Una mamma genovese
è dovuta ricorrere all'aiuto dei carabinieri per
sottrarre la playstation al proprio figlio 13enne.
Il ragazzino era ossessionato dai videogiochi.
Che cosa fare con un figlio adolescente che rimane per giorni attaccato al suo videogioco, rintanato in camera, rinunciando ad andare a scuola e rifiutando persino il cibo? Che cosa fare? Troppo tardi per minacciarlo con il classico: guarda che chiamo il lupo cattivo! Un tredicenne non si fa certo intimorire da così poco, e oggi forse anche un bambino di tre anni ci farebbe su una sana risata. Troppo presto per urlare: o la smetti o ti sbatto fuori di casa! Troppo pericoloso cercare di farlo rinsavire con due schiaffoni: i ragazzi di quell’età, oggi, non si sa mai come possono reagire. E poi le sberle sono decisamente fuori moda. Dunque, che fare? Una mamma dei dintorni di Genova, dopo averle provate tutte, ha deciso di chiamare i carabinieri, come facevano una volta le mogli di fronte a un marito violento. E pare, infatti, che il ragazzo ricorresse alla violenza allorché la madre cercava di distoglierlo dalla sua ossessione. Insomma, i carabinieri sono arrivati e, dall’alto della loro autorità, hanno fatto quel che i genitori, a quel punto, non sarebbero mai riusciti a fare: hanno sequestrato al ragazzino la console con alcuni «wargame», il cui uso, peraltro, era autorizzato solo agli adulti. Pare che il giovane avesse da poco scoperto la possibilità di collegarsi online con altri utenti per giochi della durata di diversi giorni.
La notizia è di quelle degne di far riflettere a più livelli, e sono domande pressoché tutte scontate: sulla dipendenza psichica indotta da certi congegni elettronici; sulla reclusione volontaria cui si sottopone un ragazzo isolandosi dal mondo esterno; sul potere (quasi nullo?) che ha la famiglia di rompere questa rassicurante ed estraniante coazione a ripetere; sulle relazioni «deboli» di padri e madri con i figli; sul nuovo rapporto degli adolescenti con la realtà (virtuale e/o fisica) eccetera. Diciamo la verità, anche in tempi di famiglie in bilico come i nostri, non è facile accettare alla cieca l'escamotage di quella madre quarantenne (probabilmente in preda a una crisi di nervi): delegare all'autorità costituita la propria responsabilità, per richiamare al mondo il figlio inebetito o in fuga verso altri pianeti non necessariamente felici, anzi. Ma pur riconoscendo che non è un gran segno di autorevolezza, non è neanche difficile mettersi nei suoi panni (a proposito, dov'era il padre, nel frattempo?): per rompere la routine autistica dell'isolamento adolescenziale, diciamo alla disperata, possono andar bene anche i carabinieri. In fondo sappiamo che negli ultimi anni si sono moltiplicati i casi di adolescenti depressi rimasti barricati nella propria stanza per anni, vittime di giochi elettronici o di altre prigioni online: ne è nata anche un'ampia bibliografia che classifica questi fenomeni generazionali con il termine giapponese hikikomori, che letteralmente significa «confinati», «chiamati fuori».
Chiamati fuori da chi? Da se stessi, al punto da scegliere una non-vita eremitica (con i piedi in casa delle famiglie d’origine e la testa nella blogosfera) piuttosto che affrontare la velocità angosciante del mondo. E non c’è da meravigliarsi che dal Giappone, dove è nata, questa sindrome ( che porta nei casi più gravi all’ospedalizzazione o al suicidio) sia arrivata da anni nei Paesi occidentali, e dunque in Italia. Certo, il ricorso al carabiniere ha tutta l’evidenza dell’ultima spiaggia per genitori disperati: la stessa che induce, appunto, una moglie maltrattata a chiamare il 118. Una terapia choc. Sarebbe stato molto meglio non arrivare a tanto, ovvio: evitare l’apartheid domestico (è il sociologo Zygmunt Bauman a ritenere che ormai si vive in tanti bunker privati autosufficienti anche all’interno delle proprie case) e magari favorire nei figli un senso della realtà attraverso l’imposizione di qualche limite senza necessariamente aborrire tutto ciò che crea conflitto e divisione. È pur vero che se in passato si sbagliava per eccesso di sicurezza autoritaria (che si chiamava autoritarismo), oggi i genitori sbagliano perché hanno troppo timore di sbagliare: e preferiscono eclissarsi o evitare di prendere posizione. Una telefonata tempestiva ai carabinieri risolve le emergenze (e può essere una fortuna), non aiuta certo a crescere i propri figli.
fonte :corriere.it
Annamaria...a dopo
martedì 15 giugno 2010
lunedì 14 giugno 2010
SCRICCIOLO - scritta da VICKY
Ecco tornata la nostra amica Vicky con una tenera poesia dedicata ad una nuova vita che sta per nascere
Piccolo cucciolo rinchiuso nello scrigno dorato,
dove solo la tua mamma ti culla,
ti piace ascoltare la sua voce
ti piace sentire le sue carezze,
sei un esserino minuscolo,
grande quanto un seme di grano.
Solo lei può nutrirti per farti diventare forte,
Passeranno molti mesi e ci chiediamo,
a chi assomiglierà? alla mamma o al papà?,
Tu rimani li tranquillo perchè sai che sei protetto,
ma presto lo scrigno si aprirà,
e guardando il tuo visino potremmo dire che,
assomigli a mamma e papà.
VICHY
la vita è un dono meraviglioso
METEO..e non solo

si piange, si ride.. DONNE

INZIAMO LA SETTIMNA CON UNA POESIA DI TOTO'
Stavo correndo
Perché avevo paura
Di non poterti raggiungere……….
Tu invece ti sei fermata
Perchè hai avuto paura
Che io ti raggiungessi……….
no……. io non dovevo correre ………
ma tu non dovevi fermarti …………
…….. Io volevo solo camminarti accanto
per non restare solo ……….
Solo…….. con il tempo che Tu hai fermato
Perché avevo paura
Di non poterti raggiungere……….
Tu invece ti sei fermata
Perchè hai avuto paura
Che io ti raggiungessi……….
no……. io non dovevo correre ………
ma tu non dovevi fermarti …………
…….. Io volevo solo camminarti accanto
per non restare solo ……….
