Alcune considerazioni sull’Unione degli Stati Europei, L’Europa unita nei suoi limiti ci ha garantito più di 70 anni di pace, dentro un processo di pace, ha abolito le frontiere e le dogane e favorito la libera circolazione di persone e di merci. Ha istituito la moneta unica, l’euro. l’Europa unita aiuta le zone più fragili, basta che i governi degli stati dell’unione europea presentino progetti di sviluppo economico e sociale, seri e fattibili per avere i finanziamenti. Qui, purtroppo, l’Italia è molto carente nel presentare progetti e spende una minima parte dei soldi a disposizione, nei fatti perdendo tanti soldi. Tante altre cose utili sono state fatte. Sicuramente c’è bisogno di più Europa per raggiungere nuovi obiettivi. 1) Una costituzione Europea 2) Unire tutte le forze dell’ordine pubblico, dentro un progetto per la sicurezza, per combattere le mafie, la corruzione, l’illegalità, l’evasione fiscale, lavoro nero, poi un esercito militare Europeo. 3) Istituire una bella e solida federazione di Stati Europei. 4) Istituire un servizio sanitario europeo universalistico efficiente e efficace. 5) Istituire una scuola europea, di studio, formazione e istruzione.
6) Moneta unica in tutti gli stati dell’Unione Europea. 7) Gestione europea dell’immigrazione, con bella umanità, i migranti sono una doppia risorsa, per l’Italia e per l’Europa, visto anche il calo demografico e i piccoli paesi che si stanno svuotando, basta filo spinato, basta paure, basta odio, basta porti chiusi, basta muri materiali e mentali, altrimenti come dice Papa Francesco, chi costruisce muri finirà di rimanere chiuso dentro. C’è bisogno di porte aperte, di ponti di dialogo, di apertura mentale, di aiuti per salvarli in mare, poi ospitarli e integrarli. 8) Piani, progetti agricoli europei, per favorire, il ricupero di zone abbandonate, lo spopolamento di colline e montagne, servirebbe anche per la salvaguardia e la conservazione del territorio e dell’ambiente. 9) Nella globalizzazione c’è bisogno di un’Europa forte e unita politicamente, socialmente, culturalmente e bella. Che si impegna e contribuisca con tenacia a fermare le guerre nel mondo. 10) C’è bisogno di un’Europa piena di valori umani, culturali, sociali e ambientali, che faccia emergere il positivo, la collaborazione, la solidarietà, una cultura di pace, un’ Europa dei diritti e doveri, un’Europa che apra una via bella con il resto del mondo, favorendo un processo per diventare tutti cittadini, europei e cittadini del mondo. 11) Questi obiettivi si possono più facilmente raggiungere, con la partecipazione, l’impegno e responsabilità da parte di tutti i cittadini, per raggiungere anche l’obiettivo di una società più giusta e migliore per tutti i cittadini Europei e del mondo, dove l’amore e il bene trionferà. Francesco Lena
hai notato che tua moglie ti ha agitato l’ombrello o un piatto o magari il pugno chiuso…nel momento in cui tu le hai appena fatto una battuta velenosa o tremendamente ironica
Hai notato l’espressione torva con cui ti ha “fulminato”?
Hai notato che il tuo migliore amico e’ venuto a sapere che gli hai “fregato” la ragazza e lui, mettendosi le mani sui fianchi o prendendoti per il bavero del giubbotto, ti ha mostrato il pugno o la mano aperta per prenderti a sberle?
Avrai compreso che, stiamo riferendoci ai gesti di minaccia, quelli che vi bloccano, vi paralizzano per la paura anche per brevi momenti, perché la persona è arrabbiata e quindi può farci del male.
La rabbia è probabilmente l’emozione più pericolosa. Quando ci arrabbiamo, corriamo più facilmente il rischio di fare volontariamente del male a qualcuno. Ma se è il prossimo ad arrabbiarsi, allora possono essere guai seri. Continuiamo l’esame dei gesti e posture del corpo, che denotano: . minaccia
sfida
rabbia
aggressività
competitività, ecc.
Certi gesti possono essere eseguiti dall’ individuo che vi sta di fronte, anche con oggetti vari (padelle comprese).
ATTENZIONE AI SEGNALI DEL VISO:
sopracciglia abbassate e ravvicinate;
palpebre tese e occhi (anche sporgenti) che fissano in modo duro e penetrante
bocca serrate;
ATTENZIONE AI GESTI E ALLE POSTURE:
esibire simboli fallici, cioè: mostrare coltelli, penne, pennarelli, fogli arrotolati, mazze da base ball, bicchieri, bottiglie, ombrelli, o altri oggetti oblunghi;
chi vi minaccia si rimbocca le maniche della giacca o della camicia (gesto di sfida);
si mette le mani sui fianchi (gesto di sfida);
tiene i pugni chiusi poggiati sui fianchi (gesto di sfida);
tiene una mano sul fianco e appoggia l’altra su un piano;
da seduto, appoggia le mani sulle cosce;
stringe una penna (o altro oggetto) con forza, fino a far apparire vene e tendini (segnali di collera);
chiude la mano o il pugno con evidente istinto aggressivo (segnale di collera);
strappa un foglietto specie se è relativo a una proposta (segno di collera);
rompere una matita o un gessetto;
sbattere un bicchiere, o una tazza, nel riporlo, facendo rumore; è proprio il colpo forte che manifesta risentimento, rabbia
La cosa più importante per la crescita di un bambino è avere almeno uno dei due genitori che sappia lanciare una ciabatta, il resto son chiacchiere.
Da qualche parte, in Messico, esiste una mamma che è una vera e propria campionessa mondiale in una specialità piuttosto insolita ma che tutti noi abbiamo visto o magari subito più volte cioè il lancio della ciabatta. Sta spopolando in rete un video che ritrae una madre che insegue la figlia fuori casa per rimproverarla e le immagini parlano chiaro: la figlia scappa e la mamma, senza pensarci troppo, impugna una delle sue ciabatte e la lancia contro la figlia, colpendola in pieno a circa 30 metri di distanza. Dopo il colpo la ragazzina cade a terra, con la mamma che invece esplode in una grassa risata. Un lancio da vera campionessa che ha raccolto più di un milione di visualizzazioni su Twitter, oltre a provocare una marea di retweet ironici tra ciabatte volanti e zoccoli di legno.
