mercoledì 17 giugno 2015

SPECIAL OLYMPICS SUMMER GAMES 2015






Quest'estate, alle "Special Olympics" di Los Angeles, tanti adulti e ragazzi con disabilità intellettiva si sfideranno, divertendosi. Diamo all'evento il giusto rilievo mediatico.







Special Olympics è un programma internazionale di allenamento sportivo e competizione atletica per persone, ragazzi e adulti, con disabilità intellettiva.




Special Olympics è solidarietà, determinazione, impegno, volontariato, umanità, divertimento, gioia, adrenalina e tanta voglia di vivere. Ma la televisione e in particolare il servizio pubblico non hanno mai dato risalto a questo fenomeno.

Nel mondo sono oltre 170 i paesi che adottano il programma Special Olympics. Il giuramento dell'Atleta Special Olympics è: “Che io possa vincere, ma se non riuscissi che io possa tentare con tutte le mie forze”.




Io sono una dei 1.364.144 i volontari che ogni anno collaborano alla riuscita di 81.129 grandi eventi nel mondo. 

In Italia, non c'è mai stata data attenzione a livello mediatico. Quest'estate a Los Angeles si terranno le Olimpiadi Mondiali di Special Olympics.

Chiediamo che la Rai dia risalto a questo grande messaggio di speranza.

Grazie,

Alessandra Falasco via Change.org





E poi ci chiedono il canone per guardare programmi idioti come "detto fatto" della Balivo...poveri noi! Io ho firmato, firma anche tu!

Annamaria

lunedì 15 giugno 2015

LETTERA A ME STESSA...




Una cara amica  mi ha inviato questa meravigliosa lettera presa in rete. Leggendola ho capito che subito lei ha pensato a me ,come io ho pensato a lei e ad altre nostre amiche. Forse perché oltre ad essere  il ritratto della nostra personalità, ci accomunano parecchie cose, nel bene e nel male…grazie cara amica e come vedi la pubblico per le nostre lettrici (ma anche lettori)




Questa lettera va a me stessa… a me che, ogni volta che piango e qualcuno mi chiede cosa sia successo, mi limito a dire che mi bruciano gli occhi. Va a me… A me, che cerco di sorridere anche quando sembra impossibile, a me che guardo allo specchio e vedo le rughe dell’età, alla mia fottuta sensibilità che mi fotte nel vero senso della parola, perché fa approfittare gli altri di me. Va a me, al mio essere troppo buona e spudoratamente generosa. Va a me che quando cado trovo sempre la forza di rialzarmi, a me che guardo intorno e vedo tante, tantissime luci, una città colorata… ma poi mi guardo intorno e vedo sorrisi spenti. Questa lettera va a me, ai miei sorrisi, alle mie lacrime sprecate, alle mie grida, ai miei momenti di pazzie, ai miei momenti noiosi, semplicemente a me stessa. Va a me, che quando devo aiutare gli altri sono un’esperta e quando devo aiutare me stessa, non sono neanche una dilettante. A me, che trovo sfogo in una stupida sigaretta, a me che faccio l’indifferente e poi dopo piango, a me che quando mi trovo sola mi sento ansiosa perché i miei pensieri mi occupano la mente. A me, che do tanto amore alle persone e non vengo mai ricambiata. A me che sono stata delusa, a me… Una me che molte volte non riesco ad accettare, ma con la quale sto imparando a convivere, una me che tutti hanno cercato di cambiare, ma che nessuno è riuscito a farlo. Mi vedo… un passo dal cambiamento, dalla voglia di essere presente a me stessa, ai miei sogni. Ma come tutti i cambiamenti, prima che diventino qualcosa c’è la confusione, la paura, la solitudine. Ora mi sento persa dentro mille pensieri e parole, ma un giorno tutte queste vite che sto vivendo mi daranno ragione di quello che sono e sarò. Nel ritrovarmi mi sono accorta di aver lasciato qualcosa per strada ma è questo il momento di continuare il viaggio, con prospettive nuove. Non devo aggrapparmi solo al passato, ma devo attingere ora da me stessa, da questo mio presente, doloroso sì, ma ricco di prospettive di me, dei miei sogni, dei miei desideri; ricordo di aver letto da qualche parte: “ i sogni sono mere rappresentazioni dei nostri più reconditi desideri, né via di fuga, sono al contrario strade maestre da percorrere”. Ascolto me stessa i miei sogni, il gusto del bello che da sempre mi seduce, vela i pensieri dei miei desideri più veri, dei miei ideali, ho certezza che tutto questo non è vano, non è destinato a perdersi per sempre. Sono onde di un mare che non conosce né confini né tempeste e quando lo sconforto sarà più grande dei miei desideri allora mi affaccerò alla finestra, guarderò quella montagna che ho davanti, ascoltando il suono e godere del suo profumo, farmi accarezzare dal vento che soffia leggero, come un giorno… leggeri saranno i miei affanni. Penso che per ognuno di noi c’è un giardino, fatto di memorie, parole, profumi e suoni, che germoglia di anno in anno, attraverso il nostro cuore. Quando la vita morde ed il pianto sembra vano, là troverò sempre me stessa e chi mi ama.