Solo…….. con il tempo che Tu hai fermato
TOTO'
CORSO DI ITALIANO - Docente ENZO..corso semiserio "lezione 1"
Corso d’italiano per i volenterosi che non ebbero la possibilità o non ebbero la voglia - perché svogliati - di studiare la lingua italiana.
Il sottotitolo dice che il corso si rivolge a chi per sfortuna o per cattiva volontà non se la cava molto bene:
nello scrivere e nel parlare.
Se tu, lettore, hai voglia – e dalla con la “voglia”, di imparare a parlare e a scrivere…meglio, non dovrai fare altro che dotarti di un po’ di tempo, di attenzione e impegno…insomma…vi farò “sudare le sette camicie”, scherzo naturalmente.
Tu, lettore, paziente e volenteroso, ti sei mai chiesto DOVE si parla la lingua italiana? In italia! .…che bravo…ma non solo in Italia: e’ lingua ufficiale anche in Svizzera, San Marino, Città del Vaticano dove si parla anche il latino, nonché del Sovrano Militare Ordine di Malta,; è seconda lingua ufficiale, dopo il croato, nella Regione istriana (Croazia) e, dopo lo sloveno, nelle città di Pirano, Isola d’Istria e Capodistria in Slovenia, e anche in Brasile, dove l’Italiano è lingua riconosciuta come “etnica” cioè, parlata da una certa moltitudine di persone , a Santa Teresa e Vila Velha.
E non finisce qui…perché l’Italiano non è lingua ufficiale, ma e’ conosciuto da una significativa parte della popolazione nei seguenti paesi:
-Principato di Monaco;
-Corsica (Francia);
-Malta;
-Albania;
-Montenegro;
-Eritrea;
-Somalia e Libia.
MA DA DOVE E’ VENUTA FUORI LA LINGUA ITALIANA?
Andiamo indietro nel tempo, pensiamo agli uomini paleolitici, insomma i cavernicoli…che linguaggio avevano se non …grugniti, grida, strilli, urli, e suoni simili.
Dopo qualche millennio questo bipede, homo sapiens (uomo sapiente) cominciò a dare una definizione verbale a ogni oggetto che lo circondava, e ci fu un nome per la clava, uno per il bosco, ecc.. Nacquero dopo molti millenni le prime lingue e in zone diverse - continentali dell’Europa centro-orientale. Erano pastori e e agricoltori che la storia li definì Arii o Indoeuropei.. divisi in tanti popoli con un proprio linguaggio.
Essi strariparono in tutte le direzioni. Quei popoli parlavano diverse favelle, ma tutte avevano caratteri comuni, perché discendevano dallo stesso ceppo iniziale, che noi chiamiamo indoeuropeo e da questo ceppo si svolsero altri linguaggi.
Per arrivare alla nostra lingua, si deve percorrere un itinerario che si protrasse nei secoli; dei popoli si stabilirono nelle regioni asiatiche, altri nell’Europa, e questi, a loro volta, parte verso la Grecia, parte verso l’Italia o Francia; del gruppo dei dialetti italici, UNO, ebbe maggiore importanza, e fu IL LATINO, l’italiano, quindi, è figlio del latino e ha parecchi “fratelli”, tutti discendenti dal latino: il francese, lo spagnolo, il portoghese, il rumeno ecc.
Se poi parliamo di cuginanze dovremmo dire che il greco e il latino sono cugini.
Sicché il latino era la lingua universale dell’Impero Romano. Vi era un latino delle persone colte e il latino parlato dalla povera gente (vulgus). Ma già in certe parti della nostra penisola, avvenivano lentamente col tempo delle trasformazioni, per cui il latino parlato dal popolo della pianura padana era diverso, per esempio, dal latino parlato in Campania o in Sicilia.
Siamo nel XIV secolo e questi modi di parlare furono detti “volgari” cioè parlati dal popolo, o chiamati anche lingue romanze, cioè derivate dal romano, o neolatine. Le principali lingue derivate dal latino sono, oltre l’italiano, il francese, lo spagnolo, il portoghese, il sardo, il rumeno, il ladino e il dalmata.
Caro lettore, la lingua italiana non e’ nata da un giorno all’altro. Nel XIV secolo, già si parlava in italiano volgare, certo non come oggi, e’ chiaro, com’era diventato nel 1300. Non è nato per merito di Dante, Petrarca e Boccaccio. Questi letterati illustrissimi, pur usando essi stessi la lingua latina in alcune loro opere seppero scrivere, e quindi elevando a dignità letteraria, quel “volgare” che era già sulla bocca di tutti e che aveva già delle sue regole. Insomma per farla breve, il latino era parlato e scritto dai nobili e dai letterati, il “volgare” cioè l’italiano (latino trasformato dal popolo) era la lingua che ormai tutta la gente parlava.
Fine lezione 1
La lezione 2 avrà come oggetto “LA NASCITA DELL’ALFABETO”
ENZO
più che una canzone è una poesia! scritta e interpretata dal grande R.COCCIANTE- "la nostra lingua italiana" -
sabato 12 giugno 2010
LA DIMORA CHAT: GALATEO E DISSONANZE- Scritto da ENZO
Ecco Enzo che vuole darci la sua opinione a riguardo dell'articolo dell'8 giugno "la maleducazione fa audience" riferito alle discussioni nella chat.
Jorge Luis Borges ha scritto: “Ogni dimora è un candelabro dove ardono in appartata fiamma le vite.
Il fatto: giorni fa ci sono state escandescenze verbali in chat Eldy, ovvero detto in parole molto povere, ma soft (leggere), astiose insolenze, usando un eufemismo, dire “cafonate”.
A dire la verità, il primo pensiero che mi è venuto in mente e’ il seguente: è solo una questione di educazione, poi mi sono detto…ma anche di morale. Poi ho aggiunto: l’evento merita una riflessione… ed eccola, perché le dissonanze ricorrono cioè si ripetono. Allora, diciamolo, chattatori, giacché questo “pezzo” è dedicato proprio a coloro che si mostrano troppo “disinvolti, che l’epoca attuale è complessa, il confine di un “giusto” rapporto con quanto ci circonda si fa sempre più nebuloso e a volte ci si domanda ma allora, tutto è permesso in chat?
Lungi dal voler dare una risposta di carattere etico o psicologico, non si può fare a meno di constatare quanto bisogno ci sia di una traccia alla quale fare riferimento, almeno per quanto riguarda un essenziale “stare bene insieme”.
Il termine “galateo” ci riporta con la fantasia a un’epoca diversa, un’epoca che sembra ormai perduta nel tempo del ricordo. Un’epoca in cui ognuno era collocato in un cliché, nel quale si riconosceva e al quale si adattava.
