mercoledì 26 agosto 2015

UNA RICETTA AL VOLO



Lattuga e mozzarella con salsa piccante






Ingredienti per 4 persone:
1 cespo di lattuga cappuccina, 3 mozzarelle piccole, 3 etti di chicchi di mais dolce in scatola, 1 cipollotto, 2 carote, 2 cucchiai di capperi sotto sale, 3 pomodori da insalata, peperoncino in polvere, 6 cucchiai di senape dolce, 4 foglie di basilico tritate fini, origano, aglio in polvere, 3 cucchiai di aceto di mele, 1 cucchiaio di aceto balsamico, 6 cucchiai di olio extravergine di oliva, pepe da macinare, sale, grissini al sesamo per accompagnare. 

Preparazione:
In un vasetto sciogliere un pizzico di sale con l'aceto di mele, poi aggiungere il resto degli ingredienti per preparare il condimento: l'aceto balsamico, la senape, un pizzico di peperoncino, una presa generosa di origano, una macinata di pepe fresco, il cipollotto tritato fine, un'ombra di aglio e il basilico.
Chiudere il vasetto, agitarlo per qualche secondo e suddividere la salsa ottenuta in quattro ciotoline da pinzimonio che andranno sistemate al centro dei piatti piani individuali.
Attorno alle ciotoline distribuire le foglie di lattuga spezzettate grossolanamente. Versare sopra il mais sgocciolato, i pomodori divisi a dadini e le carote pelate e tagliate sottilmente con il pelapatate.
Aggiungere la mozzarella sgocciolata e tagliata a cubetti e i capperi risciacquati sotto l'acqua corrente.
Infine aggiungere i grissini e servire.
Si può gustare come secondo leggero oppure come antipasto stuzzicante.

Annamaria


lunedì 24 agosto 2015

INCONTRI ONLINE, PRIVACY A RISCHIO



L'articolo di Guido Scorza (docente, avvocato e giornalista) lascia aperto un dibattito che oltre a riguardare  la privacy, tratta la nuova impostazione dei sistemi di comunicazione informatica. Mi sento di appartenere agli umanisti, ma con buona pace degli umanisti , viviamo  in un'era tecnologia dove si impone  una finalità di profitto, specialmente oggi con la produzione ,in serie, di apparecchi e sistemi utili ad arricchire alcune aziende multinazionale. Ovviamente con relativi  vantaggi e  svantaggi del caso. Questo mondo iper-connesso potrebbe essere definito ,da qualche psichiatra ,un gigantesco manicomio. Restano comunque, in questo mondo cibernetico i rischi legati alla progressiva "disumanizzazione ed alienazione degli individui".
Colpisce anche certi poteri in quanto  il problema dello "spionaggio" rientra in questo processo dissociativo mentale .  Il profilo di chi spia richiama quello del paranoico, di chi ama sbirciare dal buco della serratura col piacere inconscio di nascondersi. Ovviamente il paranoico, così come il potere, amano proiettare all'esterno un'immagine irreprensibile, di assoluta moralità e perfezione. Un tranello da cui difendersi.



La storia di Ashley Madison, la mecca globale degli incontri clandestini online, che si autodefinisce, nella sua versione italiana, il sito “più famoso nel campo degli incontri extraconiugali come consigliato da Rai 2, Sky Tg 24, TgCom, La Repubblica, Il Corriere della Sera, La Stampa, GQ, Max, Vogue, Panorama, Cosmopolitan, Men’s Health, presentandosi, come “la migliore piattaforma per incontrare amanti ideali e per avventure extraconiugali”, rischia di essere solo la punta di un enorme iceberg alla deriva che minaccia di frantumarsi rovinosamente contro le coste del vecchio continente – e non solo – riversando nel mare della Rete milioni e milioni di dati personali e fotografie relativi ai gusti, alle preferenze sessuali ed allo stato di altrettanti cittadini europei, creando piccoli e grandi drammi familiari di ogni genere.

La vicenda della violazione del database di Ashley Madison e della successiva rivelazione al grande pubblico di oltre 37 milioni di dati personali – veri o presunti tali – di uomini e donne in cerca di un’avventura extraconiugale ha fatto, infatti – complice anche il periodo estivo mediaticamente particolarmente propizio a questo genere di notizie – il giro del mondo, alla velocità della luce, seminando ansie e paure in milioni e milioni di mariti, mogli, fidanzati, fidanzate ed amanti.

Quello che, tuttavia, è rimasto sin qui nell’ombra è l’autentico allarme lanciato – ironia della sorte proprio nelle stesse ore in cui si verificava uno dei primi psicodrammi coniugali di massa della storia del web – dalla Cnil, l’omologo francese del nostro garante privacy, che nelle scorse settimane ha reso pubblici i risultati di un’indagine durata diversi mesi e condotta su 13 siti di incontri online particolarmente gettonati dal pubblico europeo, accertando una sequenza interminabile di grandi e piccole violazioni della disciplina sulla privacy, capaci di esporre a rischio i dati personali e sensibili di milioni di utenti e cittadini.

Meetic, Attractive World, Adopte un mec, Easyflirt, Rencontre obèse, Destidyll, Forcegay, Mektoube, Jdream, Feujworld, Marmite love, Gauche rencontre, Celibest sono, tanto per avvisare i naviganti, le baie online oggetto delle verifiche del Garante francese.

