sabato 24 ottobre 2009

TORNIAMO ALL'ORA SOLARE-lancette indietro di 1 ora-


Cari amici Vi ricordo che nella notte tra oggi e domani torna l'ora legale: le lancette dell'orologio vanno riportate indietro di un'ora, dalle 3 alle 2 e si dormirà un'ora in più. I dormiglioni riavranno indietro l'ora di sonno perduta nel marzo scorso, quando è entrata in vigore l'ora legale.

I consigli degli esperti per 'assorbire' la piccola sindrome da jet lag provocata dal cambiamento dell'ora sono di anticipare alla mezzanotte l'ora in tutti gli orologi di casa, senza aspettare le 3 di notte, fare una cena leggera cercando di organizzarsi per dormire almeno otto ore di seguito evitando di bere alcol e caffè. La mattina dopo una bella doccia alternata caldo-freddo, una colazione con cibi ricchi di L-triptofano come latte e banane e poi una passeggiata all'aria aperta.

Leggo che durante i 7 mesi di ora legale, dal 29 marzo al 25 ottobre 2009, grazie proprio a quell`ora di luce in più al giorno che permette di ritardare l`utilizzo della luce artificiale, sono stati risparmiati in totale 643 milioni di kilowattora, un valore spiega la Terna,( la società responsabile in Italia della gestione dei flussi di energia elettrica sulla rete ad alta tensione - pari alla metà dei consumi domestici annui del Friuli Venezia Giulia.

In termini di costi, considerando che per il cliente finale 1 kilowattora è costato, nel periodo in esame, in media circa 14,5 centesimi di euro al netto delle imposte, l`Italia ha risparmiato con l`ora legale 93 milioni di euro. Dal 2004 al 2009 il risparmio complessivo del Paese è stato di 3,7 miliardi di kilowattora, pari ad un valore di circa 500 milioni di euro.

venerdì 23 ottobre 2009

NATALINA







Cara Natalina, grazie per seguirmi anche qui!! Hai espresso il desiderio di vedere pubblicate alcune tue foto ed ecco che ti accontento ben volentieri. Cosi anche gli altri amici del blog potranno conoscert ie per darti il benvenuto ti dedico questo piccolo racconto :


IL TEMPO


C'era una volta un pover'uomo che chiedeva qualche spicciolo all'angolo di una strada. era conosciuto da molti negozianti e passanti della zona come una persona mite e che non dava assolutamente alcun fastidio: si limitava con molta discrezione ad esporre il suo cappello ed un breve biglietto per raccontare la sua storia.
Con regolarità passava da lui un signore molto distinto, che si fermava a parlare con lui. All'inizion nessuno dei vicini ci fece caso, ma poi questa presenza periodica iniziò ad attirare l'attenzione.

Qualcuno notò che questo signore, sempre ben vestito, non lasciava mai neanche un soldo, e così incominciarono a circolare critiche di tutti i generi sulla "tirchieria" di questo personaggio. Tuttavia l'ometto sembrava sempre molto contento di vederlo.

Una volta uno dei negozianti presso cui il nostro ometto stazionava, dopo che il signore distinto fu andato via, gli chiese:
"Come stanno andando le entrate oggi?"
"Molto poco... anzi quasi nulla..."
In quel momento passò una signora che lasciò qualche centesimo... Al che il negoziante aggiunse con una punta di sarcasmo:
"Certo però che se almeno quel signore così distinto ti desse una frazione dei suoi averi, potresti evitare di stare qui tutto il giorno..."
"Oh, no, non è così - rispose l'ometto - Sai chi è quello? Quello è il presidente di una grande società: per parlare con lui la gente fa la fila per settimane. Ogni minuto del tuo tempo vale un sacco di soldi..."
"E allora? A maggior ragione dovrebbe dare di più..."
"Ma lui da di più... Mi dona ogni giorno il bene più prezioso che ha una cosa che non si riguadagna: un po' del suo tempo per ascoltarmi e per farmi sentire importante per qualcuno... E' qualcosa che non potrà più avere in nessun modo, perchè il tempo non ritorna..."