Domanda: ma fino a che punto oggi, tutto è realmente cambiato? Non è solo la superficie a essersi increspata, dando un’illusione di movimento? Quanta consapevolezza ha realmente maturato l’uomo della società occidentale su di sé e su chi condivide il suo cammino?
Condivisione è una parola “grossa”, di cui si fa largo uso ma sulla quale non si riflette abbastanza. Molti passi si sono fatti dal tempo in cui il “bon ton” era un metro di misura per dividere i “buoni” dai “cattivi”, ma molti se ne devo fare ancora prima di imparare ad accettare chi non è uguale a noi e ad acquisire, applicando, le norme di una normale educazione nel rapporto con gli altri: gesti e parole devono essere dosati nella giusta maniera. QUESTA E’ LA REGOLA e non ci sono santi che ci potrebbero far derogare da essa.
Ci si può allora, chiedere , se uno deve dire o replicare ad una certa domanda o affermazione o spiacevole situazione, che è essenziale, indispensabile la buona educazione… signori chattatori, sto parlando, si del contenuto ma soprattutto della “forma”, sì, avete capito bene, “LA FORMA ”. Oggi si proclama: “la forma è morta, viva la forma!”, Forse, è necessario partire da un dato di fatto: senza forma alcuna non ci si può riconoscere, Forma è Contenuto vanno eternamente a braccetto. Quindi, ancora una volta, solo l’equilibriodella giusta misura, della via di mezzo, può servire ad essere considerati “PERSONE EDUCATE” e ad evitare quello che è accaduto in chat –Eldy.
Orbene, le cosiddette, buone maniere hanno il compito di aiutarci nella ricerca di un’armonia, un equilibrio fra noi e gli altri per un autocontrollo dei nostri impulsi. Pensate un attimo: a volte può capitare che un piccolo gesto inaspettato di “amore” o di “gentilezza” da parte di un chattatore ci colpisca all’improvviso con una sensazione di stupore e meraviglia, quasi come un piccolo miracolo. L’attenzione per un bisogno, una parola gentile al momento giusto, la partecipazione a una gioia o a un dolore, la comprensione per un “errore” (e chi non sbaglia), l’essere ascoltati in un momento difficile, dar vita a un dialogo “dai toni deliziosi”…Questo è “saper vivere” fuori e dentro una chat. E ricordate sempre che in chat non siete a casa vostra, ma siete “ospiti” e quindi tenuti a comportarvi nel rispetto di certe regole.
Alla Direzione un appunto:
-ERRORE n. 1 – Si puniscano coloro che distruggono l’armonia, dimostrando equilibrio nei giudizi.;
- ERRORE n. 2 – Non si oscurano “stanze” in modo indiscriminato, privando gli altri delle disponibilità in atto,
Se mi sono dilungato, chiedo venia. Mi auguro che “i disinvolti interessati” facciano le loro riflessioni come le ho fatte io. Ne approfitto per mandare un cordiale saluto a tutti gli eldiani.
Enzo
EMOZIONI SUPREME - di Enzo -
dalle opinioni sulla chat ad una dolce poesia...
Il bacio è sentire il tuo respiro ansare
Con la luce che t’illuminò
Il bacio è desiderio di scrutare
le tue penetranti pupille
Il bacio è sentire il cuore pieno
Le nari in moto come palpiti
Il bacio è sentire le labbra tue,
Ondulate come due petali di rosa sbocciata,
Adornate dal mento armonico
E da una fronte chiara e impavida
Con quel bacio mi donasti
Riflessi di emozioni supreme
In quel bacio ponesti fremiti folli
E rendesti la follia senza tempo.
ENZO
giovedì 10 giugno 2010
FORZA AZZURRI - di Cipriano

Tra due giorni inizieranno i Campionati Mondiali
di calcio anno di grazia 2010, che come quasi tutti
sanno si svolgeranno nella intrigante e misteriosa terra
Sudafricana, mix di natura selvaggia della calda Africa,
ma anche nazione di estrema modernità.
Una forte e ricca realtà economica, seppur con inevitabili
e profonde sacche di disagio, ma molto lontana dalla
grande povertà del continente nero, in un popolo
complessivamente pacificato nella sua problematica
razziale che per tantissimi anni hanno fatto di questa
nazione una realtà marginalizzata causa la sua politica
razziale e razzista.
Per un mese l’attenzione di quasi tutta la comunità
Mondiale sarà attratta da questo evento che per noi
italiani, popolo di calciofili “a fisarmonica”, rappresenta
un rito insopprimibile.
A dire il vero, per umore generalizzato e annusando
l’aria quotidianamente, noto rispetto alle precedenti
edizioni un tangibile e visibile minore interessamento,
nonché notevoli perplessità su questa Nazionale, che
non dimentichiamo è Campione Mondiale uscente.
Le cause, a mio modesto parere, sono di svariate origini;
si parte soprattutto dalla crisi economica e dalle relative
grosse preoccupazioni che stanno toccando o hanno già
abbondantemente toccato moltissime famiglie italiane.
Tanti capifamiglia che hanno perso il lavoro o sono in
pericolo di perderlo, i disoccupati, i cassintegrati,
la pesante perdita del potere di acquisto, tanti disagi e
conseguente enorme stress quotidiano che ho
ampiamente elencato in altri articoli ....
Un calcio sempre più lontano dal suo originale e
tradizionale fascino, quello che per quasi un secolo
ha mobilitato festanti milioni di italiani tutti insieme al
primo pomeriggio della domenica, ma che oggi, con
questo calcio che si misura a suon di montagne di euro
sborsati dalle tv a pagamento, non essendo queste
ultime degli enti benefici, hanno preteso come “Faust”
l’anima del gioco più bello del mondo.
Io ti do i soldi, ma tu calcio ti piegherai a tutte le mie
esigenze ed i miei voleri …
Il risultato è sotto gli occhi di tutti quelli che vogliono
vedere, esclusi quelli con le fette di salame sugli occhi
che si accontenteranno tra poco di vedere anche una
partita di calcio in tv a pagamento alle sette di mattina.
Ultimo problema, quello più strettamente tecnico,
riguarda la Nazionale Azzurra e Lippi.
A mio personale parere si racchiude in pochi concetti.
Il primo è che Lippi, assoluto vincitore del precedente
mondiale, non doveva più riprendere la conduzione
della squadra, soprattutto dopo il disastro Donadoni:
ora ha tutto da perdere, ed il suo carattere un po’ alla
Mourinho, non aiuta nei rapporti con l’ambiente esterno.