Allo stato, la Cnil si è limitata a notificare alle otto società che gestiscono i tredici siti di incontri online un “invito” a rimediare alle carenze individuate entro tre mesi, informandole che se non correranno ai ripari, adeguandosi alle regole vigenti a tutela dela privacy dei propri utenti, correranno il rischio di vedersi irrogare sanzioni milionarie.

Lungo ed articolato l’elenco delle violazioni alla disciplina vigente che gli uomini del Garante francese per la privacy hanno già individuato nel corso delle ispezioni presso le otto società: mancata richiesta e, naturalmente, mancato ottenimento, del consenso al trattamento di dati sensibili quali i gusti e le abitudini sessuali, le origini raziali, la fede religiosa o le preferenze politiche, mancata cancellazione dei dati personali e sensibili degli utenti che decidono di abbandonare il sito, inadeguata informazione degli utenti circa i loro diritti in fatto di privacy e, ovviamente, mancato rispetto dell’ormai celeberrima disciplina relativa ai cookie.

Etica e morale a parte, insomma, la frequentazione dei siti di incontri online sembra – a leggere gli otto provvedimenti firmati dal Presidente della Cnil ed indirizzati ad altrettante società – un’attività ad alto rischio che minaccia di mandare in frantumi matrimoni e rapporti di coppia e, a prescindere dall’ipotesi di utenti fedifraghi, di far diventare di dominio pubblico informazioni sensibili e super sensibili che riguardano la sfera più intima di ogni individuo.

Considerati i numeri milionari degli utenti che, ogni giorno, approdano sui siti di incontri online, la denuncia del Garante francese – un autentico urlo di Cassandra rispetto alla vicenda di Ashley Madison con i dati sensibili di quasi quaranta milioni di utenti finiti nelle maglie della Rete e destinati a rimanerci per sempre – rappresenta un allarme da non sottovalutare.

Guai a suggerire fughe di massa dalle piattaforme globali di incontri online e dai siti per single e fedifraghi ma, come insegna il vecchio proverbio, uomo [e, naturalmente, donna] avvisato è mezzo salvato e, quindi, se il desiderio di cercare l’anima gemella – o semplicemente la compagna o il compagno per una storia clandestina – è irrefrenabile, decisamente meglio prestare attenzione alle informazioni che si condividono, centellinarle e, magari, rivelare la propria vera identità – immagine inclusa – ai pochi o alle poche con le quali ci si ritrova a dialogare anziché al mondo intero.

Esibire il proprio smagliante sorriso o le proprie forme scolpite durante un faticoso inverno in palestra sulle bacheche virtuali delle società leader globali degli incontri online potrebbe costarvi caro ed il “gioco” potrebbe, davvero, non valere la candela.

Sin qui, naturalmente, stando a quanto messo nero su bianco dal Garante privacy francese.

È ovvio che se, domani, i colossi dell’intrattenimento per single ed aspiranti amanti clandestini si metteranno in regola, lo scenario potrebbe cambiare e cercare l’anima gemella online potrebbe tornare ad essere un’attività – almeno a condizione di non essere già impegnati o addirittura sposati – a rischio sostenibile, non più e non meno di quanto lo sia ogni altra attività che abbia per presupposto la condivisione di quelle preziose tessere del nostro mosaico identitario rappresentate dai nostri dati personali e sensibili.


di Guido Scorza | 24 agosto 2015- by IFQ

Annamaria

giovedì 20 agosto 2015

OVER 40 IN BELLA MOSTRA SUI SOCIAL









E dopo il nudo integrale di Sharon Stone (57 anni) apparso in questi giorni sulla copertina di Harper's Bazar, bellissima sensuale e in forma , (anche se un pò fotoscioppata ) vediamo donne over 40/50/60 non  altrettanto famose che si immortalano   sui social con voglia di emergere anche solo per un like.




Fanno a gara a chi è la più provocante o sensuale: in costume da bagno, in reggiseno e mutande, modalità "fronte/retro", sdraiate o sedute. Insomma, ognuna nella posizione che più aggrada purché ci sia l'autoscatto da esibire in rete. Siamo nell'era del farsi vedere a ogni costo anche quando l’età non è più verde e la carta d’identità non mente. Gli anni ci sono eccome, assieme alle rughe che però è facile eliminare, con qualche App di foto ritocco.


Ci sono le incallite simil modelle over 40 con fisici statuari, sfacciate e determinate, che senza paura delle critiche salgono sulla passerella virtuale a sfoderare il loro (presunto) fascino.

È una guerra quotidiana. Le armi sono le pose da vip e gli sguardi languidi, mentre la vittoria è segnata dai like. Il fenomeno impazza su internet. Si tratta di puro esibizionismo o semplice voglia di apparire in cerca dei pochi secondi di notorietà che i social regalano?

Il perché ce lo dice l’esperto. Emilano Ilardi, ricercatore in Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l'Università degli Studi di Cagliari. «Credo che se si considerano i social media non come qualcosa di rivoluzionario ma come l’ennesimo strumento prodotto dalla società dei consumi di massa, certi comportamenti non dovrebbero sorprenderci più di tanto. Se Facebook, infatti, ha poco più di dieci anni, i primi fenomeni di consumismo risalgono invece alla metà del XIX sec, almeno a sentire romanzieri come Balzac, Zola o Flaubert”.


