martedì 27 luglio 2010

DALLE LUMACHE ARRIVA UN POTENTE ANTIDOLORIFICO

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Qual è l’antidolorifico più potente al mondo? Non la morfina, come sarebbe naturale pensare, ma il veleno delle lumache di mare. Niente di nuovo né di sensazionale, è vero: le conotossine, principio attivo contenuto appunto nel veleno dei molluschi, sono ben note in medicina e spesso somministrate chirurgicamente attraverso un’azione piuttosto complicata. Ora, però, grazie a uno studio dell’Università australiana del Queensland diretto e coordinato dal professor David Craik, il potentissimo antidolorifico (addirittura 100 volte più efficace della morfina) potrebbe essere utilizzato anche per via orale. Cosa finora impossibile, visto che i farmaci sperimentati (come lo ziconotide) hanno mostrato di perdere le proprietà anestetiche delle conotossine una volta entrati in contatto con la saliva e i succhi gastrici.
Colpiti da alcuni casi di avvelenamento dovuto alle lumache di mare, gli scienziati australiani hanno deciso di studiare le potenzialità di un veleno utilizzato dai molluschi per bloccare le cellule nervose e paralizzare le prede. I ricercatori sono riusciti a produrre una versione sintetica di una conotossina in grado di resistere agli enzimi del corpo umano, testandola su modello animale in cavie affette da dolori neuropatici. Significativi e inaspettati i risultati ottenuti. Una sola dose della sostanza creata ha ridotto in modo incredibile la percezione del dolore, mostrando un’efficacia 100 volte maggiore rispetto alla gabapentina, un farmaco utilizzato nel trattamento dell’epilessia. I dati ricavati sono ora al vaglio della Food and Drug Adminstration americana: in caso di responso positivo, gli scienziati australiani potranno avviare la sperimentazione sugli essere umani.
 Annamaria... a dopo

lunedì 26 luglio 2010

Meteo... e non solo




si ride, si piange




QUANDO TROPPA TECNOLOGIA FA MALE


 - La mail più importante della sua vita, Kord Campbell, esperto informatico, l'ha letta con ben 12 giorni di ritardo. Si trattava di un'offerta di lavoro molto vantaggiosa, andata in fumo. Cose che possono capitare ai maniaci del web che a forza di fare tante cose assieme, diventano distratti e si perdono nel mare di informazioni che trattano ogni giorno. Kord è uno dei tanti 'multitaskers', gli schiavi del web, totalmente incapaci di staccarsi dalla rete, a cui il New York Times ha dedicato una lunga inchiesta, nel giorno in cui è uscito a Cupertino del nuovo I-Phone, capace appunto di assolvere contemporaneamente funzioni diverse.
Assieme alla moglie e a due figli adolescenti, ogni mattina Kord fa colazione cliccando sull'Ipad, mentre guardano le news sul loro computer e ascoltano musica negli auricolari del Iphone. La sera vanno a dormire con il laptop poggiato sul letto, dopo aver risposto alle ultime mail e salutato gli amici in chat. Eccessi tecnologici che, come sintetizza il New York Times, possano creare problemi alla percezione della realtà e perfino al mondo degli affetti. I dati sono impressionanti: chi usa il computer sul lavoro apre programmi o consulta le mail in media 37 volte l'ora, sottoponendo il proprio cervello a stress mai testati prima. Tante informazioni tutte assieme provocano una certa dipendenza. Essere sconnessi provoca pertanto una certa ansia, la stessa che Kord confessa provare ogni mattina nei 221 secondi in cui il suo metro si trova sotto un tunnel.
Da giovane, racconta, "giocavo a basket e al massimo passavo un oretta ai video-game". Ora invece Internet è diventato il suo lavoro e nel tempo libero non si stacca dalla console. Nel 1996 ha venduto un suo programma per 1,3 milioni di dollari e ancora oggi lavora in modo autonomo nel ramo informatico. "Diciamo che voglio essere il primo a sapere quando atterrano i marziani...", scherza mentre mostra la sua postazione di lavoro composta da 4 monitor e 2 tastiere. Secondo l'Università di San Diego, nel 1960 la gente passava circa 4 ore davanti al piccolo schermo tv. Oggi la media è di circa 12 ore, e c'é chi arriva a passare molto tempo contemporaneamente davanti al computer e alla tele. In più, secondo una ricerca di RescueTime, gli americani visitano circa 40 siti web al giorno. Ma tutto ciò comincia a creare dei danni: un test elaborato da Eyal Ophir, uno studioso di Stanford dimostra che i 'multitaskers' sono molto più disattenti di chi gestisce meno informazioni contemporaneamente. In particolare, chi riesce a fare molte cose insieme è più bravo di altri a ottenere nuove informazioni, ma meno capace di valutare quale informazione acquisita nel recente passato è utile per il proprio lavoro.
Ma a preoccupare è anche la loro incapacità a vivere in modo normale gli affetti quotidiani. Sempre Kord racconta al giornale che nei giorni in cui non vide la famosa mail di lavoro, si dimenticò più volte gli hamburger sul fuoco, non prese i bambini a scuola e mancò a un paio di appuntamenti. Anche i figli patiscono problemi simili: continuamente interrotti da Facebook, Twitter e amici in chat, spesso non riescono a concentrarsi nel fare i compiti e il loro rendimento scolastico è calato. Tutti insieme hanno provato a disintossicarsi andando in vacanza 'unplugged', a Carmel, vicino S.Francisco. Ma dopo la prima passeggiatina sulla spiaggia, non hanno resistito e sono rispuntati i primi laptop e video-games.


