Un articolo spassoso e ironico, nonostante l'argomento importante. Mi complimento con l'autore, Nicolo'.
Chiedo venia per la lunga assenza, ma il ricovero si è prolungato oltre modo: perché per curare un’infezione, ne ho prese altre due, tra cui un fungo… che non era neanche allucinogeno. Poi sono stato operato e dulcis in fundo mi era pure passata la voglia di scrivere, ma da oggi torniamo a trattare il nostro argomento preferito: sesso, amore e disabilità!
Ero da poco entrato nell’età adulta ma ancora non conoscevo il sesso, neanche l’auto sesso; ero integrato, eppure mi mancava qualcosa: necessitavo di esplorare quella parte di me rimasta ancora vergine e scoprire il corpo dell’altro sesso; mostrare a me stesso di essere uomo a tutti gli effetti e soprattutto da questo dovevo passare se volevo porre le basi per un’eventuale relazione amorosa. Dunque non avevo altra scelta per suonare la carica, perché come si suol dire: a castità estrema, estremi rimedi. Fu così che presi la decisione più difficile, ovvero andare a p… a p… a prostitute: oooh!
Qualcuno di voi si starà chiedendo perché parlo di decisione difficile, anche se temo siate più curiosi di sapere i dettagli piccanti che seguiranno. Non dovevo certo andare al patibolo, ma continuavo a chiedermi per quale motivo dovevo ricorrere a questo: era come una sconfitta per me. Inoltre la prima volta si è sempre agitati e andare con una sconosciuta, dalla quale dipendere in toto non contribuiva a rilassarmi: anche in questo l’immobilismo cambia totalmente la prospettiva delle cose; necessitavo quindi di una meretrice easy, a cui spettava l’arduo compito di mettermi a mio agio, dacché ne avrebbe risentito la mia autostima (il cui livello era già sotto la soglia di povertà).
E allora mambo, cominciai la ricerca. Per questioni etiche non considerai le passeggiatrici, perché non volevo si trattasse di una donna sfruttata e non volevo rimpolpare le casse della malavita. Allora puntai su Internet, dove il rischio sfruttamento è assai minore. Cominciai senza alcuna strategia, volevo prima capire come “muovermi”: esclusi quasi subito le straniere, non perché contrario ma perché in alcuni Paesi la disabilità sembra non esistere e la loro conoscenza dell’italiano era sotto le mutandine, ops i tacchi. “Ah tu non cammini? No, tesoro, tuo c…o non va: tu non puoi fare l’amore!” e la bile comincia a salire: si dice sesso, non fare l’amore! Mentre altre al “sono disabile” rispondevano: “What disabile?”. Per non parlare del resto: “Dove abiti ci sono le scale?”, “No, tesoro: c’è il lift, ma se non funziona prendi le scale”. Ok, soprassediamo.
Decisi così di optare per le italiane da più tempo presenti sul sito: volevo evitare fregature (e se scappava con i soldi e mi lasciava solo?), quindi puntai a una cortigiana che trasmettesse fiducia e credibilità. La ricerca diede presto i suoi meloni, cioè frutti. E adesso sesso: arrivò il giorno x, ma siccome la paura fa 90 – sì, come la posizione – e l’ansia e l’agitazione fanno di più, annullai l’incontro. Poi il mio “obelisco” si adirò e fissai un altro appuntamento, ma questa volta fui più forte della paura.
Accompagnato da un amico raggiunsi il motel dove si sarebbe consumato il misfatto: feci la conoscenza della donna di facili costumi e intuì subito che mi avrebbe messo a mio agio. L’amico mi accomodò sul letto e mi vidi riflesso almeno 10 volte, tanti erano gli specchi presenti. Poi mi salutò e mi abbandonò nelle mani – e non solo – della cortigiana: ci presentammo, le dissi che per me era il gran giorno e lei si dimostrò subito comprensiva. Dopodiché andò in bagno, da dove tornò in déshabillé e guidata dalle mie indicazioni mi aiutò a spogliarmi: come chiunque si avvicini per la prima volta al mio corpo, anche lei aveva paura di farmi male e io a tranquillizzarla. Che poi non doveva essere il contrario?
In tutto questo i miei pensieri erano altrove: ignudo e con l’alza bandiera le feci capire che ero pronto a suonare la tromba… allora salì sul letto, si sfilò prima le mutandine e… e dai, non vi sto a raccontare tutto: cosa credevate? Andò tutto bene e ne fui soddisfatto, tant’é che feci la mia prima doppietta. Mi sentivo leggero e rilassato, e finalmente potei dichiarare a me stesso: “Sono un uomo, non ho nulla da invidiare agli altri”. Poi intervenne il mio obelisco: “Vedi che avevo ragione, tu mi devi ascoltare e non dar retta alla tua testa”. Da quel giorno seguì il consiglio, divenni quel che si dice una testa di… perché questo significa essere uomo!
Nicolò Cafagna
Giornalista, blogger e… diversamente ironico
Sono nato in una piovosa giornata di giugno del 1983 nell’unica città italiana che si macchiò di regicidio. Ho scelto il giornalismo perché sono un esemplare di disabile, quindi pigro per natura, e il giornalista mi sembrava il lavoro più appropriato; ora anche blogger, a dimostrazione di quanto appena scritto.
Annamaria
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