venerdì 11 settembre 2015

COACH DELLE ABITUDINI






Ricercare il fallimento in se stesso non significa darsi colpe che non ci appartengono, ma prenderci la responsabilità totale della nostra vita, che, spesso ci dimentichiamo, è nelle nostre mani, anche se forze o persone esterne cercano di ostacolarci. 
Come l'arciere non può lamentarsi del vento o della luce del sole quando sbaglia un tiro, così per noi è inutile lamentarci di un evento esterno che ci impedisce di arrivare dove vogliamo.




Diventiamo vittime frustrate invece che attori presenti della vita. 
Sei tu a scagliare la freccia. Se non centri il bersaglio, non ti dare colpe e non prenderla sul personale. Semplicemente la freccia non è andata dove volevi tu. 
Cosa farai adesso?


Lorenzo Paoli


Annamaria


lunedì 7 settembre 2015

IL NOSTRO VALORE


Un professore mostra un biglietto da 20 € e chieda ai suoi studenti: “Chi vuole questo biglietto?”
Tutte le mani si alzano.
Allora comincia a sgualcire il biglietto e poi chiede di nuovo: “Lo volete ancora?”
Le mani si alzano di nuovo.
Getta per terra il biglietto sgualcito, lo pesta con i piedi e chiede: “Lo volete sempre?”



Tutte le mani si rialzano.
Quindi dice: “Avete appena avuto una dimostrazione pratica! Importa poco ciò che faccio con questo biglietto, lo volete sempre, perché il suo valore non è cambiato. Vale sempre 20 €”.
Molte volte nella vostra vita sarete sgualciti, rigettati dalle persone e dagli avvenimenti. Avrete l’impressione di non valere più niente, ma il vostro valore non sarà cambiato agli occhi delle persone che vi amano davvero.
Anche nei giorni in cui sentiamo di valere meno di un centesimo, il nostro vero valore rimarrà lo stesso.
(web)

Annamaria



LA SURROGA DEL MUTUO CHE CONSENTE LA PORTABILITA'



Siamo abituati a parlare di portabilità in termini di mantenimento del numero di telefono, quando si passa da un gestore all'altro. 

Ma la Legge n° 40 del 2 aprile 2007 (cosiddetta Legge Bersani) ha esteso il concetto anche ai mutui, con un meccanismo chiamato surroga del mutuo. Cosa significa? 

Vuol dire che un mutuatario può trasferire il suo debito ad un'altra banca che gli propone condizioni migliori, senza sopportare costi per le formalità della sostituzione. 

NOTA: in termini giuridici ciò avviene appellandosi all'articolo 1202 del Codice Civile, che disciplina la "surrogazione per volontà del debitore". 

Mediante tale dispositivo la nuova banca subentra nella garanzia ipotecaria già iscritta dal creditore originario. A seguito dell'atto di surroga del mutuo ciò risulterà da un'annotazione a margine dell'ipoteca. 
Così, mentre in passato la sostituzione implicava la cancellazione della vecchia ipoteca e l'iscrizione di una nuova, quest'operazione può essere ora realizzata mediante un contratto di surrogazione del mutuo originario. 



La Legge 244 del 24 dicembre 2007 (Manovra Finanziaria 2008) stabilisce che con la surroga del mutuo deve essere garantita al cliente "l'esclusione di penali o altri oneri di qualsiasi natura." Così tutta l'operazione potrà essere condotta senza sopportare spese di sorta, neanche quelle relative all'atto notarile. 

A seguito della sua sottoscrizione la banca subentrante provvederà a saldare il vecchio debito residuo, sostituendosi al creditore originario nella relazione con il mutuatario. 

Il debitore si troverà così a rimborsare la nuova banca, alle condizioni concordate con quest'ultima. Il nuovo contratto di mutuo surrogato potrà essere regolato a tasso fisso o variabile, o con qualsiasi altro criterio concordato. 

Anche la durata potrà essere modificata. Resterà invece il limite dell'importo, che dovrà coincidere esattamente con il capitale residuo del mutuo sostituito. 


NOTA: Qualora per esigenze di liquidità servisse maggiorare l'importo del mutuo, si dovrà stipulare un contratto indipendente e complementare le cui spese resteranno tutte a carico del cliente. 

A quel punto sarà meglio valutare l'alternativa di rinunciare alla surroga del mutuo ricorrendo ad una sostituzione alla "vecchia maniera". Ciò perché i costi globali resteranno complessivamente simili, mentre il tasso applicato dalla banca potrebbe risultare inferiore a causa dell'assenza di costi posti a suo carico dalla modalità ordinaria. 

Tale considerazione non è però estensibile ai mutui destinati all'acquisto o ristrutturazione della seconda casa, che scontando l'imposta maggiorata al 2% renderebbero anticonveniente rinunciare alla surroga del mutuo, dovendosi altrimenti pagare nuovamente l'onerosa imposta. 
In termini fiscali con la surroga verranno conservati tutti i benefici goduti sul mutuo sostituito.

Enzo 

sabato 5 settembre 2015

BUON COMPLEANNO MAMMA!







Cara mamma, ultimamente ne abbiamo passate non poche, insieme. Purtroppo sei stata coinvolta, tuo e mio malgrado, in quasi tutte le vicende mie personali. 
Mi sei stata vicina sempre con discrezione e supporto.
Abbiamo avuto una delle tante aiutanti (chiamiamole cosi) che ha portato scompiglio nelle nostre famiglie.
Hai anche preso delle delusioni, scoprendo l'altra faccia di persone di cui ti fidavi e invece...
Ma noi, come vedi, siamo caparbie, toste, guardiamo avanti senza farci prendere dallo sconforto! Io e te , da sole, siamo riuscite a risistemare cio' che papà aveva realizzato con qualche sacrificio.
Ti voglio bene MA' , nonostante mi fai incazzare ogni tanto con i tuoi modi di fare e le tue parole. Il fatto è che  faccio fatica a rendermi conto che hai 82 anni, oggi, e sicuramente devo essere piu' tollerante , di come già sono, quando c'è qualche incomprensione. 
Auguri mamma tosta, risparmiosa come le formichine,  giovanile e affettuosa. Ti dedico una delle canzone che mi chiedi di ascoltare tutti i giorni attraverso il computer , che ormai guardi con meno diffidenza...sono fiera di te!!!! 