 

Annamaria... a dopo

Le riflessioni di CIPRIANO - NON E' NULLA!

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 …Stiamo solo precipitando


La situazione sull’Airbus di linea dell’Alitalia in
volo quel giorno era tutto meno che tranquilla.
Un motore fuori uso, il carburante al minimo
e molteplici avarie stavano facendo molto
velocemente perdere quota all’aereo che
sballottava mentre all’esterno era anche in atto
un vigoroso uragano.
All’interno del velivolo i passeggeri erano
profondamente divisi: quelli della prima classe,
non numerosi, affermavano più o meno convinti
che la situazione era “Seria ma non pericolosa.
Perfettamente sotto controllo da uno staff di
piloti di prim’ordine. E’ vero, c’erano dei problemi
al motore, ma quelli venivano da lontano ed in
via di rapida soluzione”. Ad ogni buon conto
tutti i passeggeri della prima classe (First class)
avevano: due paracaduti a testa, canotti
automatici, kit completi per sopravvivere dodici
mesi, telefoni satellitari, fotografia a colori di tutti
i Primi Ministri al G8, e rimborso quintuplo del
biglietto.
In seconda e terza classe (economy class) la
situazione era un pochino differente: la netta
sensazione era che si stesse rapidamente
precipitando. Vedevano i due piloti in cabina di
pilotaggio che litigavano di brutto quasi venendo
alle mani, il motore che faceva fumo e fiamme;
c’erano solo due vecchi canotti e tre paracaduti
di dubbia apertura per cento persone, la
fotografia di Padre Pio ed il biglietto ancora da
pagare a rate. Le Hostess perfettamente
addestrate, belle e terribilmente sexy, cosce e
sedere da mozzare il fiato, invitavano con sorriso
suadente i paurosi e disfattisti passeggeri della
classe infima a stare seduti e tranquilli: si potevano
distrarre vedendo sul grande schermo, dopo le
ottime notizie del Tg1, una splendida replica del
“Grande Fratello”.
In alternativa c’era sempre da leggere la rivista
distribuita gratuitamente sull’Airbus “Il Miliardario”.
Tema della settimana: - Dieci modi per diventare
milionari - sottotitolo - Undici modi per non farlo
sapere a nessuno.
- Fermi tutti -.
Intanto sulla terraferma la SVIMEZ
(Associazione per lo sviluppo dell’industria nel
Mezzogiorno), associazione che ha per statuto
lo scopo di promuovere lo studio delle condizioni
economiche del Meridione d’Italia al fine di proporre
concreti programmi di azione e di opere intesi a
creare e a sviluppare le attività industriali, ci
elargisce in questi giorni dei dati raccapriccianti.
Orbene detta Svimez lancia un grave allarme sociale
Per il Mezzogiorno: una famiglia su cinque non ha
soldi per il medico, il Pil (ricchezza) di quest’area del
paese nel 2009 è tornato ai livelli di 10 anni fa.
Ma non solo: l’industria, il cui valore aggiunto è crollato
del 16%, è addirittura “a rischio di estinzione”.
C’è addirittura crisi nell’oro del meridione
“ Il Lavoro Nero”, dove a paghe sempre più misere
corrisponde una offerta sempre più ridotta.
La fatidica terza o seconda settimana dello stipendio,
per i fortunati che hanno un lavoro stabile, in molti casi
è scomparsa perché all’arrivo della busta paga già è
tutta impegnata in fatture, bollette e debiti.
Questa non è una mia personale e pessimistica
considerazione, ma la pura realtà.
Fermiamo un attimo questa fotografia e confrontiamola
con il fermo-immagine dell’aereo in caduta.
Come finirà? …Non ve lo svelo, perché questa volta
credo nell’ Imponderabile.
Ma ricordate e tenete a mente: TERTIUM NON DATUR
(Una terza possibilità non è concessa).

