Aumenti 'furbi' in arrivo da agosto 2015 Lettera a Wind Telecomunicazioni S.p.a. Vodafone Italia Tim
Chiedo di ripristinare le regole precedenti sulla durata del canone: deve scadere alla fine del mese, non dopo 28 giorni. "No" alla tredicesima sulle tariffe dei cellulari! Vodafone, Tim e Wind hanno deciso di cambiare alcune regole relative alle offerte ricaricabili. I tre operatori di telefonia mobile hanno 'inventato' la tredicesima. Fino ad oggi, gli utenti che avevano sottoscritto dei pacchetti dovevano ricaricare ogni mese una certa cifra, mentre d'ora in poi la scadenza del canone è fissata a 28 giorni. In questa maniera i clienti si trovano a pagare ogni anno 13 volte e non più 12 mensilità. Una bella batosta per gli italiani, che si vedono così aumentati dell'8% i costi. La sola compagnia telefonica che non ha modificato il metodo di conteggio è 3 Italia, che però sappiamo bene utilizzare un calcolo delle soglie settimanale già da anni. Le offerte ricaricabili di Vodafone, Tim e Wind portano in questo modo a dover pagare un'ulteriore mensilità l'anno. E i pacchetti sono stati riformulati anche per i vecchi clienti. Tutto ciò, come sempre, si ripercuote sulle tasche dei consumatori. Chiedo ai tre operatori telefonici di fare un passo indietro e di ripristinare le regole precedenti: il canone deve scadere alla fine del mese, non dopo 28 giorni. "No" alla tredicesima sulle tariffe dei cellulari! Promotrice Grazia Molino
L'ennesimo furto legalizzato! Diciamo basta con questi aumenti che non hanno ragione di esistere! Questa è una petizione di tutti. Voglio anche ricordare che "Altroconsumo" ha reso noto che, come per tutti gli altri casi di "rimodulazioni" (cioè di cambiamenti sulle tariffe già attivate dagli utenti) la legge offre al consumatore il diritto alla disdetta gratuita. Io ho firmato, firma anche tu!
...Il progetto, infatti, propone essere punto di contatto tra giovani e i meno giovani utilizzando lo strumento del web. La sezione "anziani per i giovani" è particolarmente interessante . Gli over hanno la possibilità di offrire qualche ora del loro tempo per insegnare qualcosa, un mestiere ad un giovane: che può essere lavorare a maglia, preparare una buona torta o svolgere lavoretti di falegnameria, passando dalla "socialità virtuale a quella diretta. Ma ecco nel dettaglio la presentazione di questo social ideato da Angela Musolesi, una sorella francescana.
ANGELA MUSOLESI
La piattaforma nasce con finalità sociali: rendere utili i “Diversamente giovani” alla società, migliorare la loro qualità della vita, contribuire al contenimento del decadimento delle capacità cognitive, ma è anche un chiaro esempio di economia collaborativa. Mettere insieme le competenze della gente, condividere, scambiare tempo e socializzazione, non solo tra i nativi digitali e gli anziani, ma anche tra la gente comune (a me piace tremendamente la pizza, se qualcuno mi insegna a farla bene, non mi dispiace) è un caso di Collaborative Economy, di cui fanno parte le piattaforme digitali che mettono direttamente in contatto le persone tra di loro. Unire le culture consente di crescere insieme, la collaborazione di esperienze permette di non lasciare andare perso quel patrimonio culturale che spesso adesso non si trova più. Per dire: io ho in fb un amico falegname. A me non interessa fare il falegname, ma c’è a chi può interessare. E tutti noi possiamo da un falegname apprendere nozioni utili per la casa. PER QUESTO E’ MOLTO IMPORTANTE LA SEZIONE “gli anziani per i giovani” E LA POSSIBILITA’ CHE OGNI PERSONA HA DI CREARE UN GRUPPO DI INTERESSE AUTONOMO, IN CUI CONDIVIDERE UN INTERESSE SOCIALE CON GLI ALTRI. MA NOI CI PROPONIAMO ANCHE DI TRASFORMARE IN REALTÀ, IN INCONTRI REALI, IL RAPPORTO ON LINE, QUINDI DAL WEB ARRIVARE ALLA SOLIDARIETÀ VERA. Dalla socialità on line alla socialità vera, che, capovolgendo il concetto che normalmente avviene (i giovani devono averla per gli anziani) i diversamente giovani potranno avere per i giovani.
La Scuola internazionale Superiore di Studi avanzati di Trieste (Sissa) ha istituito un master intitolato “Aging towards perfection”, ovvero come gestire l’invecchiamento mondiale della popolazione e trasformare quello che potrebbe essere un problema in una risorsa.
Chi siamo
Siamo un gruppo di amici che dal sorriso di un anziano ha deciso di mettersi insieme e creare un social network che possa essere concretamente utile ai “diversamente giovani” della Terza età e anche a chi è giovane è ma desidera trarre beneficio dall’esperienza di chi ha più anni sulle spalle. Siamo un gruppo eterogeneo, sia come età che come interessi: tutti comunque ci occupiamo di Sociale. La nostra missione è senz’altro migliorare l’esistenza delle persone e di accompagnarle nella loro vita quotidiana. Per questo motivo amiamo definirci un’organizzazione sociale con un occhio al passato ed uno al futuro. I nostri utenti “diversamente giovani” avranno la possibilità di vivere con gioia la vita e vivranno più a lungo, se lo vorranno rendendosi anche utili per la società. Leggi negli Scopi il perché.