Le quattro di un pomeriggio di primavera. Cielo limpido. Strada quasi silenziosa. Don Achille ha appena riaperto il negozio di barbiere: il negozio, ereditato dal padre, è la sua unica fonte di guadagno. Dopo aver dato alcuni colpi di scopa all’ingresso, si appoggia all’apice del manico con entrambe le mani. All’improvviso la sua bocca si apre per liberare un improvviso sbadiglio, che termina con un lento soffione. La via è quasi deserta: il barbiere, lancia uno sguardo a destra e a sinistra; poi si ricompone con un colpetto di tosse; si gira e agguanta la maniglia della porta. All’improvviso dal bar di fronte: “Don Achì, non esageriamo! “Ah, siete voi Don Rafè! Ho esagerato? …in che cosa?” “Avete fatto, senz’offesa, uno sbadiglio…da competizione,” lo abborda il pizzaiolo nascondendo male un sorrisetto. Don Achille gli ribatte senza scomporsi: “Don Rafè, ditemi la verità, siete stato parecchio tempo al sole. Se no, non si spiega, “STA CAPA FRESCA CHE TENITE”. (Questa voglia di sfottere che avete) Adesso vogliamo discus…disquit… “maronna mia”…sta parola m’inceppa sempre.” Don Raffaele, il titolare della pizzeria, ne approfitta e va giù di brutto, pur sapendo che il suo amico sa incassare. “Sarà la protesi, a mio nonno ogni tanto si muoveva, e quando parlava, sembrava che avesse “‘NA ZEPPOLA NMOCCA”(un difetto di pronuncia); oppure è la parola un po’… strana che vi fa inciampare. Don Achì, a pensarci bene, in fatto di sbadigli c’è poco da scherzare con voi.” Il barbiere lo pietrifica con lo sguardo, poi mettendo le mani sui fianchi gli fa: “Don Rafè, ieri, quando abbiamo preso il caffè, mi avete dato l’impressione di uno che sta in cura da uno psicologo; oggi, invece, mi sembrate piuttosto spiritoso.” All’improvviso il barbiere scorge il dottor Zuppiero che si approssima al negozio: “Eccolo, sta arrivando il professor Zuppiero, lavora a Napoli in un istituto di psichiatria; è stato anche in America a fare conferenze.” “E chi non lo conosce!” aggiunge Don Raffaele. “Ogni tanto lo vedo in televisione”. Anche il professor Zuppiero è cliente fisso di Don Achille. Con una precisione matematica si reca dal barbiere ogni due settimane. “Buon giorno, signori, onore a due bravi artigiani come voi.” “Per carità, ho sempre piacere di avervi qui,” annuncia Don Achille. “Anche per me è un piacere, “PRUFESSÒ”, quando vi vedo comparire nella mia pizzeria” si accoda Don Raffaele mostrando un certo timore reverenziale. “Prima di servirvi, che ne dite di un caffè?” “Grazie, volentieri.” “Parlando con rispetto, ci vuole proprio un bel caffè, altrimenti uno si annoia…e comincia a sbadigliare ” dice Don Raffaele, dubitando un po’ dell’opportunità della frase. “Don Achille interviene: “Don Rafè, vi prego, al professore non interessano né la noia né lo sbadiglio.” “Eppure, ci sono studiosi che hanno scoperto che lo sbadiglio non è esclusivamente fatto solo dalle persone, molti animali lo fanno e…” “Dottò, scusate se vi interrompo.” Don Achille si rivolge al pizzaiolo: “Don Rafé, vi dispiace fare un salto al bar dirimpetto e ordinare tre caffè, a nome mio?” Il pizzaiolo esegue e il caffè viene gustato con piacere. “Dicevate dello sbadiglio…che lo fanno tutti…anche gli animali?!” chiede Don Raffaele. Il professor Zuppiero riprende a dire con la solita cordialità:” Un certo biologo tedesco, Friedrich Hempelmann, scriveva nel suo libro LA PSICOLOGIA DAL PUNTO DI VISTA DEL BIOLOGO, che lo sbadiglio è una caratteristica degli essere umani, e non solo, ma anche dei PRIMATI, degli EQUIDI e dei CANIDI e di tanti altri animali, come anche dei PINGUINI.” Don Raffaele aggrotta la fronte e si dà una rapida grattatina in testa con un solo dito convinto di conferire bon ton al gesto, e proferisce: “Dottò, abbiate pazienza, siete stato molto chiaro…però quelle parole…non le ho mica capite: insomma…oltre agli esseri umani, avete detto …primati, poi equini…canini…” “Non proprio”, chiarisce il professore Zuppiero, “gli equidi, e non equini, sono le razze equine, e i canidi e non canini comprendono le diverse razze di cani…i primati comprendono tutti i tipi di scimmie.” Alla parola SCIMMIE il piazzaiolo emette un chiaro: “Ah, Don Achì, avete sentito, i primati sono scimmie.” “E’ inutile che vi girate verso di me, qui ci sono due specchi a disposizione, guardatevi voi piuttosto e vedrete un PRIMATO vero e autentico. Dico bene, PRUFESSÒ? Correggetemi se sbaglio.” “ Don Achì, purtroppo, vi devo proprio correggere: si dice PRIMATE, con la e finale, e non primato.” Il pizzaiolo abbozza un sorriso di sadica soddisfazione e si tende, con distrazione, una trappola grammaticale perdendosi da vero allocco: “ Io, prufessò, non ho studiato tanto, ma cerco sempre di stare molto attento a non sbagliare mai le finali perché sono importanti. Una vocale può cambiare il sesso di una persona: per es. RAGAZZO, al femminile fa RAGAZZA, giusto?” Il professore e il barbiere annuiscono in silenzio e Don Raffaele prosegue alzando la mano al petto e pronunciando: “COLLETTO fa al femminile COLLETTA…”. All’improvviso dubita della correttezza della frase: abbassa il tono e si blocca. E il quel silenzio improvviso Don Achille rivolge lo sguardo al dottor Zuppiero e proclama: “Don Rafè, giacché siete in vena, il professore gradirebbe sapere anche il femminile di MANICOMIO usando, delle cinque vocali, quella che piace a voi.” Interviene il professore: “ E se si sbaglia…” “Se si sbaglia, la colletta la faremo io e voi: dottò, non sarebbe una cattiva idea una visita presso il vostro ambulatorio.” “Poiché fa delle pizze che pochi pizzaioli fanno, io la visita gliela farei gratis” propone il dottor Zuppiero. “ Signori, lo so, lo so, io e la grammatica non ci possiamo vedere, non facciamo che