AUGURI GRAZIA!...anche da Flo




mercoledì 2 settembre 2015

20 COSE DA SAPERE SULLA VAGINA





Banditi gli imbarazzi trattiamo un argomento che potrebbe sembrare banale ma non lo è . Una domanda che dovremmo porci è: ne sappiamo abbastanza della nostra vagina? La conosciamo davvero? Nonostante siamo nel 2015 i tabu', purtroppo , ancora esistono e anche la disinformazione perchè parlare di una parte del nostro corpo , per noi donne, non è sempre facile, non rientra nella normalità.


Lissa Rankin


Lissa Rankin, una giovane ginecologa americana, consapevole di questi disagi , molto appassionata al suo lavoro ed anche all'universo delle donne ha aperto un sito  in cui affronta parecchie problematiche relative al complesso universo della femminilità e lo fa con grande classe e straordinaria ironia. E 

Forte anche della sua esperienza come ginecologa, Lissa, nel suo libro, ha stilato una lista con le 20 cose che ogni donna dovrebbe sapere sulla sua vagina.


Alcune cose sembrano ovvie,  altre scavano sotto tabù antichi e mai spazzati via come andrebbe fatto. Il tutto snocciolato con estrema schiettezza e con un linguaggio chiaro e comprensibile, anche dove si affrontano quesiti di natura medica. Date un'occhiata: sarà una lettura istruttiva.

 Mentre il pene serve ad urinare, la vagina no. E' necessario conoscere bene la propria anatomia: la vagina è ben distinta dall'uretra anche se sono molto vicine. E se volete sapere davvero come siete fatte, prendete il coraggio a due mani, dotatevi di uno specchio, e guardate coi vostri occhi. L'avete mai fatto?

La vagina non è infinita e non è collegata ad altri organi in un labirinto immenso e indistricabile. Ha un'estensione ben delimitata e qualsiasi cosa ci finisca dentro (preservativi, tampax etc) può essere tirata fuori. Se pensi di avere qualcosa lì dentro e non riesci a trovarla, vuol dire che quel qualcosa non è lì. Potete paragonare la vostra vagina a un calzino: se mettete una banana in un calzino, quella rimane nel calzino!

Ebbene si, la vagina può "cascare". Sempre tornando alla metafora del calzino: dopo molto tempo che lo usate, in che condizioni può ritrovarsi un calzino? Allo stesso modo la vagina cambia mentre voi invecchiate e può cedere: questo cedimento si chiama prolasso vaginale. Ma non vi agitate: può essere curato.

La verginità è una sola, una volta che la perdete è per sempre, sappiatelo!

Si possono contrarre malattie sessualmente trasmissibili anche se si usa il preservativo. Questo perchè la pelle della vulva, anche col preservativo, può entrare in contatto con la pelle dello scroto eventualmente infetta. Ad esempio in questo modo si può contrarre l'herpes. Quindi scegliete con cura il vostro partner.

La vagina è come un bicipite: se non la usate potrebbe "rammollirsi". Se non avete un ragazzo, datevi al "fai-da-te". Ma non trascurate mai la vostra vagina.

Ogni vagina è unica e diversa dalle altre, con una forma tutta sua. Quindi non considerate neanche la chirurgia plastica per "ringiovanire la vagina". Siete perfette così come siete. 

La maggior parte delle donne non raggiunge l'orgasmo unicamente col rapporto sessuale. Il centro dell'attività è sempre e comunque il clitoride, che va stimolato sia direttamente che indirettamente.

Se state ancora cercando il vostro punto G, armatevi di pazienza. Stimolare quest'area richiede molto tempo e una stimolazione molto più profonda di quanto pensiate. Provate a usare le dita per stimolare la parte frontale della vagina. E se non riuscite a trovarlo, zero ansie. Non siete le uniche al mondo, anzi fate parte di un folto gruppo. E ciò non vi impedirà di avere una vita sessuale pienamente soddisfacente.

Anche la vagina ha il suo "styling", e il modo che scegliete per decorarla è assolutamente personale. Depilazione, totale o parziale, niente depilazione, piercing...e chi più ne ha più ne metta. L'unica cosa importante è che a scegliere siete voi, e che scegliate l'opzione che vi fa sentire più a vostro agio.

La vagina non ha bisogno di essere deodorata! Vi vergognate dell'odore della vostra vagina? Non dovete assolutamente. L'unica cosa importante è mantenere l'igiene intima. Ma non c'è bisogno di anscondere o camuffare in qualche modo l'odore naturale della vagina.

L'unico tumore che un Pap test può mostrare è il cancro della cervice. E' un tipo di esame che non controlla le vostre ovaie, l'utero o il colon.

Le perdite vaginali possono variare molto. Molte donne completamente sane hanno molte perdite, mentre altre ne hanno decisamente meno. Finchè non avvertite reali disturibi come bruciori, indolenzimenti e simili, probabilmente non avete alcun problema. Ma se il dubbio vi attanaglia, rivolgetevi al ginecologo.

Non spaventatevi se nel sangue mestruale trovate dei coaguli. Il sangue, per sua natura, è una cosa che coagula: si tratta di un meccanismo che serve per evitare le emorraggie. Quindi, specie se avete un flusso molto abbondante, i coaguli sono normali.

E' normale che succeda a volte che durante il sesso, la vagina debba essere lubrificata, specie con l'andare degli anni. Quindi non abbiate paura di usare i lubrificanti appositi: li trovate in farmacia.

Le fuoriuscite di aria dalla vagina (qualcuno le chiama flatulenze vaginali) sono normalissime, e prima o poi capitano a chiunque, specie mentre si fa sesso e mentre si fanno particolari esercizi. Non vi imbarazzate: è una cosa perfettamente normale.

Il tessuto muscolare della vagina cede  quando si ha un parto naturale. Anche questo è un fenomeno naturalissimo, ma sappiate che gli esercizi di Kegel (che consistono nel contrarre i muscoli della vagina) possono darvi una mano.