Secondo problema su cui tutti gli osservatori hanno
dovuto prendere atto: aldilà del gruppo e dell’amicizia,
questa è una squadra anagraficamente vecchia, con
molti calciatori reduci dai disastri della propria squadra
di club (vedi la Juve) in questo campionato appena
concluso e di cui sono anche i diretti responsabili.
Vedo in Cannavaro, Zambrotta, Gattuso, Camoranesi,
lo stesso Pirlo, grandi campioni ormai ampiamente
spremuti. A favore possiamo però dire che
complessivamente la squadra italiana possiede ancora
un tasso qualitativo abbastanza alto ed una formidabile
batteria di attaccanti di assoluto rispetto.
E’ pur vero una cosa, per esperienza, una regola
assoluta che rispetto scrupolosamente più di qualsiasi
comandamento, quello di non fare mai pronostici sul
Mondiale, che viene vinto da quella squadra che solo
in quei trenta giorni avrà mixato sapientemente forma
fisica, tranquillità mentale e quell’indispensabile
mucchietto di buona sorte.
Tutto ciò di buono o di cattivo fatto nei precedenti mesi,
non conta niente.
Mettiamoci comodi fisicamente e mentalmente, sciolti
e disinvolti, e prepariamoci quindi a vivere con grande
gusto e piacere questo mese di ottimo calcio.
Divertiamoci in compagnia, visto che queste sono
Imperdibili occasioni per stare insieme a fare baldoria
e “sano casino”,
Buon divertimento e …Auguri Azzurri
Ciao …Cipriano
I mondiali di Sudafrica 2010 hanno la loro mascotte si chiama Zakumi, un simpatico leopardo con capelli verdi che rappresenterà i Mondiali di Calcio che si giocheranno nel paese africano. Zakumi rappresenterà il Sudafrica da qui alla fine del mondiali del 2010, che inizieranno l'11 giugno e termineranno un mesetto dopo a Johannesburg.
Zakumi è un nome composto: Za significa Sudafrica, mentre Kumi significa 10. I capelli verdi del leopardo vogliono rappresentare il colore dell'erba dei campi da calcio dove le nazionali giocheranno per il titolo. E dove la nazionale italiana dovrà difendere il suo status di campione del mondo acquisito con la vittoria ai mondiali di Germania 2006.
"Zakumi rappresenta il paese, la geografia e lo spirito sudafricani, e impersonifica l'essenza del Mondiale 2010". Queste le parole del segretario della Fifa, mentre il suo creatore, Andries Odendaal, racconta così la mascotte: "Zakumi è un sudafricano orgoglioso di esserlo e, pertanto, l'ambasciatore ideale per il primo Mondiale africano".
Zakumi è un nome composto: Za significa Sudafrica, mentre Kumi significa 10. I capelli verdi del leopardo vogliono rappresentare il colore dell'erba dei campi da calcio dove le nazionali giocheranno per il titolo. E dove la nazionale italiana dovrà difendere il suo status di campione del mondo acquisito con la vittoria ai mondiali di Germania 2006.
"Zakumi rappresenta il paese, la geografia e lo spirito sudafricani, e impersonifica l'essenza del Mondiale 2010". Queste le parole del segretario della Fifa, mentre il suo creatore, Andries Odendaal, racconta così la mascotte: "Zakumi è un sudafricano orgoglioso di esserlo e, pertanto, l'ambasciatore ideale per il primo Mondiale africano".
Annamaria...a dopo
METEO..e non solo
La lettera della Busi a Minzolini
PER CHI L'AVESSE PERSA
"Un giornalista ha un unico strumento per difendere le proprie convinzioni professionali: levare al pezzo la propria firma. Un conduttore, una conduttrice, può soltanto levare la propria faccia, a questo punto". E' questo uno dei punti centrali della lettera con cui Maria Luisa Busi, ha annunciato l'intenzione di abbandonare la conduzione del Tg1. La missiva, tre cartelle e mezzo affissa nella bacheca della redazione del telegiornale, è indirizzata al direttore Augusto Minzolini e al Cdr, e per conoscenza al direttore generale della Rai Mauro Masi, al presidente dell'azienda Paolo Garimberti e al responsabile delle Risorse umane Luciano Flussi. Ecco di seguito il testo integrale.
"Caro direttore - scrive la Busi - ti chiedo di essere sollevata dalla mansione di conduttrice dell'edizione delle 20 del TG1, essendosi determinata una situazione che non mi consente di svolgere questo compito senza pregiudizio per le mie convinzioni professionali. Questa è per me - prosegue - una scelta difficile, ma obbligata. Considero la linea editoriale che hai voluto imprimere al giornale una sorta di dirottamento, a causa del quale il TG1 rischia di schiantarsi contro una definitiva perdita di credibilità nei confronti dei telespettatori". "Come ha detto - osserva la giornalista - il presidente della Commissione di Vigilanza Rai Sergio Zavoli: 'la piu'grande testata italiana, rinunciando alla sua tradizionale struttura ha visto trasformare insieme con la sua identità, parte dell'ascolto tradizionale". E prosegue così: "Amo questo giornale, dove lavoro da 21 anni. Perché è un grande giornale. E' stato il giornale di Vespa, Frajese, Longhi, Morrione, Fava, Giuntella. Il giornale delle culture diverse, delle idee diverse. Le conteneva tutte, era questa la sua ricchezza. Era il loro giornale, il nostro giornale. Anche dei colleghi che hai rimosso dai loro incarichi e di molti altri qui dentro che sono stati emarginati. Questo è il giornale che ha sempre parlato a tutto il Paese.
