Era estate e ridevamo entrambi
Gli schiocchi di risa irrompevano
Improvvisi e sonori
Come scrosci d’acqua
Sospinti da un vento impetuoso
In autunno cominciarono a cadere
Le prime foglie esanime
Messaggere di strani presagi
E spesso il mio sguardo
Cominciò a vagare nel vuoto
Sospinto a forza dall’ansia
Che il tuo cuore si ottenebrasse
Ma le tenebre già convenute
In convegno avevano deliberato
La fine.
Era Inverno
La tua stella, una supernova,
Aveva esalato l’ultimo bagliore
come il sole
che col suo lento calare affonda
dietro il monte
e, come una flebile fiammella
all’ultimo istante di luce,
così ti avviasti ignara
verso una compagna sinistra,
la Solitudine:
e ti lasciasti morire con l’ultima stagione
e nel ricordo perdo pezzi dell’Anima mia.
enzo
triste enzo,ma forse quei pezzi dell'anima si potrebbero riconporre ma rimarrebbero i segni x sempre,la solitudine è una brutta compagna restare soli porta hai rimpianti ma anche a bei ricordi.
RispondiEliminaRIBADISCO....siamo il frutto del nostro passato....ma ricordiamoci di vivere il preente....see davverro lo vogliamo
RispondiEliminaHanno ragione i due anonimi commentatori. Ma certo al cuore non si comanda ed un animo triste rimane triste anche se non dovrebbe.Il poeta esprime ricordi lieti in una sequenza che man mano si deteriora ed infine lascia solo rimpianti e desolazione. Bello il verso finale "nel ricordo perdo pezzi dell'anima mia". Enzo, quel vostro legame era bello ed appassionato e fa parte indelebilmente di te.
RispondiElimina