Cipriano
 

sabato 24 luglio 2010

CORSO DI ITALIANO - corso semiserio -.Docente : ENZO


Lezione n.5                     
                                              lezione n.1 in data 14-06-2010  
                                     lezione n.2 in data 22-06-2010

                               lezione n. 3 in data 29-06-2010
                                              Lezione n.. 4 in data  5-07-2010

La PUNTEGGIATURA

Il punto

Nei telegrammi  avrete notato che ogni tanto nel testo viene inserita una paroletta di origine inglese, ma ormai universalmente nota: stop.  Tutti sappiamo, anche perché rientra nella segnaletica stradale, che questa paroletta indica che bisogna fermarsi. Nella lettura del telegramma  fermarsi significa:

-       che un concetto è stato svolto;
-       che un periodo del discorso è concluso.

Quello stop corrisponde al segno che in grammatica si definisce punto fermo, o semplicemente  punto (.).
Osserviamo, per esempio, un brano d’uno scrittore del nostro secolo, Alfredo Panzini:
                        Mattino di primavera. Sedile dei giardini pubblici al margine del laghetto romantico dove vanno a spasso le oche bianche.
                        Dolce silenzio. Dolce sole. Cespugli di serenelle spandono il loro odorino amaro. Romeo e Giulietta siedono sul sedile. Romeo ricama in silenzio, col bastoncello, segni sconsolati sopra i sassolini. Giulietta si asciuga col fazzolettino una lacrima.

L’uso del punto, se anche non può essere altrettanto personale quanto quello della virgola, tuttavia non è uniforme nei vari autori: c’è chi si accontenta della virgola dove un altro metterebbe il punto, e c’è chi si rifugia in uno degli altri segni, in particolare il punto e virgola, del quale parleremo più avanti.

Il punto serve anche nelle abbreviazioni. Ricordiamo, per esempio:

on.      = onorevole              spett.              = spettabile
n.        = numero                             ecc.                 =  eccetera
avv.    = avvocato                           masch.           =  maschile
dott.    = dottore                               femm. =  femminile
ing.     = ingegnere             pres.               = presente
sost.    = sostantivo             fut.                 = fururo
agg.    = aggettivo                          fr.                    = francese
sign.   = signore                              ingl.               = inglese
egr.     = egregio                              ted.                 = tedesco

ATTENZIONE:
            Nelle iscrizioni, nei titoli dei libri, dei giornali, eccetera, nelle didascalie brevi (cioè non consistenti in una vera e propria frase) delle illustrazioni, per ragioni estetiche normalmente il punto NON si segna.