Il giornale degli italiani. Il giornale che ha dato voce a tutte le voci. Non è mai stato il giornale di una voce sola. Oggi l'informazione del TG1 è un'informazione parziale e di parte. Dov'é il paese reale? Dove sono le donne della vita reale? Quelle che devono aspettare mesi per una mammografia, se non possono pagarla? Quelle coi salari peggiori d'Europa, quelle che fanno fatica ogni giorno ad andare avanti perché negli asili nido non c'é posto per tutti i nostri figli? Devono farsi levare il sangue e morire per avere l'onore di un nostro titolo. E dove sono le donne e gli uomini che hanno perso il lavoro? Un milione di persone, dietro alle quali ci sono le loro famiglie. Dove sono i giovani, per la prima volta con un futuro peggiore dei padri? E i quarantenni ancora precari, a 800 euro al mese, che non possono comprare neanche un divano, figuriamoci mettere al mondo un figlio? E dove sono i cassintegrati dell'Alitalia? Che fine hanno fatto? E le centinaia di aziende che chiudono e gli imprenditori del nord est che si tolgono la vita perché falliti? Dov'é questa Italia che abbiamo il dovere di raccontare? Quell'Italia esiste. Ma il tg1 l'ha eliminata. Anche io compro la carta igienica per mia figlia che frequenta la prima elementare in una scuola pubblica. Ma la sera, nel TG1 delle 20, diamo spazio solo ai ministri Gelmini e Brunetta che presentano il nuovo grande progetto per la digitalizzazione della scuola, compreso di lavagna interattiva multimediale". "L'Italia - scrive la giornalista - che vive una drammatica crisi sociale è finita nel binario morto della nostra indifferenza. Schiacciata tra un'informazione di parte - un editoriale sulla giustizia, uno contro i pentiti di mafia, un altro sull'inchiesta di Trani nel quale hai affermato di non essere indagato, smentito dai fatti il giorno dopo - e l'infotainment quotidiano: da quante volte occorre lavarsi le mani ogni giorno, alla caccia al coccodrillo nel lago, alle mutande antiscippo. Una scelta editoriale con la quale stiamo arricchendo le sceneggiature dei programmi di satira e impoverendo la nostra reputazione di primo giornale del servizio pubblico della più importante azienda culturale del Paese. Oltre che i cittadini, ne fanno le spese tanti bravi colleghi che potrebbero dedicarsi con maggiore soddisfazione a ben altre inchieste di più alto profilo e interesse generale".
"Un giornalista ha un unico strumento per difendere le proprie convinzioni professionali: levare al pezzo la propria firma. Un conduttore, una conduttrice, può soltanto levare la propria faccia, a questo punto. Nell'affidamento dei telespettatori è infatti al conduttore che viene ricollegata la notizia. E' lui che ricopre primariamente il ruolo di garante del rapporto di fiducia che sussiste con i telespettatori". Secondo la Busi "i fatti dell'Aquila ne sono stata la prova. Quando centinaia di persone hanno inveito contro la troupe che guidavo al grido di vergogna e scodinzolini, ho capito che quel rapporto di fiducia che ci ha sempre legato al nostro pubblico era davvero compromesso. E' quello che accade quando si privilegia la comunicazione all'informazione, la propaganda alla verifica".
Nella lettera a Minzolini Busi tiene a fare un'ultima annotazione "più personale": "Ho fatto dell'onestà e della lealtà lo stile della mia vita e della mia professione. Dissentire non è tradire. Non rammento chi lo ha detto recentemente. Pertanto: 1)respingo l'accusa di avere avuto un comportamento scorretto. Le critiche che ho espresso pubblicamente - ricordo che si tratta di un mio diritto oltre che di un dovere essendo una consigliera della FNSI - le avevo già mosse anche nelle riunioni di sommario e a te, personalmente. Con spirito di leale collaborazione, pensando che in un lavoro come il nostro la circolazione delle idee e la pluralità delle opinioni costituisca un arricchimento. Per questo ho continuato a condurre in questi mesi. Ma è palese che non c'é più alcuno spazio per la dialettica democratica al TG1. Sono i tempi del pensiero unico. Chi non ci sta è fuori, prima o dopo. 2)Respingo l'accusa che mi è stata mossa di sputare nel piatto in cui mangio. Ricordo che la pietanza è quella di un semplice inviato, che chiede semplicemente che quel piatto contenga gli ingredienti giusti. Tutti e onesti. E tengo a precisare di avere sempre rifiutato compensi fuori dalla Rai, lautamente offerti dalle grandi aziende per i volti chiamati a presentare le loro conventions, ritenendo che un giornalista del servizio pubblico non debba trarre profitto dal proprio ruolo. 3) Respingo come offensive le affermazioni contenute nella tua lettera dopo l'intervista rilasciata a Repubblica, lettera nella quale hai sollecitato all'azienda un provvedimento disciplinare nei miei confronti: mi hai accusato di "danneggiare il giornale per cui lavoro", con le mie dichiarazioni sui dati d'ascolto. I dati resi pubblici hanno confermato quelle dichiarazioni. Trovo inoltre paradossale la tua considerazione seguente: 'il tg1 dara' conto delle posizioni delle minoranze ma non stravolgerà i fatti in ossequio a campagne ideologiche".
Posso dirti che l'unica campagna a cui mi dedico è quella dove trascorro i week end con la famiglia. Spero tu possa dire altrettanto. Viceversa ho notato come non si sia levata una tua parola contro la violenta campagna diffamatoria che i quotidiani Il Giornale, Libero e il settimanale Panorama - anche utilizzando impropriamente corrispondenza aziendale a me diretta - hanno scatenato nei miei confronti in seguito alle mie critiche alla tua linea editoriale. Un attacco a orologeria: screditare subito chi dissente per indebolire la valenza delle sue affermazioni. Sono stata definita 'tosa ciacolante - ragazza chiacchierona - cronista senza cronaca, editorialista senza editoriali' e via di questo passo. Non è ciò che mi disse il Presidente Ciampi consegnandomi il Premio Saint Vincent di giornalismo, al Quirinale. A queste vigliaccate risponderà il mio legale. Ma sappi che non è certo per questo che lascio la conduzione delle 20. Thomas Bernhard in Antichi Maestri scrive decine di volte una parola che amo molto: rispetto. Non di ammirazione viviamo, dice, ma è di rispetto che abbiamo bisogno". E conclude "Caro direttore, credo che occorra maggiore rispetto. Per le notizie, per il pubblico, per la verità. Quello che nutro per la storia del TG1, per la mia azienda, mi porta a questa decisione. Il rispetto per i telespettatori, nostri unici referenti. Dovremmo ricordarlo sempre. Anche tu ne avresti il dovere".
