11 settembre 2001 : quattro attacchi suicidi da parte di terroristi di al-Qa'ida contro obiettivi civili e militari nel territorio degli Stati Uniti d'America.
Oltre ai 19 dirottatori, vi furono 2974 vittime come conseguenza immediata degli attacchi, mentre i dispersi furono 24. La gran parte delle vittime erano civili, appartenenti a 90 diverse nazionalità.
Il nostro amico Cipriano, dopo un periodo di silenzio, torna a scrivere per noi ricordando il tragico evento di 10 anni fa.
chi ha un po’  meno di venti anni ricorda benissimo quel  
 terrificante primo pomeriggio di un anonimo ma  
 maledetto martedì di settembre.
 Ognuno di noi ha un aneddoto, una storia, decine di
 particolari legati a quegli indecifrabili minuti, a quelle
 ore passate increduli davanti alle televisioni, senza
 sapere effettivamente cosa stesse accadendo. Intanto
 dall’altra parte dell’emisfero, nella antica patria, sogno
 giovanile di chi ha sempre creduto nella libertà, la storia
 aveva scritto con inchiostro rosso indelebile una delle  
 pagine più tragiche e sciagurate.  
 Gli avvenimenti furono noti: alle 08 e 45 quel Boeing 767  
 della United Airlines si era schiantato su una delle Torri  
 Gemelle di New York, seguito subito dopo da un secondo  
 aereo, sulla Torre Sud, mentre un terzo aereo veniva  
 lanciato sul Pentagono, sede del Dipartimento della Difesa  
 a Washington. Il quarto aereo con 45 passeggeri a bordo
 (il famoso United Airlines 93), destinato a schiantarsi sul  
 Campidoglio, precipiterà poco dopo in Pennsylvania,
 presso Pittsburg, dopo una tragica ma eroica ribellione
 dei passeggeri.
 E’ l’inizio del giorno più lungo e doloroso nella storia
 degli Stati Uniti d’America, mai colpiti così duramente al
 proprio interno da un attacco suicida, immediatamente  
 paragonato a Pearl Harbour.
 Ma le vittime stavolta furono molte di più.  
 Sono trascorsi 10 anni dal giorno in cui “nulla fu più come
  prima”. L’America in primis scoprì la propria vulnerabilità  
 e quella che fu chiamata “perdita dell’innocenza”; quello  
 shock a cui va incontro un qualsiasi essere umano quando  
 vede crollare in pezzi la propria idea del mondo, la propria
 sicurezza, la propria forza; lo stesso fu per l’intero mondo  
 occidentale, da allora in poi impegnato a fianco degli USA  
 nella ‘guerra globale contro il terrorismo’, fatta con alterna  
 fortuna e dagli scenari tuttora indefiniti.
Adesso con la morte di Osama Bin Laden si è chiusa la  
 caccia al nemico numero uno, anche se a distanza di due  
 lustri, restano ancora dei dubbi sulla esatta ricostruzione
 degli eventi. E poi, questi anni caratterizzati da una lunga  
 ed estenuante lotta al terrorimo di matrice estremista  
 islamico, con quotidiani bollettini di arresti, retate, la  
 sanguinosa ed inutile guerra in Iraq maldestramente
 giustificata dai vertici statunitensi, praticamente con soli  
 effetti contrari e di destabilizzazione dell’intera zona, a  
 tutto vantaggio del vero pericolo attuale: l’Iran, guerra  
 costata centinaia di migliaia di morti.
 Gli attentati a Londra, Madrid e decine di città in tutto il  
 mondo, la guerra ancora in corso in Afghanistan, una vita  
 sociale globalmente modificata e costruita sul terrore
 quotidiano dell’ “arabo kamikaze”, bilanciato dal sempre  
 più diffuso odio antioccidentale da parte delle masse  
 derelitte ed abbandonate del terzo e quarto mondo, di  
 cultura islamica.
 La vecchia saggezza dei padri mi ha sempre portato a
 riflettere sui contrasti umani, le cui grandi colpe sono sempre  
 da dividersi in parti più o meno uguali; il ricco ed opulento  
 occidente, colpito sanguinosamente, ma non a sorpresa  
 (c’erano stati prima dell’11 settembre tragiche avvisaglie,  
 con altri gravi attentati), poco si è interrogato sulle immense  
 masse di poveri abbandonati, destinate inevitabilmente a  
 covare l’odio ed il rancore verso i presuntuosi e paffuti abitanti
 del ricco occidente, diventanto potenzialmente seppur ancora  
 in piccola parte, fiancheggiatori dei terroristi.
 Intanto a Graund Zero il decennale dell’Undici Settembre sarà
 ricordato con l’apertura di una piazza, con due fontane gemelle.
 Le due vasche, che ricalcano il perimetro delle Twin Towers,  
 sono circondate da cascate di acqua, dietro le quali vi sono  
 delle targhe di bronzo con incisi i nomi delle quasi tremila  
 persone uccise al WTC, al Pentagono, sui quattro aerei dirottati.
 Attorno sono state piantate 400 alberi, che vogliono  
 rappresentare il ciclo della vita.  
 Personalmente non dimenticherò mai quel pomeriggio, in  
 servizio a Napoli, con il naso all’insù ad osservare incredulo  
 lo spettacolo assolutamente impressionante di oltre un centinaio  
 di elicotteri delle forze armate americane che, scendendo di  
 altezza, quasi oscurarono la vista della collina di Capodimonte;
 ricorderò quel rumore assordante, (un tuono frastornante) che  
 si avvicinava, bassissimi in volo in direzione mare, che mi  
 riportava alla mente la famosa scena di “Apocalypse Now”;
 ondate di veicoli rotanti di ogni genere colmi di ufficiali,
 funzionari e loro famigliari, messi al sicuro sulle navi da guerra  
 in ancoraggio al largo del golfo napoletano, al riparo da un  
 pericolo a quel momento ancora sconosciuto.
 Tutto il resto diventò cosa nota: la cronaca si trasformò in storia.  
 Ricordando quel giorno e tutto quel che ne è poi seguito, che  
 continua ancora oggi a vivere dentro di noi, scandendo il tempo
 della nostra vita, mi sovviene alla mente quel pensiero di Victor  
 Hugo che pressappoco diceva :  
 “Nel destino di ogni uomo può esserci una fine del mondo fatta  
 solo per lui. Si chiama disperazione”.
  Cipriano



 
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Ben tornato, Cipriano. La barbarie: non deve vincere, prevalere mai. E la guerra, la violenza, la forza non accompagnino più l'umanità. Pace, pace sia il nostro comune impegno. E' una voce flebile la nostra ma che sia rappresentativa di ogni persona di buona volontà.
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