Alcune donne possono eiaculare quando arriva l'orgasmo (si chiama squirting), ma anche se non ci riuscite siete perfettamente normali.

Fare sesso non dovrebbe, mia e poi mai, provocare dolore. Eppure a volte accade. E quando accade vuol dire che c'è qualcosa che non va: rivolgetevi assolutamente al ginecologo. L'errore più grande che potete commettere è provare imbarazzo e continuare a soffrire in silenzio. Non fatelo: andate dal vostro medico e permettetegli di aiutarvi.

Fare sesso (o anche solo avere regolarmente orgasmi) fa bene alla salute. Riduce i rischi di malattie di cuore, riduce il rischio di cancro al seno, rafforza il sistema immunitario, fa dormire meglio, vi da un'aspetto più giovane e salutare, a modo suo equivale a fare attività fisica, regolarizza il ciclo mestruale, allevia i dolori mestruali, allevia i dolri cronici, riduce il rischio di depressione, riduce lo stress, e migliora l'autostima. Può bastare?

Fonte Girl Power


Annamaria


martedì 1 settembre 2015

IL PROFUGO SIRIANO CHE VENDE LE PENNE

Comincio a non credere piu' a niente ! Mi domando queste persone cosa hanno fatto per patire così tanto?
Gli hanno tolto tutto, compreso la dignità. 
Si parla di un Dio. ma  dov'è?
Facebook ,il social piu' popolare, è invaso di foto di salme di bambini annegati. Che non voglio riportare.
70 e forse piu', morti asfissiati in un furgone frigo abbandonato in autostrada.
Vaccini che stanno facendo ammalare i bambini a cui vengono somministrati ed un governo che non fa nulla, una sanità che si schiera con le case farmaceutiche e rifiuta cure a bambini destinati a morire , perchè sperimentali e quindi "non sicure". Mi dite quale Dio permetterebbe questo? C'è tanta melma e tanta ingiustizia!


Rintracciato il papà profugo che vende le Bic


Li hanno trovati: si chiamano Abdul e Reem. Di loro c'era solo una fotografia diventata subito virale sul web, che mostrava un papà con la sua bimba, addormentata, in braccio. In mano, un mucchietto di penne che porge a chi incontra e prova a vendere per guadagnare qualcosa per sopravvivere. Tutto quello che portavano con sé, lungo le strade di Beirut, era un sacchetto nero di plastica con le loro poche cose. 

Sono due profughi siriani, e quell’immagine che spezza il cuore è stata subito condivisa sui social.


E' anche stato aperto un account Twitter dedicato al papà siriano: si chiama #buypens, ed è subito scattata la gara di solidarietà. In tanti si sono impegnati per rintracciare quest’uomo con la sua bimba, magari offrirgli ospitalità, e comunque aiutarlo in qualche modo.

L’attivista che per primo ha diffuso l’immagine, Gissur Simonarson, e che ha anche rilasciato un’intervista a Sky News chiedendo a tutti di contribuire a rintracciare l’uomo, ha annunciato che papà e figlia sono stati trovati. Adesso si sa anche che Abdul è un padre single, e oltre a Reem ha anche un altro figlio. Arrivano dal campo di Yarmouk.

Da quel momento è partita la raccolta fondi su Indiegogo, e sono stati recuperati 5 mila dollari in 30 minuti. Finora gli utenti hanno donato quasi 44 mila dollari, che serviranno a Abdul e ai suoi piccoli per rifarsi una vita.

Fonte Vanity fair

Annamaria

mercoledì 26 agosto 2015

UNA RICETTA AL VOLO



Lattuga e mozzarella con salsa piccante






Ingredienti per 4 persone:
1 cespo di lattuga cappuccina, 3 mozzarelle piccole, 3 etti di chicchi di mais dolce in scatola, 1 cipollotto, 2 carote, 2 cucchiai di capperi sotto sale, 3 pomodori da insalata, peperoncino in polvere, 6 cucchiai di senape dolce, 4 foglie di basilico tritate fini, origano, aglio in polvere, 3 cucchiai di aceto di mele, 1 cucchiaio di aceto balsamico, 6 cucchiai di olio extravergine di oliva, pepe da macinare, sale, grissini al sesamo per accompagnare. 

Preparazione:
In un vasetto sciogliere un pizzico di sale con l'aceto di mele, poi aggiungere il resto degli ingredienti per preparare il condimento: l'aceto balsamico, la senape, un pizzico di peperoncino, una presa generosa di origano, una macinata di pepe fresco, il cipollotto tritato fine, un'ombra di aglio e il basilico.
Chiudere il vasetto, agitarlo per qualche secondo e suddividere la salsa ottenuta in quattro ciotoline da pinzimonio che andranno sistemate al centro dei piatti piani individuali.
Attorno alle ciotoline distribuire le foglie di lattuga spezzettate grossolanamente. Versare sopra il mais sgocciolato, i pomodori divisi a dadini e le carote pelate e tagliate sottilmente con il pelapatate.
Aggiungere la mozzarella sgocciolata e tagliata a cubetti e i capperi risciacquati sotto l'acqua corrente.
Infine aggiungere i grissini e servire.
Si può gustare come secondo leggero oppure come antipasto stuzzicante.

Annamaria


lunedì 24 agosto 2015

INCONTRI ONLINE, PRIVACY A RISCHIO



L'articolo di Guido Scorza (docente, avvocato e giornalista) lascia aperto un dibattito che oltre a riguardare  la privacy, tratta la nuova impostazione dei sistemi di comunicazione informatica. Mi sento di appartenere agli umanisti, ma con buona pace degli umanisti , viviamo  in un'era tecnologia dove si impone  una finalità di profitto, specialmente oggi con la produzione ,in serie, di apparecchi e sistemi utili ad arricchire alcune aziende multinazionale. Ovviamente con relativi  vantaggi e  svantaggi del caso. Questo mondo iper-connesso potrebbe essere definito ,da qualche psichiatra ,un gigantesco manicomio. Restano comunque, in questo mondo cibernetico i rischi legati alla progressiva "disumanizzazione ed alienazione degli individui".
Colpisce anche certi poteri in quanto  il problema dello "spionaggio" rientra in questo processo dissociativo mentale .  Il profilo di chi spia richiama quello del paranoico, di chi ama sbirciare dal buco della serratura col piacere inconscio di nascondersi. Ovviamente il paranoico, così come il potere, amano proiettare all'esterno un'immagine irreprensibile, di assoluta moralità e perfezione. Un tranello da cui difendersi.



