

Lui: Non ti racconto sciocchezze, ti dico quello che hsognato. Ho sentito una folata di vento fresco, improvvisa. Non riuscivo a tener ferma la mano. Mi sono sussurrato …Aladino!

Lei: Quello della lampada?... Sei cresciuto e fai di questi
sogni? Povero amore mio, sei grande e racconti ancora                  favole? Ma dimmi del sogno!

Lui: Aladino, l’eroe delle “Mille e una Notte”.
 
Lei: Ti ascolto!

Lui: Nei racconti arabi c’è una novella “Aladino e la lampada meravigliosa”. Lui possedeva una lampada che gli esaudiva ogni desiderio se veniva strofinata.

Lei: Tesoro, questa lampada l’hai comprata al mercatino: che bisogno c’era. Hai speso soldi per un oggetto inutile. Però, sai che sono curiosa: racconta!

Lui: La lampada veniva strofinata per esprimere un desiderio…io l’ho strofinata……e subito dopo ho sentito una voce flebile  che mi sembrava uscisse dalla lampada…

Lei: E che diceva?

Lui: Esaudisco un tuo desiderio se tu mi reciti una poesia d’amore.

Lei: Oh, non è facile…e tu?

Lui: Guardando fisso la lampada, ammaliato, ho cominciato a declamare lento…



“raccogli le parole
non spazzarle vie
i ricordi sono cimeli
che devono giacere
su cuscini di velluto rosso
quel rosso vivo di giovani boccioli
come le stelle
che emanano  i riflessi dei ricordi
la luna splendida e superba
ricorda un candore storico
di un amore  che rammenta
un antico splendore.
Lasciati ancora accarezzare
portentosa lampada
dammi di lei la sua anima
e fa che la sua guancia, al risveglio,
poggi sul mio petto”


Lei: Non ho parole, principe mio!

Lui: Sai che giorno è oggi?

Lei: Primo novembre, Ognissanti

Lui: …e’ anche Sant’Aladino che si festeggia in questo giorno.

Lei: Non lo sapevo.

Lui: Ti ripeto le ultime parole dette alla lampada “e fa che la sua guancia, al risveglio, poggi sul mio petto.”  E tu dove sei in questo momento?

Lei: …sul tuo petto, Sognatore mio, metti la lampada sul comodino e…strofinami.

Lui: Tu meriti carezze perché non sei una lampada.

Lei: Allora accarezzami… ed io esaudirò tutti i tuoi desideri.
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Enzo




martedì 29 gennaio 2019

L' ARANCINA E' FIMMINA...









Quante volte avete sentito dire, magari da qualcuno del Sud Italia, frasi come "esci il cane", "entra i panni", o "siedi il bambino" e avete pensato che fosse sbagliato? Da oggi sappiate che non è più così. Almeno nella lingua parlata. A dirlo è l'Accademia della Crusca. Rispondendo ai lettori che chiedevano se fosse lecito costruire il verbo sedere con l'oggetto diretto di persona Vittorio Coletti, socio dell'Accademia, ha affermato: "Si può rispondere di sì, ormai è stata accolta nell'uso, anche se non ha paralleli in costrutti consolidati con l'oggetto interno come li hanno salire o scendere (le scale, un pendio). Non vedo il motivo per proibirla e neppure, a dire il vero, per sconsigliarla". Lo stesso ragionamento può essere fatto per verbi come uscire e entrare.

Dire "esci la spazzatura" o "entra i panni", insomma, non è un'eresia. E non si tratta di stravolgere le regole grammaticali, ma di accettare l'idea che questi costrutti siano entrati nel linguaggio comune: "Diciamo insomma che sedere, come altri verbi di moto, ammette in usi regionali e popolari sempre più estesi anche l'oggetto diretto e che in questa costruzione ha una sua efficacia e sinteticità espressiva che può indurre a sorvolare sui suoi limiti grammaticali", ha spiegato Coletti.




Dopo "esco il cane" e altre espressioni ecco un altro quesito che divide molte persone, soprattutto i siciliani.
Si dice arancinO o arancinA?
Cosa dicono in merito gli esperti dell'autorevole "Accademia Della Crusca" ?

Il genere del nome che indica la specialità siciliana a base di riso con la salsa di pomodoro e la carne (o altro) divide in due l’isola: arancina (rotonda) nella parte occidentale e arancino (rotondo o a punta, forma che potrebbe essere ispirata dalla figura dell’Etna) nella parte orientale, con l’eccezione di alcune aree nella zona ragusana e in quella siracusana. Il gustoso timballo di riso siculo deve il suo nome all’analogia con il frutto rotondo e dorato dell’arancio, cioè l’arancia, quindi si potrebbe concludere che il genere corretto è quello femminile: arancina. Ma non è così semplice, e vediamo perché.