ANNAMARIA....a dopo

UN GIORNO DA BARBONE




Un amico, che vuole rimanere anonimo, ci racconta questa esperienza vissuta in una metropolitana.




"Ho il compito di trovare una ragazza, l’ultima segnalazione della sua presenza in vita è di ieri, l’ho avuta da una donna che ho incontrato in fondo alle scale della metropolitana. Mi sono approntato da barbone, la barba di alcuni giorni, i capelli debitamente non pettinati dal mattino, una abbigliamento regalatomi al magazzino parrocchiale, sgualcito e frusto, ma dignitoso.

Mi hanno portato qui, dall’altra parte delle scale stazione la mia spalla, va e torna indifferente mentre il sottoscritto cerca il luogo migliore per sedersi ad elemosinare.

Ho un pezzo di cartone raccolto nel cestino dei rifiuti, lo metto vicino alla macchinetta dei biglietti e mi siedo. Avrei preferito portarmi un libro per ingannare l’attesa degli eventi, ma così ho il tempo di guardarmi in giro, di cercare fra quella gente frettolosa un indizio, qualcuno che mi possa dire qualcosa, ma chi? Assorto nei miei pensieri non vedo dinanzi a me una signora che mi allunga qualcosa, subito non afferro, chiedo la carità e lei me la vuol dare, allungo la mano e stringo fra le dita alcune monetine, ringrazio a macchinetta, quasi inebetito.

E’ difficile ricevere l’obolo, è stranissima la sensazione di annichilimento che si prova a ricevere, sicuramente più stressante del dare, stringo in mano le monete e con l’altra mi tolgo il cappellino che ho in testa, lo metto per terra e mi guardo l’altro palmo: trenta centesimi. Continuo l’osservazione dell’ambiente circostante senza perdere di vista la mia spalla che continua a girare, salire e ridiscendere ammiccando ogni volta che incrocia il mio sguardo.

Dopo alcune ore, è quasi mezzogiorno, il cappellino ha una certa consistente ammucchiata di monetine variegate, ma non ho ancora compreso il da farsi, gente di ogni genere gira intorno a questo mondo sotterraneo, passanti e permanenti, fra questi ultimi ci sono barboni, droghini, spacciatori , senzatetto in cerca di qualcosa, prostitute che molestano i passanti meno frettolosi con le loro proposte, travestiti, poliziotti in borghese la cui fondina sporge dalle giacche. Tutti intenti alle loro attività che li lasciano indifferenti ai problemi del vicino, forse per necessità o anche solo per convenienza: vivi e lascia vivere.

Una donna, prostituta, secondo me, mi si avvicina e si accuccia vicino mostrando le poderose cosce ai passanti, mi chiede se parlo tedesco, rispondo affermativamente, inizia a parlare velocemente affermando che per oggi non avrei avuto problemi, ma domani non dovevo tornare altrimenti mi avrebbero picchiato, chiedo chi e mi indica due tipi accanto al bar, effettivamente li avevo notati interessati alla mia persona, ma li credevo pronti a scipparmi i profitti della giornata.

Devo fare presto allora, chiedo se ha fatto affari questa mattina, scuote la testa, niente di niente, le chiedo se ha fame, fa cenno col capo, raccolgo dal cappello dieci euro e li ripongo nel suo grembo, lei si alza trattenendoli ed insieme ci avviamo verso i servizi. Lungo la strada le spiego di non essere interessato ai suoi servigi, ma ho bisogno di sapere una informazione.

Lei continua a camminare senza rivolgermi parola ed entra nel servizio dei maschi tenendomi la porta accompagnata, entriamo, con un cenno mi indica il primo wc aperto e passa a guardare se gli altri sono vuoti, entriamo. L’imbarazzo che provo è enorme, mai successo in tanti anni di carriera, quasi trattengo il fiato, non mi capacito di cosa potesse succedere, Oddio che figuraccia….