Scopi
Desideriamo donare gioia, migliorando la vita dei nostri utenti e della collettività. La voglia di sentirsi utili e di risparmiare non scomparirà mai dal cuore dell’essere umano! Il nostro social network ha molteplici finalità sociali. Uno studio condotto in alcune residenze sanitarie ha dimostrato che gli anziani che si collegano quotidianamente a un social network per un’ora al giorno ricevono un effetto benefico sulla memoria e hanno la vita allungata. La solitudine è uno dei problemi maggiori della nostra società, di giovani e di meno giovani, in particolare di chi non ha tanti mezzi economici. Cercando nel nostro social network altre persone della loro stessa città, i nostri utenti potranno incontrarsi tra di loro e decidere per esempio come passare l’ultimo dell’anno insieme, a casa di uno loro: per conoscersi meglio e risparmiare le spese del ristorante, facendo festa senza spendere molto. Per agevolare questa socialità diretta, potranno cercare digitando “Incontriamoci tra di noi” qualcuno che abiti nella loro stessa località o le persone di qualunque altra località. I nostri utenti potranno facilmente relazionarsi tra di loro scambiandosi consigli su quali possono essere i rimedi naturali più efficaci per i vari problemi fisici, informazioni utili in relazioni a medici e ospedali, si potranno segnalare gli eventi pubblici che si verificano dove vivono. Ma soprattutto, chiunque potrà sfruttare al meglio le proprie energie facendo qualcosa di utile per il bene collettivo della società. Per questo abbiamo istituito una apposita sezione: GLI ANZIANI PER I GIOVANI. Per esempio, un architetto in pensione potrà aiutare un ragazzo che studia architettura a capire la materia. Questo servizio lo potrà fare chiunque è interessato a trasmettere la sua esperienza. E potrà costruire anche nuovi gruppi di interesse. Potrete inviare e scegliere il video migliore, che sarà pubblicato e rimarrà per sempre. E potrete votare il video che vi piace di più. Noi ci confronteremo con le aziende anche sui costi dei prodotti di vario genere e forniremo sconti su diversi beni di consumo. Ricette di cucina, barzellette e video saranno da costruire insieme. E molto di più sarà fatto. Intanto, leggi nei Vantaggi vari cosa può essere utile a te. Vantaggi vari
Sapendo che è scientificamente provato che un anziano che sta un’ora al giorno su un social network ha la vita allungata e più memoria, agevoleremo questo obiettivo in vari modi. Vi saranno notizie utili di vario taglio e natura. Per migliorare la vita delle persone, ci avvarremo di esperti ma anche e soprattutto dei suggerimenti che gli utenti naviganti ci manderanno. La vasta gamma di servizi offerta da Special Age comprenderà gli sconti speciali su vari prodotti. Dai “diversamente giovani” ci aspettiamo le informazioni pertinenti alle loro aree geografiche di appartenenza o nozioni utili che potranno offrire ai ragazzi sul loro lavoro passato o in un campo di loro interesse. Anche il pizzaiolo ha da trasmettere esperienza! Non ci sono limiti di età per iscriversi né un’età minima. Il ridere oggi è considerato dagli esperti una specie di ginnastica da fermi, perché fa molto bene: sorridere allunga la vita, lo dimostra uno studio condotto alla Wayne University del Michigan. E’ dimostrato scientificamente che quando si ride i vasi sanguigni si rilassano, cala la pressione e il rischio di infarto. Proveremo, con un apposita sezione, a farvi sorridere. E chiediamo a voi di aiutarci a far ridere. Costruiremo poi insieme il libro della vita. Cosa è? Sorpresa. Buona navigazione. Vi aspettiamo! Annamaria http://www.specialage.com/activity/
A molti ,come me , non basta la sospensione dal pubblico servizio per le nove persone, tra infermieri e operatori socio sanitari, che hanno inflitto vessazioni e umiliazioni nei confronti degli anziani affetti da patologie più o meno gravi, e non sempre auto-sufficienti , accaduti in una residenza sociale assistita a Narnali, frazione di Prato. Il sindaco ha definito queste persone animali ...no gli animali hanno l'anima buona, questi invece sono solo dei bastardi. Mi associo alla petizione affinchè i responsabili dei maltrattamenti siano licenziati.
Massimiliano Vintaloro Prato, Italy change org A seguito delle vicende di maltrattamenti ai danni di anziani verificatesi all'interno della struttura Rsa di Narnali, noi cittadini siamo a chiedere il licenziamento, senza possibilità di reinserimento in nessuna struttura di tipo sanitario, di tutte le persone riconosciute come responsabili degli abusi e dei furti avvenuti. Noi tutti siamo fortemente convinti che una società, per potersi definire tale, debba rispondere a certi canoni di umanità, giustizia e rispetto. Pertanto gli operatori che lavorano all'interno di certe strutture, devono essere individui dotati di una profonda umanità e rispetto IN TOTO per i pazienti. Perché ogni essere umano ha diritto ad essere rispettato ovunque si trovi.
LA PASSIONE PER IL “FAI DA TE” DEGLI SVEDESI LI HA PORTATI AD INVENTARE UNA PAROLA PER DISTINGUERE LA MASTURBAZIONE MASCHILE DA QUELLA FEMMINILE.
“KLITTRA” HA BATTUTO ALTRI NOMI DA IKEA COME “RUNKA” E “PULLA”
Questo e' un articolo suggeritomi da Antonio, tratto dal IFQ, che mi era sfuggito e non dovrebbe far arricciare il naso a nessuno . Abbiamo già trattato dell'autoerotismo femminile ma ora gli svedesi , dopo un apposito sondaggio, hanno trovato un vocabolo ,KLITTRA, per colmare il vuoto lessicale e culturale. Sono certa che i lettori e le lettrici del blog non si scandalizzeranno se parliamo, ancora una volta, di autoerotismo femminile (quello maschile ,si sa, è sdoganato) . Sono dell'idea che anche le " donne della tradizione", magari un po' represse ma fedeli compagne, con il loro innato istinto materno e familiare, ottime mamme e nonne, figure centrali dell'ambiente domestico, mature già a 20 anni, abbiano praticato il self help...
Stavo sfogliando una brochure che pubblicizzava sex toys per donne e mi ha incuriosito la pagina che descriveva la “Mappa degli orgasmi femminili”: – Clitorideo – Punto G – Multiplo – Misto – Eiaculazione femminile – Tutto il corpo Mi interessava capire “Tutto il corpo” e come prevedevo trattasi di esperienza estesa che parte sempre dalla clitoride. ZmurkoFranciszek_Sinnenrausch Sembra che l’82% delle donne possa arrivare a raggiungere il piacere estremo attraverso la stimolazione di questo piccolo organo erettile. La scoperta della clitoride si deve a Colombo nel 1550 circa. Qui potremmo innescare mille doppi sensi, ma non mi riferisco a Cristoforo bensì al professore di anatomia Realdo. Che poi, diciamocelo onestamente, sempre di America si tratta. Fin qui, nulla di particolarmente nuovo. Se non che in Svezia è stato coniato un nuovo termine per indicare il piacere solitario femminile: il “KLITTRA”. Klittra è un mix tra clitoride e glitter e la parola è stata scelta dopo un sondaggio effettuato dalla Swedish Association for Sexuality Education. Sembra incredibile ma anche le svedesi, come del resto le italiane, fanno fatica ad ammettere quella che amo definire “l’Arte del self-help” che è utilissima per scoprire i propri punti sensibili e conseguentemente migliorare le prestazioni con il partner. In effetti basta digitare su Google “Autoerotismo maschile/sinonimi” ed ecco il sito della Treccani che elenca varie definizioni. Se si scrive “Autoerotismo femminile” poco o nulla. Divertente la terminologia giapponese che consiste in: - Senzuri: male masturbation, literally one thousand strokes. – Manzuri: female masturbation, literally ten thousand strokes. Quello che mi sono chiesta cosa c’entrino i glitter. Probabilmente le svedesi intendono luccicanza. Non tanto quella del film Shining ma quella della sfera specchiata de La febbre del sabato sera che è un’esplosione di luci (orgasmi?). Geniale è stata l’invenzione del Magic Rabbit, ma in commercio si possono trovare piccoli stimolatori a forma di farfalla o fiore, che a seconda delle vibrazioni procurano un piacere mirato e personalizzato. Anche la famosa e asessuata paperella, gialla, rosa, parigina, fetish, è consigliata alle donne che vogliono conoscere il proprio corpo in maniera delicata e ludica. Oggi quindi abbiamo imparato un termine nuovo e simpatico. Se quest’estate però prevedete come meta vacanziera la Svezia e iniziate una conversazione piccante, ricordatevi di non confondere Klittra con Kløttra. Penseranno che vi accarezzate con un appendiabiti di Ikea. Annamaria
La blogger londinese Michelle Thomas, una bella trentenne londinese con i capelli rossi e il corpo curvilineo, ha pubblicato sul suo blog e che riporto anche nel mio, la lettera ma anche la replica di un uomo (idiota) conosciuto su Tinder . La replica di Michelle non si e' fatta attendere. Auguro a questo demente di trovare una silfide, venerarla , sposarla fare figli e che lui, l'ominide, ingrassi in maniera smodata e venga abbandonato al suo bieco destino.