E quali sono, da sempre, i tratti fondamentali dell’ethos consumistico? «La possibilità per chiunque, indipendentemente dalla propria origine o estrazione sociale, di aspirare a una o più vite alternative; di assumere, attraverso gli oggetti di consumo, molteplici identità; di estroflettere i propri più intimi desideri su uno spazio pubblico, alla vista di tutti. Se uno si rilegge, alla luce delle derive comunicative attuali, un romanzo come “Al paradiso delle signore” (1883) di Émile Zola, ci si rende conto che il primo centro commerciale di Parigi, che fa da contesto alla vicenda, già appariva allora come una sorta di desktop touch screen messo a disposizione delle masse. Zola descriveva questa moltitudine di clienti donne, spesso proletarie o non più giovani mentre giocavano con vestiti e stoffe che non potevano comprare, ci si travestivano e, almeno per un momento, si sentivano ricche nobil donne à la page».


E oggi? «Oggi diremmo che quelle donne creavano degli avatar, dei profili non di chi erano in realtà, ma di chi volevano essere, o di come volevano vedersi. La differenza è che, mentre nelle società di massa, l’esibizione del proprio corpo, dei propri desideri, aspirazioni, identità alternative avveniva in uno spazio pubblico, soggetto a limiti e a regole ben precise, oggi ciascuno è signore e sovrano del proprio “spazio pubblico” su Facebook. Questo fatto non può che rendere precario qualsiasi senso del limite, anche quello del ridicolo e della decenza. Da questo punto di vista Facebook va considerato come un’estremizzazione dell’ethos consumistico sviluppatosi nell’ultimo secolo, (anche se, ovviamente, è anche altro). D’altronde l’idea stessa di aprire un account su Facebook e progettare la propria rete di amici, scegliendoli accuratamente e collocandoli in “scaffali” diversi, a seconda della tipologia, non può non ricordare il consumatore che porta il carrello al supermercato, anzi che organizza il proprio supermercato personale. La differenza è che oggi le merci consumate sono le stesse biografie delle persone, i loro corpi virtuali, le loro esperienze di vita, opinioni o desideri. Quindi, alla domanda iniziale “Come mai le donne over 40, comprese le mamme, si postano sui social anche in costume mettendosi in bella mostra?” io risponderei semplicemente: “Perchè oggi, grazie a Facebook, finalmente possono farlo, e in totale autonomia”.


La sfida bollente continua sulla passerella on line, chi lo fa per smorzare il tram tram di tutti i giorni o chi per accettare l’età che avanza non rinunciando alle gratificazioni di un commento che risolleva sempre l’umore. Soprattutto alle donne».

Per l'occasione e solo in questa occasione ,considerando che domani 21 agosto sarà il mio 61esimo compleanno mi sono prestata per una foto che mi riprende in costume...senza paragoni ovviamente.
Fonte "Ladonnasarda"

Annamaria





MIA NONNA LA ESCORT !




Dopo aver letto l'articolo di seguito , riferito al documentario inglese andato in onda sul canale satellitare  "Cielo" , il 22 luglio scorso, che raccontava le bizzarre vicende di tre prostitute inglesi (dai 57 agli 85 anni) tra clienti, tariffe e difficili rapporti familiari , non mi sono affatto stupita. Si parla di donne adulte che non fanno del male a nessuno. Leggo , inoltre, che ci sono clienti ventenni disposti a pagare 300 euro all'ora per una prestazione con una signora di 85 anni e...saranno fatti loro. Dopotutto dico che son brave queste donne riuscendo a fare cio' che vogliono senza sentirsi prigioniere delle convenzioni che vogliono la donna , di una certa età, rilegata a reperto residuato . Quando invece ,a differenza degli uomini costretti a pagare , loro si fanno pagare



Un pensierino per le future generazioni : potrebbe essere una possibilità se pensiamo che nemmeno , forse , vedranno la pensione ; potrebbe diventare  una fonte di guadagno.  Dodicimila euro al mese per sentirsi di nuovo vive, con ragazzi più giovani, credo sia un ottimo modo per vivere gli ultimi anni della propria vita.)...libero pensiero, eh.
Per i parenti della signora è un lavoro ignobile ma quando schiatterà saranno mazzate per l' eredità...   
Brava nonnina! ...contenta lei.
Comunque io non potrei mai fare la escort della quarta età, perchè mia nonna era una Kadett!



Potrebbe sembrare una cosetta da nulla, tra il pecoreccio e il pruriginoso, e invece si tratta di un documentario serissimo che racconta le vicende di tre signore un po’ in là con gli anni che fanno il lavoro più vecchio del mondo, quello della prostituta.
Tre allegre signore inglesi hanno raccontato la loro vita da prostituta e porno star, mettendo insieme aneddoti “professionali” e riflessioni più profonde sulle loro famiglie e su come convivono con un mestiere non certo convenzionale, soprattutto per donne della loro età. 



Le tre protagoniste di “Mia nonna la escort” sono Beverly (64 anni), Sophie (57) e soprattutto Sheila, arzilla ottantacinquenne che, citiamo testualmente, “senza sesso non saprebbe cosa fare nella vita”.


Sheila


Miss Sheila Vogel-Coupe ha una cospicua tariffa di 250 sterline l’ora (circa 300 euro) e riesce a incontrare anche dieci clienti a settimana. L’età media degli affezionati amici di Sheila è bassissima, visto che si aggiro attorno ai 20 anni. Ma lei non lo fa per denaro, nossignore: “Lo faccio perché adoro il sesso. Anche solo pensarci mi fa sentire meglio”.
La famiglia non l’ha presa benissimo, visto che quasi tutti i suoi parenti hanno preferito allontanarla, anche la nipotina Katie Waissel, famosa in Gran Bretagna perché finalista di X Factor.