Il punto e virgola

Una via di mezzo tra il punto e la virgola è il segno detti punto e virgoletta


IL PUNTO E VIRGOLA

L’unica via di mezzo tra il punto e la virgola è il segno detto  punto e virgola (;): è un segno di interpunzione che non tutti sanno adoperare a dovere, anzi ci sono molti che non lo adoperano affatto perché non ne conoscono l’uso. Eppure è un segno che opportunamente collocato dà al suo discorso particolare forza ed evidenza.
Esso serve infatti a indicare un distacco maggiore di quello segnato dalla virgola, ma minore di quello segnato dal punto fermo; più precisamente serve a staccare i diversi elementi di uno stesso periodo senza tuttavia interromperne l’unità.
Fate bene attenzione a questo periodo dello scrittore Massimo Bontempelli, dove i successivi elementi del periodo, pur rimanendo collegati insieme, sono nettamente separati l’uno dall’altro:

Posò il libro senza chiuderlo; si alzò, tirò giù la sacca e se la mise accanto, ne tolse un astuccio e una scatola di fiammiferi e dall’astuccio una sigaretta: appoggiò sigaretta astuccio e scatola sul libro aperto.

Avrete osservato quanta sapiente distribuzione di pause, ora più lunghe (punti e virgola) ora più corte (virgole), in questo unico periodo: ne risulta un’immagine viva e immediata.
Un altro esempio:

Domani partiremo per Venezia; appena giunti prenderemo una gondola e ci recheremo in piazza San Marco; il resto del programma lo stabiliremo là per là.



I DUE PUNTI:

Anche i due punti (:) segnano naturalmente una pausa tra l’uno e l’altro membro di un periodo.  Ma che pausa? Il punto e virgola, lo abbiamo visto, indica una pausa un po’ più lunga della virgola; i due punti invece non sono né una pausa più lunga né una pausa pù corta,  ma piuttosto una pausa tutta particolare che puo essere ora più lunga ora più breve, ma sempre con caratteri propri.
La sua funzione più comune è quella di introdurre un discorso altrui; rappresenta cioè la pausa che uno fa quando nel racconto riferisce parole testuali di un’altra persona:

La donna allora risponse: “Sta bene, verrò da te, il mese prossimo.

Oppure si usa anche  per introdurre un’elencazione di persone o di cose:

Abbiamo ricevuto la seguente merce: due casse di vino bianco; tre casse di vino rosso; cinque fusti di olio di oliva.

Enzo

 Annamaria... a dopo

DIZIONARIETTO SPICCIOLO DI TERMINI GRAMMATICALI




ALTERATI,  NOMI  O AGGETTIVI

Nomi o aggettivi che sono modificati per mezzo di suffissi alterativi.
I suffissi,  che si mettono dopo il nome o l’aggettivo, si dividono in:

diminutivi: -ino, -ello, -erello;
Es.: ragazzino;

vezzeggiativi: - uccio, -etto, -ello
Es.: cavalluccio;

accrescitivi: -one, -acchione.

peggiorativi: -accio, -astro
Es.: palazzaccio.

ENZO 

Annamaria... a dopo

Meteo... e non solo





Vicky ci racconta lo strazio di una madre


UNA TELEFONATA


Tutti mi dicevano,telefona vedrai che ti parlerà,
li ho ascoltati, non dovevo farlo.
Pronto!!
  Pronto chi parla?
Ciao sono tua madre come stai?
Mi spiace non la conosco e non dò notizie private a chi non conosco
Cosa dici! sono tua madre!!
dai chiudiamo questa assurda storia a che serve soffrire?
Guardi se lei sta soffrendo non mi importa le ho detto che non la conosco
Fine conversazione.
Ecco un'ennesima coltellata, ma questa è più profonda,
la lama viene girata e rigirata fino a lacerarmi le carni,
non è sangue ciò che esce dalla ferita, sono lacrime,
non smetterò di lacrimare mai.
Chiudo questa storia con la morte nel cuore
perchè oggi è morta una madre
.
VICHY



Annamaria... a dopo

venerdì 23 luglio 2010

METEO...e non solo


ed eccoci ai consigli della nostra amica Gennifer...e se non funzionano ..chiurite scuri e scuroni..


http://www.fantasygif.it/Persone/Sexy/zz40.gif



Una dedica per Marcella!!!...un duo di successo degli anni 70 : Wess & Dori Ghezzi

Tutti nella vita hanno una uguale quantità di ghiaccio. I ricchi d'estate, i poveri d'inverno.
Bat Masterson



Annamaria... a dopo

ma non ti amo…! - di ENZO -




Lui:    Mi stai dicendo che non mi puoi  illuminare? Che non mi ami più?