No, non è grassa come si nota nelle foto. Eppure anche a lei è successo di venire scaricata perché non abbastanza "minuta". Su Tinder, il sito di incontri, aveva conosciuto un uomo. Si sono incontrati, hanno cenato in un pub, hanno parlato parecchio e si sono scambiati un bacio al momento di tornare a casa. Michelle, comunque, non si era fatta nessuna idea. Ma quell’uomo, anche senza più essere interpellato, ha deciso lo stesso di spiegarle che fra loro non sarebbe potuto nascere davvero nulla, se non una amicizia. Questa la sua lettera: «Ehi Michelle, mi dispiace, sono stato super impegnato al lavoro oggi. Grazie per la serata meravigliosa di ieri. Ti ho apprezzato molto. Sei sfacciata e divertente: proprio il tipo di ragazza con cui mi piacerebbe uscire, se solo il mio corpo e la mente me lo permettessero. Ma non credo accadrà. Non ho intenzione di prenderti in giro: penso tu sia la ragazza più bella che abbia mai incontrato. Ma la mia mente cerca una donna più snella. Sono superficiale? Non credo proprio. È la stessa reazione che hai quando leggi un libro di un grande autore o vedi un quadro sorprendente o senti una canzone che ami, hai una reazione istantanea che ti fa desiderare sempre di più di quella cosa. È lo stesso per me: sono completamente preso dalla tua testa, dal tuo viso e dalla tua personalità, ma non posso dire altrettanto del tuo corpo. Quindi potrei continuare e flirtare con te e passare una serata incredibilmente divertente, ma ho la sensazione che quando ci spoglieremo il mio corpo non seguirà la mia mente e non mi ecciterò, e non voglio che succeda questo. Possiamo rimanere amici, possiamo scherzare e volerci bene. Ti sposerei se fossi più minuta perché hai qualcosa nella testa che è completamente unico e che mi piace veramente tanto. Quello che sto cercando di dirti è che voglio provare ad evitare un dolore futuro dicendoti tutto questo ora. Sono un uomo, con tutte le passioni roventi e i difetti di un uomo e so bene ciò di cui il mio corpo ha bisogno». Prova a perdonami. Ti adoro.
Ma, dopo una giornata passata a piangere, non perché fosse stata persa l’occasione di stare con un simile uomo, ma per la spietatezza di quelle parole, Michelle ha deciso di rispondergli. E di pubblicare sul suo blog quella lettera, che è diventata subito virale. «Caro uomo incontrato su Tinder, tutti noi abbiamo un buon amico che guardiamo mestamente e di cui pensiamo: «Sei bello, ma non mi attrai». Ciò che non va bene è il fatto che tu abbia avuto il coraggio di scrivere, dopo poche ore in mia compagnia, un messaggio del tutto fuori luogo. E a dir poco sadico. Il tono è condiscendente e mieloso, ma la “scientificità” con cui esprimi il tuo disgusto per il mio corpo è davvero grottesco. L’unico tuo obiettivo era quello di ferirmi». E mi vergogno a dirlo, per un momento ha funzionato. Stava risvegliando la paura che ogni donna ha - non importa quanto sia divertente, intelligente, appassionata, leale, avventurosa, determinata -: se sei sovrappeso, nessuno potrà mai trovarti desiderabile. Io mi piaccio. Non sembro Charlize Theron, e va bene - (Sono sicura che mi piacerebbe Charlize Theron, non l’ho mai incontrata ma ho sentito buone cose su di lei). Assomiglio a me stessa, e mi piaccio. Mi piace pensare di essere una donna fiduciosa e felice. Potrebbe essere questa la vera ragione per cui tu, mi hai presa di mira? Mi hai visto e hai pensato: «Ha una troppo elevata opinione di se stessa, ha bisogno di una mazzata»? Me lo chiedo. Ho mostrato il messaggio ai miei amici che hanno espresso shock, orrore, imbarazzo nei tuoi confronti, oltre al desiderio di picchiarti. Io già so di essere in sovrappeso. Posso dirti esattamente quanto: quasi 10 chili. Ne ho già persi quasi 7, e sono felice di questo. Mi sbarazzerò di loro in modo sicuro e sano. Vuol dire che per ora non posso amare e godere del mio corpo. Ma va. Io non ti vedrò e non ti sentirò mai più (magari senti il bisogno di risponde a questo blog. Ti prego di non farlo. Non c'è niente che tu possa dire mi farà pensare che non sei una vergogna per tuo genere). Quello che mi preoccupa veramente, la vera ragione per cui sto rispondendo così, pubblicamente, è il fatto che hai una figlia di 13 anni. Voglio incoraggiare tua figlia ad amare, godere e curare il suo corpo. Appartiene a lei e solo a lei. Loda il suo intelletto e la sua creatività. Spingila a essere se stessa senza paura. Dalle gli strumenti per sviluppare un’autostima a prova di bomba in modo che se arriverà un piccolo uomo che farà qualche infelice tentativo di sminuirla, lei possa rispondere come ho fatto io ora. Ps: non sei alto 1,80». Brava Michelle!
Lasciare andare qualcosa, anche se ci fa stare male, per noi è molto difficile. Significa cambiare e a noi cambiare non piace, soprattutto quando dobbiamo chiudere capitoli di vita che ci sembra di perdere per sempre - anche se in realtà, è proprio quello che ci servirebbe. Lasciare andare è un'arte, ci rende leggeri, capaci di accogliere il nuovo, di stare bene e di prendere nuove strade senza uno zaino di 100 kg sulle spalle.
Pensa a qualcosa che adesso vale la pena lasciare. E domani svegliati con un piano.