Chiusa la porta mi sussurra di ripetere quello che stavo dicendo prima sul corridoio, mi rendo perfettamente conto di sudare, trangugio la saliva e riprendo il discorso: cerco questa ragazza e mostro la foto, dicono che si sia trattenuta qui mesi addietro, qui nell’ambito della stazione.

Silenzio assoluto, sento il cuore battere forte, la sensazione di claustrofobia mista imbarazzo si taglia col coltello, dopo aver visionato la faccia della donna, guardata attentamente alza gli occhi verso di me, non le avevo notato la dolcezza dello sguardo, la perfezione dei lineamenti, gli occhi azzurri, i capelli castani sotto un cappellino impermeabile, niente di tutto questo, solo i fianchi, il seno e le gambe, come tutti gli uomini che vedono le battone per strada, ho apprezzato unicamente quello!

Felice di essermi d’aiuto, mi sorride per un attimo e mi fa dimenticare di essere in un gabinetto, a destra del water, fra il muro e lo sciacquone e di fronte ad una donna infilata anch’essa a sinistra, quasi seduta sul rotolo della carta igienica. Sospira allegra e fa cenno affermativo col capo: sì, girava qui mesi or sono, non è così bella, è sfiorita, ma è lei, lavorava di tanto in tanto con i passanti, ma bevevo tanto e si bucava, ora sono settimane che non si vede, credo sia in mano a una banda di droghino, mi informo e domani ti dico.

L’imbarazzo è sfumato, siamo due persone normali in una contingenza particolare, nulla più.

Chiedo come possiamo vederci se non posso più mendicare qui in stazione, lei pensierosa ha gli occhi bassi, pensa e si sfila dalla sua sede abitudinaria di lavoro ed esce. Nessuno è entrato nel frattempo, e si appoggia al lavandino con la pancia come per lavarsi le mani, apre il rubinetto e col rumore dell’acqua che esce mi dice che non è un suo problema, che devo trovare il modo, già è troppo quello che deve indagare per sapere dove abita la ragazza, scuote forte le mani bagnate e le infila in tasca:”a domani, esci e avviati all’uscita come se nulla fosse, io qui devo lavorare ancora, tu puoi sparire senza dare giustificazioni a nessuno.”

Mi lascia così e si allontana sbattendo la porta, anch’io mi lavo le mani e dietro di me entrano i due del bar, scuoto le gocce e lentamente mi avvio, sento di essere osservato da sei occhi: i due scagnozzi e la mia spalla che quando esco all’aperto e cammino lungo il marciapiede si accosta sorridendo. “Per oggi ho in tasca circa venti euro, dieci li ho prestati alla ragazza.” Ci avviamo veloci alla fermata del tram. Ed eccomi qua in fondo alle scale, oggi non da barbone, ma con gli abiti che mi sono più congeniali, quelli di un servizio infermi della ambulanza parcheggiata appena fuori la stazione della metropolitana."




giovedì 22 ottobre 2009

PROVERBI DAL MONDO

Come diceva Miguel de Cervantes y Saavedra: I proverbi sono piccole sentenze, basate sull'esperienza e sul ragionamento dei nostri antichi saggi.



Chi non perdona gli altri distrugge il ponte nel punto in cui anche lui deve passare.
(proverbio africano)


Dai un pesce ad una persona, e quella persona sarà sazia per un giorno, insegna ad una persona a pescare, e quella persona si sazierà per tutta la vita.
(proverbio africano)



È meglio sapere dove andare e non sapere come, che sapere come andare e non sapere dove.
(proverbio messicano)





ANNAMARIA....a dopo

mercoledì 21 ottobre 2009

La mia amica Giada alla grande festa di compleanno dello Studio Zeta








Giada è una mia carissima amica ligure appassionata di musica.

Non perde occasione per seguire ed ascoltare i suoi miti in un noto locale lombardo.