La storia di Ashley Madison, la mecca globale degli incontri clandestini online, che si autodefinisce, nella sua versione italiana, il sito “più famoso nel campo degli incontri extraconiugali come consigliato da Rai 2, Sky Tg 24, TgCom, La Repubblica, Il Corriere della Sera, La Stampa, GQ, Max, Vogue, Panorama, Cosmopolitan, Men’s Health, presentandosi, come “la migliore piattaforma per incontrare amanti ideali e per avventure extraconiugali”, rischia di essere solo la punta di un enorme iceberg alla deriva che minaccia di frantumarsi rovinosamente contro le coste del vecchio continente – e non solo – riversando nel mare della Rete milioni e milioni di dati personali e fotografie relativi ai gusti, alle preferenze sessuali ed allo stato di altrettanti cittadini europei, creando piccoli e grandi drammi familiari di ogni genere.

La vicenda della violazione del database di Ashley Madison e della successiva rivelazione al grande pubblico di oltre 37 milioni di dati personali – veri o presunti tali – di uomini e donne in cerca di un’avventura extraconiugale ha fatto, infatti – complice anche il periodo estivo mediaticamente particolarmente propizio a questo genere di notizie – il giro del mondo, alla velocità della luce, seminando ansie e paure in milioni e milioni di mariti, mogli, fidanzati, fidanzate ed amanti.

Quello che, tuttavia, è rimasto sin qui nell’ombra è l’autentico allarme lanciato – ironia della sorte proprio nelle stesse ore in cui si verificava uno dei primi psicodrammi coniugali di massa della storia del web – dalla Cnil, l’omologo francese del nostro garante privacy, che nelle scorse settimane ha reso pubblici i risultati di un’indagine durata diversi mesi e condotta su 13 siti di incontri online particolarmente gettonati dal pubblico europeo, accertando una sequenza interminabile di grandi e piccole violazioni della disciplina sulla privacy, capaci di esporre a rischio i dati personali e sensibili di milioni di utenti e cittadini.

Meetic, Attractive World, Adopte un mec, Easyflirt, Rencontre obèse, Destidyll, Forcegay, Mektoube, Jdream, Feujworld, Marmite love, Gauche rencontre, Celibest sono, tanto per avvisare i naviganti, le baie online oggetto delle verifiche del Garante francese.

Allo stato, la Cnil si è limitata a notificare alle otto società che gestiscono i tredici siti di incontri online un “invito” a rimediare alle carenze individuate entro tre mesi, informandole che se non correranno ai ripari, adeguandosi alle regole vigenti a tutela dela privacy dei propri utenti, correranno il rischio di vedersi irrogare sanzioni milionarie.

Lungo ed articolato l’elenco delle violazioni alla disciplina vigente che gli uomini del Garante francese per la privacy hanno già individuato nel corso delle ispezioni presso le otto società: mancata richiesta e, naturalmente, mancato ottenimento, del consenso al trattamento di dati sensibili quali i gusti e le abitudini sessuali, le origini raziali, la fede religiosa o le preferenze politiche, mancata cancellazione dei dati personali e sensibili degli utenti che decidono di abbandonare il sito, inadeguata informazione degli utenti circa i loro diritti in fatto di privacy e, ovviamente, mancato rispetto dell’ormai celeberrima disciplina relativa ai cookie.

Etica e morale a parte, insomma, la frequentazione dei siti di incontri online sembra – a leggere gli otto provvedimenti firmati dal Presidente della Cnil ed indirizzati ad altrettante società – un’attività ad alto rischio che minaccia di mandare in frantumi matrimoni e rapporti di coppia e, a prescindere dall’ipotesi di utenti fedifraghi, di far diventare di dominio pubblico informazioni sensibili e super sensibili che riguardano la sfera più intima di ogni individuo.

Considerati i numeri milionari degli utenti che, ogni giorno, approdano sui siti di incontri online, la denuncia del Garante francese – un autentico urlo di Cassandra rispetto alla vicenda di Ashley Madison con i dati sensibili di quasi quaranta milioni di utenti finiti nelle maglie della Rete e destinati a rimanerci per sempre – rappresenta un allarme da non sottovalutare.

Guai a suggerire fughe di massa dalle piattaforme globali di incontri online e dai siti per single e fedifraghi ma, come insegna il vecchio proverbio, uomo [e, naturalmente, donna] avvisato è mezzo salvato e, quindi, se il desiderio di cercare l’anima gemella – o semplicemente la compagna o il compagno per una storia clandestina – è irrefrenabile, decisamente meglio prestare attenzione alle informazioni che si condividono, centellinarle e, magari, rivelare la propria vera identità – immagine inclusa – ai pochi o alle poche con le quali ci si ritrova a dialogare anziché al mondo intero.

Esibire il proprio smagliante sorriso o le proprie forme scolpite durante un faticoso inverno in palestra sulle bacheche virtuali delle società leader globali degli incontri online potrebbe costarvi caro ed il “gioco” potrebbe, davvero, non valere la candela.

Sin qui, naturalmente, stando a quanto messo nero su bianco dal Garante privacy francese.

È ovvio che se, domani, i colossi dell’intrattenimento per single ed aspiranti amanti clandestini si metteranno in regola, lo scenario potrebbe cambiare e cercare l’anima gemella online potrebbe tornare ad essere un’attività – almeno a condizione di non essere già impegnati o addirittura sposati – a rischio sostenibile, non più e non meno di quanto lo sia ogni altra attività che abbia per presupposto la condivisione di quelle preziose tessere del nostro mosaico identitario rappresentate dai nostri dati personali e sensibili.


di Guido Scorza | 24 agosto 2015- by IFQ

Annamaria

giovedì 20 agosto 2015

OVER 40 IN BELLA MOSTRA SUI SOCIAL









E dopo il nudo integrale di Sharon Stone (57 anni) apparso in questi giorni sulla copertina di Harper's Bazar, bellissima sensuale e in forma , (anche se un pò fotoscioppata ) vediamo donne over 40/50/60 non  altrettanto famose che si immortalano   sui social con voglia di emergere anche solo per un like.