I familiari, quando il suo scomodo lavoro è stato reso pubblico dal documentario di Charlie Russell, hanno chiesto alla nonnina di lasciare il suo fiorente business. Ma lei non ci pensa nemmeno: “Non sono ancora pronta a fermarmi”. Contenta lei.
By-IFQ-

Annamaria




venerdì 14 agosto 2015

BUON FERRAGOSTO 2015!



Cari amici addo' state state...auguro a tutti un buon ferragosto ! Occhio alla BURRASCA che i meteorologi prevedono da giorni da nord a sud...addio caldo africano? Speriamo di si!
Io vi porto ,con questo filmato ,alle hawaii, con una danza tipica del posto...(di piu' non posso)




e qualche sorriso...








 
Annamaria

mercoledì 12 agosto 2015

CAREGIVER FAMILIARE



Sono una caregiver (primary), da 11 anni. Prima di mio padre affetto dal morbo di alzhaimer e ora di mia madre con problemi di deambulazione e... manco lo sapevo! Comunque io mi ritengo semplicemente una figlia che si è presa cura del padre prima e della madre dopo, perchè li amo ed è il minimo che io possa fare per ricambiare il loro amore e cio' che in passato hanno fatto per i figli. Ovviamente con un aiuto esterno, altrimenti non avrei retto a tanto lavoro e responsabilità.


Il termine è   anglosassone  ed è entrato ormai stabilmente nell’uso comune e indica appunto “colui che si prende cura” e si riferisce naturalmente a tutti i familiari che assistono un loro congiunto ammalato e/o disabile.

Io e mia madre,  Giovanna e la sorella


Responsabilità di cura nel contesto familiare

Fonte - Dimensione Speranza
Il prendersi cura delle persone deboli della famiglia in casa propria era un atteggiamento frequente fino a pochi decenni fa. Prima dell'affermazione del welfare state il ricorso all'ospedale era limitato a situazioni gravi e l'affidare gli anziani ad una casa di riposo suscitava disapprovazione sociale. L'ingresso della donna nel mondo del lavoro ha reso problematica l'assistenza all'anziano in casa, tuttavia permane il desiderio di prendersene cura sia per ragioni di affetto sia perché affidarlo alla casa di riposo significa accelerarne la decadenza. Sono essenzialmente le donne - mogli, figlie o nuore - ad assumersi il pesante ruolo di caregiver, ed oggi, per la difficoltà di conciliare lavoro, famiglia propria e nuova condizione del parente non autosuffìciente, spesso il problema diventa cogente.

La funzione di sostegno diventa essenziale per l'anziano non autosufficiente: i parenti, e segnatamente le donne, sono chiamati ad intervenire per le attività quotidiane e la gestione comporta un carico assistenziale che destruttura gli equilibri familiari preesistenti. A volte incomprensioni, risentimenti o conflitti sopiti riemergono perché alcuni componenti della famiglia non solo non collaborano, ma non riconoscono il peso dell'impegno e si tengono lontani: questa situazione viene vissuta con disagio, spesso con rancore, da quanti sono coinvolti nell'assistenza. Non sono tanto la perdita di memoria, il deficit cognitivo, l'incontinenza e la scarsa igiene personale del paziente a determinare il maggior onere di assistenza, quanto piuttosto, nei casi di demenza senile, o altre patologie, i problemi comportamentali.

Quando una persona (partner o figlio) decide di prendersi cura del familiare non autosuffìciente si assume obblighi di diversa natura: materiali, compreso l'aspetto finanziario; psicologici, visto che ci si prende cura di una persona a cui si è vincolati da un legame affettivo; oggettivi, legati all'aggravarsi della malattia del familiare; soggettivi, che riguardano le energie che vengono spese nel lavoro di assistenza e che possono portare all'esaurimento del caregiver stesso, se non viene supportato da interventi esterni di sollievo e sostegno. Il caregiver si trova ad orientare i propri gesti e decisioni quotidiane alla ricerca delle migliori soluzioni possibili rispetto ai problemi che sorgono via via, a cominciare dall'ambiente di casa che viene modificato per renderlo il più possibile adeguato alla situazione.

Secondo Taccani la famiglia può sperimentare, nel tempo, processi di adattamento alla malattia del congiunto attraverso varie fasi: la negazione, in cui i familiari tendono a scusare gli atteggiamenti del congiunto attribuendo i cambiamenti al normale processo di invecchiamento, allo stress, ecc.; il coinvolgimento eccessivo, in cui i familiari cercano di compensare i deficit dell'anziano man mano che il declino si manifesta più chiaramente con comportamenti specifici; la collera, in cui i familiari sperimentano sentimenti di collera per l'onere fisico, le difficoltà e le frustrazioni derivanti dal comportamento dell'anziano; i sensi di colpa, che si accentuano nel momento in cui si decide di affidare l'anziano ad una casa di riposo o alle cure di una persona esterna alla famiglia. Spesso i sensi di colpa sono la conseguenza dell'insofferenza del familiare verso alcuni atteggiamenti del malato; Accettazione, che si attua lentamente nel tempo e avviene dopo un periodo prolungato di angoscia, poiché i familiari sentono di avere perso la persona che conoscevano. In genere, il livello di coinvolgimento ed il ruolo che la famiglia gioca nella cura del paziente geriatrico, dipendono, oltre che dal tipo di malattia, anche dalla qualità delle relazioni e dalla struttura della famiglia stessa e sono da tener presenti nell'avvio del piano assistenziale che dovrebbe porsi come obiettivo la realizzazione di un'unità di cura.