Annamaria



venerdì 12 giugno 2015

CARO @IGNAZIOMARINO A SCUOLA CI VADO ANCHE IO!



Gabriele è un bimbo di tre anni nato con la Sindrome di Down. Come molti altri bambini frequenta dal 2013 un asilo nido. A differenza di tanti, però, lo fa tra mille difficoltà, perché la sua scuola non gli garantisce con continuità il servizio di assistenza che gli spetterebbe di diritto.






Daniela Tramontano , mamma del piccolo Gabriele.


Mio figlio Gabriele ha compiuto da poco tre anni. E’ un bimbo simpatico, socievole e pieno di vita. E’ nato con gli occhi spalancati sul mondo, con la curiosità di vedere e di fare che lo contraddistingue.
Gabriele è nato con la Sindrome di Down, ma quel cromosoma in più, non è e non deve essere un limite alle sue infinite potenzialità, a tutto ciò che può e potrà fare nella sua vita.
Nel 2013 abbiamo inserito Gabriele in un nido convenzionato di Roma. Nei nidi pubblici, l’educatore aggiunto è scelto in base ad una graduatoria, tuttavia la risorsa individuata non necessariamente ha maturato specifiche competenze (formative e professionali) nella gestione dei bisogni e delle difficoltà del bambino diversamente abile. Ecco il primo paradosso. Molti giustificano tale mancanza con il fatto che stiamo parlando di nido, non di “scuola”, per cui non sono “necessarie” competenze specifiche; il bambino semplicemente deve essere accudito e giocare.
Ma è proprio al nido che fino ai tre anni, il bambino scopre gli altri, il sé, esplora il mondo che lo circonda, comincia a relazionarsi con le persone, con le cose, con le prime attività. E non sempre tutto questo è semplice come appare.
Dunque alla fine abbiamo optato per un nido convenzionato al quale viene, al contrario, data facoltà di scegliere direttamente l’educatore aggiunto, e quindi una risorsa preparata a supporto del bambino, dell’educatrice curriculare e della famiglia, in un percorso di integrazione scolastica. Risorsa pagata dal Comune.
Il primo anno viene inserita una persona molto qualificata, che in un clima di collaborazione costante con le colleghe e la famiglia, porta avanti un progetto di inserimento, di socializzaizone, di gestione delle emozioni… meraviglioso. Il nido conferma il rinnovo per il secondo anno, poi successivamente, dopo che noi avevamo confermato la presenza del bambino, “cambia idea” inserendo una persona, che pur avendo la qualifica di educatrice, non ha certo l’esperienza della risorsa dell’anno precedente.
Tutto questo ci viene giustificato adducendo una motivazione di “organizzazione interna del nido privato” (ricordo che è convenzionato, dunque offre un servizio pubblico!), sottolineando che nostro figlio non ha diritto per legge all’educatore specialistico.
A questo punto vi invito a leggere la legge 104/92 (di seguito) *
Naturalmente anche se la legge non lo prevedesse, cosa non vera, il nido aveva piena facoltà di confermare la risorsa qualificata dell’anno precedente, dando piena continuità didattica a nostro figlio.
A gennaio il nido comunica un elenco di disagi del bambino…
Pur se gli educatori assegnati al gruppo di Gabriele e la responsabile del nido, dichiarano nuovamente di non avere esperienza nel gestire le difficoltà di bambini diversamente abili, si rifiutano di accogliere la nostra richiesta di sostituzione dell’educatore aggiunto con educatore più qualificato che possa aiutare il bambino. 
A seguito dell’intervento del neuropsichiatra riusciamo ad inserire tale risorsa, ma a nostre spese, pur di garantire a nostro figlio il suo diritto alla piena integrazione.
Perché non cambiare scuola? Molti si chiederanno...
Il problema non è la scuola, il problema è un sistema esteso a tutte le scuole. Se sei fortunato tuo figlio viene seguito da educatrici preparate, altrimenti no.
Il fatto è che non si parla di fortuna, si parla di coscienza, di buon senso e di sana scuola.
Per questo siamo a chiedere la modifica della convenzione con i nidi convenzionati, da parte di Roma Capitale, lì dove l’educatore assegnato al bambino, “deve aver maturato significativa e esplicita formazione e esperienza professionale nella gestione dei bisogni specifici del bambino diversamente abile, presente nel gruppo, cui viene assegnato.”
Vi invitiamo tutti, dunque, a firmare la nostra Campagna, affinché situazioni di questo tipo non si ripetano in futuro, affinché i nostri bambini siano realmente tutelati nel loro pieno diritto all’integrazione scolastica!
Grazie a tutti voi,
Daniela, Cesare e Gabriele