Fanno a gara a chi è la più provocante o sensuale: in costume da bagno, in reggiseno e mutande, modalità "fronte/retro", sdraiate o sedute. Insomma, ognuna nella posizione che più aggrada purché ci sia l'autoscatto da esibire in rete. Siamo nell'era del farsi vedere a ogni costo anche quando l’età non è più verde e la carta d’identità non mente. Gli anni ci sono eccome, assieme alle rughe che però è facile eliminare, con qualche App di foto ritocco.


Ci sono le incallite simil modelle over 40 con fisici statuari, sfacciate e determinate, che senza paura delle critiche salgono sulla passerella virtuale a sfoderare il loro (presunto) fascino.

È una guerra quotidiana. Le armi sono le pose da vip e gli sguardi languidi, mentre la vittoria è segnata dai like. Il fenomeno impazza su internet. Si tratta di puro esibizionismo o semplice voglia di apparire in cerca dei pochi secondi di notorietà che i social regalano?

Il perché ce lo dice l’esperto. Emilano Ilardi, ricercatore in Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l'Università degli Studi di Cagliari. «Credo che se si considerano i social media non come qualcosa di rivoluzionario ma come l’ennesimo strumento prodotto dalla società dei consumi di massa, certi comportamenti non dovrebbero sorprenderci più di tanto. Se Facebook, infatti, ha poco più di dieci anni, i primi fenomeni di consumismo risalgono invece alla metà del XIX sec, almeno a sentire romanzieri come Balzac, Zola o Flaubert”.


E quali sono, da sempre, i tratti fondamentali dell’ethos consumistico? «La possibilità per chiunque, indipendentemente dalla propria origine o estrazione sociale, di aspirare a una o più vite alternative; di assumere, attraverso gli oggetti di consumo, molteplici identità; di estroflettere i propri più intimi desideri su uno spazio pubblico, alla vista di tutti. Se uno si rilegge, alla luce delle derive comunicative attuali, un romanzo come “Al paradiso delle signore” (1883) di Émile Zola, ci si rende conto che il primo centro commerciale di Parigi, che fa da contesto alla vicenda, già appariva allora come una sorta di desktop touch screen messo a disposizione delle masse. Zola descriveva questa moltitudine di clienti donne, spesso proletarie o non più giovani mentre giocavano con vestiti e stoffe che non potevano comprare, ci si travestivano e, almeno per un momento, si sentivano ricche nobil donne à la page».


E oggi? «Oggi diremmo che quelle donne creavano degli avatar, dei profili non di chi erano in realtà, ma di chi volevano essere, o di come volevano vedersi. La differenza è che, mentre nelle società di massa, l’esibizione del proprio corpo, dei propri desideri, aspirazioni, identità alternative avveniva in uno spazio pubblico, soggetto a limiti e a regole ben precise, oggi ciascuno è signore e sovrano del proprio “spazio pubblico” su Facebook. Questo fatto non può che rendere precario qualsiasi senso del limite, anche quello del ridicolo e della decenza. Da questo punto di vista Facebook va considerato come un’estremizzazione dell’ethos consumistico sviluppatosi nell’ultimo secolo, (anche se, ovviamente, è anche altro). D’altronde l’idea stessa di aprire un account su Facebook e progettare la propria rete di amici, scegliendoli accuratamente e collocandoli in “scaffali” diversi, a seconda della tipologia, non può non ricordare il consumatore che porta il carrello al supermercato, anzi che organizza il proprio supermercato personale. La differenza è che oggi le merci consumate sono le stesse biografie delle persone, i loro corpi virtuali, le loro esperienze di vita, opinioni o desideri. Quindi, alla domanda iniziale “Come mai le donne over 40, comprese le mamme, si postano sui social anche in costume mettendosi in bella mostra?” io risponderei semplicemente: “Perchè oggi, grazie a Facebook, finalmente possono farlo, e in totale autonomia”.


La sfida bollente continua sulla passerella on line, chi lo fa per smorzare il tram tram di tutti i giorni o chi per accettare l’età che avanza non rinunciando alle gratificazioni di un commento che risolleva sempre l’umore. Soprattutto alle donne».

Per l'occasione e solo in questa occasione ,considerando che domani 21 agosto sarà il mio 61esimo compleanno mi sono prestata per una foto che mi riprende in costume...senza paragoni ovviamente.
Fonte "Ladonnasarda"

Annamaria





MIA NONNA LA ESCORT !




Dopo aver letto l'articolo di seguito , riferito al documentario inglese andato in onda sul canale satellitare  "Cielo" , il 22 luglio scorso, che raccontava le bizzarre vicende di tre prostitute inglesi (dai 57 agli 85 anni) tra clienti, tariffe e difficili rapporti familiari , non mi sono affatto stupita. Si parla di donne adulte che non fanno del male a nessuno. Leggo , inoltre, che ci sono clienti ventenni disposti a pagare 300 euro all'ora per una prestazione con una signora di 85 anni e...saranno fatti loro. Dopotutto dico che son brave queste donne riuscendo a fare cio' che vogliono senza sentirsi prigioniere delle convenzioni che vogliono la donna , di una certa età, rilegata a reperto residuato . Quando invece ,a differenza degli uomini costretti a pagare , loro si fanno pagare



Un pensierino per le future generazioni : potrebbe essere una possibilità se pensiamo che nemmeno , forse , vedranno la pensione ; potrebbe diventare  una fonte di guadagno.  Dodicimila euro al mese per sentirsi di nuovo vive, con ragazzi più giovani, credo sia un ottimo modo per vivere gli ultimi anni della propria vita.)...libero pensiero, eh.
Per i parenti della signora è un lavoro ignobile ma quando schiatterà saranno mazzate per l' eredità...   
Brava nonnina! ...contenta lei.
Comunque io non potrei mai fare la escort della quarta età, perchè mia nonna era una Kadett!



