Caterina ci segnala una storia commovente, ma a lieto fine.
Scambiate nella culla ,si incontrano dopo 46 anni, grazie al social network facebook.
Per cinque giorni hanno vissuto l’una la vita dell’altra. Antonella era Maria Dolores e Maria Dolores era Antonella, nessuno si era accorto dell’errore che per un po’ ha confuso i loro destini. Scambio di culle, ma anche di nomi, mamme, papà e vestitini. Elvira allattava una figlia non sua mentre nella stanza accanto Flavia cercava di attaccare al seno una neonata che non aveva partorito e piangeva rifiutando il capezzolo. «Ma qui c’è un errore», protestava mamma Flavia sul letto del reparto maternità dell’ospedale San Giovanni.
«Questa non è la mia bambina. L’ho vista in sala parto non aveva alcun segno sulla testa». Non le davano ascolto. Non fosse stato per un bagnetto poco prima delle dimissioni e per un cerotto accartocciato sul comodino con un cognome diverso, Maria Dolores La Rocca si sarebbe oggi chiamata Antonella Chiodi e viceversa. E’ finita bene, con le bambine tornate tra le braccia della mamma giusta, una stretta di mano e le foto sorridenti sui giornali dell’epoca. E con due donne che a distanza di 46 anni si incontreranno domenica a Sulmona per la prima volta, dopo essersi tanto cercate.
Sono nate il 7 settembre del 1965. Tutte e due conservano le pagine dei quotidiani che raccontano dell’errore alla maternità del San Giovanni. Maria Dolores è una naturopata, vive a Secinaro, vicino Sulmona, ha due figli, Rosita di 18 anni e Diego di 16. «In famiglia si è sempre parlato di questa storia, mia madre la ricorda con un grande dolore come se rivivesse quello choc. In quegli anni i miei genitori abitavano a Sora. Il primo figlio era morto durante un parto podalico, allora mio padre aveva deciso di farmi nascere in un ospedale di Roma». A quei tempi non c’era il braccialetto a identificare i neonati, ma un cerotto sulla schiena con il nome del bambino. Nessuno aveva notato che nella stanza della signora Flavia La Rocca era stata portata una bambina che sotto i vestitini aveva un altro cognome: Chiodi. «Per cinque giorni sono stata allattata da un’altra mamma e mi hanno anche battezzata in ospedale con il nome di Antonella. Prima delle dimissioni mio padre chiese alle assistenti che mi facessero il bagnetto, così hanno visto il cerotto e si è scoperto l’errore».
Maria Dolores dice di aver portato per anni i segni di quello scambio, «da bambina piangevo spesso per la paura di perdere i miei genitori. Ho dovuto fare un lungo percorso per liberarmi da quel senso di abbandono». Ma ha sempre pensato a quella «sorella di latte, volevo conoscerla». Su facebook scrive a tutte quelle che si chiamano Antonella Chiodi chiedendo: «Sei nata il 7 settembre del 1965?». Arriva la risposta: «Sì, sono nata quel giorno. Perché vuoi saperlo?». Maria Dolores racconta la storia dell’ospedale e Antonella: «Sono io quella bambina». Lungo scambio di mail e la decisione di incontrarsi.
«Sono molto eccitata, lo ammetto», Antonella abita a Campetella, tre chilometri da Guidonia, è sposata e ha un figlio di 24 anni, Simone. «Quando ho partorito ero terrorizzata che potessero sbagliare anche con lui. A una mia parente ho chiesto: stammi vicino e controlla quando gli mettono il braccialetto. Quello scambio deve essere stato un trauma anche per me. Sono la quarta di cinque figli e da piccola quando litigavamo mi dicevano: tu non sei nostra sorella, da piccola ti hanno scambiata in culla. Piangevo disperata e mia madre doveva consolarmi. E’ morta tre anni fa, sarebbe stata felicissima di sapere dell’incontro con Maria Dolores. Avevamo pensato di rivolgersi alle trasmissione tv per rintracciarla, Portobello o C’è posta per te. Poi non ne avevamo fatto nulla».
Era stato un parto difficile, quello di Flavia al San Giovanni. «Io e lei abbiamo rischiato la vita: mamma ha avuto un’emorragia e io sono nata con il forcipe. Lei non mi ha vista e non ha potuto accorgersi dell’ematoma che avevo sulla fronte. I primi giorni mi hanno portata dall’altra mamma e io rifiutavo il seno, appena ho ritrovato la mia mamma vera ho smesso di piangere e mi sono subito attaccata». Poco prima di uscire dall’ospedale il papà di Antonella si accorge del cerotto con il nome sbagliato. «Nel frattempo mi avevano già battezzata con il nome di Maria Dolores. Ho sempre sentito che mi mancava qualcosa, adesso ho capito: mi mancava lei, la sorella lontana».
fonte-Il Messaggero.it-
CATERINA
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Ma insomma, Caterina, ti sembra giusto che accadano queste cose?
RispondiElimina