litigare. Però sulla bontà delle mie pizze, modestia a parte, non c’è proprio da dubitare. E’ una vita che faccio questo mestiere soprattutto con passione: è come se fossi nato PIZZAIOLO” ci tiene a precisare Don Raffaele. “Signori miei, godetevi la salute che avete” esclama lo psichiatra serio. “E ringraziate il Padreterno che vi conservi il senso del GUSTO. Se no le pizze le potreste solo mangiare…SENZA GUSTARLE. “Dottò, scusate, non ho capito…! interrompe il barbiere. “Io nemmeno, PRUFESSÒ” ammette Don Raffaele. “Come si può mangiare una pizza senza gustarla.” “Il gusto si può anche perdere, comincia a spiegare il Dottor Zuppiero. “OVÈRO? Si perde il gusto?” domanda Don Achille “ e uno non mangia più le pizze?” “Una persona può perdere il senso del gusto durante l’età dello sviluppo o anche per una lesione al cervello. Accade raramente, però può succedere…anche se uno si ammala, salute a noi, di depressione, di isteria o quando ha problemi… diciamo… DI TESTA: insomma quando uno comincia DARE I NUMERI. Sia chiaro però, quando accade, uno perde il gusto di tutto quello che mangia.” “ Un vero guaio!” afferma Don Raffaele. “E come si chiama questa malattia?” “ Nel linguaggio tecnico, noi la chiamiamo AGEUSIA .” “Dottò, ecco il rischio che corre Don Achille quando si fa prendere da certi momenti di rabbia” borbotta il pizzaiolo approfittando dell’insolita spiegazione. “Scherzate pure, ma è proprio così!” dice il Dottor Zuppiero. “Per noi siete una scuola, dottò, io lo dico sempre: ogni volta che vi taglio i capelli, per me, anzi per noi, è una lezione di cultura” scandisce il barbiere. “Io, al posto di Don Achille, i capelli ve li taglierei lentamente, così potremmo apprendere tante cose interessanti. Siete una persona importante, dottò, un’autorità in materia, e come si fa a dimenticare tutte le volte che vi ho visto studiare in un angolo del vostro giardino, quello che sta proprio sulla strada. Mia moglie Gisella diceva sempre “GUARDA COMME STUREA, STA SEMPE CU ‘A CAPA NCOPPA ‘E LIBBRE (Guarda come studia con la testa sui libri). E tu, CIUCCIO, nemmeno la prima media hai superato.” Quindi, spero che rimanete sempre cliente di Don Achille, onorandoci della vostrà autorità.” “Lasciate stare questa ‘autorità” implora sorridendo il dottor Zuppiero. “A proposito di ‘autorità’, sapete che cosa erano le autorita’, anticamente, o per meglio dire… LE AUCTORITATES?” Don Raffaele ha un attimo di sbandamento e chiama in causa Don Achille: “ Don Achì, ecco, questa è proprio una domanda che fa per voi.” Il barbiere si porta la mano al mento poi in testa : “Dottò, come si fa a non pensare subito alla Questura, al Sindaco, ai Giudici, al Capo del governo e a tanti…” barbuglia con la voce che diminuiva di volume gradatamente. Lo psichiatra prende la parola: “Eh no, signori miei: sono testi, libri scritti da autori di indiscusso prestigio, grandi uomini di cultura… filosofi, pensatori di grande inteligenza e acume nel loro campo.” “Insomma, CERVELLI MOLTO QUADRATI” dice il barbiere. “Non come il mio e il vostro, che sono tondi!” gli ribatte Don Raffaele guardandolo di sbieco. “Ci potete fare un esempio, dotto’, di questi cervelloni?” “Chissà quante volte li avete sentiti nominare: il Vecchio e Nuovo testamento, i Vangeli, il Pontefice, grandi filosofi, per esempio, Socrate, grandi scienziati, e tanti altri: sono tutti AUCTORITATES; insomma opere e autori di immenso valore per forma e contenuto.” Pensate un po’, dal sesto secolo e fino al quattordicesimo la cultura si svolgeva nei monasteri, nelle cattedrali e successivamente nelle università.” “La Chiesa è importante; se uno vuole un piacere…chessò…’na raccomandazione , deve andare da un prete” scherza Don Achille. “Direi specialmente per la cultura del passato, la cosiddetta Scolastica” spiega il dottor Zuppiero. “I professori di quell’epoca erano monaci, chierici, insomma uomini di chiesa” Don Raffaele chiede scusa dell’interruzione e domanda: “Scusate, PRUFESSO’, ma allora uno, se voleva insegnare, si doveva fare prete o monaco?” “A quei tempi era così” risponde lo psichiatra. E la lezione si svolgeva in due tempi o fasi: prima si leggeva un testo di una auctoritates e poi lo si commentava: questo tempo era la lectio; la seconda fase consisteva nelle domande degli studenti e veniva chiamata questio.” “Con le domande?” “Già, con le domande degli studenti a cui l’auctoritates dava delle risposte.” “Adesso ho capito: più domande si facevano e più si faceva sempre più interessante la lezione” dice il pizzaiolo. “Non esattamente, il commento al testo doveva essere fatto in modo rispettoso e pertinente.” E don Raffaele, che arranca nella comprensione, si lamenta “ Come fa mia moglie Carmela, tale e quale.” Il professore s’interrompe: “Che centra vostra moglie?” “Sapete, io ogni martedì, quando in pizzeria non ci sono molti clienti, mi faccio un pokerino con alcuni amici, e allora capita di far tardi e non appena apro la porta, lei comincia a fare una tiritera di domande…domande, litighiamo e facciamo la QUESTIONE O QUESTIO come dite voi, dotto’.” Il professore Zuppiero lancia uno sguardo al soffitto in segno di sconforto: “No, Don Rafè, no, le domande degli studenti avevano lo scopo di stabilire un argomento e di ottenere delle spiegazioni e non di litigare col maestro. Ci siamo, Don Rafè?” Il pizzaiolo dice di aver capito, ma poi chiede: “Prufessò, abbiate pazienza, ma le domande a chi venivano fatte, insomma il professore chi era?” “Al maestro, all’esperto, cioè all’intelletuale cristiano, grande esperto nel campo delle Sacre Scritture, poi altri maestri in quello della filosofia e in altre discipline”e qui il dottor Zuppiero volge lo sgardo al barbiere, rimasto finora in silenzio.
