lunedì 9 gennaio 2012

LA TRAPPOLA DEL GRASSO CHE RITORNA

Perché si riprende peso


Dopo le feste e quindi dopo aver ecceduto a
tavola, penso che parlare di dieta sia 
doveroso.Molti di voi avranno notato che i media 
negli anni scorsi, cosi come oggi,  mandano 
spot inerenti a ...digestivi e prodotti dieteci. 
Questo che vi propongo è un articolo interessante 
sia per chi vuole dimagrire , ma con scarsi
risultati, sia per chi (beato/a) non ha problemi di 
peso e un buon rapporto con il cibo. Un consiglio 
della nonna per digerire?... caffè nero bollente 
con una spruzzatina di limone!!



Si dice che, intrappolato nel corpo di un obeso, c’è sempre un magro che vuole uscire, ma la fatica è immensa. Lo sa bene chi si mette a dieta con grandi sacrifici, perde un po’ dei suoi chili di troppo, ma poi li riacquista, in breve tempo, inesorabilmente; e riprova. E’ il famoso effetto Yo-Yo: dimagrisco e recupero peso.


Ecco perché, adesso, si parla di “scienza della perdita di peso”: ricercatori di tutto il mondo (soprattutto negli Stati Uniti, dove l’obesità è un flagello, ma non solo lì) stanno cercando di capire perché chi dimagrisce, poi ingrassa di nuovo.


Ci sta provando Joseph Proietto, un australiano che ha appena pubblicato una ricerca sul New England Journal of Medicine: lo studio ha molti limiti, perché è stato condotto su poche persone e i risultati devono essere confermati, ma ha il merito di suggerire un nuovo modo di guardare alla dieta e ai suoi risultati. E di assolvere gli obesi dall’accusa di mancanza di disciplina e di forza di volontà. E dal mentire, quando spergiurano che seguono le regole.


Perché quello che succede a un organismo, messo a dieta, è una vera e propria rivoluzione biochimica che ha l’obiettivo di reagire alla fame, provocata dalle restrizioni alimentari: è una sorta di istinto di conservazione che punta a recuperare il peso perduto.


Qualche esempio. La grelina, l’ormone dell’appetito, prodotto dallo stomaco, risulta più alto del 20 per cento, dopo una dieta. Un altro ormone, il peptite YY, capace di sopprimere l’appetito, si rivela abnormemente basso, sempre dopo una dieta. Lo stesso vale per la leptina, una sostanza ormonale che sopprime l’appetito e aumenta il metabolismo, che risulta bassissima. Il risultato è: finisco per mangiare di più.


Questi cambiamenti, secondo il ricercatore australiano, spiegano molti fallimenti del trattamento dell’obesità e dimostrano come le vecchie regole, di mangiare meno e fare più attività fisica, non siano sufficienti per chi vuole uscire dalla “trappola del grasso”. Bisogna cercare altrove le soluzioni che permettano di mantenere il peso acquisito.


E qui entrano in gioco la genetica e il comportamento mentale.


La genetica spiega perché certe persone aumentano di peso, a parità di calorie assunte, rispetto ad altre (a tutt’oggi sono stati identificati almeno 32 variazioni genetiche legate al peso), ma giustifica anche il fallimento delle diete. Chi vuole perdere i suoi chili di troppo deve mangiare molte meno calorie e fare molto più esercizio fisico rispetto a chi ha un peso normale e vuole mantenerlo. Ecco un esempio, che arriva da uno studio condotto alla Columbia University di New York da Rudolph Leibel e Michael Rosenbaum: le fibre muscolari, di chi è a regime, bruciano meno calorie di chi ha lo stesso peso, ma non è a dieta.


E non solo. Il cervello di chi è a dieta si attrezza per contrastare la perdita di peso, modificando la risposta al cibo dell’individuo. Joy Hirsh, sempre alla Columbia University di New York, ha dimostrato che, nel tentativo di ritornare al peso pre-dieta, gli ex obesi si eccitano di più di fronte alle offerte culinarie e resistono meno al richiamo di alimenti altamente calorici. In pratica si scatena, nel loro cervello, una tempesta che ha l’obiettivo di riguadagnare il peso perduto.


Proprio perché l’obesità appare sempre più un problema biologico che psicologico, si comincia a pensare a nuove soluzioni terapeutiche. Ecco un esempio, purtroppo ancora lontano dall’ applicabilità pratica: iniezioni di leptina, a chi sta perdendo peso, sembrano modificare il consumo di calorie durante l’esercizio fisico (ne fanno bruciare di più) e sembrano alterare il modo con cui il cervello risponde ai cibi (li rendono meno “eccitanti” e appetibili).


Un’osservazione finale.


Ma non è che il problema sia anche ambientale, oltre che genetico e biochimico?


Lo evoca Tara Parker-Pope, la giornalista blogger (e obesa) del New York Times, nell’articolo “The fat trap”, la trappola del grasso, cui ci siamo ispirati: siamo circondati da messaggi di ogni tipo che riguardano il cibo e da proposte che ci invitano a sederci a tavola, in ogni momento e in particolare in queste occasioni di festa. Forse si sta eccedendo.


fonte corriere.it




Annamaria... a dopo









1 commento:

  1. Conosco amici che sno sempre "in itinere", dal grasso al magro e dal magro al grasso. Alla fine se ne sono fatti una ragione: è un modo come un altro per vivere.

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