Pubblico qualche foto a testimonianza dei momenti più significativi o più simpatici della grande festa che si è svolta qualche sera fa in questo locale, per festeggiare 33 anni di attività....Giada la prossima volta vengo anche io..promesso!!!!!

L'ORA DI RELIGIONE ISLAMICA

La Cei considera non attuabile la proposta di un'ora di Islam nelle scuole italiane. "L’ora di religione cattolica, nelle scuole di Stato - spiega il cardinal Angelo Bagnasco in un’intervista al Corriere della Sera - si giustifica in base all’articolo 9 del Concordato, in quanto essa è parte integrante della nostra storia e della nostra cultura".

Pertanto, sottolinea il presidente della Cei, "la conoscenza del fatto religioso cattolico è condizione indispensabile per la comprensione della nostra cultura e per una convivenza più consapevole e responsabile".


L’insegnamento della religione cattolica, dunque, "non si configura, quindi, come una catechesi confessionale, ma come una disciplina culturale nel quadro delle finalità della scuola. Non mi pare - conclude Bagnasco - che l’ora di religione ipotizzata corrisponda a questa ragionevole e riconosciuta motivazione".



Secondo voi è giusto istituire nelle scuole l'ora facoltativa di religione islamica?

martedì 20 ottobre 2009

MONICA



QUESTA POESIA MI E' ARRIVATA DA UN NUOVO AMICO "PINO".

BENVENUTO !


A MONICA

Il tuo sguardo, severo in apparenza,

e il tono delle parole

con leggero accento di chi comanda

intransigente

ci fanno ridere come spontanei bimbi,

poiche’ dietro tutto questo

è nascosta una tenera anima

che gioca con la maschera del tuo carattere.

Stai per diventare madre, allora

abbandonerai quel costume burlone

intanto che il tuo viso si illumina

del vero sorriso e di soave amore.

Nel dedicarti poi, con somma gioia

al tuo desiderato pargoletto;

giorno per giorno leggendo

nei suoi occhi, con lui ti simuli bambina

mentre i tuoi delicati movimenti

e forme assumono una finezza divina.

SABBIA ( Scritto dall'amico FLAVIO )


Cammino lentamente a capo chino
Su questa spiaggia immensa, assolata,
l’onda di risacca con ritmo ostinato, incessante
cancella le impronte dei miei passi sulla sabbia.
Questa musica di un mare abbandonato,
In un giorno di primavera un’aria profumata
Mi racconta storie di amori lontani,
di volti e immagini sfumati dal tempo.
E’ un tardo pomeriggio, sopra l’orizzonte
Brilla sorridente la piu bella delle stelle
Nata alle prime ombre della sera,
premurosa ascolta sogni e speranze,
poi quasi come con una carezza cancella
dalla mente pensieri e immagini di tempi andati
e spegne le passioni ardenti nel mio cuore.
Sento solo l’ostinato sciabordio della ghiaia
Che instancabile segue l’onda di risacca
Quel rumore accompagna dolcemente l’attenzione
Su un volto apparso all’improvviso forse
Da un’onda anomale di quel mare incantato,
mi sfugge allora l’esile senso delle cose
Di nuovo esplodono vecchie passioni
E mi perdo dietro un’immagine irreale che mi attrae
Con suadente, melodioso canto di richiamo.
Si ferma per un attimo il tempo della sera
Rifletto, ascolto, respiro ansimando con affanno,
mi siedo stancamente sulla sabbia bianca e aspetto
di capire se sei vera e sai che io esisto.