A proposito della censura messa in atto dal sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro che ha vietato diversi libri per bambini, in particolare quei testi “che parlano di gender, o di genitore 1 e genitore 2”. è stata lanciata una petizione diretta a Stefania Giannini, ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca La petizione, che ha per titolo «I libri, di qualunque “gender”, si leggono... non si censurano!» – è stata lanciata dall'attrice Martina Galletta che scrive:
Il nuovo sindaco di Venezia Luigi Brugnaro ha messo all'indice numerosi testi per bambini, in particolare "tutti i libri che parlano di gender, o di genitore 1 e genitore 2". La censura attuata dal sindaco comprende numerosi capolavori della letteratura per l'infanzia, come "Piccolo Blu e Piccolo Giallo" di Leo Lionni, "Il pentolino di Antonino" di Isabel Carrer, incentrato sul tema della disabilità, "Piccolo uovo" disegnato da Altan, che tratta di tutte le forme di famiglia attuali, incluse quelle omosessuali e arcobaleno. In un mondo sempre più mediatico e globalizzato, trovo anacronistico oltre che grottesco attuare una censura tanto vigliacca su libri che dovrebbero accrescere la consapevolezza dei piccoli fruitori, non alimentare l'ignoranza, la paura e la discriminazione. Mi chiamo Martina Galletta e sono un'attrice. La lettura mi ha accompagnata da sempre, grazie all'impegno dei miei genitori prima e a una profonda passione poi. Sarei una persona diversa se non avessi letto tutti i libri che ho letto, che mi hanno formato una coscienza critica, mi hanno dato una proprietà di linguaggio e che considero cari amici. Episodi di bullismo, tragici suicidi di adolescenti confusi e soli nella loro crescita sessuale, questi sono solo alcuni dei segnali che evidenziano l'importanza essenziale dell'informazione, della cultura della diversità e dell'altro, della consapevolezza della realtà che ci circonda e non di quella fittizia che qualcuno vorrebbe costringerci a vivere. Per questo chiedo al ministro dell'Istruzione Stefania Giannini di non tacere, ma di prendere, al contrario, una posizione netta e decisa sulla questione. Caro Ministro, invia a tutte le scuole una circolare che non solo smentisca quella del sindaco Brugnaro impedendo che negli istituti scolastici veneziani vengano messi i libri all'indice, ma che scoraggi anche simili iniziative nel futuro.
Aggiungo, prima di firmare la petizione, che l'unica cosa da vietare è l'ignoranza!
Vi propongo un racconto toccante di Alessandro Greco "Nella parte sbagliata del mondo" tratto dal libro "Siria. Scatti e parole". Per chissà quale calcolo , nuvola o vento celeste siamo nati nella parte fortunata del mondo, quella in cui oggi non ci sono guerre e bambini che muoiono sotto le bombe.
C’è un seme di luce che scocca dall’alto dei cieli, dall’oltre mondo al di là delle stelle, e viaggiando veloce raggiunge la Terra. Quel seme sei tu. Sì, piccolo. La tua anima, se così la vogliamo chiamare, è pronta a conoscere la carne. È pronta a lasciare il Regno e venire a fare esperienza qui, tra gli uomini e la materia, dove il fuoco arde la legna e l’acqua disseta il corpo, dove il sole scalda la roccia e la pioggia infradicia la terra. Nel mondo della sostanza, in questo pianeta azzurrino del Sistema Solare. Oh, quel che ti aspetta mentre penetri la barriera vaporosa delle nuvole, piccolo seme di luce! Quale fortunato destino ti è stato riservato! Andrai ad abitare un piccolo corpo destinato a separarsi dal ventre materno tra esperte mani di ostetriche, e dopo i primi vagiti conoscerai il calore del seno. Il sapore del latte. L’odore di Mamma. Riconoscerai la sua voce e udirai quella del tuo papà che ti sussurreranno dolcemente “Benvenuto”. Li vedrai piangere, ma non preoccuparti. Il loro sarà un pianto buono. Ti porteranno nella tua nuova casa, preparata da tempo per il tuo arrivo. Avrai una culla studiata per te, e sopra la culla troverai oggetti colorati a forma di farfalla e di coccinella, e avrai gli uccellini appesi alla culla e campanellini sonori, e tante facce sorridenti si sporgeranno dagli angoli dei piccoli mobili, e lo faranno solo per guardarti. Non dovrai preoccuparti di nulla. Penseranno a tutto Mamma e Papà. Avrai il latte quando avrai fame. Sarai cambiato e accudito, e tutti sapranno come reggerti la testa quando ti terranno in braccio e come girarti su un fianco per sventare i rigurgiti nel sonno. Tutta la tua nuova casa si muoverà soltanto per te, che non farai altro che dormire, mangiare e crescere. Col tempo imparerai a riconoscere i loro volti, anche se non avranno subito un nome. Imparerai a stare dritto sulle gambe e poi a fare un passo e poi un altro e un altro ancora. Imparerai a emettere suoni e le persone che ti staranno intorno ti aiuteranno ad abbinare i suoni alle loro rassicuranti figure: mam-ma, pa-pà, non-no, non-na. Avrai tanti giochi colorati e bellissimi, pupazzi, macchinine, trenini, libri pieni di figure buffe che ti faranno compagnia in quelle splendide mattine di sole nella tua cameretta. E un cavallo a dondolo, sì proprio un cavallo. Grande. Poi ci sarà una televisione che trasmetterà solo cartoni animati e dei libri con delle parole dentro che poco a poco imparerai a leggere. E un triciclo, e poi una piccola bicicletta con le rotelline, e poi un’altra senza le rotelline, e la scuola, sì, comincerai ad andare a scuola. Imparerai che uno più uno fa due e quattro per due fa otto e che l’Italia è una penisola e che qui una volta c’erano gli antichi romani, che di ventotto ce n’è uno e tutti gli altri ne han trentuno, e imparerai a parlare con gli altri bambini e a fare amicizia e a giocare a pallone in cortile e a nascondino sugli alberi. Avrai scarpe nuove e vestiti nuovi e giornalini a fumetti che leggerai e rileggerai fino a saperli a memoria, e ti regaleranno matite colorate e fogli bianchi sui quali potrai disegnare i personaggi di quei tuoi amati fumetti. Avrai una vita bellissima. Un giorno, mentre starai disegnando sul tavolo della cucina, ti capiterà di alzare gli occhi sul telegiornale che sta guardando la nonna. Vedrai dei bambini nudi che scappano terrorizzati e piangenti. La nonna ti spiegherà con parole semplici che quei bambini sono sfortunati, perché sono nati nella parte sbagliata del mondo. Mica come noi, ti dirà. E più tardi aggiungerà di finire la tua minestra, che ci sono dei bambini che muoiono di fame. Tu, a quel punto, avrai capito di essere arrivato in un posto fortunato. Che non dovrai scappare nudo e terrorizzato da chissà che cosa, che il tuo più grande problema sarà prendere un bel voto in matematica, anche se quelle divisioni proprio non ti piacciono e non le capisci bene. E riuscire a farti regalare per Natale lo Spider-Man gigante che parla e lancia ragnatele. Che il tuo papà ti ha promesso che te lo compra, se fai il bravo. Tutto questo e tanto altro sarà il tuo futuro, piccolo seme di luce. O, meglio, lo sarebbe stato. Se non fosse successo qualcosa. Saranno stati i venti celesti, o una piccola pioggia di comete, o un errore di calcolo. Forse le nuvole erano cariche di elettricità, e hanno rallentato o deviato il tuo percorso. Forse. Fatto sta che la rotazione terrestre è andata avanti, troppo avanti, e tu ti sei fatto carne lì, nella parte sbagliata del mondo. E non hai avuto le farfalle colorate sopra la culla, o i cartoni animati in TV, né il pupazzo che parla e lancia le ragnatele. Non ti sei dovuto preoccupare di imparare le divisioni, piccolo seme, perché stai morendo, adesso, stai morendo tra le braccia di tuo padre, che già sente le urla disperate della mamma, e stai morendo per ragioni così grandi e incomprensibili e assurde che non potresti neppure incominciare a capirle, e neppure servirebbe a qualcosa, capirle. La tua corsa sulla Terra finisce qui, piccolo seme di luce. E noi non possiamo fare altro che chiederti scusa. Annamaria