Il caregiver dell 'anziano non autosuffìciente.
Il termine caregiver indica "colui che presta le cure e che si prende cura". Il caregiver è un responsabile attivo e il suo compito è quello, all'interno del nucleo familiare di appartenenza, di farsi carico del benessere della persona che necessita di cure "in una condizione di momentanea o permanente difficoltà" . Si definisce caregiver di un anziano non autosufficiente, o di un portatore di handicap, anche chi gli fa compagnia o offre una presenza affettiva e non solo chi si occupa materialmente dell'assistenza o la persona di riferimento su cui ricadono preoccupazioni e difficoltà. Se il caregiver è un familiare si parla di caregiver naturale o primary caregiver.

Nella nostra società il sistema famiglia svolge un ruolo di particolare importanza nel mantenimento della salute, nella prevenzione delle malattie, nella cura, riabilitazione e assistenza dei suoi membri ammalati, ma il caregiver può essere anche una persona esterna al contesto familiare, assunta con un contratto di lavoro e, in questo caso, si tratta di un caregiver professionale .

Chi si assume il ruolo di caregiver, sia questi un parente o un'assistente familiare, si trova a dover seguire una persona per un periodo presumibilmente lungo, ha quindi necessità di apprendere preventivamente tecniche psicologiche e infermieristiche capaci di migliorare sia la relazione sia il lavoro e che permettano di affrontare positivamente le situazioni problematiche in cui si troverà coinvolta. In assenza di una preparazione adeguata si osservano frequentemente, fra i caregiver, sintomi di depressione e scoraggiamento, fino all'insorgere di patologie psichiatriche. Particolarmente a rischio è il coniuge. Chi cura il coniuge demente ha il più alto indice di stress rispetto a qualsiasi altra relazione assistenziale, più elevato negli ultra sessantacinquenni rispetto ai più giovani e, col trascorrere del tempo, spesso diventa impossibile proseguire l'assistenza a domicilio per il sopravvenire, accanto alle fasi di malattia acuta del paziente, anche di fasi di malattia del familiare caregiver.

Si possono individuare altri fattori critici che caratterizzano la figura del caregiver e il suo ruolo di garante dell'assistenza: fatica fìsica e mentale; sensazione di inadeguatezza delle proprie capacità ed esperienze; peggioramento della propria qualità di vita, ristrutturazione dei propri tempi sia quotidiani sia a più lunga scadenza con conseguenze a livello affettivo, relazionale, economico e sociale 

Da indagini su famiglie con un membro anziano non autosufficiente emergono alcune caratteristiche importanti: l'onere assistenziale cade su donne non più giovani, talora con problemi di salute, spesso la famiglia non è preparata psicologicamente ad affrontare la sofferenza del congiunto e generalmente esiste un'insufficiente conoscenza delle malattie senili e delle modalità assistenziali . La frequenza di depressione nel familiare che assiste un malato di demenza è di circa tre volte superiore rispetto a quella dei soggetti non coinvolti. Lo stress elevato a cui è sottoposto potrebbe portare ad esaurimento psicofisico: le donne si ammalano più facilmente di depressione, ma gli uomini restano ammalati per più tempo e i disturbi depressivi possono durare anche per molti mesi dopo la morte dell'assistito. Il personale medico specialistico in primis dovrebbe fornire ai familiari strumenti conoscitivi utili a fronteggiare la situazione. La pratica del counseling aiuta a ridurre la depressione e rende capaci di controllare i messaggi non verbali che si inviano al malato.

Taylor afferma che in ogni interazione con l'ammalato noi comunichiamo uno di questi tre massaggi: "Muori subito. Il mondo sarebbe un luogo migliore senza di te"; "Tu non significhi niente per me. Sei solo un lavoro che deve essere fatto"; "Sei una persona che ha valore e io mi prendo cura di te" 

I primi due messaggi non sono veicolati solo da personale medico o infermieristico che, per professione, si occupa di chi è malato, ma possono esserlo anche da parenti o dagli stessi figli, specie quando il rapporto coi genitori non è stato positivo fin dall'infanzia, oppure quando la stanchezza supera il livello di sopportabilità. Perché venga inviato il terzo messaggio è essenziale che il caregiver abbia cura di sé, sia consapevole dei propri limiti e non si senta onnipotente, anche se le donne, in genere, hanno molte più risorse di quante possano supporre.

Essere caregiver è una modalità di dedizione largamente femminile: "la quasi totalità dei caregiver sono donne: sono mani di donna quelle che puliscono e curano, voci di donna quelle che rassicurano e tranquillizzano, occhi di donna quelli che osservano e controllano" 

Il carico assistenziale resta, dunque, sulle spalle della donna. Le donne, più impegnate dei mariti nelle cure parentali durante lungo tutto l'arco della vita della famiglia, una volta "libere" da quanto richiede la presenza di bimbi piccoli, si trovano quasi schiacciate tra figli adolescenti, con le esigenze tipiche di un'età difficile, e genitori che invecchiano, con gli inevitabili problemi legati all'età, per cui sono oggetto di richieste provenienti da due famiglie, quella d'origine a cui sono profondamente legate e alla quale si rendono conto di dover dare ancora molto in attenzione, dialogo e presenza, e la propria cui non vogliono togliere nulla, ma le aspettative delle due famiglie sono difficilmente conciliabili, per questo, spesso, decidono di farsi aiutare da persone retribuite.
Il familiare che vive quotidianamente col malato è il primo a saper valutare la condizione di salute dell'anziano ed è il tramite naturale con il servizio sanitario locale per avviare e sviluppare strategie comuni per gestire il processo della malattia e/o della cronicità. Per realizzare tale collaborazione e necessario che gli operatori professionali ascoltino il familiare e lo coinvolgano nella pianificazione dell'assistenza.