Annamaria ... a dopo
"Caro direttore - scrive la Busi - ti chiedo di essere sollevata dalla mansione di conduttrice dell'edizione delle 20 del TG1, essendosi determinata una situazione che non mi consente di svolgere questo compito senza pregiudizio per le mie convinzioni professionali. Questa è per me - prosegue - una scelta difficile, ma obbligata. Considero la linea editoriale che hai voluto imprimere al giornale una sorta di dirottamento, a causa del quale il TG1 rischia di schiantarsi contro una definitiva perdita di credibilità nei confronti dei telespettatori". "Come ha detto - osserva la giornalista - il presidente della Commissione di Vigilanza Rai Sergio Zavoli: 'la piu'grande testata italiana, rinunciando alla sua tradizionale struttura ha visto trasformare insieme con la sua identità, parte dell'ascolto tradizionale". E prosegue così: "Amo questo giornale, dove lavoro da 21 anni. Perché è un grande giornale. E' stato il giornale di Vespa, Frajese, Longhi, Morrione, Fava, Giuntella. Il giornale delle culture diverse, delle idee diverse. Le conteneva tutte, era questa la sua ricchezza. Era il loro giornale, il nostro giornale. Anche dei colleghi che hai rimosso dai loro incarichi e di molti altri qui dentro che sono stati emarginati. Questo è il giornale che ha sempre parlato a tutto il Paese.
Il giornale degli italiani. Il giornale che ha dato voce a tutte le voci. Non è mai stato il giornale di una voce sola. Oggi l'informazione del TG1 è un'informazione parziale e di parte. Dov'é il paese reale? Dove sono le donne della vita reale? Quelle che devono aspettare mesi per una mammografia, se non possono pagarla? Quelle coi salari peggiori d'Europa, quelle che fanno fatica ogni giorno ad andare avanti perché negli asili nido non c'é posto per tutti i nostri figli? Devono farsi levare il sangue e morire per avere l'onore di un nostro titolo. E dove sono le donne e gli uomini che hanno perso il lavoro? Un milione di persone, dietro alle quali ci sono le loro famiglie. Dove sono i giovani, per la prima volta con un futuro peggiore dei padri? E i quarantenni ancora precari, a 800 euro al mese, che non possono comprare neanche un divano, figuriamoci mettere al mondo un figlio? E dove sono i cassintegrati dell'Alitalia? Che fine hanno fatto? E le centinaia di aziende che chiudono e gli imprenditori del nord est che si tolgono la vita perché falliti? Dov'é questa Italia che abbiamo il dovere di raccontare? Quell'Italia esiste. Ma il tg1 l'ha eliminata. Anche io compro la carta igienica per mia figlia che frequenta la prima elementare in una scuola pubblica. Ma la sera, nel TG1 delle 20, diamo spazio solo ai ministri Gelmini e Brunetta che presentano il nuovo grande progetto per la digitalizzazione della scuola, compreso di lavagna interattiva multimediale". "L'Italia - scrive la giornalista - che vive una drammatica crisi sociale è finita nel binario morto della nostra indifferenza. Schiacciata tra un'informazione di parte - un editoriale sulla giustizia, uno contro i pentiti di mafia, un altro sull'inchiesta di Trani nel quale hai affermato di non essere indagato, smentito dai fatti il giorno dopo - e l'infotainment quotidiano: da quante volte occorre lavarsi le mani ogni giorno, alla caccia al coccodrillo nel lago, alle mutande antiscippo. Una scelta editoriale con la quale stiamo arricchendo le sceneggiature dei programmi di satira e impoverendo la nostra reputazione di primo giornale del servizio pubblico della più importante azienda culturale del Paese. Oltre che i cittadini, ne fanno le spese tanti bravi colleghi che potrebbero dedicarsi con maggiore soddisfazione a ben altre inchieste di più alto profilo e interesse generale".
"Un giornalista ha un unico strumento per difendere le proprie convinzioni professionali: levare al pezzo la propria firma. Un conduttore, una conduttrice, può soltanto levare la propria faccia, a questo punto. Nell'affidamento dei telespettatori è infatti al conduttore che viene ricollegata la notizia. E' lui che ricopre primariamente il ruolo di garante del rapporto di fiducia che sussiste con i telespettatori". Secondo la Busi "i fatti dell'Aquila ne sono stata la prova. Quando centinaia di persone hanno inveito contro la troupe che guidavo al grido di vergogna e scodinzolini, ho capito che quel rapporto di fiducia che ci ha sempre legato al nostro pubblico era davvero compromesso. E' quello che accade quando si privilegia la comunicazione all'informazione, la propaganda alla verifica".
Nella lettera a Minzolini Busi tiene a fare un'ultima annotazione "più personale": "Ho fatto dell'onestà e della lealtà lo stile della mia vita e della mia professione. Dissentire non è tradire. Non rammento chi lo ha detto recentemente. Pertanto: 1)respingo l'accusa di avere avuto un comportamento scorretto. Le critiche che ho espresso pubblicamente - ricordo che si tratta di un mio diritto oltre che di un dovere essendo una consigliera della FNSI - le avevo già mosse anche nelle riunioni di sommario e a te, personalmente. Con spirito di leale collaborazione, pensando che in un lavoro come il nostro la circolazione delle idee e la pluralità delle opinioni costituisca un arricchimento. Per questo ho continuato a condurre in questi mesi. Ma è palese che non c'é più alcuno spazio per la dialettica democratica al TG1. Sono i tempi del pensiero unico. Chi non ci sta è fuori, prima o dopo. 2)Respingo l'accusa che mi è stata mossa di sputare nel piatto in cui mangio. Ricordo che la pietanza è quella di un semplice inviato, che chiede semplicemente che quel piatto contenga gli ingredienti giusti. Tutti e onesti. E tengo a precisare di avere sempre rifiutato compensi fuori dalla Rai, lautamente offerti dalle grandi aziende per i volti chiamati a presentare le loro conventions, ritenendo che un giornalista del servizio pubblico non debba trarre profitto dal proprio ruolo. 3) Respingo come offensive le affermazioni contenute nella tua lettera dopo l'intervista rilasciata a Repubblica, lettera nella quale hai sollecitato all'azienda un provvedimento disciplinare nei miei confronti: mi hai accusato di "danneggiare il giornale per cui lavoro", con le mie dichiarazioni sui dati d'ascolto. I dati resi pubblici hanno confermato quelle dichiarazioni. Trovo inoltre paradossale la tua considerazione seguente: 'il tg1 dara' conto delle posizioni delle minoranze ma non stravolgerà i fatti in ossequio a campagne ideologiche".