Potrebbe sembrare una cosetta da nulla, tra il pecoreccio e il pruriginoso, e invece si tratta di un documentario serissimo che racconta le vicende di tre signore un po’ in là con gli anni che fanno il lavoro più vecchio del mondo, quello della prostituta.
Tre allegre signore inglesi hanno raccontato la loro vita da prostituta e porno star, mettendo insieme aneddoti “professionali” e riflessioni più profonde sulle loro famiglie e su come convivono con un mestiere non certo convenzionale, soprattutto per donne della loro età. 



Le tre protagoniste di “Mia nonna la escort” sono Beverly (64 anni), Sophie (57) e soprattutto Sheila, arzilla ottantacinquenne che, citiamo testualmente, “senza sesso non saprebbe cosa fare nella vita”.


Sheila


Miss Sheila Vogel-Coupe ha una cospicua tariffa di 250 sterline l’ora (circa 300 euro) e riesce a incontrare anche dieci clienti a settimana. L’età media degli affezionati amici di Sheila è bassissima, visto che si aggiro attorno ai 20 anni. Ma lei non lo fa per denaro, nossignore: “Lo faccio perché adoro il sesso. Anche solo pensarci mi fa sentire meglio”.
La famiglia non l’ha presa benissimo, visto che quasi tutti i suoi parenti hanno preferito allontanarla, anche la nipotina Katie Waissel, famosa in Gran Bretagna perché finalista di X Factor.

I familiari, quando il suo scomodo lavoro è stato reso pubblico dal documentario di Charlie Russell, hanno chiesto alla nonnina di lasciare il suo fiorente business. Ma lei non ci pensa nemmeno: “Non sono ancora pronta a fermarmi”. Contenta lei.
By-IFQ-

Annamaria




venerdì 14 agosto 2015

BUON FERRAGOSTO 2015!



Cari amici addo' state state...auguro a tutti un buon ferragosto ! Occhio alla BURRASCA che i meteorologi prevedono da giorni da nord a sud...addio caldo africano? Speriamo di si!
Io vi porto ,con questo filmato ,alle hawaii, con una danza tipica del posto...(di piu' non posso)




e qualche sorriso...








 
Annamaria

mercoledì 12 agosto 2015

CAREGIVER FAMILIARE



Sono una caregiver (primary), da 11 anni. Prima di mio padre affetto dal morbo di alzhaimer e ora di mia madre con problemi di deambulazione e... manco lo sapevo! Comunque io mi ritengo semplicemente una figlia che si è presa cura del padre prima e della madre dopo, perchè li amo ed è il minimo che io possa fare per ricambiare il loro amore e cio' che in passato hanno fatto per i figli. Ovviamente con un aiuto esterno, altrimenti non avrei retto a tanto lavoro e responsabilità.


Il termine è   anglosassone  ed è entrato ormai stabilmente nell’uso comune e indica appunto “colui che si prende cura” e si riferisce naturalmente a tutti i familiari che assistono un loro congiunto ammalato e/o disabile.

Io e mia madre,  Giovanna e la sorella


Responsabilità di cura nel contesto familiare

Fonte - Dimensione Speranza
Il prendersi cura delle persone deboli della famiglia in casa propria era un atteggiamento frequente fino a pochi decenni fa. Prima dell'affermazione del welfare state il ricorso all'ospedale era limitato a situazioni gravi e l'affidare gli anziani ad una casa di riposo suscitava disapprovazione sociale. L'ingresso della donna nel mondo del lavoro ha reso problematica l'assistenza all'anziano in casa, tuttavia permane il desiderio di prendersene cura sia per ragioni di affetto sia perché affidarlo alla casa di riposo significa accelerarne la decadenza. Sono essenzialmente le donne - mogli, figlie o nuore - ad assumersi il pesante ruolo di caregiver, ed oggi, per la difficoltà di conciliare lavoro, famiglia propria e nuova condizione del parente non autosuffìciente, spesso il problema diventa cogente.

La funzione di sostegno diventa essenziale per l'anziano non autosufficiente: i parenti, e segnatamente le donne, sono chiamati ad intervenire per le attività quotidiane e la gestione comporta un carico assistenziale che destruttura gli equilibri familiari preesistenti. A volte incomprensioni, risentimenti o conflitti sopiti riemergono perché alcuni componenti della famiglia non solo non collaborano, ma non riconoscono il peso dell'impegno e si tengono lontani: questa situazione viene vissuta con disagio, spesso con rancore, da quanti sono coinvolti nell'assistenza. Non sono tanto la perdita di memoria, il deficit cognitivo, l'incontinenza e la scarsa igiene personale del paziente a determinare il maggior onere di assistenza, quanto piuttosto, nei casi di demenza senile, o altre patologie, i problemi comportamentali.

Quando una persona (partner o figlio) decide di prendersi cura del familiare non autosuffìciente si assume obblighi di diversa natura: materiali, compreso l'aspetto finanziario; psicologici, visto che ci si prende cura di una persona a cui si è vincolati da un legame affettivo; oggettivi, legati all'aggravarsi della malattia del familiare; soggettivi, che riguardano le energie che vengono spese nel lavoro di assistenza e che possono portare all'esaurimento del caregiver stesso, se non viene supportato da interventi esterni di sollievo e sostegno. Il caregiver si trova ad orientare i propri gesti e decisioni quotidiane alla ricerca delle migliori soluzioni possibili rispetto ai problemi che sorgono via via, a cominciare dall'ambiente di casa che viene modificato per renderlo il più possibile adeguato alla situazione.

