PENSIERO POSITIVO |
Cogli ogni opportunità che la vita ti dà, perché, se te la lasci sfuggire, ci vorrà molto tempo prima che si ripresenti. (Paulo Coelho)
Da ENZO...
‘o nonno mia diceva…
e non solo mio nonno!
Ho
chiesto all’Amica Maria, Ciucciottina ,
titolata dottoressa, se potevo accodarmi a Lei nel dare un contributo al dialetto napoletano e ai numerosi “detti”: massime, motti, adagi,
aforismi, modi di dire eccetera. Essendo di origine campana, e non è che
l’abbia dimenticata, quella cultura mi scorre nelle vene e mi ritorna in mente
molto spesso.
Quando
ero fanciullo, capitava che un vicino di casa ci raccoglieva (un gruppo di
bambini) e ci inondava di detti, proverbi e storielle fantastiche, in un angolo
del cortile. La sua fantasia accresceva la nostra immaginazione. Quel’icona del
cortile è ancora viva e non la dimenticherò mai, perché mi piace tanto
“ricordarmi da bambino”.
Il
cortile e i detti, quindi, vanno a
braccetto da migliaia di anni. Il cortile, questo elemento indispensabile della
vita sociale, esiste da sempre.
Fulcro di attività lavorative e sociali, è
giunto fino a noi attraversando indenne secoli di storia. Oggi, purtroppo, i
cortili sono stati radicalmente modificati dal cemento armato. La terra
battuta, che costituiva la pavimentazione di parecchio tempo fa, e che permetteva giochi di ragazzi
quali “’o sotto”, “’a campana”, “’a barracca”, “’o sbattamuro”, “’a
mmesurella”, “’o tombolo2, “’’o casalone”, e tanti altri, è
sostituita dall’anonimo e freddo asfalto.
Le
donne non si riuniscono più, nelle tiepide serate di primavera o afose
d’estate, con i bambini attorno, come allora, per scambiare chiacchiere e
pettegolezzi e raccontare “cunti”
che tutti noi, anziani oggi, ascoltavamo con avidità, mentre
sgranocchiavamo una “pullanchella” o addentavamo “’nu pierzeco zucuso” seduti “‘ncoppo’ ‘e ggrare ‘e pepierno”.
Dopo
il salto nel passato, torniamo a noi attingendo pezzi di cultura come se avessimo nel palmo di una mano delle
monete antiche.
E
allora, prego, a Voi la lettura e un pizzico di osservazione.
Aggio
truvata ‘a jatta e gghiè pure sureciara.
Ho
trovato la gatta ed è anche esperta nel mestiere di acchiappa topi.
(Espressione usata per indicare
di essere riusciti ad avere un vantaggio, ma più spesso, con ghigno sarcastico,
in senso negativo).
‘Ncarisce
fierro ca tengo ‘n’ago ‘a vénnere.
Aumenti
pure il prezzo del ferro perché devo vendere un ago.
(Per dire di qualcosa o di
qualcuno che aumenta sempre più di consistenza o in valore ma che a noi non
porta nessun vantaggio).
‘A
femmena è comm’’a pàpera: appena nasce già sape natà.
La
donna è come l’oca: appena nata già sa nuotare.
(La donna non ha bisogno di
fare esperienza).
Avimma
fatto ‘a festa r’ ‘o prèvete ‘e Scafate.
Abbiamo
fatto la festa del prete di Scafati.
(Il risultato di quello che si
è fatto è stato negativo).
‘O
cane mozzeca ‘o stracciato.
Il
cane morde il poveraccio.
(Per dire che tutti, anche i
cani, hanno buon gioco con il debole).
‘E
ppérete r’e’ signure addorene comm’ ‘e
sciure, ‘e ppérete r’’e puverielle fetene ‘e murticielle.
Le
scorregge dei ricchi profumano come i fiori, le scorregge dei poveri puzzano di
morto.
(Le stesse cose fatte da
persone diverse acquistano differenti dimensioni).
Tu
me raie poco pane e i’ port’’e puorc’
sepa-sepa.
Tu
mi dai poco pane e io porto i maiali a pascolare vicino alle siepi.
(Quando il lavoro è mal pagato
non ci si deve attendere che sia fatto bene e con grande volontà).
(continua)
"io tè vurria vasà ma o core nun mo dice e te scetà" .....buona giornata stellinaaaaaa e tutti gli amici del blog!!
E per chiudere ,ci sta bene una barzelletta napoletana:
Un musulmano devoto entra in un taxi di Napoli.
Chiede seccamente al tassista di spegnere la radio perché, come decretato dal suo insegnamento religioso, non deve ascoltare la musica, perché al tempo del profeta non c'era la musica, soprattutto musica occidentale che è la musica degli infedeli.
Il tassista educatamente spegne la radio, si ferma ed apre la porta del passeggero.
L'arabo gli chiede: "Cosa sta facendo?"
…..e il tassista : "Ai Tempi del profeta nun c'è stavano è tassi, pirciò vaffanculo, scinn e aspiett nu cammello!
E per chiudere ,ci sta bene una barzelletta napoletana:
Un musulmano devoto entra in un taxi di Napoli.
Chiede seccamente al tassista di spegnere la radio perché, come decretato dal suo insegnamento religioso, non deve ascoltare la musica, perché al tempo del profeta non c'era la musica, soprattutto musica occidentale che è la musica degli infedeli.
Il tassista educatamente spegne la radio, si ferma ed apre la porta del passeggero.
L'arabo gli chiede: "Cosa sta facendo?"
…..e il tassista : "Ai Tempi del profeta nun c'è stavano è tassi, pirciò vaffanculo, scinn e aspiett nu cammello!
Annamaria... a dopo
Apprezzo tutto e imparo.
RispondiElimina...4 occhi scoprono più di 2... Enzo carissimo avremo più occasioni per mostrare ai lettori del blog le svariate sfumature della cultura campana, oltre che rammentare tradizioni che danno sempre emozioni. Mamma màààà!! ☺ maria.sa
RispondiElimina