“Che c’è, PRUFESSO’, perché mi guardate?” E il professor annuncia: “E ora che sappiate quale fu il vostro primo mestiere.” “Dottò, non scherzate, vi prego: avevo quattordici anni quando ho fatto la prima barba a un palloncino insaponato, non fu un esordio felice… mi scoppiò in faccia.” Mentre il barbiere trattiene il sorriso, lo psichiatra riprende: “Non parlo di voi, ma dei vostri antichissimi predecessori, che radevano barbe e tagliavano capelli, ma questi due servizi non erano gli unici .” A questo punto il dottore fa una pausa e resta così per alcuni istanti. “Dottò, sembra ‘A SUSPANZA ‘E NU GIALLO!”(la suspense di un giallo) “Don Achì, scusate l’intervento, adesso si dice TRILLÈRRE!(thriller), all’ americana “ s’intromette Don Raffaele deformando alla napoletana il termine inglese. A quel punto il professore scandisce calmo: “Erano degli ‘squartatori di cadaveri’ per motivi di studio!” “OVERO (davvero), Gesù, Giuseppe…” Don Achille, con lo stupore piantato sul viso, deglutisce. Don Raffaele si fa prendere da una risata isterica, porta la mano al viso dando le spalle ai due amici. Dopo un po’ si frena, si gira: aveva gli occhi rossi come da pianto. Anche a Don Achille gli si era stampato uno pseudo sorriso sul volto: “Dottò, Se a Don Raffaele viene qualcosa, è tutta colpa vostra.” “Eh si, amici miei, è proprio così” continua il professore Zuppiero. “Ridete , stupitevi pure, ma è così: facevano a pezzi i deceduti.” “Facevano le autopsie? I barbieri?” domanda Don Achille. “No, no, nessuna autopsia. Oggi si fanno gli ‘esami autoptici’ per conoscere le cause del decesso di una persona.” Dal canto suo Don Raffaele non afferra l’espressione e candidamente domanda: “Dottò, oggi oltre alle autopsie, si fanno pure gli esami…auto…questi esami che dite voi.?
Con i macchinari di oggi, il progresso… l’autopsia non me la fa fare mai, con i nuovi mezzi mi farei fare questi esami più moderni.” “No, Don Rafè, l’autopsia e l’esame autoptico sono la stessa cosa! E’ chiaro?” “Troppo chiaro, PRUVESSÒ, e siccome le cose stanno così, io non mi farò fare ne l’una né l’altro.” Don Achille curiosissimo: “Allora, com’è questa storia dei barbieri?” E il professore Zuppiero riprende: “A quei non si conosceva tanto sulla composizione del corpo umano: per sapere come era fatto, bisognava aprire cioè sezionare un corpo di un deceduto per sapere come era fatto all’interno. Questo delicato compito era affidato ai barbieri, che a quei tempi, avevano il compito di tagliare, aprire e mostrare gli organi all’autorità esperta che spiegava, senza sfiorare alcun pezzo. Le lezioni di anatomia si svolgevano più o meno così: immaginate un’autorictates o meglio un dotto ben piazzato su uno di quei sedioloni antichi, mani ai braccioli; di fronte a lui e in circolo il gruppo degli studenti, in mezzo a loro un bel tavolo su cui è disteso il corpo di un povero disgraziato deceduto qualche giorno prima. Immaginate la scena: ad un cenno del maestro il barbiere comincia la sua opera di sezionamento…un taglio qui, un colpettino di sega più in là, poi …raccoglie il primo pezzo e adempie il suo mestiere di ‘OSTENSOR.’” “Eh no, dottor Zuppiero, adesso lo state facendo apposta” interrompe il pizzaiolo. Prima ve ne venite, con le autorità, e adesso con STU CASPITA DI ‘OSTENSÒRE’. Gìà per parte nostra fatichiamo a seguirvi, e voi con queste parole STREVEZE E ORTOPEDICHE ci fate venire mal di testa.” Don Achille non può che appoggiare la rimostranza del suo amico pizzaiolo: “Dovete ammetere, Prufessò, Don Raffaele ogni tanto ne dice una buona.” “Bravi, avete proprio ragione, l’ho fatto apposta” riconosce il dottore, “ ma senza malizia, credetemi.” “Allora, “ attacca Don Raffaele “il barbiere che faceva con il primo pezzo in mano? “ E il professore: “ Lo ostende, cioè lo mostra, lo fa vedere a tutti, mentre il professore dà spiegazione in merito: ecco perché il barbiere si chiama ostensòre. Quindi, avete detto bene voi, Don Rafè.” “Grazie del riconoscimento, prufessò” s’impettisce il pizzaiolo “ con un po’ di sforzo, pure io dico delle cose esatte.” Don Achille sbotta: “Dottò, io direi che Don Raffaele qui presente, quando si sforza fa delle cose esatte. Voi non sapete niente, la moglie di Don Raffaele, Donna Carmela, dice sempre che voi, Don Rafè, quando vi sforzate, ci mettete sempre un sacco di tempo.” Il pizzaiolo tenta di schermirsi: “ Non vi sembra di esagerare, un po’ di rispetto per la persona del professore. Intanto, io mi riferivo allo sforzo di mente…e non ad un altro tipo. Ma voi, Don Achì, come fate a sapere certe cose?” “Me lo ha detto mia moglie Graziella, che a sua volta l’ha saputo da una certa Donna Carmela, la vostra metà. Sapete come sono le donne.” “Lo so, eccome!” dice Don Raffaele. “C’è un detto antico che dice “’A FEMMENA NUN SAPE TENÉ NU CICERO ‘MMOCCA!” (la donna non sa tenere un segreto) declama il dottor Zuppiero. “Don Achille ha vouto fare una battuta scherzosa.” Il pizzaiolo è il primo ad ammettere l’innocenza della battuta:” Prufessò, io e Don Achille vi siamo grati di tutto quello che ci avete detto: noi non abbiamo studiato tanto e stiamo sempre attenti a