Origini

Le origini di questa pietanza si vorrebbero far risalire al tempo della dominazione araba in Sicilia, che durò dal IX all’XI secolo. Gli arabi avevano l’abitudine di appallottolare un po’ di riso allo zafferano nel palmo della mano, per poi condirlo con la carne di agnello prima di mangiarlo; da qui la denominazione metaforica: una pallina di riso con la forma di una piccola arancia (< ar. nāranj). Come si legge nel Liber de ferculis di Giambonino da Cremona (curato da Anna Martellotti, 2001), tutte le polpette tondeggianti nel mondo arabo prendevano il nome dalla frutta a cui potevano essere assimilate per forma e dimensioni (arance ma anche albicocche, datteri, nocciole); il paragone con le arance era naturale in Sicilia dato che l’isola ne è sempre stata ricca.

In realtà però non ci sono tracce di questa preparazione nella letteratura, nelle cronache, nei diari, nei dizionari, nei testi etnografici, nei ricettari e così via prima della seconda metà del XIX secolo: essa dunque compare in età assai più recente di quanto si potrebbe pensare. Per di più, si dovrà osservare che nel Dizionario siciliano-italiano di Giuseppe Biundi (1857), il primo dizionario siciliano che registra la forma arancinu, la definizione descrive "una vivanda dolce di riso fatta alla forma della melarancia": dolce, non salata; ma i passaggi dolce/salato non sono infrequenti nelle varie fasi della gastronomia, se persino lapizza alla napoletana è ancora per la Scienza in cucina di Pellegrino Artusi (ediz. 1911) un dolce fatto di pastafrolla e crema (ricetta 609). Nel Nuovo vocabolario siciliano-italiano del Traina (1868), infatti, dalla voce arancinu si rinvia a crucchè: "specie di polpettine gentili fatte o di riso o di patate o altro", da confrontare con la ricetta 199 (Crocchette di riso composte) della Scienza in cucina, che indica una preparazione certamente salata. Nei repertori prima citati non sono tuttavia mai menzionati né la carne né il pomodoro, e in effetti è difficile dire quando questi due ingredienti siano entrati nella ricetta: del pomodoro, tra l’altro, si sa che cominciò a essere coltivato nel Sud della penisola solo all’inizio dell’Ottocento. Alla luce di questi fatti il legame tra il supplì siciliano e la tradizione araba non sembra più così certo, mentre si potrebbe pensare che si tratti di un piatto nato nella seconda metà del XIX secolo come dolce di riso, ma che sia stato trasformato quasi subito in una specialità salata.

Inoltre il nome del manicaretto – secondo l’ipotesi suggerita da Salvatore C. Trovato in A proposito di arancino/arancina ("Archivio Storico della Sicilia Centro Meridionale", II, 2016) – potrebbe derivare non solo dalla forma dell’arancia, ma anche dal suo colore: in siciliano infatti le parole che indicano nomi di colori si formano da una base nominale più il suffisso -inu, quindi arancinu ‘di colore arancio’, come curaḍḍinu‘del colore del corallo’ o frumintinu ‘che ha il colore del frumento’).

 
ArancinO



Con la -o

Nel dialetto siciliano, come registrano tutti i dizionari dialettali, il frutto dell’arancio è aranciu e nell’italiano regionale diventa arancio. Del resto, alla distinzione di genere nell’italiano standard, femminile per i nomi dei frutti e maschile per quelli degli alberi, si giunge solo nella seconda metà del Novecento, e molti parlanti di varie regioni italiane – Toscana inclusa – continuano tuttora a usare arancio per dire arancia.

Al dialettale aranciu per ‘arancia’ corrispondono il diminutivo arancinu per ‘piccola arancia’, arancino nell’italiano regionale: da qui il nome maschile usato per indicare il supplì di riso. La prima attestazione nella lessicografia italiana di arancino si trova nel Dizionario moderno del Panzini (edizione 1942), che registra la forma maschile, contrassegnandola come dialettale siciliana. Questa denominazione, dunque, è quella che riportano i dizionari dialettali, i dizionari italiani (basterà citare il GDLI e il GRADIT), e che è stata adottata dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali nella lista dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali italiani (arancini di riso: Regione Siciliana, Prodotti della gastronomia, 188); è la forma che il commissario Montalbano ha portato nei libri e in televisione (Andrea Camilleri, Gli arancini di Montalbano, 1999) e di conseguenza nella competenza di tutti gli italiani


ArancinA


Con la -a

I dizionari quindi concordano sul genere di arancino, ma le indicazioni del genere del nome che indica il frutto dell’arancio sono, come abbiamo detto, oscillanti: le due varianti arancio e arancia coesistono, con una prevalenza del femminile nell’uso scritto e una maggior diffusione del maschile nelle varietà regionali parlate di gran parte della penisola.