Lei:     No, “non mi sento di illuminarti”,  non ti amo; avrei voluto innamorarmi di     te. Ma non ci sono mai riuscita.

Lui:    L’ho sempre pensato; e’ stato come un chiodo fisso. Sei stata come un     felino  selvaggio ferito dalla pallottola di un cacciatore. Hai ringhiato ad    ogni tentativo di avvicinamento. Mai un segnale dalle tue alture, né un
            grido d’amore né un lamento d’aiuto.

Lei:     In compenso, hai tutto: sei uomo, hai carattere, sei amorevole, sei un     incanto, sprizzi romanticismo da ogni poro,  il tuo sguardo incanta,             sei,      un maestro di          tenerezza, la stretta di mano dà calore, sei affabile, la          tenerezza e’ una schiava ai tuoi ordini, i tuoi baci mi smarriscono,
            la tua lingua mi depreda,  le tue mani m’infiammano, i tuoi sussurri mi             rimpiccioliscono…ma non ti amo…!

Lui:    L’hai finalmente detto,  tu non mi ami, e non mi hai mai amato, e forse hai      creduto di amarmi; ma c’illudevamo entrambi.

Lei:     S’è fatto tardi, devo andare…l’amore e’ un sentimento di difficile                        coniugazione…è come una lanterna che illumina…in modo strano. Tutti     abbiamo bisogno di luce.

Lui;    … Sì, proprio tutti. Capisco!

Lei:     Non cercarmi più, sappi che anche a me manca…la luce. Forse la mia
            fiammella rischia di spegnersi per le forti folate di vento.

Lui:    No, non ti cercherò più. Spero di trovare qualcuna che m’illumini. E ti assicuro che farò di tutto per non privarmene. Il poeta Kierkegaard ha            scritto “Privarsi dell’amore è il più atroce dei disinganni.” 

Lei:     E sono certa che né tu né io ce ne priveremo. Te lo auguro. Addio!

Lui:    Addio!
 
Il tonfo della porta racchiuse la camera in uno strano silenzio. 
Era mezzanotte e un quarto. L’orologio a muro scandiva i secondi, coperti ogni tanto dai rombi delle auto. L’uomo si curvò verso il lavabo; a due mani prese a sciacquarsi il viso dando ristoro agli occhi lucidi.

ENZO

 

giovedì 22 luglio 2010

COME E’ STRANA LA NATURA - di PINO -

Questo  racconto è un ricordo di Pino. Ci fa conoscere una  singolare figura maschile sopravvissuta agli stenti nonostante le difficoltà e i disagi che gli ha riservato il percorso della vita.
I giovani di oggi, non sanno che erano tempi grevi; per loro  oggi c' e tutto: comfort , benessere, consumismo , spreco.



Questa storia è vera non fantasia. Negli anni trenta o poco prima, un giovane di professione ebanista e con nutriti guadagni s’innamorò di una bella ragazza o almeno per lui era tale da desiderarla sua sposa.

Ma la ragazza forse innamorata di un altro uomo non poteva accettare e non accettò l’amorosa, sincera proposta di Antonio. I sentimenti non sono domabili.

Antonio vedutosi non corrisposto, in breve tempo si ammalò pregiudicando l’equilibrio psichico e quindi tralasciò il lavoro per sempre, si lasciò andare da non avere più cura personale diventando un misantropo. Quando camminava, ogni dieci metri si fermava, si voltava indietro e scrutava come se qualcuno lo seguisse o l’avesse chiamato. Eseguita l’occhiata riprendeva il suo cammino.

Come conduceva, con quali mezzi e dove la sua vita? Era solo, da supporre non avesse alcun parente o probabilmente scaricato da essi tutti. Il povero quasi sempre disturba.