seguire queste lezioni che ci regalate con pazienza, generostà e , direi anche, con allegria. “L’allegria e le papere” si unisce Don Achille “le mettiamo noi. “E il dottor Zuppiero promette: “Fin quando avrò un capello in testa, Don Achì, mi vedrete sempre e puntuale nel vostro negozio. E sapete perché, perché senza le vostre sgrammaticature, senza i vostri svarioni, senza i vosri spropositi sintattici, I ME SENTE ‘E SCI PAZZE,(mi sento impazzire) perché io ci lavoro in mezzo ai psi-co-ti-ci.” Con un pizzico di sadismo aveva sillabato la parola ‘psicotici’. Don Achille ha quasi un sobbalzo: “Eh, no, prufessò, proprio no, questo non ce lo dovete fare: ne avete detta un’altra. Per cortesia, vi prego, accomodatevi nella poltrona, adesso ci dedichiamo ai vostri capelli.” Don Raffaele, titubante, si porta la mano al mento e resta stupito con le labbra semiaperte: “ Ve lo giuro, prufessò, io avevo capito …’BISCOTTI’… giuro sulla buon’anima di mia nonna Rachele.” Poi aggiunge col suo solito candore: Però BI-SCOT-TI E PSI-CO-TTI … sono quasi uguali.” Don Achille scoppia a ridere di gusto, ride, ride e gli riesce difficile trattenersi. Anche il dottor Zuppiero cominia a ridere e le risate si alternavano a brevi colpi di tosse. Calmate le risa, il barbiere dice: “Prufessò, io a Don Raffaele gli voglio un gran bene. Perché?, direte voi. Io col negozio traggo i mezzi per vivere, ma se non l’avessi, non avrei problemi: giocherei al lotto con i ‘numeri’ che mi darebbe lui. Don Rafele dà continuamente i numeri; e con il lotto io diventerei ricco, così vivrei di rendita.” “Non gli date retta, PRUFESSÒ. Parla proprio lui che circa tre mesi fa andò da uno specialista sapete, delle parti intime …per un problema alla vescica.” “Urologo, sessuologo o andrologo? suggerisce malizioso il professore. “Il primo, mi pare. Indovinate che cosa gli ha chiesto…l’urologo?” “Non saprei!” “Da quanto siete incontinente?” “Dottò, sapete Don Achille che cosa ha risposto: ‘Da sempre, mai stato su un’isola.’ Don Achì, mi ricordo benissimo, avete detto esattamente così!” Il dottor Zuppiero cominia ridere di gusto; poi si frena e puntanto l’indice verso il pizzaiolo domanda con finta serietà: “Don Rafè, ma voi, in tutta sincerità, quando Don Achille vi rivelò ‘la cosa’, voi sapevate il significato della parola ‘incontinente’?” “Ad essere sincero, no, l’ho capita quando sono andato a leggere sul vocabolario: e ridevo, ridevo…ridevo e pensavo a Don Achìlle e alla faccia che avrà fatto lo specialista.” Il professor Zuppiero, dopo essersi accomodato nella poltrona e richiesto il solito taglio, dice: “Mi permettete un consiglio?” “Prego, prufessò!” “Voi due, dovete fare solo due cose: rispettare l’amiczia che c’è fra di voi, e restare come siete, senza separarvi mai, perché se vi separate, rischiereste di diventare delle persone…istruite.” Il frastuono delle auto inonda il salone. Il professore, seduto nella poltrona, sorride sotto il largo panno bianco. Don Achille batte forbici sul pettine alternando, da dietro la poltrona, lo sguardo dal capo del cliente illustre al grande specchio di fronte. Il pizzaiolo, Don Raffaele fa: “Don Achì, vado in pizzeria, devo sistemare parecchie cose.” E rivolgendosi al professore: “Dottò, vi ringrazio di tutto, anche a nome di Don Achille. Spero di vedervi puntuale fra due settimane.” “Sarò puntuale.” Don Achille comncia a dedicarsi ai capelli del suo amico, professore Zuppiero. Il pizzaiolo sparisce. Il frastuono delle auto cessa di colpo. Nel salone cala una insolita pace. Sono le cinque di un caldo pomeriggio di primavera. Enzo
Caro Salvini, prima del voto del 4 marzo 2018, in campagna elettorale hai giurato sul Vangelo con la corona del rosario in mano, ti chiedo lo hai letto il Vangelo? Non sta scritto di respingere o bloccare sulle navi gli immigrati e di chiudere i porti alle navi che trasportano immigrati. Non sta scritto, di essere contro i fratelli che fuggono, dalla fame, guerre e orrori. Poi ti chiedo quante sono le persone morte annegate in mare o nei lager libici? Caro Salvini, salvarli è un fatto umanitario, ancora prima della legge universale del mare che da il diritto di essere salvati. Caro Salvni t'invito gentilmente ad andare su uno di quei gommoni assieme agli immigrati a fare la traversata del mare, ti spiegheranno i loro drammi e i perché rischiano tanto e ti aiuteranno a capire i loro problemi , la loro lotta per la sopravvivenza e per un futuro migliore, ti aiuterebbero a capire e praticare anche quello che c’è scritto sul Vangelo. La lega ha 49 milioni di euro da restituire allo stato italiano, soldi dei cittadini italiani, ma purtroppo sei riuscito a concordare con dei magistrati, di restituirli in 76 anni a tasso d'interesse zero, ti chiedo visto che sei al governo del paese , perché non estendi per tutti i cittadini italiani di godere delle stesse condizioni, tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge. Caro Salvini mi sembra che nelle tue proposte di governo ci sia, che i cittadini possano avere un arma in proprio per legittima difesa, ma quei soldi che verrebbero spese in armi, strumenti di morte, non