AMORE VIRTUALE




“Mi sono innamorata di te perché non avevo niente da fare, il giorno volevo qualcuno da incontrare la notte volevo qualcosa da sognare. Mi sono innamorata di te perché non potevo più stare sola, il giorno volevo parlare dei miei sogni, la notte parlare d’amore…”.
Sentendo questa canzone di Tenco mi sono venute in mente le tante storie di amori virtuali di cui si parla oggigiorno. Internet, con le sue chat, è diventato un catalizzatore di sogni, speranze, un luogo dove è possibile superare i vuoti esistenziali, dove ricercare la propria anima gemella o un incontro fugace, dove il pensiero viene prima del corpo, un luogo di incontri e di scontri, di fantasie e banalità. Ma nella Rete ci si può anche perdere, con la speranza forse di ritrovarsi, magari più autentici, perché nel sottile gioco dell’anonimato si possono mostrare parti di sé temute, nascoste, desiderate. Ci si incontra, ci si ama, due intimi sconosciuti che accelerano i normali tempi di conoscenza, “come vorrei pensare a noi come a due persone che si sono fatte un’iniezione di verità per dirla, finalmente, la verità” dice Yair nel romanzo di David Grossman “Che tu sia per me il coltello”. Ci si incontra, ci si ama, ci si perde il più delle volte, nel marasma delle chat, con il rischio di perdere, anche,il nostro già fragile Io, arrivando a sostituire il reale con il virtuale. Non più amori vissuti ma cliccati. Dietro uno schermo si può mentire, si può sperimentare il piacere di essere ciò che non si è, si può esperire un senso di onnipotenza, si può sedare l’ansia, si possono fare grandiose fughe nel mondo di fantasie gratificanti ma troppo spesso celate, si possono condividere passioni, interessi, si possono azzerare molte censure, certo con un rischio, quello che il filosofo Jean Baudrillard ha definito “il delitto perfetto”, l’assassinio della realtà. Ma allora è proprio vero che l’amore attraverso Internet è solo un “incontro illusorio per eterni adolescenti che preferiscono sognare”? O, parafrasando Amleto, ogni strumento utilizzato dall’uomo diventa “buono” o “cattivo” a seconda di chi lo utilizza?
Molte coppie si sono formate e si formeranno attraverso l’incontro virtuale, qualcuna si frantumerà nel giro di poco tempo, altre consumeranno una storia d’amore,ma solo coloro che sapranno coltivare il proprio sogno, tenendo sempre ben presenti valori come lealtà, rispetto e fiducia, potranno durare. In fin dei conti come ci ricorda Battisti, “Amarsi un po’ è come bere, più facile è respirare. Basta guardarsi e poi avvicinarsi un po’ e non lasciarsi mai impaurire no. Senza nascondersi, manifestandosi, si può eludere la solitudine, però, volersi bene no, partecipare, è difficile quasi come volare.”.

Dott. Enrico Prosperi


VOI COSA NE PENSATE ?.



Annamaria.... a dopo

L'ANGOLO DI ENZO (Racconto - INCONTRI RAVVICINATI )


Cari amici, per mercoledi ci aspetta un'altra pertubazione che porterà ancora marcato maltempo in tutta Italia,quindi mi raccomando fate attenzione !

Nell'augurarvi una buona giornata, propongo uno dei tanti racconti del nostro amico Enzo - poeta e scrittore del "Il mio blog" -...buona lettura!