Detto tutto questo se anche tu ti trovi , come me e come tanti altri, nel ruolo di caregiver, ricorda che i momenti di difficoltà sono sempre in agguato, il tuo impegno è spesso difficile e gravoso e non mancheranno certo momenti di “stanchezza”. Ecco, di seguito, un elenco di consigli che ci vengono dalla associazione americana National Family Caregivers Association:
1) Non permettere che la malattia del tuo caro sia costantemente al centro della tua attenzione.
2) Rispettati ed apprezzati. Stai svolgendo un compito molto impegnativo e hai diritto a trovare spazi e momenti di svago.
3) Vigila sulla comparsa di sintomi di depressione.
4) Accetta l’aiuto di altre persone, che possono svolgere specifici compiti in tua vece.
5) Impara il più possibile sulla patologia del tuo caro: conoscere aiuta.
6) Difendi i tuoi diritti come persona e come cittadino.

Grazie Flo!


Dai forza e forma al tuo ruolo, iscrivendoti al corso di formazione per caregiver familiare. 

 Accedi alla pagina informazioni

Annamaria

martedì 11 agosto 2015

UN GARDALAND PER TUTTI



Il giovane Iacopo Melio , blogger fiorentino,  ha deciso di lanciare questa petizione dopo aver ricevuto una mail di Giorgia, una quindicenne disabile che ha ricevuto per il suo compleanno un biglietto per Gardaland, facendo però un'amara scoperta: nel parco giochi più famoso d’Italia (nonchè uno tra i più grandi d’Europa) le attrazioni accessibili a persone in carrozzina sono davvero poche (soltanto 4 su 33 attrazioni totali!)
Firma anche tu ! Purtroppo in Italia ci vogliono delle firme per fare delle cose giuste! Ecco le parole di Giorgia raccontate da Iacopo:

Qualche giorno fa mi ha scritto Giorgia. Giorgia è una ragazzina bellissima, insistentemente sorridente e fin troppo intelligente, che fra un anno frequenterà il primo anno di Liceo Classico. 
Mi ha scritto per raccontarmi la sua profonda delusione e lo sconforto che ha incontrato a Gardaland, in mezzo a tanti bambini e ragazzi come lei urlanti di gioia. Ecco cosa cosa vi racconta, cosa ci racconta:
«Chiunque sarebbe stato felice se, per il suo compleanno, avesse ricevuto in regalo dei biglietti per Gardaland; infatti ero contentissima, non stavo nella pelle all’idea di andarci.
Dopotutto si trattava di Gardaland, non di un parco qualunque; era il parco divertimenti più noto e con più fama di tutta Italia, e le file interminabili al suo ingresso ne furono la conferma.
È proprio per questo che forse, mi posi aspettative troppo alte; pensai che mi sarei divertita un mondo, come gli altri.
Ma non fu così, perché, proseguendo per il parco, ricevetti spesso secchi “NO!” davanti alla mia domanda “Su questa giostra posso salire anch’io?”.
Ricordo che, prima di entrare, dissi a mio padre: ”Se non mi fanno salire, giuro che mi incavolo!”. Infatti mi arrabbiai, poi però piansi. 
Strano a dirsi per una che non piange nemmeno ai funerali, ma piansi perché mi tornò alla mente quando da bambini non ci lasciavano salire sugli scivoli perché eravamo troppo bassi o troppo piccoli; mi resi conto che, questa volta, non sarebbe bastato tornarci l’anno seguente perché io potessi finalmente accedere alle giostre.
Come mai? - direte voi - perché sono disabile.
Ed io, la mia disabilità l’ho accettata da un pezzo, oramai abbiamo condiviso talmente tanto che siamo diventate amiche; non accetto però che mi venga tolto il diritto di divertirmi solo perché ho un’amica così fedele (di cui forse, voi altri, siete persino gelosi).
È vero che noi disabili abbiamo esigenze diverse, ma i nostri diritti sono gli stessi.
E, dato che le mie gambe non funzionano proprio alla perfezione, vorrei per me e la mia fedele amica un Gardaland, come dire, “a portata di mano”!»

Credo che le parole di Giorgia siano più che esaustive. In foto potete ben vedere che le uniche 4 attrazioni accessibili su ben 33, a persone in carrozzina, sono adatte ad un pubblico estremamente giovane (non certo come Giorgia o dell'età dei suoi genitori).

Pertanto, con questa petizione voglio appellarmi alla sensibilità della Direzione di Gardaland, il parco giochi più famoso di Italia e tra i primi d'Europa, e chiedere di INSTALLARE DEI GIOCHI E DELLE GIOSTRE ACCESSIBILI A CHI È IN CARROZZINA, per permettere anche ai disabili come Giorgia e come me di divertirsi, esattamente come gli altri.

Perché va bene permettere ai disabili il biglietto gratuito (che comunque sarebbe un diritto)... Ma se non ci sono attrazioni da visitare, che valore può avere quel "gratis"??