Tutti abbiamo perso delle occasioni. Capita, spesso quelle occasioni non sono immediatamente visibili e ce le lasciamo sfuggire. Come interpretiamo la perdita è invece ciò che determina la nostra capacità di non perderne in futuro: chi continua ad amareggiarsi per "quello che sarebbe potuto essere" chiude gli occhi al futuro, convinto che tanto "tutto è inutile". Usa le occasioni perdute come guida per tenere gli occhi aperti e non solo cercarne di nuove, ma anche di creartele ogni giorno. Ormai sai come sono fatte. Allora, quale occasione afferrerai oggi? Annamaria
By Luca Fontana Buone notizie sul fronte dell’adulterio, soprattutto maschile: ha fatto il suo ingresso trionfale una nuova figura che lo permette tra le mura domestiche, come al buon tempo antico con le serve, come si diceva nell’Italia orrendamente classista della mia infanzia. Intendo la badante. È entrata nelle famiglie, del nostro ceto medio-piccolo, interrompendone l’asfittica solitudine, che durava da più di un quarantennio, da quando sparirono le serve. Prodiga cure infermieristico-materne ai nostri incomodi vecchi e ha ravvivato il fantasticare erotico dei maschi di casa. Finché erano africane o filippine, quell’utile effetto straniamento che il razzismo induce permetteva di non andare più in là della sveltina in piedi nello stanzino delle scope, senza compromissione alcuna. Più complessa e minacciosa la situazione da quando sono arrivate le rumene, le polacche o le moldave. «Bionde, alte e di coscia lunga», mi aveva detto con uno strano brillio agli occhi il mio salumiere qui sotto casa. E in quel brillio, il senno del poi mi dice che c’era qualcosa di ominoso. Da quarant’anni conduceva la salumeria in coppia stabile con la moglie – una graziosa donna sulla sessantina, come lui, che grazioso non era. Un giorno di colpo la moglie sparisce. Lui comincia a deperire a vista d’occhio e perde ogni brio: non racconta più barzellette stantie né fa più battute su Berlusconi. La clientela comincia a sospettare un «male incurabile». Un bel giorno sparisce anche lui; ha ceduto il negozio. Il panettiere accanto, con sussurri e ammicchi, chiarisce a noi tutti il mistero. «È tutta colpa della Moldava!», «Di Smetana?», dico io perplesso. «No della badante della madre rimbambita». Insomma, un giorno la moglie torna a casa di sorpresa e trova la badante che sta badando lui. Purtroppo, ahimè, la licenza del negozio è intestata alla moglie. «Ora sono per avvocati; la moglie è andata a vivere dal figlio, e lui vive con la moldava, che è una bella bionda, e giovane», dice il panettiere, con un tocco d’ammirazione e invidia nella voce. Se un tempo le rovinafamiglie erano le mitiche «ballerine», oggi la badante ne svolge con competenza il ruolo. In una ricca famiglia della città il problema è ancora più serio. Affidato il vecchio padre che pareva allo stremo alle cure di una badante rumena, i figli avevano cominciato a preoccuparsi vedendo che il vecchio giorno per giorno andava riacquistando vigore fisico e lucidità mentale. La sorpresa finale però è stata atroce. Hanno scoperto che in segreto il padre si era sposato con la rumena. Ora sono anche loro per avvocati: vogliono far dichiarare il padre incapace e la badante, quindi, circonventrice. Ci son di mezzo molti soldi. Queste due storie mi rallegrano....
E gli avvocati ringraziano.............. Un po' di satira: un ricco vecchietto di oltre 80 anni si sposa con una bella ragazza di 25 anni... La prima notte di nozze entrambi si spogliano e il vecchietto mostra alla sposa 3 dita! La ragazza tutta felice gli dice: "Oh caro, vuol dire che questa notte lo faremo 3 volte??" "No Cara, vuol dire che puoi scegliere un dito!" Annamaria
Questo è l’allarme che lanciano le associazioni cattoliche scese in piazza sabato, che bombardano i genitori di sms e volantini facendo terrorismo riguardo a quello che i figli troveranno al loro ritorno a scuola a settembre. L’ironia sta anche nell’uso delle parole. “Insegnare il gender” significa letteralmente insegnare che esistono i generi (che esistono i maschi ed esistono le femmine) e questo dovrebbe essere uno dei punti di maggiore interesse per i fautori dell’eterosessualità obbligatoria. invece, con una contorsione teorica e linguistica tutta loro, i family-day-troupers pensano che il gender sia una specie di entità anti-genere. Confondono il discorso sul genere con il discorso sui ruoli sociali e attaccano un po’ a casaccio tutto, mescolando i discorsi, fino a spaventare i genitori meno accorti ed informati. C’è anche da dire che questi sono gli stessi che si passano le copie del libro “sposati e sii sottomessa”, per cui c’è anche da capire che non gli piaccia un discorso in cui maschi e femmine possano godere di uguale rispetto e dignità. Ultimamente genitori e politici se la sono presa con il DDL della Senatrice Fedeli dicendo che sarà proprio a questa legge che nelle scuole verrà insegnata l’ideologia gender. Il DDL Fedeli non parla di “teoria del gender” e non vuole nemmeno negare l’esistenza di differenze tra uomo e donna. Per rendersene conto sarebbe sufficiente andare a leggere il testo (sono poche pagine). Ecco i due obbiettivi del Disegno di Legge: La prima, fissare tra gli obiettivi nazionali dell’insegnamento e delle linee generali dei curricoli scolastici la cultura della parità di genere e il superamento degli stereotipi; la seconda, l’intervento sui libri di testo, riconosciuti in tutte le sedi internazionali, come un’area particolarmente sensibile per le politiche delle pari opportunità. Insomma si tratta di insegnare il rispetto delle diversità (non di inculcare la voglia di essere diversi) per garantire a tutti pari opportunità. Quindi non si tratta di negare le differenze tra uomo e donna. Può davvero essere una cosa così brutta? Andiamo a leggere il testo, Art. 1 Comma 2: i piani dell’offerta formativa delle scuole di ogni ordine e grado adottano misure educative volte alla