ANNAMARIA....a dopo







INCONTRI RAVVICINATI


BARBIERE
1946
BARBER’S SHOP

Questa era l’insegna che ancora oggi sovrasta l’ingresso del suo salone. Perché quelle due parole inglesi? Don Achille, titolare unico del negozio, amava appassionatamente i film di ‘sparatoria’, meglio detti ‘westerns’. All’approssimarsi delle festività di fine anno, dopo la prestazione, i clienti venivano omaggiati, molti anni fa, con certi caratteristici calendarietti con donnine in abiti succinti, tenuti insieme da minuscole frange di fili di cotone quasi sempre di colore giallo. In quel negozio, si radevano barbe chiacchierate nel senso che ogni cliente di Don Achille si esibiva dicendo il proprio pensiero. Nella bottega di allora ogni argomento, purché pulito, era discusso, mormorato, borbottato, spesso straziato nelle regole sintattiche e grammaticali ma affrontato con serietà, in modo caloroso, pittoresco e umoristico…e con la gestualità caratteristica della gente del Sud: argomento principe non era solo lo sport, si discuteva di tutto in chiave a volte seria, altre volte umoristica: ma spesso l’umorismo e la serietà si alternavano prevalendo ora l’uno ora l’altra.
Ora siamo nel 2006.
Quel negozio di barbiere ha battuto ogni concorrenza. Don Achille ne va fiero. C’è ancora tutta la frequentazione di avventori fissi e affezionati e di clienti anche stranieri che torturano la nostra lingua e che si esprimono tra una varietà di strazi linguistici anche …in eulo, come la gran parte di cinesi. Gli anni passano con una malvagità inesorabile, i clienti cambiano. Tra i i clienti, Don Achille vanta il dottor Giuseppe Contento, solo per gli amici “Pino”: capelli grigi, lievemente ondulati, una timidezza discreta, un sorriso raro ma sincero, una voce con volume deciso e nello stesso tempo rispettosa; leggermente paffutello e ‘pienotto’ all’addome, il dottor Contento rasenta nell’aspetto un’insolita simpatia; nell’andatura, essendo basso di statura, decisamente crea, in chi lo guarda, un certo buon umore. E mai nessuno lo ha sentito sbraitare, o alzare la voce contro chicchessia: insomma, un vero e proprio galantuomo. Questo dottor Giuseppe Contento, da sempre chiamato ‘Don Pino’, da più di trent’anni è il cliente più affezionato di Don Achille.
A dir la verità, è l’appellativo con cui lo apostrofano i clienti di origine meridionale.
Il padre di Don Achille, barbiere pure lui, aveva sposato una bionda salernitana, donna gioviale e moglie di sani principi. Don Achille è, come si suol dire, un mezzosangue: mezzo polentone e mezzo terrone. Idiomaticamente è bilingue, ma se la cava simpaticamente con un italiano napoletanizzato, che a volte sfiora la comicità; si cimenta pure con il dialetto veneto inframezzato all’improvviso da espressioni di marca partenopea, per darsi aria di persona vissuta e informata. Il negozio, comunque, è frequentato per la maggior parte da gente del Sud, ma Don Achille può vantare anche una corposa clientela di vicentini, che gli danno del ‘lei’.
L’ingresso nel negozio è sempre segnalato con un “ring” di campanello.
Quel martedì mattina il dott. Contento, alias Don Pino, appare sulla porta, saluta, reggendo una busta di plastica trasparente da cui si intravede un libro.
“Buongiorno a tutti!
“Don Pino amabile, buongiorno… accomodatevi, finisco questo taglio al Sig. Raffaele, al nostro artista della pizza, e sono da voi. Sono anni che mi onorate come cliente e non vi ho mai visto senza un libro in mano. Non vi smentite mai.”
“Che occhio. Don Achì, non vi sfugge proprio nulla, ” esclama il dottor Pino.
“Non per sapere i fatti vostri, leggere per voi è una grande passione.” Detto ciò Don Achille dà un paio di colpetti di forbici al pettine e aggiunge:
“Di che tratta, Don Pì, se mi è consentito.”