FIRMATE LA PETIZIONE E CONDIVIDETELA, INVITATE I VOSTRI AMICI A FARE LO STESSO. Solo con la forza del passa-parola si possono ottenere dei risultati. Fatelo per Giorgia, per persone "un po' più grandi" come me, e per chi ogni giorno non è libero di vivere la propria vita e il proprio tempo come vorrebbe.

Dai Giorgia, vedrai che presto a Gardaland ci ritorneremo.
Insieme. E ci divertiremo.
Iacopo Melio via Change.org

Annamaria

domenica 9 agosto 2015

L'ENNESIMA PUBBLICITA' SESSISTA






C'è una nuova petizione , questa volta indirizzata al Comune di Pesaro ,per la pubblicità di un'azienda " Uccellini security," con l'immagine di una donna che si para le parti intime . Il messaggio "entra solo chi voglio io", è lesiva della dignità della donna.



Inoltre è inopportuna, visto che non è indirizzata solo a un target, ma aperta e disponibile a tutti, compresi i bambini. C'è un taxi che la porta in giro per la città di Pesaro, mentre cartelloni campeggiano nelle aree più affollate.







Suggerisco a questa squallida azienda che se proprio vuole proporre  la pubblicità con riferimento al sesso potrebbe , per par condicio, mettere un bel maschione ! Considerando il nome (Uccellini) la scritta "IO PENETRO SOLO CHI VOGLIO IO". (controllo accessi). Tanti bla bla bla a favore della donna... e poi? 




Annamaria



venerdì 31 luglio 2015

ELDYANI, MEGLIO TARDI CHE MAI!


La mia querelle con  Enrico Neri si è conclusa! 
Anche il mio amico Enzo ha concluso , con un commento che riporto, riguardo alla nostra (e di altri utenti) deludente esperienza in questa Onlus ,piena di misteri...
 In maniera definitiva cancelliamo questa brutta parentesi virtuale. Attenzione ai vari nick falsi, come ad esempio Andrea5.ve ! Dietro questo nick si nasconde una persona "labile". 
La presidente , per tutelare se stessa e  la sua utenza dovrebbe indagare. E penso che per lei (grazie a E. Neri...) problemi non ce ne siano. 

Enzo-Ducky
I RESTI DI UN ANTICO SPLENDORE
Di Eldy sana non è rimasto nulla; troppi sentimenti cotrastanti. E’ mancato l’equibrio direzionale con una incompetenza abissale; gli aficionados furono divisi due ali: pro Direzione e contro. Non c’era più giustizia in chi doveva essere giusto ed equilibrato soprattutto nell’uso nevrotico della bannazione. Nonostante i reiterati consigli di tentate “rinascite” indirizzate alla Direzione, non ebbi nessun riscontro ma silenzio assoluto. Come in Libia in guerra: la gente scappa. L’esodo da Eldy era inevitabile e così e’ stato.
Ho avuto modo di “sentire” e ancora “sento” altri ex frequentatori di Eldy, tutti esprimono la sressa riflessione: non più rabbia ma delusione.
Perdura da diversi anni la mia “assenza” da Eldy, E credetemi l’avevo quasi dimenticata. Per caso, e non ci vado quasi mai sono entrato nel primo blog di Annamaria Merluzzi e ho letto i diversi avvisi su Eldy e sentire gli umori dei presenti. Ebbene, ho avvertito delusione e scoramento. Ora per concludere, ringrazio chi ha avuto la pazienza di avermi letto.
Mi sento di darvi alcune importanti considerazioni in merito ai mali dell’ENTE Eldy.
LA RINASCITA DI ELDY E’ POSSIBILE:
a condizione che:
– ogni attuale simpatizzante, frequentatore, chattatore, responsabile eventuale veda le cose con spirito nuovo abbandonando ogni sentimento NEGATIVO nei confronti di tutti, una specie di catarsi (o give my five psicologico); senza questo cambiamento interiore in equilibrio e giustizia, Eldy continuerà ad affondare;
– sappiate, che io svolgo una intensa collaborazione con il Blog di Annamaria Merluzzi e ne sono ben lieto e gratificato. I miei scritti compaiono anche su altri Blog. Dare a chi sbaglia una seconda chance è cosa buona e anche giusta. Ed io l’input ve l’ho fornito.
Un cordiale saluto A TUTTI.
  


articolo del 31/7/2015





http://eldi.it/2015/07/30/eldy-scritto-da-franco-muzzioli-e-franci/










Commenti estrapolati dall'articolo sopra riportato nel link
edis.maria scrive:
luglio 30, 2015 alle 6:33 pm
Ricordo la mia iscrizone ad Eldy, non ricordo se 7 o 8 anni fa! Mi conquistò subito il dialogare semplice, ma amichevole che nelle ” stanze” fluiva su diversi argomenti! Non partecipai mai ai raduni, ma se ne parlava in chat e , coloro che c’erano andati, raccontavano, avevano fotografato, cosicchè anche gli assenti erano ” presenti”! Che belle conversazioni si intrecciavano in ogni momento della giornata e soprattutto alla sera! Che nostalgia provo per quei discorsi educati, anche s e , a volte, i pareri contrastavano , ma mai sovrastavano! Anche io vorrei sapere ora CHI E’ ELDY, CHE COS’E? ELDY, il suo scopo è ancora INSEGNARE AGLI ANZIANI L’USO DEL COMPUTER? Anche io mi pongo la curiosità di saperne di più!!!! Chi lo sa, magari qualcuno della Direzione ( ci sarà una Direzione?), potrà sanare questa mia curiosità?