Legge 5 febbraio 1992, n. 104
"Legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate."
12. Diritto all'educazione e all'istruzione. - 1. Al bambino da 0 a 3 anni handicappato è garantito l'inserimento negli asili nido.
3. L'integrazione scolastica ha come obiettivo lo sviluppo delle potenzialità della persona handicappata nell'apprendimento, nella comunicazione, nelle relazioni e nella socializzazione.
13. Integrazione scolastica.
2. Per le finalità di cui al comma 1, gli enti locali e le unità sanitarie locali possono altresì prevedere l'adeguamento dell'organizzazione e del funzionamento degli asili nido alle esigenze dei bambini con handicap, al fine di avviarne precocemente il recupero, la socializzazione e l'integrazione, nonché l'assegnazione di personale docente specializzato e di operatori ed assistenti specializzati.

Io ho firmato , firma anche tu !



Annamaria- by change.org

giovedì 11 giugno 2015

UNA RICETTA AL VOLO




l filosofo Diogene stava cenando con un piatto di lenticchie.
Lo vide il filosofo Aristippo che viveva nell’agiatezza adulando il re.
Aristippo disse: “Se tu imparassi ad essere ossequioso con il re non dovresti vivere di robaccia come le lenticchie”.
Rispose Diogene: “Se tu avessi imparato a vivere di lenticchie non dovresti adulare il re”.







Ogni stagione è buona  per mangiare le lenticchie, specie se abbinate a riso, pasta e pane. E' confermato dalle ricerche dei nutrizionisti le tante qualità preventive ,in particolare per i tumori al colon e allo stomaco e terapeutiche (innanzitutto la funzione antiossidante e la capacità di ridurre il colesterolo “cattivo”) di questi  legumi.
Le lenticchie sono anche ricche di proprietà nutritive importanti per la salute. Contengono proteine vegetali, carboidrati, tante fibre, molte vitamine, soprattutto A, B1, B2, C, PP, sali minerali come calcio, potassio e ferro e pochissimi grassi.
Proprio per l’alto contenuto proteico, le lenticchie vengono considerate una valida alternativa a un secondo a base di carne, pesce, uova o formaggio. Perfette inoltre anche come primo piatto, da consumare insieme alla pasta e al riso: questo abbinamento rende più facile l’assimilazione delle proteine.
Per finire  le lenticchie sono tra i legumi dotati della più efficace azione antiossidante e  l’elevato contenuto di fibre permette invece di regolarizzare l’attività dell’intestino mantenendo  sotto controllo il colesterolo. Inoltre, lo scarso contenuto di grassi di tipo insaturo rende le lenticchie un alimento perfetto per la prevenzione di alcune patologie cardiovascolari.
Ed ecco alcune varietà di questi legumi conosciuti anche come "carne dei poveri"




I semi, dalla forma piatta e tondeggiante, possono essere grandi o piccoli e, nel nostro Paese, la lenticchia si coltiva soprattutto in Abruzzo, Campania, Lazio e Umbria.
Le varietà più diffuse sono:
La lenticchia verde di Altamura
La lenticchia di Ustica
La lenticchia di Castelluccio, molto particolare perché dall’aspetto policromo
La lenticchia rossa, detta anche lenticchia egiziana, molto diffusa in Medio Oriente
Le lenticchie di Villalba, del Fucino, di Colfiorito e di Mormanno


Ed ora una gustosa ricetta.




Gallette di riso con lenticchie




Ingredienti per 4 persone:
4 gallette di riso (specialità vietnamita, reperibile nei negozi di specialità etniche o nei grandi supermercati), 2 etti di lenticchie lessate, 3 etti di riso a grana lunga come Patna o Basmati, 2 cespi di scarola, 2 carote tagliate a cubetti, 2 cipollotti, 4 cucchiai di salsa di pomodoro densa, 1 peperone giallo tagliato a listarelle, 1 spicchio di aglio, 1 cucchiaio di farina, 6 cucchiai di olio extravergine di oliva, sale e pepe. 