Posso dirti che l'unica campagna a cui mi dedico è quella dove trascorro i week end con la famiglia. Spero tu possa dire altrettanto. Viceversa ho notato come non si sia levata una tua parola contro la violenta campagna diffamatoria che i quotidiani Il Giornale, Libero e il settimanale Panorama - anche utilizzando impropriamente corrispondenza aziendale a me diretta - hanno scatenato nei miei confronti in seguito alle mie critiche alla tua linea editoriale. Un attacco a orologeria: screditare subito chi dissente per indebolire la valenza delle sue affermazioni. Sono stata definita 'tosa ciacolante - ragazza chiacchierona - cronista senza cronaca, editorialista senza editoriali' e via di questo passo. Non è ciò che mi disse il Presidente Ciampi consegnandomi il Premio Saint Vincent di giornalismo, al Quirinale. A queste vigliaccate risponderà il mio legale. Ma sappi che non è certo per questo che lascio la conduzione delle 20. Thomas Bernhard in Antichi Maestri scrive decine di volte una parola che amo molto: rispetto. Non di ammirazione viviamo, dice, ma è di rispetto che abbiamo bisogno". E conclude "Caro direttore, credo che occorra maggiore rispetto. Per le notizie, per il pubblico, per la verità. Quello che nutro per la storia del TG1, per la mia azienda, mi porta a questa decisione. Il rispetto per i telespettatori, nostri unici referenti. Dovremmo ricordarlo sempre. Anche tu ne avresti il dovere".
IL GRANDE FABRIZIO DE ANDRE'
Il suonatore Jones
La Città Vecchia
Annamaria ... a dopo
mercoledì 9 giugno 2010
METEO..e non solo
Giadina, in questo video la musica che piace a me..ho visto le foto e sei uno schianto!
si ride, si piange
proverbi e detti in dialetto
-Chi ato nun ave, cu 'a mugliera se còcca (Chi non ha altro, va a letto con la moglie)-napoletano
-L'acidduzzu 'nta la gaggia, nun canta p'amuri, canta pri raggia. - L'uccello nella gabbia, non canta per amore, canta per rabbia. -siciliano
-La robba pussèe bona l’è quella che se mangia in cà di olter.
Il cibo più buono è quello che si mangia in casa d’altri. -milanese
CORSO DI VITA SESSUALE -Lezione n. 16- da ENZO
Ecco Enzo che ci regala un'altro dei suoi esilaranti racconti piccantini ! Con garbo e divertimento , ancora una volta, ci introduce in un argomento delicato come "il sesso".. non sempre facile da descrivere... lui ci riesce benissimo con ironia e comicità !!


Annamaria...a dopo

Eldina: “Io vorrei sapere che cos’è questo BIG BANG”
Enzo: “Stasera ce lo spiega il professore”

Professore MIRCO OCCHIOFINO – Responsabile del Servizio di Andrologia dell’Ospedale San Gustavo di Napoli
- Annamaria e Ducky (Dudu’): (coniugi)
- Eldina e Enzo: (fidanzati)

Nella “SALA CONFERENZE” del 2^ piano dell’Ospedale i coniugi Rosa e Ducky, detto Dudù, e i fidanzati Eldyna e Enzo sono seduti nei rispettivi banchi.
Eldina: Enzo, il Big Bang che cos’è?
Enzo: E che ne so, hai letto bene, Eldì? Fammi leggere: uh, e’ vero…dice proprio così…BIG BANG.
Eldina: Stu’ Big Bang che roba è?
Enzo: Aspetta…ora ricordo…c’è un orologio a Londra che si chiama
così…Big Bang.
Eldina: Ti ricordi come diceva Enzo Tortora..sì sì…diceva proprio… “Big
Bang…vuole lo stop”.
Enzo: …e il divieto di accesso. Eldì, diceva…”ha detto stop”.
Annamaria (interviene): Eldina, ha ragione il tuo fidanzato…mi ricordo
Bene…Enzo Tortora diceva proprio così…”Big Bang ha detto stop”.
A me mi pare nu’ tricchi tracche, insomma un petardo…poi
sentiremo il professore.
Il professore Occhiofino è puntuale; saluta le due coppie e dice:
Signori, la lezione di stasera concerne la sensazione di “venire” e il Big Bang.
Annamaria: Dudu’, forse ho capito male…stasera dovevamo venire
con il Big Bang?
Dudù: No, col putipù….Annamarì, così ci facevamo una tarantella…Dio
Santo ma e’ mai possibile che capisci sempre alla rovescia.
Sentiamo il professore.
Il professore: L’orgasmo, vi dirò tutto sulla teoria del Big Bang: cioè
sull’orgasmo, e sulla sensazione di “venire”. Voi, signori, siete
venuti qui proprio per sapere della sensazione di “venire”. E’ la scena che fa vietare il film hai minori. E’ l’argomento di tanti manuali sessuali. E’ una reazione fisica che in qualche modo dà sollievo al dolore.
Eldina: Enzo, non ci ho capito niente, porca miseria, io ora gli chiedo
del Big Bang. (…si rivolge al professore): Dotto’, scusate, ci
spiegate meglio il Big Bang. E poi, abbiate pazienza, che cos’è la
sensazione di venire. Noi siamo venuti puntuali, stasera.
Il professore: Big Bang significa esplosione, orgasmo…in altre parole… è il culmine di un processo di eccitazione progressiva. Questo culmine dura pochi secondi ed seguito da un rilassamento della tensione nervosa e sessuale.
Eldina: Enzo, dì quello che vuoi, ma l’argomento comincia a piacermi. Insomma, Enzuccio mio, cerchiamo di capire bene come funziona stu’ Bing Bang.
Enzo: Dottò, vi dispiace spiegarci che cosa dobbiamo fare noi per far succedere questa “cosa”?
Dudù: Bravo, signor Enzo, le cose devo essere capite e poi messe in pratica.
Annamaria: Dudù, mi raccomando, non farti sfuggire niente, poi lo metteremo in pratica.
Dudù: Lo metteremo dove vuoi tu… ma fai attenzione pure tu alla spiegazione. E non farmi alzare la voce…mannaggia o’ Big Bang ‘e mammeta…
Annamaria Dudù, non ti arrabbiare. Vedrai che domani notte ti farò una sorpresa…a te e’ sempre piaciuto …l’intimo nero.
Dudù: Però, se stiamo attenti, ‘o Big Bang viene meglio.
Eldina: Signora Annamaria, io non mi perdo una parola…il Big Bang lo dobbiamo capire bene…l’inizio, la parte centrale e la parte finale …è così Enzuccio, core mio?
Annamaria: Signora Eldì, facciamoci spiegare dal professore chi deve cominciare per primo…e poi qual è la parte più bella.