promozione di cambiamenti nei modelli comportamentali al fine di eliminare stereotipi, pregiudizi, costumi, tradizioni e altre pratiche socio-culturali fondati sulla differenziazione delle persone in base al sesso di appartenenza e sopprimere gli ostacoli che limitano di fatto la complementarità tra i sessi nella società. E ancora, l’Articolo 2 prevede che l’insegnamento sia finalizzato a fornire indicazioni agli alunni (tenendo conto delle loro competenze e del livello di maturazione) riguardo: i temi dell’uguaglianza, delle pari opportunità, della piena cittadinanza delle persone, delle differenze di genere, dei ruoli non stereotipati, della soluzione non violenta dei conflitti nei rapporti interpersonali, della violenza contro le donne basata sul genere e del diritto all’integrità personale. Più che insegnare il gender il DDL Fedeli sembra incentrato sull’educazione ad essere parti di una società non sessuofobica (come fa notare l’Ordine degli Psicologi del Lazio). Può essere una cosa così brutta insegnare che tutti abbiamo gli stessi diritti, che la violenza sulle donne è un crimine e che ognuno ha diritto ad essere sé stesso? Stando alle dichiarazioni sul femminicidio fatte dal fondatore del Cammino Neocatecumenale Kiko Arguello durante la manifestazione di sabato, sembrerebbe proprio di sì. Anche il famigerato articolo contenuto nel maxi-emendamento sul DDL scuola in discussione in questi giorni alla Camera non parla affatto di insegnamento del gender ma dell’educazione alla parità di genere (ancora una volta torna l’equivoco generato dai terroristi cattolici). L’articolo 16 del DDL sulla “buona scuola” recita: Il piano triennale dell’offerta formativa assicura l’attuazione dei principi di pari opportunità, promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle tematiche indicate dall’articolo 5, comma 2, del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93. Il decreto-legge 14/2013 n. 93 è quello recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonche’ in tema di protezione civile e di commissariamento delle province. In sostanza si tratta del cosiddetto decreto legge contro il femminicidio. L’articolo 5, comma 2, del testo citato nell’emendamento de DDL sulla Buona Scuola prevede la creazione di un Piano articolato in otto punti per contrastare la violenza contro le donne e la discriminazione di genere: a) prevenire il fenomeno della violenza contro le donne attraverso l’informazione e la sensibilizzazione della collettivita’, rafforzando la consapevolezza degli uomini e ragazzi nel processo di eliminazione della violenza contro le donne; b) promuovere l’educazione alla relazione e contro la violenza e la discriminazione di genere nell’ambito dei programmi scolastici delle scuole di ogni ordine e grado, al fine di sensibilizzare, informare, formare gli studenti e prevenire la violenza nei confronti delle donne e la discriminazione di genere, anche attraverso un’adeguata valorizzazione della tematica nei libri di testo; c) potenziare le forme di assistenza e sostegno alle donne vittime di violenza e ai loro figli attraverso il rafforzamento della rete dei servizi territoriali, dei centri antiviolenza e dei servizi di assistenza alle donne vittime di violenza; d) garantire la formazione di tutte le professionalita’ che entrano in contatto con la violenza di genere e lo stalking; e) accrescere la protezione delle vittime attraverso un rafforzamento della collaborazione tra tutte le istituzioni coinvolte; f) prevedere una raccolta strutturata dei dati del fenomeno, anche attraverso il coordinamento delle banche dati gia’ esistenti; g) prevedere specifiche azioni positive che tengano anche conto delle competenze delle Amministrazioni impegnate nella prevenzione, nel contrasto e nel sostegno delle vittime di violenza di genere e di stalking; h) definire un sistema strutturato di governance tra tutti i livelli di governo, che si basi anche sulle diverse esperienze e sulle buone pratiche gia’ realizzate nelle reti locali e sul territorio. Insomma niente a che vedere con la fantomatica ideologia del Gender (che non esiste). I senatori che si oppongono a questa forma di insegnamento sostanzialmente stanno dalla parte di chi fa violenza sulle donne. Ancora una volta coloro che si allineano alle posizioni di coloro che sono scesi in piazza per il Family Day dimostrano di non possedere le basilari nozioni di comprensione del testo. Vi propongo un bellissimo articolo del dott Pellai (medico e psicoterapeuta dell’età evolutiva, ricercatore presso il dipartimento di scienze biomediche dell’Università degli Studi di Milano). Da tempo cercavo una riflessione competente e l'autore dell'articolo mi ha colpito per la sua semplicità e chiarezza nello spiegare il suo punto di vista, che condivido pienamente; non solo da professionista ma anche da padre, contro la fantomatica"ideologia del gender". A PROPOSITO DELL’IDEOLOGIA GENDER Questo è un lungo messaggio. Ci vogliono circa venti minuti per leggerlo per intero, quindi se non li avete lasciate perdere. E’ un messaggio che non vi lascia passivi, perché alla fine dello stesso scoprirete che anche voi avrete un ruolo da giocare in prima persona. Parto dal dato di fatto: lavoro da più di 20 anni nel settore dell’educazione emotiva, affettiva e sessuale rivolta all’età evolutiva. Ho sempre promosso un pensiero critico nel mondo degli adulti perché i bambini e gli adolescenti non siano lasciati soli e ricevano l’educazione di cui hanno bisogno, anche in questo campo. Soprattutto in questo campo. Da alcuni mesi mi succede una cosa strana: al termine delle mie numerose conferenze su questo tema, il dibattito è quasi sempre monopolizzato da persone che appartengono ai movimenti che si oppongono alla diffusione dell’ideologia “gender” nelle scuole e che lanciano forti allarmi chiedendo ai genitori presenti di fare molta attenzione perché nelle scuole italiane i nostri figli vengono avvicinati da programmi fortemente diseducativi che diffondono l’ideologia gender e che inducono l’omosessualità. Parlo di “induzione dell’omosessualità” perché di questo sono stato accusato io, in occasione di una conferenza per genitori tenuto presso il centro studi erickson il giorno 13 febbraio. Al termine del mio incontro, dove avevo parlato di tutto tranne che di ideologia gender (presentavo il mio nuovo libro “Tutto troppo presto” che non ha nulla a che fare con questo tema), il primo intervento è di un signore in prima fila che più o meno dice così: “Non ho molto da dire su quello che lei ci ha fatto sapere stasera, però ho qualcosa da dire su un libro che lei ha scritto e che in alcuni passaggi giustifica e può indurre nei bambini l’omosessualità”. Il libro in questione è “Così sei fatto tu”che ho pubblicato per Erickson e che è finalizzato ad aiutare i bambini a superare gli stereotipi di genere che in questo momento affliggono in modo significativo