Preparazione:
Lessare il riso in poca acqua, lievemente salata, in modo che una volta cotto tutta l'acqua sia stata assorbita e non sarà necessario scolarlo.
Distribuirlo in 4 stampini da budino o tazzine, lievemente unti o foderati con pellicola la cucina, pressando leggermente e lasciare raffreddare.
Versare in un tegame 4 cucchiai di olio, l'aglio e i cipollotti tritati, le carote e il peperone. Lasciare rosolare per qualche minuto poi unire le lenticchie sgocciolate, aggiungere un pizzichino di sale e una macinata di pepe, mescolare e lasciare cuocere per una decina di minuti, successivamente unire la farina e mescolare ancora. Il composto dovrà risultare denso.
Allontanare dalla fiamma e mettere da parte.
Lavare la scarola e tagliarla grossolanamente, versarla in una padella con 2 cucchiai di olio e farla saltare a fiamma media, mescolando per qualche minuto, tenendola al dente. Aggiungere un pizzico di sale e versarla in un piatto di portata.
Immergere in acqua tiepida le gallette di riso, una alla volta e stenderle su un canovaccio pulito o su carta da cucina. Suddividere al centro il composto di lenticchie e arrotolarle su stesso, formando dei fagottini, e ripiegando i lembi sotto.
Sformare nel piatto il riso e guarnirlo con la salsa di pomodoro. 


Annamaria


lunedì 8 giugno 2015

SESSO AL MARE, ISTRUZIONI PER L'USO



Bene, ormai ci siamo, è arrivata l'estate e non c'è niente di piu' romantico, emozionante e intenso degli amori estivi e... del sesso al mare.



Magari anche storie passeggere , brevi , ma vissute intensamente  da lasciare segni indelebili nel nostro cuore e nei nostri ricordi.
Specialmente al mare, dove le temperature sono bollenti e il sole splende alto, gli ormoni, si sa,  si attivano – è anche una questione scientifica – e siamo più portate a vivere con trasporto e meno inibizioni le avventure che ci si presentano.

Una delle esperienze sicuramente più diffuse è quella del sesso in acqua, cullati dalle onde e rinfrescati dalla brezza. Una situazione hot molto desiderabile ed eccitante, in cui le sensazioni si amplificano e l’effetto lubrificante facilita la passione.

C’è però un’altra faccia della medaglia: infezioni, bruciori e fastidi sono in agguato, scopriamo insieme come evitare questi spiacevoli inconvenienti che rischiano di rovinarci la vacanza e l’atmosfera! Dunque via libera alla vostra fantasia, in doccia, al mare o in piscina a patto, però, di fare ben attenzione alle condizioni igieniche e, soprattutto, a scegliere la protezione giusta.


L’igiene prima di tutto!

È importante tenere in considerazione che molti luoghi dell’amore estivo possono essere terreno fertile per i batteri, e causare infezioni gastrointestinali e respiratorie, come la polmonite. Inoltre essi, ed in particolare gli enterococchi, possono provocare infezioni del tratto urinario, endocardite, diverticolite e meningite. Mentre l’escherichia coli, altro batterio che non di rado si trova in posti umidi, poco puliti o esposti, può essere fonte di fastidiose eruzioni cutanee e infezioni.




Se, colti dalla passione, non riuscite neanche ad arrivare in acqua, ma vi fermate sul bagnasciuga c’è un’altra insidia: la sabbia che, oltre ad essere un grande filtro di sporcizia, può rompere il preservativo e, con lo sfregamento sulla pelle, esfoliarla e causare dolorosi graffi e taglietti.

Protezione (non solo dal sole)
Chiariamo un concetto che spesso rimane in dubbio: se si hanno rapporti sessuali completi in acqua si può rimanere incinta come con qualsiasi altro rapporto svolto in altri luoghi.

Detto questo se la vostra è una relazione consolidata, non desiderate una gravidanza, conoscete bene il vostro partner e già prendete la pillola anticoncezionale o utilizzate il diaframma o altri metodi contraccettivi, via libera alla passione, preoccupatevi solo di proteggere anche la vostra pelle dai raggi del sole, resi ancora più forti e potenzialmente dannosi dal riflesso dell’acqua.

Se invece la vostra è una storia appena nata, o l’avventura di una notte o comunque non conoscete bene il vostro partner e volete evitare il rischio di malattie sessualmente trasmissibili o il rischio di rimanere incinta, allora il preservativo è d’obbligo, anche in acqua! Dovrete però prestare particolare attenzione: innanzitutto, per motivi pratici, il vostro lui dovrà indossarlo fuori dall’acqua, secondo poi non dovrebbe essere immerso completamente e, in ultimo, accertatevi che non si sfili durante il rapporto, dato che le case produttrici non testano i loro prodotti in condizioni simili e quindi non garantiscono per la loro efficacia se usati in piscine, vasche o in mare.

