Avendo constatato che certi errori di grammatica si ripetono, per certuni sicuramente, per erroneo uso di certe parti del discorso, ho cercato di provvedere dando un ulteriore ausilio a chi ha bisogno. Gli errori concernono errate “scritturazioni”. Errato utilizzo di:
della a
della ah
della ha
della e
della è
Nei trattati di linguistica…scherzo naturalmente; cominciamo subito con la penna …o meglio con i tasti della…semplicità.
La lettera “h”, un’avventizia tuttofare.
La lettera h nella nostra lingua è muta, mentre non lo è in certe lingue straniere (inglese); essa ha (la lettera h) importantissime funzioni. Tutti sanno che basta inserire una h tra una c o una g e le vocali e, i perché il suono della c diventi gutturale, cioè suono di gola.
Esempi:
Giotto: suono palatale
Ghiotto: “ gutturale
Duci: “ palatale
Duchi: “ gutturale
Getto: “ palatale
Ghetto: “ gutturale
Sin qui è difficile sbagliare: soltanto un ignorante (forte) scriverebbe “chane” o “ghatto”.
Ma in italiano la h è usata, per una convenzione dei grammatici, anche per distinguere nettamente l’uno dall’altro certi vocaboli che altrimenti figurerebbero scritti allo stesso identico modo perché identica è la loro pronuncia.
Esempi:
a, ah, ha
attenti, ora
a = è una preposizione semplice
ah = è una esclamazione
ha = è una voce del verbo essere, ripeto…è un verbo
Nella frase Sono andato a Roma
(spiegazione): la lettera a è una preposizione semplice.
Nella frase: Ah (ah), che bella notizia!
(spiegazione): la ah è una esclamazione.
Nella frase Mimmetta ha scritto (frase corretta)
Mimmetta a scritto (frase errata)
Spiegazione: la “ha” è una voce del verbo avere.
e “ha scritto” è un verbo, quindi vuole la “h” prima
della “a”.
Lo stesso accade con la vocale “o”.
o, oh, ho
La prima “o” è congiunzione.
La seconda “oh” è una esclamazione.
La terza “ho” è un verbo…ripeto è un verbo, con l’h messa prima.
MA BISOGNA CAPIRE E SAPERE QUANDO SI E’ IN PRESENZA DI UN VERBO!!!, altrimenti devo pensare che la carenza di grammatica è notevole.
Errori quindi sarebbero:
Il ragazzo a bevuto, perché si scrive…Il ragazzo ha bevuto.
La cantante a cantato, perché si scrive…La cantante ha cantato.
ALTRO STRAFALCIONE : “e” ed “è”
Mario e bello…no per carità, si scrive… Mario è bello:
la prima e senza accento è congiunzione
la seconda, con l’accento, è voce del verbo essere.
Altri esempi.
Il fratello e così buono (frase errata)
Il fratello è così buono (frase corretta)
Il ragazzo non e abituato a correre (frase errata)
Il ragazzo non è abituato a correre (frase corretta)
ATTENZIONE, quindi, alla e senza accento (che è congiunzione)
e alla è con l’accento (che è voce del verbo essere.).
E ancora.
Il cacciatore a ucciso la lepre (frase errata da scapaccioni e/o sculacciata) (frase errata);
Il cacciatore ha ucciso la lepre (frase corretta).
L’ultima nota riguarda le esclamazioni di cui ne diamo un bel gruppetto (non esaustivo)…e se volete scomodarvi a capirne il significato, dovreste prendere e sfogliare un dizionario.
Eccole:
uh, ih, eh, mah, ahi, ahimé, ohibò
Credo che possano bastare.
La lezione “è” terminata “e” noi ci accingiamo a preparare la cena.
FINE
ENZO
ahi.!.Enzo...sei tu il nostro dizionario!! eh?..uh! come faremo a capire queste esclamazioni...ohibò!
Dovrò fare una ricerca!.. ahimè!..Mah... alla prossima lezione, ha quando le prossime lezioni?.ih...pardon, a quando ?