entrambi i sessi. Intendo, quei condizionamenti educativi per cui alle nostre figlie viene insegnato che per avere successo come femmine conviene mostrarsi “ammiccanti, disponibili, magari anche molto sexy” e ai nostri figli maschi viene invece insegnato che mostrarsi machi, insensibili e potenti è il miglior modo per appropriarsi della loro identità di genere. Di fronte all’ obiezione rivoltami dal signore io ho deciso di leggere a voce alta il libro ai più di 100 adulti presenti chiedendo di essere fermato in ogni passaggio in cui le parole della storia avrebbero giustificato e/o indotto nei bambini l’omosessualità. Ci tengo anche a precisare che personalmente non ritengo l’omosessualità qualcosa che va giustificata e non penso nemmeno che sia possibile indurla. Credo che chi ce l’ha la vive e la integra nella propria identità. Sono anche convinto che – di questi tempi – gli adulti siano molto confusi e non ne sappiano parlare con chi sta crescendo, situazione che a sua volta genera molta confusione nei minori. Così può succedere che un adolescente con orientamento omosessuale si senta impossibilitato a parlare di ciò perché il mondo intorno a lui non ha parole “sane” da dirgli. Così come può succedere che adolescenti con orientamento eterosessuale sentano in alcune zone del loro percorso di crescita una spinta ad esplorare (anche solo a livello di fantasie e in una dimensione totalmente intrapsichica) l’omosessualità e che non potendone parlare con nessuno e percepire che questo fa parte di un passaggio di crescita naturale e fisiologico (che per alcune persone si risolve poi nella definitiva appartenenza all’eterosessualità) le cose si complichino perché i pensieri cominciano a caricarsi di ansia e di paura, semplicemente perché non c’è nessun adulto vicino che sappia rimanere tranquillo e affrontare il tema con quella giusta dose di pacatezza e serenità che poi aiuta il ragazzo stesso a ridiventare tranquillo e sereno. Torniamo a quello che mi è successo a trento: terminata la lettura del libro ho chiesto al signore in questione di indicarmi con precisione quali fossero stati i passaggi a giustificazione e induzione dell’omosessualità. Risposta: In realtà io non l’avevo letto bene e del tutto. Sì forse questo libro non è pericoloso, ma l’ideologia del gender lo è”. Bene ripartiamo da qui: io non conosco l’ideologia del gender e personalmente come padre di quattro figli io non l’ho mai incontrata sulla mia strada. Sulla mia strada ho incontrato progetti di educazione affettiva e sessuale, progetti di prevenzione dell’omofobia, progetti di informazione sessuale. Soprattutto come padre, ho avuto modo di parlare con i miei figli di omosessualità dopo stimoli (a volte positivi perché ben condotti dagli adulti, a volte negativi perché condivisi tra bambini e ragazzi in modo molto maldestro) che gli stessi figli avevano ricevuto in situazioni formali ed informali della loro vita extrascolastica. E ho sempre pensato che queste conversazioni fossero un mio dovere di genitore e un loro diritto di figli. Non mi ha mai spaventato nulla di ciò che il mondo esterno ha raccontato loro del sesso, perché in molti casi i miei figli (e spesso lo fanno anche i miei giovani pazienti) poi tornano da me per confrontarsi, dialogarne e condividere visioni, valori e informazioni. Credo che come adulti responsabili noi dovremmo agire in questo modo: offrire ai nostri figli la nostra competenza e disponibilità al dialogo su tutto. Se così impostiamo la nostra relazione educativa, nulla del mondo fuori potrà davvero far male ai nostri figli. Procediamo però con il racconto di Trento: se il signore in questione non aveva letto il mio libro, secondo me non avrebbe dovuto sentire l’urgenza di intervenire per primo al termine della mia conferenza per denunciarne la pericolosità. Muoversi in questo modo è solo dimostrare di avere pregiudizi ideologici. E questa stessa situazione io l’ho riscontrata anche a Trieste, in occasione di una conferenza tenuta a dicembre, dedicata alla presentazione dei materiali e dei metodi descritti nel mio manuale “Le parole non dette” (Erickson ed.) un manuale che presenta un laboratorio educativo in cinque lezioni finalizzate alla prevenzione degli abusi sessuali. Va detto che “Le parole non dette” è un progetto che esiste da più di 15 anni. Il manuale che lo descrive ha venduto decine di migliaia di copie. I bambini coinvolti in questo progetto di prevenzione da anni sono centinaia di migliaia. Mai una volta il progetto è stato attaccato da chicchessia in quanto pericoloso. E’ stato così ben valutato da essere scelto in Canton Ticino come progetto ufficiale di prevenzione primaria nelle scuole elementari della Svizzera Italiana (anche lì decine di migliaia di alunni da più di dieci anni lo stanno ricevendo grazie al lavoro della Fondazione Svizzera per la Protezione dell’Infanzia). E’ stato anche prescelto dalla comunità europea per un progetto di replicazione in altre quattro nazioni, all’interno del progetto Daphne. Ora, per la prima volta, mi sono trovato a presentare questo progetto e a dover gestire un dibattito di oltre un’ora a suon di citazioni tratte dalla Costituzione e dalla Sacra Bibbia con accuse di: “Sporcare la mente dei bambini”, “traumatizzare i bambini coinvolti che erano rimasti gravemente danneggiati dalla partecipazione al progetto”, “sessualizzare e adultizzare i minori” attraverso questo progetto di prevenzione. E’chiaro che queste parole a me, medico, che quando mi sono laureato ho fatto un giuramento di Ippocrate e ho promesso che avrei usato la mia professione per fare del bene non per fare del male, mi hanno causato un certo disagio. Ho chiesto allora ufficialmente alle persone che mi stavano muovendo queste accuse di raccontarmi bene le storie di traumatizzazione dei loro bambini perché questo era un fatto davvero grave e in tutti i modi avrei dovuto cercare di porvi rimedio. Risultato: le persone che mi accusavano non erano genitori, ma riferivano commenti di genitori che si erano rivolti a loro. Che però quella sera, in cui io ero lì a diposizione di tutti, avevano deciso di non presentarsi alla conferenza. Al tempo stesso, alla medesima conferenza erano presenti tantissimi genitori di bambini che stavano facendo il progetto di prevenzione e che si dichiaravano davvero entusiasti di ciò che stava avvenendo nelle scuole frequentate dai loro figli. Il dibattito quella sera è durato più di un’ora e mezza. È stato tutto monopolizzato dagli adulti che si oppongono all’ideologia gender e credo di aver dato risposte pacate, informate e competenti. Grande è stata la mia sorpresa di vedermi raccontato due giorni dopo in un’intera pagina di un giornale locale come il promotore di un programma che “vuole insegnare il sesso ai bambini che credono ancora a babbo Natale” (cito testualmente il titolo a lettere cubitali messo in cima alla pagina). Io sarei quella