sarebbe meglio investirli in sicurezza di prevenzione, di furti, di violenze, con una cultura di formazione e di educazione alla legalità, ai valori umani e della vita, poi con il buon esempio di onestà sincerità, rispetto da parte di chi copre responsabilità istituzionali e in particolare da chi ci governa. Poi abbiamo l’esempio degli Stati Uniti d’America, dove le armi sono molto diffuse e libere. Ma, purtroppo è dove c’è più violenza e morti per causa delle armi. Caro Salvini sei molto critico e scettico nei confronti dell’Unione Europea. Vorrei ricordarti che l’Europa Unita nei suoi limiti ci ha garantito 70 anni di pace, in cui la stai godendo anche te, se mai tutti insieme cerchiamo di migliorarla. Caro Salvini non mi piace chi semina paura, odio, aggressività, o addirittura inventare dei contro, dei nemici, gli immigrati, i nomadi, il diverso, l’altro, non porta bene alla società, all’Italia, all’Europa, alla nostra civiltà umana e non porta bene neanche a te. Caro Salvini, restiamo umani, vorrei invitarti a cambiare visione nei confronti dei fratelli immigrati, per avere una visione più umana, positiva , visto anche il calo demografico in Italia e in Europa, sono e saranno una doppia risorsa, motivo in più per salvarli, aiutarli e integrarli. Per ultimo, nel governo verde giallo, ci mancava un ministro del lavoro che non ha mai lavorato, solo in Italia è potuto succedere, che è molto bravo di insultare gli avversari politici, invece di impegnarsi per creare posti di lavoro. Un gentile invito a Salvini e Di Maio, fate un bel bagno nei valori umani e della vita, di uguaglianza, giustizia sociale, unità, libertà, onestà, sincerità, dignità, solidarietà. Trasparenza, ospitalità, rispetto, vi farà molto bene. Francesco Lena Annamaria
08 Marzo- Giornata dedicata ai diritti della Donna. 19 Novembre- Giornata dedicata ai diritti dell'Uomo. 10 dicembre- Giornata mondiale dei diritti Umani. Tutti conosciamo la giornata dedicata ai diritti della Donna. E in 10 anni di blog non avrei nulla da aggiungere, di diverso, di tutto cio' che abbiamo scritto in passato. Potrei aggiungere, con amarezza, che anno dopo anno si è perso il valore di questa giornata; ascoltiamo tante parole, però, il giorno dopo si ritorna come prima se non peggio, considerando anche che recentemente alcuni Giudici si sono espressi in maniera "sconsiderata" riguardo alla condanna di un uomo che aveva ucciso la propria compagna, dimezzando la pena con la motivazione di essere stato in preda a tempesta emotiva. Probabilmente, di tutte queste ricorrenze, ci resta l'amarezza ,consapevole, che sono solo giornate consumistiche.
Nessuno o pochi, è a conoscenza della Giornata dedicata all’ Uomo che cade il 19 Novembre. Tra l'altro, proprio lo stesso giorno in cui si celebra la "Giornata internazionale della toilette"che mette in luce l'importanza dell'igiene e del wc... (da non sottovalutare!)
Invece dei soliti auguri, alle donne, per l'8 marzo dedico una citazione che vale per me e per tutti. Senza distinzione di genere: "Le nostre ferite probabilmente non sono colpa nostra, ma la loro guarigione è una nostra responsabilità" . E... ...trenta articoli da imparare a memoria in una versione semplificata e creata particolarmente per i giovani
NAZIONI UNITE: DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI 1. Siamo Tutti Nati Liberi ed Uguali. Siamo nati tutti liberi. Abbiamo tutti pensieri ed idee proprie. Dovremmo essere tutti trattati allo stesso modo. 2. Non Discriminare. Questi diritti appartengono a tutti, qualunque siano le nostre differenze. 3. Il Diritto alla Vita. Abbiamo tutti il diritto alla vita e di vivere liberi e sicuri. 4. Nessuna Schiavitù. Nessuno ha il diritto di renderci schiavi. Non possiamo rendere nessuno nostro schiavo. 5. Nessuna Tortura. Nessuno ha il diritto di farci del male o di sottoporci a tortura. 6. Hai Diritti Ovunque Tu Vada. Sono una persona proprio come te! 7. Siamo Tutti Uguali Davanti alla Legge. La legge è la stessa per tutti. Deve trattarci tutti in modo imparziale. 8. I Tuoi Diritti Umani Sono Protetti dalla Legge.Tutti possiamo ricorrere alla legge quando non siamo trattati equamente. 9. Nessuna Detenzione Ingiusta. Nessuno ha il diritto di metterci in prigione senza una buona ragione e di tenerci lì o di mandarci via dal nostro paese. 10. Il Diritto a un Processo. Se veniamo processati, dev’essere un atto pubblico. La persona che giudica non dovrebbe permettere a nessuno di suggerirle cosa fare. 11. Siamo Sempre Innocenti Fino a Prova Contraria. Nessuno dovrebbe essere incolpato di aver fatto qualcosa in assenza di prove. Quando le persone dicono che abbiamo fatto qualcosa di brutto, abbiamo il diritto di dimostrare che non è vero. 12. Il Diritto alla Privacy. Nessuno dovrebbe cercare di danneggiare il nostro buon nome. Nessuno ha il diritto di entrare in casa nostra, aprire le nostre lettere o di infastidire noi o la nostra famiglia senza una buona ragione. 13. Libertà di Movimento. Abbiamo tutti il diritto di andare dove vogliamo nel nostro stesso paese e di viaggiare dove preferiamo. 