Ideogrammi, geroglici, caratteri: misteri misteriosi e indecifrabili poi i “caratteri” diventano sempre più comprensibili.
Molti secoli fa, gli uomini s’intendevano tra loro solo a voce, e non per iscritto. Però sapevano creare delle figure, dei disegni, ma non erano ancora capace di scrivere e di conseguenza neppure di leggere. Inventarono dei segni. I primi disegnini erano quasi delle raffigurazioni di cose reali: rappresentavano il sole, un albero, un animale. Questi disegnini che rappresentano oggetti si chiamano ideogrammi. Quei segni-disegnini che troviamo incisi e dipinti sulle pareti rocciose delle caverne, dopo secoli e secoli, ebbero certo una funzione espressiva.
IDEOGRAMMI: quindi, un ideogramma e’ un segno (o carattere) grafico, che corrisponde a un’idea: la lingua cinese non ha le lettere dell’alfabeto, ma ideogrammi.
GEROGLIFICI
I segni scalfiti sulle lapidi e sui monumenti degli antichi Egizi sono detti geroglifici (cioè “incisioni sacre”).
Per molti secoli quei disegni sulle stele (lastre di marmo o di pietra),, sugli obelischi, sulle piramidi e sui papiri dell’antico Egitto apparvero misteriosi. E indecifrabili. E’ noto che furono alcuni soldati dell’armata francese in Egitto, comandati da Napoleone Bonaparte, nell’anno 1799, a rinvenire presso una località chiamata Rosetta, una stele di basalto nero dove un medesimo testo era scritto in tre versioni:
-in egiziano geroglifico;
-in egiziano demòtico, cioè un egiziano popolare;
-in greco.
ALFABETO
Un certo filologo francese riuscì a decifrare quei disegnini. Da allora l’alfabeto (se così possiamo chiamarlo) degli antichi Egizi non fu più un mistero. Dopo ancora un po’ di secoli, I Fenici, popolo che abitava nell’antica Fenicia, sulle coste del Mediterraneo orientale, idearono e diffusero nuovi segni, più pratici e semplici dei geroglifici egiziani. Il nome “ALFABETO” però viene dai Greci, i quali crearono 24 (ventiquattro) lettere (quelle che servivano secondo la loro pronuncia(, tra consonanti e vocali. I Greci chiamarono Alfa,Beta, la seconda.: da ciò nacque il nome “ALFABETO”. la prima lettera, e
ALTRI ALFABETI
Esistono però altri alfabeti, con segni grafici del tutto diversi – per esempio nei Paesi arabi, nella scrittura ebraica, nell’India, nella Cina, nel Giappone, eccetera-; ma anche in questi Paesi le persone colte conoscono i nostri caratteri latini. Altri alfabeti riguardano il greco, In alcuni Paesi dell’Est europeo si usano i caratteri derivati da un antico alfabeto denominato cirillico perché fu introdotto tra i popoli slavi da San Cirillo, nel secolo IX. In Germania, accanto all’alfabeto latino, e’ vivo tuttora il gotico, che è una variante di quello latino. Poi c’è l’armeno.
Alfabeti morti sono il rùnico , scrittura germanica diffusasi nei Paesi scandinavi, è l’etrusco, espressione di una civiltà italica.
INCOMINCIAMO DALL’ABBICCI’
Cari Lettori,la grammatica è una cosa noiosa, ma ci pare ovvio il fatto che se abbiamo l’intenzione di imparare a palare meglio e a scrivere meglio, proprio da grammatica dobbiamo cominciare. La grammatica appare generalmente noiosa, anche se i banchi scolastici li abbiamo abbandonati da un pezzo. Noiosa la storia, noiosa la geografia, noiosa persino la scienza.
Certo, la grammatica e’ quella materia che meno di tutte ci offre possibilità di suspense. Però, però …
dipende anche molto dal modo di raccontarla,
questa grammatica, di presentarla; ché perfino le barzellette più buffe, se raccontate male, più che farci ridere, ci rattristano. Allora mettiamoci di buzzo buono e , se volete veramente migliorare nello scrivere e nel parlare, seguitemi e vi darò il mio aiuto.