Enzo: Scusate, avete finito il duetto? Secondo me, non esiste una “parte” più bella…tutto e’ …non mi vengono le parole…una straordinaria emozione che…cresce…cresce…e poi…
Eldina: …e poi arriva ‘o Big Bang che dice ‘o professore...!!!
Il professore: sssst. Per favore, signori! …prima di arrivare all’esplosione, dovete creare l’atmosfera, cioè l’ambiente, silenzio o un po’ di musica da sottofondo, penombra o oscurità, sfioramenti…carezze, bisbigli, sguardi, toccamenti…possibilmente reciproci o alternati secondo lentezza, pressione e ritmo. E quando entrambi vi sentite di…IMPAZZIRE…quello e’ il momento dell’ESPLOSIONE, cioè del Big Bang. E’ come se aveste dentro di voi un fiume e…all’improvviso questo fiume “rompe gli argini” e ciascuno di voi perde la “coscienza” e raggiunge L’ESTASI D’AMORE.
Eldina: Dottò, scusate, ma si possono arricciare i piedi in quei momenti. Ho notato che quando Enzo “impazzisce”, lei mi capisce… lui ha dei movimenti coi piedi…
Il professore: Signora Eldina, è normale che faccia quei movimenti, ma non sono i soli. Ci sono altri fenomeni: si verificano erezioni dei capezzoli, i cuore batte più forte, la pressione del sangue sale, si suda. I nostri organi sessuali si riempiono di sangue, altre zone diventano livide. Sempre nell’uomo e nella donna si verificano contrazioni involontarie.
Dudù: A noi uomini, prufessò, che succede?
Il professore: Nell’uomo si manifestano contrazioni dell’intero apparato genitale, seguite dal Big Bang e dal rilassamento.
Annamaria: Dottò, e a noi donne che ci succede?
Il professore: Nella donna il Big Bang si manifesta con contrazioni involontarie della parte esterna della vagina e del basso ventre cioè il ventre vi pulsa, mentre da quel “bottoncino”, che si chiama clitoride, si espande in tutto il corpo un’intensa sensazione di piacere, descritta come una specie di onda elettrica. Generalmente la donna raggiunge l’orgasmo più lentamente dell’uomo. Insomma, schematizzando il ciclo segue queste quattro fasi:
- fase di eccitamento;
- fase di plateau;
- fase di orgasmo (o di Big Bang detto scherzando);
- e fase di risoluzione.
Annamaria: Grazie, professo’, il plotò, scusate, giacché vi trovate, ci potete spiegare che cos’è il plotò.
Eldina: Non lo so nemmeno io, sembra il nome di una cassetta per la frutta.
Il professore: E’ la seconda fase dei quattro tempi. Si ha quando l’eccitamento arriva al massimo per poi sfociare nell’esplosione orgasmica. E’ nella fase di plateau che il cuore batte forte, il respiro è molto affannoso e la pressione sanguigna aumenta.
Signora Eldina, qui la cassetta per la frutta non c’entra un bel niente.
Dudù: Professo’, e’ vero che noi uomini abbiamo di solito un solo orgasmo per ogni incontro sessuale, mentre le donne possono avere più orgasmi?
Il professore: E’ così. Una donna è capace di orgasmi multipli.
Enzo: Però, non è mica giusto. Io mi devo riposare e solo dopo un certo tempo posso ricominciare.
Il professore: Si chiama periodo refrattario o di recupero, questo avviene subito dopo l’orgasmo e l’eiaculazione nell’uomo, e dura da pochi minuti a parecchie ore: dipende dal fisico e dall’età. E’ evidente che durante questo periodo, l’uomo non può accoppiarsi con la donna e quindi non può avere un altro orgasmo. La donna, invece, non ha il periodo refrattario, non deve recuperare nulla, e quindi può avere più orgasmi, altrimenti detti, “spruzzi cadenzati”.
Annamaria: Oh, marò, come li avete chiamati, professò?
Il professore: Spruzzi cadenzati!
Annamaria: Dudù, io l’imparerò a memoria, e tu Dudù, mi raccomando, falli sempre cadenzati come dice ‘o professore.
Dudù: Annamaria, io faccio di meglio…ci metterò la musichetta sotto.
Il professore: Come se non bastasse, sapevate che ci sono donne capaci di raggiungere un orgasmo, eccitandosi con le fantasie? Ebbene, sappiate che i ricercatori della Rutgers University a New Brunswick, New Jersey, lo hanno dimostrato oltre ogni dubbio trovando dieci donne di età tra i 32 e i 67 anni che sostenevano di poter raggiungere l’orgasmo da sole senza nemmeno toccarsi. Succede, infatti.
Dudù: Adesso ho capito…e’ successo a te…ti ricordi Rosa? Stavi pulendo lo specchio dell’armadio e lentamente ti sei fermata…avevi lo sguardo fisso nello specchio, io ti sono venuto vicino…ti ho abbracciata e tu ti sei stretta a me…senza parlare…
Annamaria: Si, ed io stavo proprio penzanne a te!
Enzo: Tale e quale…Eldì…come è successo pure a te. Io leggevo il giornale e tu giravi il sugo, poi ho visto che ti eri fermata con la cucchiaiella in mano, dapprima ho pensato che avessi avuto un malessere, poi subito ho pensato a una visione …non si sa mai…di questi tempi. Poi venni vicino a te e ti ho chiesi: “Cos’hai, Eldì, ti senti male? E tu mi rispondesti: “No, niente, è che ti voglio tanto bene! Tu ti girasti e mi dicesti: “Abbracciami, se no la cucchiaiella te la dò in testa. E ridendo, ci abbracciammo appassionatamente.
Il professore: Signori, vi siete un po’ distratti alla fine, ma vedo che vi volete molto bene. E questo è importante. La lezione è terminata. Ricordatevi…,il Big Bang non è l’orologio di Londra.
Enzo: Eldì, ricordiamoci di regolare il nostro orologio per il Big Bang!
Eldina: Non ti preoccupare, lo regolerò per la mezzanotte, quando festeggeremo il tuo compleanno.
Annamaria: E tu, Dudu’, non scordare gli spruzzi cadenzati.
Dudù: Per carità, adesso me li segno su un bel foglietto, e di queste due parole ne faccio un bel quadretto.
Enzo: Signor Dudù, io, sapete che faccio, me le faccio tatuare in un bel posto…così non me le scordo più.
Dopo i soliti saluti, i quattro amici si diressero alla solita pizzeria.
Erano le 20.05. La luna piena rischiarava la strada conferendole un fascino particolare.

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