14. Il Diritto di Cercare un Posto Sicuro in cui Vivere. Se temiamo di essere maltrattati nel nostro paese, abbiamo il diritto di andare in un altro paese per essere al sicuro. 15. Diritto alla Nazionalità. Tutti abbiamo il diritto di appartenere ad un paese. 16. Matrimonio e Famiglia. Ogni adulto ha il diritto di sposarsi e di avere una famiglia se vuole. Uomini e donne hanno gli stessi diritti quando sono sposati e quando sono separati. 17. Il Diritto a Ciò che Ti Appartiene. Tutti hanno il diritto di avere le proprie cose o di condividerle. Nessuno dovrebbe portarci via le nostre cose senza una buona ragione. 18. Libertà di Pensiero. Noi tutti abbiamo il diritto di credere in quello che vogliamo, di avere una religione o di cambiarla se lo desideriamo. 19. Libertà di Espressione. Abbiamo tutti il diritto di farci delle idee proprie, di pensare quel che ci pare, di dire quello che pensiamo e di condividere le nostre idee con altre persone. 20. Il Diritto di Riunione e di Associazione. Abbiamo tutti il diritto di incontrare i nostri amici e di lavorare assieme pacificamente per difendere i nostri diritti. Nessuno può imporci di far parte di un gruppo, se non lo vogliamo. 21. Il Diritto alla Democrazia. Abbiamo tutti il diritto di partecipare al governo del nostro paese. Ad ogni persona adulta dovrebbe essere permesso di scegliere i propri leader. 22. Sicurezza Sociale. Abbiamo tutti il diritto ad una casa, a cure mediche, all’istruzione e alle cure per i bambini, ad abbastanza soldi per vivere e all’assistenza sanitaria quando ci ammaliamo o invecchiamo. 23. Diritti dei Lavoratori. Ogni adulto ha il diritto di avere un lavoro, di ricevere uno stipendio equo per il suo lavoro e di aderire ad un sindacato. 24. Il Diritto allo Svago. Tutti abbiamo tutti il diritto di riposarci dal lavoro e di rilassarci. 25. Cibo e un Tetto per Tutti. Tutti abbiamo tutti diritto ad un buon tenore di vita. Madri e figli, anziani, disoccupati, invalidi e tutte le persone hanno il diritto di essere salvaguardate. 26. Il Diritto all’Istruzione. L’istruzione è un diritto. La scuola elementare dovrebbe essere gratuita. Dovremmo imparare cosa sono le Nazioni Unite e come andare d’accordo con gli altri. I nostri genitori possono scegliere ciò che impariamo. 27. I Diritti d’Autore. I diritti d’autore sono una legge specifica per proteggere le creazioni artistiche e le opere di una persona; le altre persone non possono riprodurle senza permesso. Tutti abbiamo tutti il diritto di vivere liberamente e di godere delle arti, dei benefici scientifici e dell’insegnamento. 28. Un Mondo Libero e Giusto. Ci deve essere un ordine sociale nel quale tutti noi possiamo godere di diritti e libertà, nel nostro paese e in tutto il mondo. 29. Responsabilità. Abbiamo dei doveri verso le altre persone e dovremmo proteggere i loro diritti e le loro libertà. 30. Nessuno Può Toglierti i Diritti Umani. Annamaria
Il Carnevale è una festa antichissima, la cui nascita viene fatta risalire ai Saturnali latini. Il nome deriva molto probabilmente dal latino carnem levare, cioè dalla prescrizione ecclesiastica dell’astensione dal consumo della carne nel periodo della Quaresima.
Ho avuto modo di presentarvi una panoramica su alcune delle tantissime manifestazioni del periodo carnevalesco e questa volta vorrei parlarvi di una delle più antiche in Italia :
il Carnevale di Fano
Il primo documento noto, conservato nell'Archivio storico comunale, nel quale vengono descritti festeggiamenti tipici del Carnevale nella città, risale al 1347.
Esso affonda le sue radici, almeno secondo la leggenda, nella riconciliazione tra le due più importanti famiglie fanesi di allora: i Del Cassero e i Da’ Carignano.
Non sono molte le città che hanno nel loro Statuto, solennemente affermato nel 1450 dai Malatesta, che è necessario festeggiare il Carnevale.
Un antico storico fanese, Vincenzo Nolfi, ricorda tra i divertimenti carnevaleschi la corrida con il porco, le corse ai palii, i tiri al bersaglio e il singolarissimo "gioco delle trippe".
Venendo a tempi più vicini, in una canzonetta stampata nel 1765 si parla oltre che di festini, scherzi e maschere, del "getto" che è una delle caratteristiche del Carnevale fanese -"dei confetti sparsi, la via biancheggia"- .
Il getto è, senza dubbio il punto di forza del Carnevale di Fano : ogni anno quintali di caramelle e cioccolatini piovono dai carri allegorici durante le sfilate.
Procedendo ancora verso i giorni nostri, un manifesto del 1872 informa la cittadinanza della costituzione della Società della Fortuna, antenata dell'odierna Ente Carnevalesca, e del programma dei "divertimenti carnevaleschi" dello stesso anno.
Fano ha dunque, oltre che un Carnevale la cui genesi si perde nei secoli, una organizzazione per i festeggiamenti che ha superato il secolo di vita e che, a distanza di secoli, coinvolge e appassiona migliaia di Fanesi e di turisti.
Un altro elemento assolutamente originale del Carnevale fanese è il caratteristico pupo, detto “vulon” : si tratta di una maschera che rappresenta sotto forma di caricatura i personaggi più in vista della città e che insieme alla “Musica Arabita” vanta una lunga tradizione.