E Don Pino pronto: “Filosofia, Don Achì, filosofia…quella cosa ‘con la quale o senza la quale si rimane tale e quale’.” declama un po’ divertito mentre il suo viso accenna un sorriso.
Don Achille insiste: “Don Pì, non ci tenete sulle spine… che tratta il libro?”
” E’ il quinto libro della Storia della filosofia di Luciano De Crescenzo.”
Il pizzaiolo Don Raffaele, esce dal silenzio e contorcendosi un po’ sulla poltrona, si unisce al barbiere: “Diteci qualcosa, voi che siete una persona istruita. Anch’io sono curioso e poi, per la verità, mi fa sempre piacere sentirvi dire cose interessanti.
E Il dottor Contento, spiega che il libro l’aveva quasi letto tutto e che si era appena alzato da una tranquilla lettura ai giardini pubblici; così apre il libro a caso e legge : Christian Wolff (1679 – 1754):Lo scopo della filosofia, secondo Wolff, è la felicità di due persone, ovvero quella nostra e quella di un altro signore che sta dentro di noi e che ci condiziona nelle scelte.”
“Scusate, Don Pì, come avete detto che si chiama questo…signore…? domandò il pizzaiolo guardando il dottor Contento nello specchio.
“Wolff, Christian Wolff, e non è un signore qualsiasi, è un filosofo.”
“Però che nome, sembra Rex!” dice il pizzaiolo.
A quel punto Don Achille lancia un’occhiata al dottor Pino e poi a Don Raffaele: “E chi sarebbe questo Rex?”
E’ il cane del Commissario, quello del film alla TV: quando abbaia fa così… ‘WUOFF’, insomma proprio come avete detto voi.” Detto questo, sbotta in una risata che soffoca quasi subito. “Scusate, Don Pì, è meglio ridere ogni tanto…!”
E il barbiere: “ Però non quando si parla di cose serie!...Don Pì, prego, continuate”
Il dottor Contento riprende: “Questo Wolff dice che la felicità consiste nell’essere felice in due…”
Il barbiere interrompe: “E’ chiaro, significa che se sono felice solo io e mia moglie no, non è una vera e propria felicità. Deve essere contenta anche lei. E’ così?”
“Allora neanche io sono felice,” interviene Don Raffaele “ perché se c’è una persona sempre nervosa e scontenta, quella è mia moglie.” Scusate, qua si sta parlando di una felicità un po’ strana.. E’ facile parlare di felicità, ma se non ci sono i soldi è inutile discutere, facciamo solo chiacchiere.” Don Achille riprende a dire che Don Raffaele ha ragione sul fatto che non si può parlare di felicità se ci mancano i mezzi. Per me una vera felicità non esiste.
Don Pino interviene: “Un momento, per favore, non saltate subito alle conclusioni. Cerchiamo di ragionare.” Poi chiede al pizzaiolo:
Don Raffaè, e voi con la vostra pizzeria siete felice?” E Don Raffaele, l’artista si sfoga:
“Se non fosse per Carmela, che rompe sempre di pìù, io con la pizzeria potrei quasi dire di essere felice. E’ chiaro: se il Padreterno mi conserva in salute. Mia moglie ha superato la sessantina, ma già da un paio d’anni non la capisco più: oggi sta bene, l’indomani ha i nervi, dopodomani per farle dire una parola ‘ce vo a mane e Ddio’. Dottò, non la capisco più.”
E il barbiere lo rincuora: “Chi le ha capite mai le donne.” E poi scusandosi col dottor Contento: “ Scusate, Don Pì, io penso che le donne c’ entrano nell’argomento. Non vi pare?”
Il dottor Pino sente la necessità di intervenire e ricomincia a spiegare: “ Direi proprio di sì… ma per raggiungere la felicità, dice questo filosofo, occorre che queste due persone,
come lui le chiama, devono dialogare e andare d’accordo. Quella persona che sta dentro deve andare d’accordo con quella che sta fuori.”
Don Raffaele vuole capire e chiede: “L’altra persona è la moglie, se ho capito bene?”
E il dottor Contento si avvicina alla sinistra del seggiolone e lentamente osserva: “ No, Don Rafè, non è né la moglie, né l’amante – insomma ‘a cummare – né la fidanzata, né la compagna come si dice oggi, ma è ‘quel malessere che uno sente dentro di sé quando commette un’azione eticamente riprovevole.”