Secondo Taccani la famiglia può sperimentare, nel tempo, processi di adattamento alla malattia del congiunto attraverso varie fasi: la negazione, in cui i familiari tendono a scusare gli atteggiamenti del congiunto attribuendo i cambiamenti al normale processo di invecchiamento, allo stress, ecc.; il coinvolgimento eccessivo, in cui i familiari cercano di compensare i deficit dell'anziano man mano che il declino si manifesta più chiaramente con comportamenti specifici; la collera, in cui i familiari sperimentano sentimenti di collera per l'onere fisico, le difficoltà e le frustrazioni derivanti dal comportamento dell'anziano; i sensi di colpa, che si accentuano nel momento in cui si decide di affidare l'anziano ad una casa di riposo o alle cure di una persona esterna alla famiglia. Spesso i sensi di colpa sono la conseguenza dell'insofferenza del familiare verso alcuni atteggiamenti del malato; Accettazione, che si attua lentamente nel tempo e avviene dopo un periodo prolungato di angoscia, poiché i familiari sentono di avere perso la persona che conoscevano. In genere, il livello di coinvolgimento ed il ruolo che la famiglia gioca nella cura del paziente geriatrico, dipendono, oltre che dal tipo di malattia, anche dalla qualità delle relazioni e dalla struttura della famiglia stessa e sono da tener presenti nell'avvio del piano assistenziale che dovrebbe porsi come obiettivo la realizzazione di un'unità di cura.

Il caregiver dell 'anziano non autosuffìciente.
Il termine caregiver indica "colui che presta le cure e che si prende cura". Il caregiver è un responsabile attivo e il suo compito è quello, all'interno del nucleo familiare di appartenenza, di farsi carico del benessere della persona che necessita di cure "in una condizione di momentanea o permanente difficoltà" . Si definisce caregiver di un anziano non autosufficiente, o di un portatore di handicap, anche chi gli fa compagnia o offre una presenza affettiva e non solo chi si occupa materialmente dell'assistenza o la persona di riferimento su cui ricadono preoccupazioni e difficoltà. Se il caregiver è un familiare si parla di caregiver naturale o primary caregiver.

Nella nostra società il sistema famiglia svolge un ruolo di particolare importanza nel mantenimento della salute, nella prevenzione delle malattie, nella cura, riabilitazione e assistenza dei suoi membri ammalati, ma il caregiver può essere anche una persona esterna al contesto familiare, assunta con un contratto di lavoro e, in questo caso, si tratta di un caregiver professionale .

Chi si assume il ruolo di caregiver, sia questi un parente o un'assistente familiare, si trova a dover seguire una persona per un periodo presumibilmente lungo, ha quindi necessità di apprendere preventivamente tecniche psicologiche e infermieristiche capaci di migliorare sia la relazione sia il lavoro e che permettano di affrontare positivamente le situazioni problematiche in cui si troverà coinvolta. In assenza di una preparazione adeguata si osservano frequentemente, fra i caregiver, sintomi di depressione e scoraggiamento, fino all'insorgere di patologie psichiatriche. Particolarmente a rischio è il coniuge. Chi cura il coniuge demente ha il più alto indice di stress rispetto a qualsiasi altra relazione assistenziale, più elevato negli ultra sessantacinquenni rispetto ai più giovani e, col trascorrere del tempo, spesso diventa impossibile proseguire l'assistenza a domicilio per il sopravvenire, accanto alle fasi di malattia acuta del paziente, anche di fasi di malattia del familiare caregiver.

Si possono individuare altri fattori critici che caratterizzano la figura del caregiver e il suo ruolo di garante dell'assistenza: fatica fìsica e mentale; sensazione di inadeguatezza delle proprie capacità ed esperienze; peggioramento della propria qualità di vita, ristrutturazione dei propri tempi sia quotidiani sia a più lunga scadenza con conseguenze a livello affettivo, relazionale, economico e sociale 

Da indagini su famiglie con un membro anziano non autosufficiente emergono alcune caratteristiche importanti: l'onere assistenziale cade su donne non più giovani, talora con problemi di salute, spesso la famiglia non è preparata psicologicamente ad affrontare la sofferenza del congiunto e generalmente esiste un'insufficiente conoscenza delle malattie senili e delle modalità assistenziali . La frequenza di depressione nel familiare che assiste un malato di demenza è di circa tre volte superiore rispetto a quella dei soggetti non coinvolti. Lo stress elevato a cui è sottoposto potrebbe portare ad esaurimento psicofisico: le donne si ammalano più facilmente di depressione, ma gli uomini restano ammalati per più tempo e i disturbi depressivi possono durare anche per molti mesi dopo la morte dell'assistito. Il personale medico specialistico in primis dovrebbe fornire ai familiari strumenti conoscitivi utili a fronteggiare la situazione. La pratica del counseling aiuta a ridurre la depressione e rende capaci di controllare i messaggi non verbali che si inviano al malato.

Taylor afferma che in ogni interazione con l'ammalato noi comunichiamo uno di questi tre massaggi: "Muori subito. Il mondo sarebbe un luogo migliore senza di te"; "Tu non significhi niente per me. Sei solo un lavoro che deve essere fatto"; "Sei una persona che ha valore e io mi prendo cura di te" 

I primi due messaggi non sono veicolati solo da personale medico o infermieristico che, per professione, si occupa di chi è malato, ma possono esserlo anche da parenti o dagli stessi figli, specie quando il rapporto coi genitori non è stato positivo fin dall'infanzia, oppure quando la stanchezza supera il livello di sopportabilità. Perché venga inviato il terzo messaggio è essenziale che il caregiver abbia cura di sé, sia consapevole dei propri limiti e non si senta onnipotente, anche se le donne, in genere, hanno molte più risorse di quante possano supporre.

Essere caregiver è una modalità di dedizione largamente femminile: "la quasi totalità dei caregiver sono donne: sono mani di donna quelle che puliscono e curano, voci di donna quelle che rassicurano e tranquillizzano, occhi di donna quelli che osservano e controllano" 

Il carico assistenziale resta, dunque, sulle spalle della donna. Le donne, più impegnate dei mariti nelle cure parentali durante lungo tutto l'arco della vita della famiglia, una volta "libere" da quanto richiede la presenza di bimbi piccoli, si trovano quasi schiacciate tra figli adolescenti, con le esigenze tipiche di un'età difficile, e genitori che invecchiano, con gli inevitabili problemi legati all'età, per cui sono oggetto di richieste provenienti da due famiglie, quella d'origine a cui sono profondamente legate e alla quale si rendono conto di dover dare ancora molto in attenzione, dialogo e presenza, e la propria cui non vogliono togliere nulla, ma le aspettative delle due famiglie sono difficilmente conciliabili, per questo, spesso, decidono di farsi aiutare da persone retribuite.
Il familiare che vive quotidianamente col malato è il primo a saper valutare la condizione di salute dell'anziano ed è il tramite naturale con il servizio sanitario locale per avviare e sviluppare strategie comuni per gestire il processo della malattia e/o della cronicità. Per realizzare tale collaborazione e necessario che gli operatori professionali ascoltino il familiare e lo coinvolgano nella pianificazione dell'assistenza.