Occhio alla legge!
Un altro aspetto da non sottovalutare è che in alcune spiagge è illegale lasciarsi andare a effusioni erotiche e si corre il rischio di multe anche molto salate. In Croazia, Turchia e Austria fare sesso in pubblico vi può costare fino a 300 euro, mentre in Grecia, Egitto e Danimarca la faccenda si complica e si rischia l’arresto.

Anche in Italia la situazione può diventare problematica: potete incorrere in pene dai tre mesi ai tre anni di reclusione. A Dubai poi attenzione massima: anche un focoso bacio in pubblico può condurre dritti in prigione. Nessun problema invece in Bulgaria, Norvegia, Svezia, Canada e Giamaica. Cercate comunque di evitare spiagge troppo affollate o frequentate da famiglie, il rispetto altrui e un po’ di privacy sono sempre d’obbligo.

Annamaria - By Alfemminile-

domenica 7 giugno 2015

COACH DELLE ABITUDINI






Spesso ci costringiamo a fare qualcosa che reputiamo coraggioso perché gli altri lo vogliono, o la società ci convince che è quello il "coraggio". Ti ricordi quando andava di moda negli anni '90 il salto dal ponte con l'elastico? Lo avevano fatto in moltissimi e mi ricordo amici che non volevano farlo, ma poi sono stati convinti perché "tutti lo facevano". Ecco, in quel caso il vero coraggio era NON seguire la moda.
Spesso seguire la strada che veramente vogliamo è una delle forme più pure di coraggio perché 1) Siamo soli - molti ci metteranno i bastoni fra le ruote o non capiranno, 2) E' molto più dura - dobbiamo costruire noi la strada, 3) Non abbiamo modelli di comportamento - quando sbaglieremo, dovremo rialzarci ed inventarci un'altra strada.
Vuoi essere coraggioso? Segui la tua strada nonostante le difficoltà.

Allora, cosa farai di coraggioso oggi?



Annamaria



martedì 26 maggio 2015

IN GIRO ME NE V0' PER ...LA CITTA' DI POZZALLO (RAGUSA)





Pozzallo festeggia ,anche quest'anno, l'ottenimento Bandiera blu






Le spiagge di Pozzallo hanno fatto 13. E´ stato premiato ancora una volta il mare ibleo con il prestigioso vessillo della «Bandiera Blu» che la Fee (Foundation for Environmental Education) assegna ogni anno in 48 nazioni. Pietrenere e Raganzino (la mia spiaggia...)  


hanno ricevuto l´attestato di qualità, sono state premiate per la qualità delle acque del mare, che devono risultare eccellenti, ma anche per i numerosi requisiti tra cui la depurazione delle acque reflue, la gestione dei rifiuti, la regolamentazione del traffico veicolare e i servizi in spiaggia. Come riferisce il corriere di Ragusa ,l’obiettivo principale è promuovere una conduzione sostenibile del territorio, attraverso una serie di indicazioni che mettono alla base delle scelte politiche l’attenzione e la cura per l’ambiente.

Il primo cittadino di Pozzallo L. Ammatura ha affermato che : "La «Bandiera Blu» è un riconoscimento importante, perché testimonia l’attenzione della nostra città per tutto ciò che riguarda la politica ambientale. Pozzallo ha confermato, ancora una volta, di essere tra le località italiane ed europee di prestigio. Questo riconoscimento, unitamente a quello della Bandiera Verde che per la prima volta sventolerà a Pozzallo, è la dimostrazione che abbiamo fatto di tutto per veicolare il nome della città nei grandi circuiti turistici che vengono aperti dalla pubblicità della Fee, organismo internazionale di rilievo che certifica la qualità delle acque di balneazione, degli arenili, dei servizi in spiaggia e della tutela ambientale in genere. 




Come sindaco della città sono davvero felice – conclude Ammatuna - e dedico questo riconoscimento a tutti i miei concittadini. Pozzallo ha bisogno di pubblicità positiva e la conquista della «Bandiera Blu» certamente lo è". 


Santa Maria Del Focallo (Ispica)


Fra le 147 località premiate, anche Ispica con le spiagge di Santa Maria del Focallo e Ciriga, che conferma così, per il quinto anno consecutivo, questo importante riconoscimento.


CIRICA-ISPICA


Ed io , domani, me ne vò, a Pozzallo per verificare se tutto cio' è vero. Vi terrò informati. Ovviamente non dimentichero' tutte le persone che sono sbarcate con i gommoni e un mazzo di fiori per ricordare tutti quelli che , purtroppo, non ce l'hanno fatta.