Il femminile tuttavia è percepito come più corretto – almeno nell’impiego formale – perché l’opposizione di genere è tipica nella nostra lingua, con rare eccezioni, per differenziare l’albero dal frutto. Si può ipotizzare che il prestigio del codice linguistico standard, verso cui sono sempre state più ricettive le aree urbane, abbia portato la forma femminile arancia a prevalere su quella maschile arancio nell’uso dei parlanti palermitani: essi, avendo adottato la forma femminile per il frutto, l’hanno di conseguenza usata nella forma alterata anche per indicare la crocchetta di riso: dunque, arancina. Per la zona ragusana e siracusana potrebbe invece aver influito il fatto che la forma dialettale più diffusa per indicare il frutto non è aranciu ma partuallu/partwallu (cfr. AIS, carta 1272): la radicale diversità dell’esito locale può aver fatto sì che quando si è assunto il termine italiano per indicare il frutto lo si sia fatto nella forma codificata arancia, da cui arancina.

Si potrebbe allora concludere che chi dice arancino italianizza il modello morfologico dialettale, mentre chi dice arancina non fa altro che riproporre il modello dell’italiano standard. Questa supposizione troverebbe conferma nell’unica attestazione di arancina che si trova nella letteratura di fine Ottocento: le "arancine di riso grosse ciascuna come un mellone" dei Viceré (1894) del catanese Federico De Roberto, che si atteneva a un modello di lingua di matrice toscana. Alla fine del secolo la variante femminile è stata poi registrata da Corrado Avolio nel suo Dizionario dialettale siciliano di area siracusana (un manoscritto inedito della Biblioteca Comunale di Noto, compilato tra il 1895 e il 1900 circa) e più tardi da Giacomo De Gregorio nei suoi Contributi al lessico etimologico romanzo con particolare considerazione al dialetto e ai subdialetti siciliani ("Studi Glottologici Italiani", VII, 1920, p. 398) che rappresentano l’area palermitana. Arancina è stata registrata anche dalla lessicografia italiana: dallo ZINGARELLI del 1917, che la glossa come "pasticcio di riso e carne tritata, in Sicilia", e dal Panzini nell'edizione del 1927; dopo però non se ne ha più nessuna traccia.

 Arancinie!

 Al di là di alcune rivendicazioni permeate da inutili campanilismi, spesso le motivazioni di chi sostiene, contro la registrazione dei vocabolari, che l’arancina sia fimmina con la -a traboccano di un amore (con la a-!) per il cibo che altro non è se non amore per la propria terra e per le proprie tradizioni; per questo basterà citare Davide Enia, attore e scrittore palermitano:

Battezzare con correttezza è gesto di umiltà di fronte all’ eccezionalità del piatto, ché noi che le mangiamo le arancine, no,
noi non vogliamo (soltanto) bene all’arancina, palla di sfera che si basta da sé.
No.
Noi CELEBRIAMO l’arancina noi la veneriamo,
lei e la sua tondità solare, sfera a carne o a burro, palla, piccola arancia, fìmmina.
Il resto, non esiste il resto di fronte all’arancinA.

Ma non è tutto. Andrea Graziano, chef e imprenditore catanese, per unire le due metà dell’isola nel giorno di Santa Lucia (giorno in cui si festeggia mangiando panelle, cuccìa e arancine) ha proposto nella sua "bottega sicula" palermitana, gemella di quella catanese, le arancinie: «una porzione che comprende due arancini a punta preparati con sarde e finocchietto e due arancine tonde preparate "alla norma" con melanzane fritte, ricotta, pomodoro e basilico». Una terra di mezzo in cui convivono gli arancini catanesi e le arancine palermitane, e si fondono in un’unica specialità dal sapore inconfondibile, simbolo della sicilianità.


Dunque l'accademia della crusca è chiara: il nome delle crocchette siciliane ha sia la forma femminile sia la forma maschile, determinata dall’uso diatopicamente differenziato.

 Che poi maschio o femmina, a punta o rotonda, è sempre la fine del mondo!
Soprattutto gli arancini di Pozzallo...!



Per ultimo non poteva mancare la classica ricetta siciliana:
Ingredienti per 4 persone

Occorrente:
200 gr di riso
200 gr di piselli
150 gr di ragù
2 uova
50 gr di burro
pangrattato
parmigiano grattugiato
mezza cipolla
conserva di pomodoro
brodo
olio di semi
sale

Come si procede:
Preparate il risotto in bianco cuocendo il riso nel brodo e aggiungendo alla fine il burro, le uova e il formaggio.
A parte mescolate il ragù denso con la conserva, l’olio, i piselli e il sale.
Fate delle palline di riso, scavate al centro e riempite con ragù; chiudere il foro col riso stesso.
Passate gli arancini nel pangrattato e friggeteli in olio bollente, facendoli dorare, e poi sgocciolare bene su carta da cucina.

Vanno gustati caldi.



By A.D.C Annamaria