Tanto tempo fa io e lo scrivere
litigammo,con la forza della passione facemmo la pace,ora io e la scrittura…siamo innamorati!
(Enzo)
“L’atto di scrivere è sempre stato sottoposto a giudizio” afferma E. Bucciarelli.
Imparare a scrivere si può, migliorare il proprio stile è un obbiettivo altrettanto perseguibile. Ma, se è vero che voi e la scrittura vi guardate in cagnesco, è anche vero che “se avete il fuoco della passione dentro” , in senso letterario, si capisce, potrete raggiungere una totale riconciliazione con la scrittura. Dovete memorizzare, scolpire nel vostro cervello, più di una cosa, tante regole, quali:
- il gesto
- la comunicazione
- il modo di comunicare
- i contenuti della comunicazione
- e la forma, cioè l’utilizzo delle parole.
Succede, infatti, che la scrittura si trasformi solamente in ciò che si può manifestare, che si può vedere scritto perché “ben detto”, soprattutto si vive la lingua come il ring di un pugile. Allora trapiantatevi nella memoria i seguenti assiomi.
1- scrivere in qualunque momento, su qualsiasi supporto e con qualsiasi mezzo;
2- scrivete di getto, quello che vi “viene in testa” in quel preciso momento, anche in modo affrettato e illeggibile per la fretta;
3- siate curiosi, ficcanasi e talvolta impertinenti verso voi stessi e nei confronti degli altri;
4- ripassate e approfondite anche l’ortografia, la sintassi, la morfologia e le tecniche di narrazione.
Detto questo, non pensiamo che scrivere divenga immediatamente facile e intuitivo: dovete superare “la sindrome del giudizio”. Ma non sarà il giudizio degli altri a modificarci, ferirci o gratificarci, ma la forza ma la forza stessa della scrittura. Avrete certamente a che fare con il lettore reale e anche con il lettore “fantasma”; in altre parole, dovremmo sviluppare una discreta abitudine a divenire noi stessi il nostro pubblico privilegiato, trasformandoci da censori in lettori indulgenti, severi, e soprattutto, intelligenti nel senso più stretto.
La poesia, anche se solo letta, ci permette di utilizzare il linguaggio traslato, (scusate l’impertinenza del termine inconsueto, ma lo spiego) cioè modificato, trasformato, lett. spostato) attraverso metafora, antonomasia, sineddoche, ossimoro, anafora, anadiplosi, zeugma, anacoluto e altre forme, (che sembrano, ma non sono, tipi di malattie della pelle) riservate alla fantasia, capaci di travestire, camuffare, nascondere o al contrario a svelare nel modo più toccante il cuore e le sue emozioni.
C’E’ UN TEMPO PER PARLARE E UN TEMPO PER SCRIVERE
Può succedere di non aver proprio voglia di scrivere (accade), di non riuscirci affatto, di sentire un senso di oppressione guardando il foglio immacolato, ma non dovete scoraggiarvi mai, MAI!
Leggete, gentili Lettori! Sappiate che la lettura, quella buona) è come se la GRAMMATICA vi portasse per mano; non esistono libri “in” e libri “out”. Cercate di entrare nelle pagine con un cuore curioso più che con la testa. La Bucciarelli ha scritto: “Un libro non va letto perché si deve leggere oppure è buona cosa averlo letto.”
I SEGNALI DELL’ISPIRAZIONE
Il flash, la scossa…l’ispirazione: sinonimi. Dovete imparare a “sentire” e a “capire” quando arriva l’ispirazione (io la ritengo il suggerimento dell’INVISILE). Carl Gustav Jung scrisse che merita la nostra attenzione il recepimento degli stimoli esterni: lui la definì sincronicità, cioè, la copresenza di più eventi dello stesso segno.
Chiarisco: e’ la quasi contemporaneità di più segnali e/o eventi.
Esempio:
1- leggete la recensione di un libro su un quotidiano;
2- ritrovate, dopo poco tempo, lo stesso libro sul tavolo di un vostro amico;
3- qualcuno ci accenna l’argomento o il titolo del libro.
ECCO I TRE SEGNALI (come esempio) che voi dovreste “capire”.
Imparare a scrivere non è facile, ma non è neanche impossibile: occorre Il fuoco della passione dentro che vi farà impegnare a osservare, a trattare la forma, ad analizzare i personaggi, a descrivere i loro moti, interiori ed esteriori, con la instancabile voracità e lo zelo necessario.
In conclusione, vi prego di gradire questa perla:
Gli scrittori lavorano con le parole e le voci proprio come i pittori lavorano con i colori; e da dove vengono “le parole e le voci?
Ve lo svelerò nella prossima lezione!
Fine
Enzo
Incamero le lezioni di Enzo con la solerzia e l'ammirazione di un convinto discepolo. E ringrazio il Maestro.
RispondiEliminaLorenzo, ti considero un amico con le tre A, come si usa nel linguaggio economico-finanziario. E poiché l'espressione non mi piace, dico che sei eccellente. Ti elevi dalla semplice lettura. Non nego che mi piace essere letto, ma è molto di più la gratificazione per l'apprezzamento dei contenuti, e in questo non ti manca l'ammirevole assiduità. Ciao!
RispondiEliminaENZO
Lusingato e ammutolito, ti abbraccio con affetto.
RispondiEliminaBravo Enzo, sei stato chiaro e sintetico ed io ho appreso tutto quanto ha spiegato. Sai ti ho immaginato sulla cattedra, ma mentre spiegami guardavi le gambe delle ragazze al primo banco. Ciao Annamaria2
RispondiEliminaAh ah ah. Che biricchina...una volta una ragazza mi disse che il mio sguartdo "fulminava".
RispondiEliminaBye.
ENZO