A presto........................

Annamaria



lunedì 25 maggio 2015

SOCIAL E FOTO SEXI : LA REAZIONE DI UNA MAMMA DI DENVER






Dopo la mamma di Baltimora che, platealmente, ha preso a schiaffi suo figlio , colpevole di tirare sassi contro la polizia, ecco ora che è la volta di un'altra mamma, di Denver , Val Starks,  "con le palle" che sgrida  pubblicamente, la figlia tredicenne. Mamme come queste hanno la mia stima.




- I fatti 
Pensate di tornare dal lavoro, accedere al vostro profilo Facebook e scoprire, magari tramite un messaggio di qualche amico, che vostra figlia di tredici anni, sulla sua pagina, posta foto di sé in reggiseno, dice di avere un'età diversa dalla sua e riceve messaggi un po' forti da ragazzi molto più grandi di lei.

Dopo il fumo dalle orecchie, la rabbia e la delusione, cosa fareste? Come affrontereste la questione con l'appena adolescente che non vede l'ora di essere donna? Val Starks, la  mamma di Denver, ha avuto un'idea. Ha girato un video dove rimprovera per cinque lunghissimi minuti la figlia e lo ha postato su Facebook. 
E' il «rimprovero» più visto della storia, visto che ha totalizzato 11 milioni di visualizzazioni in meno di una settimana.

Nel video racconta che la figlia non è quella ragazza che si mostra in foto, che ammicca mezza nuda a sconosciuti del web, e dice: «In verità, questa è una ragzzina di 13 anni che guarda ancora Disney Channel, che ha l'orario di messa a letto, va a dormire alle dieci, che non si sa ancora pulire il culo da sola». 

Mentre la madre dà in escandescenza, la figlia, in lacrime, è costretta a ripetere ad alta voce tutto.

La vergogna provata dalla 13enne è enorme. Negli Stati Uniti, questa vicenda ha (ri)aperto il dibattito su come i giovanissimi utilizzino i social network. E, ancora più importante, su come i genitori debbano seguirli nella loro vita online.   

I metodi usati da mamma Val sono stati molto apprezzati da alcuni e altrettanto criticati da altri convinti che bastasse cancellare il profilo Facebook della figlia e non permetterle più di iscriversi. 

La donna, dopo il successo del video, sempre su Facebook, ha scritto: «Ci vuole davvero un villaggio per crescere un bambino. Ho fatto tutto questo per mettere la pulce nell'orecchio di un padre o di una madre su quello che il loro figlio sta facendo, ti ringrazio Dio perché hai usato una peccatrice come me per dare consapevolezza al mondo sulle conseguenze pericolose dei social».

La mamma conclude dicendo che per punizione la ragazzina trascorrerà tutta l'estate a casa a pensare a quello che ha fatto: "Finché lei è sotto il mio tetto farà quello che dico io" ha spiegato la risoluta mamma che è stata sì elogiata da molti, ma anche accusata per i metodi giudicati troppo eccessivi...

Annamaria


giovedì 21 maggio 2015

GIOVANNI FALCONE, RICORDARE PER RIPARTIRE






Il 23 maggio ricorre il 23esimo anniversario della strage di Capaci. 57 giorni dopo la Sicilia e l’Italia intera si macchieranno di sangue con la strage di via D’Amelio. In questi due, tragici, episodi della storia italiana persero la vita i magistrati Giovanni Falcone e  Paolo Borsellino, punte di diamante della lotta contro la mafia.


E ’difficile trattare di questi personaggi senza cadere nel banale, senza incappare in quelle frasi di circostanza che sono sempre in primo piano nelle commemorazioni. Ricordare vuol dire proseguire la strada che avevano inaugurato. Le celebrazioni vacue, che lasciano l’amaro in bocca per qualche momento e non sono in grado di cambiare il nostro sguardo nei confronti della vita, son inutili.  Stravolgere il nostro modo di approcciarci alla vita, questo solo può essere l’obiettivo di Ricordare. Falcone e Borsellino non furono solamente esempi di umanità non corrotta e di lotta all’illegalità, ma sono stati l’emblema del coraggio, dell’abnegazione, dell’amore per una comunità. “Ci sono stati uomini che hanno continuato nonostante intorno fosse tutto bruciato, perché in fondo questa vita non ha significato se hai paura di una bomba o di un fucile puntato”. 