Quest’ultima è una spiritosa banda musicale, nata nel 1923, che utilizza strumenti di uso comune quali barattoli di latta, caffettiere, brocche per produrre un’allegra musica, in perfetta sintonia con il clima allegro e spensierato del Carnevale.
Le sfilate dei carri allegorici, tradizionalmente realizzati in cartapesta dagli abili maestri fanesi, si concludono con un giro assolutamente suggestivo: quello della luminaria, una vera e propria festa di luci e colori.
Oggi il Carnevale di Fano è la più importante festa popolare delle Marche, rivisitazione in chiave moderna dell'antico ed eterno rito del "capro espiatorio".
Il "Pupo" simboleggia l'animale sacro sul quale la comunità scaricava e forse scarica ancor oggi le colpe commesse nei giorni di licenza erotica del Carnevale. Rito che non poteva non concludersi con il rogo che divorando con le fiamme il "Pupo" purifica tutti e conclude il Carnevale.
Ai corsi mascherati i grandi carri allegorici che sfilano insieme alle mascherate a piedi, bande musicali e gruppi folkloristici, interagiscono con gli spettatori sia per lo spettacolo di movimenti, coreografie e musica, sia per il "getto" che ha fatto definire il Carnevale di Fano il Carnevale più dolce del mondo.
I carri sono veri e propri palcoscenici mobili in cui accade di tutto e che al tramonto si illuminano di mille colori grazie all'uso sapiente di luci dando luogo a visioni di grande suggestione nel classico giro della "luminaria".
Tra corsi di maschere, balli, manifestazioni folcloristiche, gare, fiere, sagre, la Sagra delle Sagre, parate di mare, veglie e veglioni, ogni distinzione di ceti e di partiti politici vien messa da parte, e il nuovo che trionfa sul vecchio vince migliorandolo, contraffacendo, beffando, prendendo in giro se stessi.
Se è vero, come è vero, che l'uomo conserva nel suo lontano passato istinti grossolani e violenti da abbandonare via via che procede verso un ideale sempre più nobile e alto, è anche vero che non v'è miglior modo di liberarsene che bruciarli in un libero sfogo innocuo e giocondo.
Così nella finale cremazione del Pupo, fra scoppi di mortaretti e bengala, il giorno prima delle Ceneri, Fano manda in cielo col fumo il proprio ridicolo, per rinascere, come la Fenice ogni anno dalle proprie ceneri, il giorno dopo le Ceneri !
E che ne dite di qualche suggerimento per un menù carnevalesco un po’ “diverso”. . . eccolo !
Zuppa in crosta
Ingredienti : 400 g di funghi freschi - 20 g di farina - 4 cucchiaini di margarina - 1 ciuffo di prezzemolo tritato - 1 litro di brodo – sale – pepe - 120 g di pasta da pane pronta.
Procedimento : pulite bene i funghi, tagliateli a fettine e fateli rosolare nella margarina.
Unite la farina, diluite tutto con il latte e portate ad ebollizione mescolando.
Unite il brodo, il prezzemolo tritato, regolate di sale e continuate la cottura per 35 minuti circa.
Suddividete la zuppa in 4 terrine da forno, dividete la pasta in quattro parti tiratela con il matterello in modo da ottenere delle sfoglie e con queste chiudete le terrine.
Passate tutto in forno caldo finchè la pasta è cotta e servite subito.
Uova nel guscio
Ingredienti per 4 persone : 4 uova - 120 g di gamberetti sgusciati e lessati - 4 cucchiaini di margarina - 100 g di latte - 20 g di farina – sale - pepe.
Procedimento : sgusciate le uova limitatamente alla punta come se fossero "alla coque", svuotatele, dividete i tuorli dagli albumi. In un pentolino fate sciogliere la margarina, unite ii gamberi tritati, la farina e diluite con il latte.
Portate ad ebollizione, incorporate i tuorli, regolate di sale e pepe, levate dal fuoco e versate il composto ottenuto nei gusci.
Servite negli appositi portauovo con il cucchiaino.
Pollo al cartoccio
Ingredienti per 4 persone : 480 g di petto di pollo - 200 g di fagiolini - 200 g di cipolline - 4 cucchiai di margarina - 2 cucchiai di ketchup - sale.
Procedimento : tagliate a filetti il petto di pollo, lessate leggermente e sgocciolate i fagiolini, tagliate in quattro le cipolline. Radunate tutti gli ingredienti sistemandoli sopra ad un foglio di carta stagnola, conditeli con il sale, la margarina a pezzetti ed il ketchup. Chiudete il cartoccio e fate cuocere tutto in forno caldo a 200° per 35 minuti circa. Servite direttamente nel cartoccio.
Patate ripiene
Ingredienti per 4 persone : 8 patate novelle grosse come albicocche - un ciuffo di prezzemolo - 1 cucchiaio di capperi - 4 cucchiaini di margarina - 2 filetti d'acciuga - sale.
Procedimento : fate cuocere al forno le patate con la buccia dopo averle lavate e raschiate benissimo. Levatele dal forno tagliatele a metà, svuotatele di parecchia polpa e mettetela in una terrina. Unite i capperi, il prezzemolo, le acciughe tritate, quindi un poco di sale e la margarina. Impastate bene il tutto, farcite le patate, ricomponetele in modo che sembrino intere e servitele. Accompagnatele a piacere con della maionese.
Pesche sorpresa
Ingredienti per 4 persone : 8 mezze pesche in scatola al naturale - 1 uovo - 2 cucchiai di zucchero - 20 g di fecola di patate - 4 cucchiaini di caco amaro in polvere - 1/2 bicchiere di latte - 20 g di pane secco sbriciolato - 1 bustina di vaniglia.
Procedimento : in una terrina sbattete l'uovo con lo zucchero, la fecola di patate, la vaniglia, il cacao ed il latte. Fate bollire il composto ottenuto girandolo sempre ed incorporatevi i biscotti tritati. Con l'impasto preparato farcite le mezze pesche e ravvicinatele in modo da ottenere 4 pesche intere.
Servitele decorandole con una foglia di zucchero o di quelle proprio da decorazione.