persona lì: ovvero il professionista che vuole insegnare il sesso ai bambini che credono ancora a babbo natale. Nessun contradditorio, risposta del direttore del giornale che conferma come questi siano tempi pericolosi e i professionisti che fanno il mio mestiere attentatori alla crescita dei minori e distruttori della morale pubblica. Posso dire di sentirmi offeso da questo modo di essere raccontato. In realtà, ho lasciato passare due mesi e poi con tranquillità ho mandato una mail personale all’autore dell’articolo. Non l’ho fatto sui giornali, l’ho fatto in privato, sulla sua mail privata. Io non ho ricevuto alcuna risposta. Così come non ho ricevuto risposta dalle tante mamme che mi hanno inviato mail ultrapreoccupate dichiarandosi inorridite dal mio progetto di prevenzione, alle quali ho spiegato per filo e per segno perché potevano stare tranquille, alle quali ho detto che sarei stato a loro totale disposizione via skype per spiegare ogni cosa avessero voluto sapere da me. Ho perso ore per rispondere a queste mail così preoccupate. Nessuno più si è fatto sentire. Però tutte queste persone si sono sentire libere di parlare male pubblicamente del progetto “Le parole non dette”. Vengo all’ultimo capitolo di questa saga. Chissa se mi state ancora leggendo. Il Friuli Venezia Giulia è tornato ancora su tutti i giornali, sempre ad opera di denunce provenienti da associazioni che si dichiarano contrari all’ideologia gender. I titoli dei giornali sono questi: Gender all’asilo – A Trieste s’insegna ai bambini a toccarsi (Notizie Provita). Esperimenti hot all’asilo: toccamenti e scambi d’abito per i bambini. (trieste prima) Bimbi travestiti da bambine: leggete il documento choc che regola il gioco del gender – IlGiornale Questo progetto è stato raccontato dalla stampa nazionale come un progetto che “dopo aver fatto fare un po’ di ginnastica ai bambini, dovrà far notare loro le sensazioni e le percezioni provate. Per rinforzare questa sensazione i bambini/e possono esplorare i corpi dei loro compagni, ascoltare il battito del cuore a vicenda o il respiro». «Ovviamente – si legge ancora – i bambini possono riconoscere che ci sono differenze fisiche che li caratterizzano, in particolare nell’area genitale». Io ho letto con attenzione il progetto. L’attività in questione prevede che i bambini facciano attività fisiche e motorie, seguite da attività di rilassamento. Durante l’attività di rilassamento devono imparare a sentire il proprio corpo, a rimanere in sintonia con se stessi, a rendersi conto in modo concreto che il cuore rallenterà la sua corsa, che il respiro decelererà, che tutto tornerà all’equilibrio originale, dopo aver sostenuto una fatica fisica. Potranno anche con l’uso di stetoscopio ascoltare il battito del cuore degli altri bambini. Insieme scopriranno che tutti i corpi funzionano nello stesso modo, sia quello dei maschi che quello delle femmine. Poi potranno anche parlare invece di cosa differenzia i corpi dei maschi da quelli delle femmine. Allora si potrà anche parlare degli organi genitali, nominarli e scoprire che la differenza tra maschio e femmina sta proprio lì. Ora ditemi in quale passaggio si dice che i bambini sono inviatati a “toccarsi” affermazione che lascia sottintendere “toccarsi sui genitali”. E’ davvero questo lo scopo del gioco. Tra l’altro nel mio primo libro pubblicato in vita mia “Educare alla salute giocando” (F.Angeli ed.) che è del 1986, io ho proprio inserito la medesima attività, dopo averla sperimentata per anni in una scuola elementare della provincia di Varese, all’interno di un progetto di educazione alla salute. Trent’anni fa quell’attività non era parsa scandalosa a nessuno. I bambini con cui avevo lavorato l’avevano molto apprezzata. Il libro ha venduto qualche migliaia di copie e non è mai finito sui giornali. Perché, adesso, invece tutto questo ci fa paura? Che cosa ci sta succedendo? Davvero la moralità e l’integrità dei nostri figli è messa in pericolo da progetti come “Il gioco del rispetto” di cui vi invito a leggere per intero tutte le attività e tutto il percorso(vi invito a cercare con Google il documento descrittivo)? Perché se uno racconta di questo progetto soltanto che i bambini imparano a toccarsi e i maschi a mettersi su gli abiti da donna, forse anch’io avrei qualcosa da ridire. Ma leggendo l’intero curriculum, a me sembra che questo bellissimo progetto insegni ai nostri figli a contemplare similitudini e differenze del maschile e del femminile, a rispettare anche chi non è uguale a me, a condividere su un piano emotivo sensazioni, impressioni e a volte stereotipi associati all’ identità di genere, stratificati nella nostra cultura da decenni di ideologia che fa male a tutti. Agli omosessuali, come agli eterosessuali. Agli uomini come alle donne. Ai cattolici, come agli atei. Ecco, così come l’ideologia del gender potrebbe fare male quando usata male e a sproposito, io penso che così anche l’ideologia di chi è contro l’ideologia del gender possa essere ugualmente pericolosa e dannosa. Credo che usarla come si sta facendo ora serva soltanto a impedire ai nostri figli di poter accedere a una buona educazione affettiva, emotiva e sessuale, di cui invece hanno tanto bisogno. Lo dico a ragion veduta: perché io che da anni lavoro proprio in questo ambito per la prima volta mi sono trovato attaccato, denigrato, umiliato sul piano professionale da persone che in realtà del mio lavoro non conoscevano quasi nulla. E per semplice pregiudizio, mi hanno usato, come un oggetto, in uno scontro ideologico al quale io non sento di appartenere. Dico queste parole con particolare sofferenza, perché io sono un cattolico, da sempre impegnato nella promozione sociale e civile. Non ho mai fatto politica, ma ho cercato di essere “politico” con il mio lavoro e con la mia vita. Sono padre, uomo, maschio, docente universitario , psicoterapeuta. Mi riconosco con orgoglio e dignità in tutte queste definizioni. Collaboro da anni con un settimanale cattolico, tengo molte conferenze presso parrocchie e oratori, da alcuni mesi sono anche editorialista di Avvenire. Insomma, penso di essere un uomo di “idee”. Ma non di ideologie. Questa è forse la differenza sulla quale invito tutti a riflettere. Vi avevo detto che anche voi avevate un ruolo attivo. Perché se siete arrivati fino a qui, ora siete invitati a condividere questo post con almeno un altro adulto, genitore, educatore, cittadino, chi volete voi. E possibilmente a commentare. Se questo post raggiungerà almeno 100.000 letture, 1000 condivisioni e 500 commenti io proverò a diffonderlo in modo più ampio. Altrimenti rimarrà uno scambio di opinioni al quale spero partecipino tutti. Pro gender e contro-gender, omosessuali ed eterosessuali, genitori e figli, single e sposati. Perché la libertà è importante e la civiltà non può essere mai frutto delle ideologie, ma il prodotto di buone idee. Grazie. Alberto Pellai