Questa frase è stata tratta dalla canzone, risalente a qualche anno fa, di Fabrizio Moro; il cantante ha qui saputo cogliere realmente la natura e il messaggio di queste due icone. Curiosamente è omonimo per cognome a Tommaso Moro scrittore e politico inglese dapprima collaboratore di Enrico VIII, poi caduto in disgrazia di fronte al sovrano perché colpevole di essere cattolico. Costui scrisse un’opera chiamata Utopia. Perché dovrebbe essere pertinente? Perché Falcone e Borsellino ci hanno insegnato che ciò che noi chiamiamo utopia, è possibile. Anzi, hanno insegnato, che ciò noi definiamo Utopia, è ciò che non abbiamo il coraggio di compiere. La mancanza di coraggio o l’assuefazione alla disfatta ci rende inabili. Non volevano essere chiamati eroi. Perché l’eroe è qualcuno al di là della realtà, qualcuno che diviene un vessillo. Troppo spesso trasformando le persone in icone dimentichiamo chi erano. Avevano paura. Erano coscienti di andare in contro a una triste sorte. Eppure hanno proseguito per la loro strada. Avevano la coscienza di essere piccoli, come tutti gli uomini, ma proprio per questo sapevano di avere la capacità e la possibilità di essere parte di un qualcosa di grande. La stessa cieca fiducia e coscienza che può avere avuto un partigiano nella lotta impari e cruenta contro il terribile invasore. La strada non è detonata a Capaci, ma quando dopo la morte di Borsellino, si disse che non vi era più speranza. Quella è stata la più grande sconfitta del popolo italiano in tempi recenti. E’ come se settant’anni fa ci si fosse arresi all’oppressione nazista. Se si fosse sempre fatto così dalla morte di Pio La Torre o  del  generale Carlo Alberto Dalla Chiesa oppure, ancora prima,  dall’assassinio di Peppino Impastato , Falcone e Borsellino sarebbero restati nell’ombra e soprattutto  non sarebbero morti. Ma hanno deciso di dare la vita per noi. E non si possono sopportare tutti coloro che, soprattutto in questi giorni si dilettano nel pronunciare frasi come “Non dimentichiamo”, “Gli uomini passano, le idee restano” in televisione, sui giornali, sui social network. E’ tutto così vacuo.
Le stragi di mafia sono efferate, cruente, inumane, ma sono il segno che la lotta prosegue. Quando la mafia è ancora in piedi, ma le stragi non ci sono più, vuol dire che lo spirito è morto . E non è colpa della mafia, è colpa nostra.

 Alessandro Sicignano



Se Falcone  sapesse come vanno le cose adesso...che tristezza.
Hanno depenalizzato il reato per il voto di scambio politico-mafioso.
Falcone e Borsellino hanno dato la vita per uno Stato amministrato da amici del nemico e politici  liberi di acquistare voti dalle associazioni mafiose, senza rischiare il  carcere. 

Annamaria





mercoledì 20 maggio 2015

NO PRESERVATIVO? NO VAGINA






Una studentessa è stata sospesa due anni per delle risposte (forti ma efficaci) a un test di educazione sessuale.E la verifica ,postata sul web dal  fratello della ragazza, diventa virale




Due anni fa ,spiega il ragazzo, mia sorella è stata sospesa a causa delle sue risposte a questo test di educazione sessuale. Sono molto fiero di lei». Poi si vede una foto della verifica, postato sul social network Imgur.



Il compito consisteva nel rispondere ad alcune frasi che un ragazzo avrebbe potuto dire per evitare di usare il preservativo durante un rapporto sessuale. La sorella minore, ai tempi 14enne, ha usato risposte molto forti (e molto efficaci) che hanno trovato l’appoggio del web.






Queste risposte non sono piaciute ai suoi insegnanti che l’hanno allontanata dalla scuola per due anni. Punizione esagerata, linguaggio forte  , certo, ma i concetti erano perfetti. Un esempio: «Scusa, mi sono dimenticato il preservativo a casa». Risposta: «Scusa, mi sono dimenticata la mia vagina a casa».

Fonte VanityFair

Annamaria






martedì 19 maggio 2015

Aspettando l'Open day 2015 - Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini





Da nord a sud le prime domande delle famiglie: riflettori su costi alti e lentezza burocratica. “Perché è così difficile fare un’adozione internazionale?”“Perché costa così caro fare un’adozione internazionale?”, “Perché gli enti autorizzati non si mettono insieme per diminuire i costi di un’adozione?”, “Perché non vengono aperti nuovi Paesi per adottare?”, “Qual è il Paese in cui la permanenza all’estero è più breve?” e “L’abbinamento con un bambino viene deciso dall’ente autorizzato o dalle autorità straniere?”