Viveva di qualche esiguo sussidio elargito dal Comune, e se qualcuno voleva offrigli dei soldi rifiutava con assoluta fermezza. Incredibile, abitava un locale seminterrato 2x2 mt umido color nero pece in fondo ad un cortile; il vano era affumicato dalla legna che faceva ardere sulla griglia di un fornello a tre piedi, davanti il suo l’ingresso per lessare la pasta o riso di cui si nutriva. Il tetto per fortuna era coperto da un’altra stanza occupata da altri codomini.

Non aveva acqua corrente in casa doveva approvvigionarsi col secchio al pozzo del cortile.

Un comò e un letto peggiori di quelli delle più severi prigioni occupavano il locale dotato di una finestra sul retro per il ricambio aria, una porta d’ingresso ad una sola anta sempre aperta per la luce; per il sudiciume, un odore pesante usciva da quell’angusto locale.

Tuttavia egli, lì mangiava pezzi di pane con qualche altra cosa , pasta lessa o riso con qualche fronda di sedano o cipolla. Gli indumenti che indossava erano lucidi per il grassume di sporco.

Benché tutto questo, la sua salute doveva essere se non eccellente almeno stabile. Tutti i giorni usciva di casa a piedi con lo stesso ritmo, spesso sostava davanti al portone a godersi il passeggio del corso.

E raramente lo si è sentito starnutire anche negli inverni rigidi mentre altri accorti erano costretti a letto per febbre.

Raggiunse quasi gli ottanta, ma un giorno cadde a terra malamente, forse la rottura del femore , i barellieri si fecero coraggio a sistemarlo nell’ambulanza. Lo consegnarono all’ ospedale, fu inevitabilmente lavato e igienizzato però dopo qualche giorno il povero Antonio finì.

La natura è strana. Noi scrupolosi di igiene e nutrizione, eppure sentiamo in giro si sviluppano malattie che fanno tremare solo a nominarle. Antonio invece, che sicuramente non è neppure un caso unico ha vissuto indenne numerosi anni da questi rischi.

PINO

mercoledì 21 luglio 2010

In ricordo del grande Indro Montanelli - di CIPRIANO -


 La riflessione di Cipriano oggi  è dedicata al grande I. Montanelli nel nono anniversario della sua scomparsa.



Questo articolo lo dedico a un mio amico del
blog che amichevolmente chiamo “Direttore”    (ENZO)