Detto tutto questo se anche tu ti trovi , come me e come tanti altri, nel ruolo di caregiver, ricorda che i momenti di difficoltà sono sempre in agguato, il tuo impegno è spesso difficile e gravoso e non mancheranno certo momenti di “stanchezza”. Ecco, di seguito, un elenco di consigli che ci vengono dalla associazione americana National Family Caregivers Association:
1) Non permettere che la malattia del tuo caro sia costantemente al centro della tua attenzione.
2) Rispettati ed apprezzati. Stai svolgendo un compito molto impegnativo e hai diritto a trovare spazi e momenti di svago.
3) Vigila sulla comparsa di sintomi di depressione.
4) Accetta l’aiuto di altre persone, che possono svolgere specifici compiti in tua vece.
5) Impara il più possibile sulla patologia del tuo caro: conoscere aiuta.
6) Difendi i tuoi diritti come persona e come cittadino.

Grazie Flo!


Dai forza e forma al tuo ruolo, iscrivendoti al corso di formazione per caregiver familiare. 

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Annamaria

martedì 11 agosto 2015

UN GARDALAND PER TUTTI



Il giovane Iacopo Melio , blogger fiorentino,  ha deciso di lanciare questa petizione dopo aver ricevuto una mail di Giorgia, una quindicenne disabile che ha ricevuto per il suo compleanno un biglietto per Gardaland, facendo però un'amara scoperta: nel parco giochi più famoso d’Italia (nonchè uno tra i più grandi d’Europa) le attrazioni accessibili a persone in carrozzina sono davvero poche (soltanto 4 su 33 attrazioni totali!)
Firma anche tu ! Purtroppo in Italia ci vogliono delle firme per fare delle cose giuste! Ecco le parole di Giorgia raccontate da Iacopo:

Qualche giorno fa mi ha scritto Giorgia. Giorgia è una ragazzina bellissima, insistentemente sorridente e fin troppo intelligente, che fra un anno frequenterà il primo anno di Liceo Classico. 
Mi ha scritto per raccontarmi la sua profonda delusione e lo sconforto che ha incontrato a Gardaland, in mezzo a tanti bambini e ragazzi come lei urlanti di gioia. Ecco cosa cosa vi racconta, cosa ci racconta:
«Chiunque sarebbe stato felice se, per il suo compleanno, avesse ricevuto in regalo dei biglietti per Gardaland; infatti ero contentissima, non stavo nella pelle all’idea di andarci.
Dopotutto si trattava di Gardaland, non di un parco qualunque; era il parco divertimenti più noto e con più fama di tutta Italia, e le file interminabili al suo ingresso ne furono la conferma.
È proprio per questo che forse, mi posi aspettative troppo alte; pensai che mi sarei divertita un mondo, come gli altri.
Ma non fu così, perché, proseguendo per il parco, ricevetti spesso secchi “NO!” davanti alla mia domanda “Su questa giostra posso salire anch’io?”.
Ricordo che, prima di entrare, dissi a mio padre: ”Se non mi fanno salire, giuro che mi incavolo!”. Infatti mi arrabbiai, poi però piansi. 
Strano a dirsi per una che non piange nemmeno ai funerali, ma piansi perché mi tornò alla mente quando da bambini non ci lasciavano salire sugli scivoli perché eravamo troppo bassi o troppo piccoli; mi resi conto che, questa volta, non sarebbe bastato tornarci l’anno seguente perché io potessi finalmente accedere alle giostre.
Come mai? - direte voi - perché sono disabile.
Ed io, la mia disabilità l’ho accettata da un pezzo, oramai abbiamo condiviso talmente tanto che siamo diventate amiche; non accetto però che mi venga tolto il diritto di divertirmi solo perché ho un’amica così fedele (di cui forse, voi altri, siete persino gelosi).
È vero che noi disabili abbiamo esigenze diverse, ma i nostri diritti sono gli stessi.
E, dato che le mie gambe non funzionano proprio alla perfezione, vorrei per me e la mia fedele amica un Gardaland, come dire, “a portata di mano”!»

Credo che le parole di Giorgia siano più che esaustive. In foto potete ben vedere che le uniche 4 attrazioni accessibili su ben 33, a persone in carrozzina, sono adatte ad un pubblico estremamente giovane (non certo come Giorgia o dell'età dei suoi genitori).

Pertanto, con questa petizione voglio appellarmi alla sensibilità della Direzione di Gardaland, il parco giochi più famoso di Italia e tra i primi d'Europa, e chiedere di INSTALLARE DEI GIOCHI E DELLE GIOSTRE ACCESSIBILI A CHI È IN CARROZZINA, per permettere anche ai disabili come Giorgia e come me di divertirsi, esattamente come gli altri.

Perché va bene permettere ai disabili il biglietto gratuito (che comunque sarebbe un diritto)... Ma se non ci sono attrazioni da visitare, che valore può avere quel "gratis"??

FIRMATE LA PETIZIONE E CONDIVIDETELA, INVITATE I VOSTRI AMICI A FARE LO STESSO. Solo con la forza del passa-parola si possono ottenere dei risultati. Fatelo per Giorgia, per persone "un po' più grandi" come me, e per chi ogni giorno non è libero di vivere la propria vita e il proprio tempo come vorrebbe.

Dai Giorgia, vedrai che presto a Gardaland ci ritorneremo.
Insieme. E ci divertiremo.
Iacopo Melio via Change.org

Annamaria