Giulio Salvatori scrive:
luglio 31, 2015 alle 5:36 pm

Condivido quanto avete scritto. Avevo giò detto il -mio punto di vista- in riferimento a Eldy. Sembra un dialogo fra pochi come se al vertice non interessasse nulla di quello che scriviamo . Come si dice in Toscana, ce la suoniamo e ce la cantiamo. Eppure, spesso ho letto cose molto interessanti che dovrebbero inorgoglire la direzione. Nel mio povero scritto -Il treno di Eldy- facevo notare che c’è l’Italia in casa, con la sua cultura variegata che va dai piccoli borghi alla città. Potrebbe essere una Tribuna (scritto maiuscolo ) didattica da far conoscere al mondo della scuola. Un enciclopedio mobile e illusttata scritta con i calli nelle mani e con la sapienza . Non si tratta di nonni rimbambiti con lo sguardo rivolto ai cipressi, ma persone che hanno tanto da dire e raccontare. Dovrebbe essere il fiore all’occhiello di Eldy e far conoscere il -LORO PRODOTTO- anche alle antenne delle Tv. Macchè ! Cosa significa questo silenzio? Se i nostri scritti non sono interessanti, si chiude baracca e vi orienterete verso altre spiagge. Ma, qual’è quell’associazione che può vantare una tribuna così grande ? Cosa vi costa sentire la vostra voce ? Si, vanno bene i raduni, le feste, etc, servono per conoscerci, ma dopo, si ritorna nel silenzio più assoluto. o nel dialogo di “quattro amici al bar ” . Ecco che, anche chi, aveva la voglia di scrivere, di presentare magari il suo Borgo, la sua storia, etc. rimette la penna al suo posto. Se è questo che volete, basta che lo dite e, si ricoderà come un film sbiadito, dove i peronaggi non si riconoscono più.Il solito Maledetto Toscano.





Annamaria


lunedì 27 luglio 2015

COACH DELLE ABITUDINI





Accettare la realtà è un processo fondamentale per essere risoluto nel prendere una decisione e arrivare in fondo al nostro obiettivo. 
Fino a quando continuiamo a lamentarci che "c'è crisi", "non c'è lavoro", "la relazione non va bene", continuiamo ad aspettare che qualcuno cambi la realtà per noi, rendendola perfetta perché noi possiamo partire. 
Accettare significa dire: "constato che c'è crisi. Cosa posso fare, in questa realtà, per avere successo lo stesso come imprenditore?"
Accettare la realtà libera la mente da vagheggiamenti vittimistici su quanto siamo sfortunati. Ogni realtà ha i suoi lati positivi e negativi. Non serve continuare ad iper-analizzarla per giustificare il nostro non agire. Serve agire nonostante tutto.
La mente in questo caso sarà vuota e potrà concentrarsi sulle decisioni più efficaci per andare avanti.

1) Quale realtà devi accettare?
2) Una volta accettata la realtà, qual è la decisione migliore da prendere?
3) In questa realtà, quali sono le tre azioni fondamentali che devi intraprendere?



Annamaria




martedì 21 luglio 2015

"NO" ALLA TREDICESIMA SULLE TARIFFE DEI CELLULARI






Aumenti 'furbi' in arrivo da agosto 2015

Lettera a 
Wind Telecomunicazioni S.p.a.
Vodafone Italia
Tim

Chiedo di ripristinare le regole precedenti sulla durata del canone: deve scadere alla fine del mese, non dopo 28 giorni. "No" alla tredicesima sulle tariffe dei cellulari!

Vodafone, Tim e Wind hanno deciso di cambiare alcune regole relative alle offerte ricaricabili. I tre operatori di telefonia mobile hanno 'inventato' la tredicesima. Fino ad oggi, gli utenti che avevano sottoscritto dei pacchetti dovevano ricaricare ogni mese una certa cifra, mentre d'ora in poi la scadenza del canone è fissata a 28 giorni.

In questa maniera i clienti si trovano a pagare ogni anno 13 volte e non più 12 mensilità. Una bella batosta per gli italiani, che si vedono così aumentati dell'8% i costi. La sola compagnia telefonica che non ha modificato il metodo di conteggio è 3 Italia, che però sappiamo bene utilizzare un calcolo delle soglie settimanale già da anni.

Le offerte ricaricabili di Vodafone, Tim e Wind portano in questo modo a dover pagare un'ulteriore mensilità l'anno. E i pacchetti sono stati riformulati anche per i vecchi clienti. Tutto ciò, come sempre, si ripercuote sulle tasche dei consumatori.

Chiedo ai tre operatori telefonici di fare un passo indietro e di ripristinare le regole precedenti: il canone deve scadere alla fine del mese, non dopo 28 giorni. "No" alla tredicesima sulle tariffe dei cellulari!

Promotrice Grazia Molino




L'ennesimo furto legalizzato! Diciamo basta con questi aumenti che non hanno ragione di esistere! Questa è una petizione di tutti. Voglio anche ricordare che "Altroconsumo"  ha reso noto che, come per tutti gli altri casi di "rimodulazioni" (cioè di cambiamenti sulle tariffe già attivate dagli utenti) la legge offre al consumatore il diritto alla disdetta gratuita.
Io ho firmato, firma anche tu! 







Annamaria