Il 22 luglio di nove anni fa si spegneva all’età di 92
anni uno dei più grandi scrittori e giornalisti italiani
di tutti i tempi: Indro Montanelli.
Mito per chiunque, grande o piccolo, per hobby
o per lavoro, realizzi l’attività di giornalista.
Con Indro Montanelli è scomparsa la parte schietta
ed incontaminata all’interno della cultura italiana,
e la sua mancanza si nota in maniera totale.
Il ricordo della sua sanguigna presenza, amante
sempre e comunque della verità, riacutizza il dolore
per la sua perdita.
Montanelli era, oltre un cane sciolto, un personaggio
incapace di aderire ai luoghi comuni più conclamati,
l’ultimo vero inviato d’assalto, un esempio di quel tipo
di giornalismo ormai quasi totalmente scomparso.
La memoria di Indro Montanelli suscita il giusto
rispetto da parte di tutte le persone di buon senso,
a destra come a sinistra.
Va ricordato che egli era un uomo di destra che non
ha mai rinnegato le sue idee, ma era la destra storica
quella in cui credeva, vale a dire “la destra liberale”.
L’uomo era anche ammirato per la chiarezza delle
sue espressioni e per la coerenza professionale, che
si basava sulla rivendicazione di una totale libertà
di espressione.
E’ famosa la sua frase: “tappatevi il naso, ma votate
a sinistra”.
Considerava il popolo italico un gregge di pecore
indisciplinate che credono di affermare il loro ribelle
individualismo non rispettando il semaforo rosso, presi
dalla smania di avere sempre un padrone da servire.
Usava spesso ricordare la frase di Wiston Churchill :
“Bizzarro popolo quello italiano. Un giorno 45 milioni
di fascisti, il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti
e partigiani.
Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai
censimenti...”
Oppure “ Gli Italiani perdono le guerre come se fossero
partite di calcio e le partite di calcio come se fossero
guerre.” Era incondizionatamente in sintonia con Ennio
Flaiano quando affermava che : “Gli italiani sono sempre
pronti a correre in soccorso dei vincitori”.
Montanelli inizia la carriera di reporter in Francia, si poi
reca in Spagna per il “Messaggero”, dove nei suoi
resoconti si esprime senza peli sulla lingua contro
il regime franchista, pur essendo criticamente di destra.
Iniziò la collaborazione con il “Corriere della Sera”;
il legame fra Montanelli e il quotidiano di via Solferino si è
succeduto, pur con alti e bassi, per più di quaranta anni.
Intervista Adolf Hitler, va in numerosi teatri del secondo
conflitto ma nel 1944 finisce in prigione a San Vittore
per antifascismo e viene condannato a morte dai nazisti.
Scampa miracolosamente alla fucilazione, ma in quel
periodo scrive il “Generale Della Rovere” dal cui romanzo
sarà tratto il fortunato e splendido film vincitore del Leone
d’Oro a Venezia.
Fu tra i primi a giungere a Budapest durante la rivolta
contro i sovietici.
Dopo ancora lunghi e difficili rapporti nel “Corriere”,
nel 1974 fondò con l’ausilio di alcuni colleghi e fuoriusciti
del Corriere il “Giornale Nuovo”, oggi conosciuto
semplicemente come il “Giornale”; le B.R. gli sparano
alle gambe il 2 giugno del 1977, accanto ai giardini di
via Palestro a Milano.
Dopo un grande inizio, il quotidiano entrò in crisi
finanziaria, fin quando non fu rilevato dall’emergente
Silvio Berlusconi che lo riportò a grossi livelli editoriali.
Ma con la discesa in campo sul terreno della politica
dell’imprenditore milanese vennero alla luce alcuni
celebri e durissimi contrasti fra quest’ultimo ed il grande
giornalista circa la linea editoriale.
L’anarchico Indro mai e poi mai avrebbe potuto piegarsi
ad un diktat, da qualsiasi parte venisse e così, all’alba
degli ottant’anni, decise di buttarsi nella direzione di un
nuovo quotidiano “La Voce”, espressione di una destra
liberale e anticonformista.
Ma tutto questo fu vano, causa sempre il vil denaro e
nel 1995 “La Voce” chiuse battenti.
Indro iniziò una collaborazione televisiva con TMC
insieme con pungenti editoriali sul Corriere, nonché
l’angolo della posta e nonostante avesse avuto dal
direttore Paolo Mieli l’offerta della direzione
del “Corriere”, che ringraziando rifiutò.
Strabilianti e taglienti le sue citazioni.
Dal suo epitaffio “Qui giace Indro Montanelli, era ora”,
a quelle famose e terrificanti stilettate contro il suo ex
anfitrione Silvio Berlusconi, di cui molto in anticipo
elencò i vizi e le virtù.
L’attuale mondo giornalistico italiano, mi riferisco a quello
naturalmente di più alto livello (non necessariamente
qualitativo), sta progressivamente vendendo la propria
anima asservito a logiche di potere. Sia dal punto di vista
radio-televisivo che in quello della carta stampata, è ormai
difficile fare della pura verità il proprio faro.
L’editore, il proprietario, il consiglio di amministrazione,
se segue delle direttive politiche ti impedisce in maniera
chiara o subdola di andare contro la linea editoriale, con
il direttore che diventa volente o nolente l’esecutore di
ordini superiori.
E’ chiaro a tutti che il potere si conquista sempre avendo
in mano le chiavi dell’informazione.
Indro Montanelli era scomodo perché incorruttibile;
un giorno ebbe a dire : “Non mi hanno ammazzato i fascisti,
non mi hanno ammazzato i nazisti, non mi hanno
ammazzato i comunisti, non c’è l’hanno fatta neanche le
povere B.R. figurarsi se posso temere questi patetici
insignificanti padreterni che di tanto in tanto salgono a
galla dalle fogne”.
Sono un piccolo scriba, mi inchino reverente ricordandoti
caro Indro.

   Cipriano