Queste sono alcune delle domande inviate da coppie e famiglie accoglienti o che hanno deciso di adottare, all’indirizzo email adozioni@aibi.it o tramite il form (sul sito di Ai.Bi.): quesiti a cui operatori, professionisti ed esperti delle adozioni internazionali, risponderanno nel corso dell’Open Day Adozioni internazionali, organizzato da Amici dei Bambini e che si svolgerà in tutte le sedi italiane sabato 23 e domenica 24 maggio.




Non a caso il tema dell’Open day, il tradizionale appuntamento di Ai.Bi. e che si rinnova per il quarto anno consecutivo, è “A tu x tu con l’adozione internazionale”. Da Nord a Sud le famiglie adottive, in attesa di diventarlo o anche semplicemente interessate alle adozioni internazionali e al dono dell’accoglienza, potranno così partecipare a un importante momento di formazione, informazione e sensibilizzazione che quest’anno sarà incentrato sul confronto e dibattito tra i vari “attori” presenti: enti, associazioni, politici, famiglie adottive e ragazzi adottati.
L’incontro si svilupperà in due macro momenti.

Nella prima parte saranno illustrati i numeri del crollo delle adozioni internazionali con l’intervento su “Cosa ci dicono i dati”; la crisi e i numeri saranno ‘contrastati’ dalle emozioni dei racconti di chi ha vissuto in prima persona e sulla propria pelle la bellezza dell’accoglienza. A prendere la parola saranno le famiglie adottive e i figli adottati che racconteranno la propria esperienza di “#iosonoundono”. Ma le adozioni non sono soltanto un fatto individuale, ecco perché verrà dato spazio anche a quelle di gruppo: l’esperienza della Cina. Sarà raccontata la meravigliosa ‘avventura’ del megagruppo di 12 famiglie che lo scorso 10 aprile è partito alla volta di Xi’An: un viaggio ricco di emozioni dal quale le coppie sono tornate con i loro bambini cinesi. A raccontare tutti i momenti più intensi sarà Marta Tettamanti, desk Asia, che ha accompagnato per 20 giorni queste nuove famiglie in giro per Xi’An e Pechino fino al loro ritorno in Italia.

La seconda parte dell’incontro sarà incentrato su “L’adozione in diretta” con il “Botta e risposta” tra le famiglie adottive e rappresentanti di Servizi territoriali, Enti autorizzati, Tribunali per i minorenni e Politici regionali.
Riflessioni e interrogativi che diventano così centrali: saranno, infatti, proprio le famiglie le grandi protagoniste che potranno rivolgere le proprie domande agli enti, associazioni e politici presenti.
Come queste: “Perché ci sono così tante differenze di costi, in Italia, da ente a ente?”; “ Perché alcuni tribunali rilasciano dei decreti vincolati ad una certa età ed altri no?”; “Un ente autorizzato può rifiutare di prendere un mandato?”; “Qual è il Paese in cui la permanenza all’estero è più breve?”; o ancora entrano nello specifico, nel difficile mondo delle leggi e della burocrazia: “La Legge 184 del 1983 prevede che entro 6 mesi e 15 giorni i tribunali per i minorenni e i servizi dovrebbero rispondere alle coppie che fanno domanda, rilasciando o meno l’idoneità: perché i tempi non vengono rispettati?”.

Chi invece voglia solo ‘respirare’ aria di accoglienza, può recarsi nella sede regionale Ai.Bi. più vicina. Tante le testimonianze di famiglie che si alterneranno per raccontare come hanno superato il trauma della sterilità accogliendo un bambino nato altrove. E di come abbiano scoperto in quel gesto- il più grande atto di giustizia che un uomo e una donna possano compiere- il dono meraviglioso che ciascun figlio rappresenta. Questo il senso della campagna #iosonoundono. Adottare non è solo dare risposta al proprio bisogno di amare, adottare significa anche ricevere il dono che suggella la propria storia di persone e di coppia.

La conclusione sarà con uno sguardo al domani: “L’adozione internazionale in cerca di futuro”. Perché l’accoglienza di un bambino abbandonato è sempre più una necessità in un mondo che attualmente conta 168 milioni di minori che crescono senza famiglia, di cui più di 15 milioni sono orfani di entrambi i genitori a causa dell’Aids. Solo in Italia sono 30mila i bambini fuori famiglia.

Quindi, forza e coraggio: mancano pochi giorni al 23 e 24 maggio.
Continuate a mandare le vostre domande riguardanti il pianeta dell’ adozione anche in forma anonima, compilando il form: a tutte le domande pervenute verrà data risposta in occasione dell’Open Day di Amici dei Bambini, o all’indirizzo mail: adozioni@aibi.it.

by  Alessia De Rubeis