PER USARE CON SICUREZZA UNA LINGUA OCCORRE…
Occorre conoscere non soltanto per intuizione ma con informazione precisa innanzitutto tutti i termini che quotidianamente usiamo nello scrivere e nel parlare; occorre sapere, per esempio,:
-che cosa è un nome
-non confondere le congiunzioni con gli avverbi,
-identificare nel contesto della frase il verbo, e così via.
Del resto, in qualsiasi attività imprenditoriale o professionale è necessario saper esattamente distinguere gli oggetti di cui si fa abitualmente uso. Ve l’immaginate anche il più schiappo guidatore d’auto che non sappia distinguere il volante dal pedale della frizione, l’albero di trasmissione dalla leva del cambio? Anche il più mediocre automobilista è tenuto inoltre a conoscere almeno le principali prescrizioni del Codice stradale; non può, nel più bello della marcia, fermarsi a consultare il prontuario per vedere se è lecito o non lecito passare con la luce gialla al semaforo, se può accostare a dritta o sorpassare a manca. Allo stesso modo, quando scriviamo o, a maggior ragione, parliamo, non possiamo correre ogni volta a scartabellare il dizionario o il libro di grammatica. Bisogna proprio, tanto per imparare a guidare una macchina quanto per scrivere e parlare decentemente,avere prima studiato certe norme essenziali codificate.
E IL CODICE DELLA LINGUA QUITIDIANA E’ APPUNTO …LA GRAMMATICA.
Ai lettori volenterosi dico, armiamoci perciò di molta pazienza, e incominciamo.
IL NOSTRO ALFABETO 21 – 5 e 27
Se volete, ve li potete anche giocare al lotto, sembra un terno secco: invece…
Quando un individuo non sa né leggere né scrivere, si dice che è un “analfabeta”: cioè che non conosce nemmeno l’alfabeto. Spiegazione.: “21 sono le lettere dell’alfabeto, 5 sono d’importazione venute di fuori, per un totale di 27.
Rivediamole tutte in fila queste lettere, in quell’ordine tradizionale, che è quanto mai necessario per disporre le voci di qualsiasi elencazione che si debba prontamente consultare, dal dizionario o dall’enciclopedia all’elenco telefonico, dagli schedari anagrafici alla rubrica tascabile degli indirizzi.
Maiuscolo:
A B C D E F G H I L M N O P Q R S T U V Z
Minuscolo
a b c d e f g h i l m n o p q r s t u v z
Sono dunque in tutto 21 lettere alle quali, come già ho detto, si aggiungono altre 5 lettere che, pur non appartenendo propriamente all’alfabeto italiano, ricorrono sempre più in parole usate anche in Italia. Queste lettere sono:
Maiuscolo
J K X Y W
Minuscolo
J k x y w
Dizionario spicciolo di termini grammaticali
Abbreviazione
Scrittura ridotta di una o più parole. Può essere utilizzata in vari casi:
- nelle lettere: es. Egr. sig. (egregio signore);
- per indicare qualcosa di importante: es. N.B. (nota bene);
- per varie sigle: es. FS (Ferrovie dello Stato).
ACCENTO
Segno con il quale si indica l’intensità della voce con cui viene pronunciata la vocale di una sillaba. In una parola di più sillabe la voce si poggia, infatti, con più forza su una di esse, che si definisce sillaba accentata o tonica.
a-Se l’accento cade sull’ultima sillaba, la parola si definisce tronca (es. virtù, bontà, sazietà);
b- Se l’accento cade sulla penultima sillaba, la parola si definisce piana (es. baciàre, troncàre, vestìto, tritàre. cadùto, amòre, giòia);
c- Se l’accento cade sulla terzultima la parola si definisce sdrucciola (es. cùcciola, frìttola, fùtile, fòssile, càmera);
d- se l’accento cade sulla quartultima sillaba, la parola si definisce bisdrucciola (es. càpitano, lèggimelo, règolano).