Il pizzaiolo alza la mano: “Un attimo, Dottò, le ultime due parole…non le ho afferrate, abbiate pazienza.”
“Avete ragione, scusate voi, eticamente significa dal punto di vista morale, riprovevole sta per azione ingiusta, cattiva, vergognosa, disonesta. E se uno la commette…”
E Don Achille pronto: “… sono dolori di coscienza cioè…i rimorsi, i sensi di colpa. Giusto?”.
E il Dottor Contento prosegue ipotizzando : “ Giusto, Don Achì, ma se voi rubate…”
La replica di Don Achille è fulminea: “ E’ un esempio… se permettete!?”
“E’ un esempio, si capisce!” chiarisce sorridendo Don Pino, che riprende tranquillo “ Don Achì, se non pagate le tasse oppure, che so, tradite vostra moglie, è sempre un esempio, succederà una specie di litigio tra ‘voi’ e la persona che avete ‘dentro’. E’ chiaro, Don Achì!?”
I due amici artigiani si guardano e il pizzaiolo è il primo a pronunciarsi: “E’ chiaro, anzi chiarissimo. Quella persona che dite voi, cioè quello che dice questo filosofo, è a’ cuscienza, eh sì, è proprio la coscienza.” è come se fossimo in due tutti quanti. Don Pì, se ho capito bene, è come se ognuno di noi fosse doppio, io sono io, fisicamente, e dentro di me c’è una specie di cosa invisibile. E quando io faccio lo stro…scusate Don Pì, quando commetto un’azione disonesta, questa cosa che dite voi…”
Il Dottor Pino corregge: “Non io, Wolff!”
Il pizzaiolo si corregge: “…che dice questo Wuoff, mi punge, è come se mi tormentasse dentro.”
Don Achille rimane stupefatto della rapidità di interpretazione del pizzaiolo e lanciando lo sguardo di stupore al Dottor Contento, mormora: “Oh Gesù, dovete riconoscere, Don Raffaele è stato veloce e chiaro; se facesse così le pizze, raddoppierebbe la clientela.”
Il dottor Pino condivide: “Però, si è espresso a modo suo e anche bene. Devo riconoscere, un ‘bravo’ se lo merita.”
A questo punto il barbiere, per non essere da meno, si rivolge al pizzaiolo, cercando di conquistare terreno nella conversazione:
“Don Rafè, mi avete tolto la parola di bocca, e’ proprio quello che stavo per dire: la coscienza. Molta gente, però, non la sente questa persona che giudica, se ne frega, se ne fotte da’ cuscienza.”
“Purtroppo, molta gente è sorda, non ascolta ‘la persona dentro’ ammette Il dottor Contento, “le malvagità abbondano, le persone ignobili – cioè e’ fetiente – li troviamo dappertutto.”
Il dottor Contento si ricorda che, in un certo senso, si erano allontanati dall’argomento felicità e ci ritorna: “ Signori, per cortesia, non ci dimentichiamo che stiamo discutendo della Felicità.
I due artigiani fecero una breve pausa. E Don Pino ne approfitta per riprendere la parola: “Insomma questo Wolff dice in sintesi che bisogna stare in pace con se stesso, è una forma di felicità un po’ particolare. Lui dice che se abbiamo la coscienza a posto, dovremmo stare più tranquilli.”
Al barbiere e al pizzaiolo l’argomento è sempre più interessante, ma è il primo a chiedere:
“ Secondo voi, questa benedetta felicità esiste o è solo fantasia? Ho i miei dubbi, dottò!”
E Don Raffaele ne approfitta per porre la stessa domanda a modo suo:
“Insomma, dottò, con tutti ‘sti guai’ c’è qualcuno che può essere felice?”
“Signori miei, la risposta può essere una sola o anche tante.”
Il pizzaiolo chiede:”Ditecene almeno una, o come la pensate voi in proposito.”
Il dottor Contento chiude il libro con un colpo secco e lo ripone nella busta di plastica. Con tono deciso, prima tossice, poi mugugna e riprende: “Domanda da miliardi di euro; ma credo di poter condividere la risposta o come la pensa Bertrand Russel, uno dei più grandi filosofi-matematici di tutti i tempi, morto circa 25 anni fa. Ho riflettuto da molti anni, direi da quando ero giovanotto, sul concetto della felicità di questo grande pensatore…se sapeste quante volte ho cercato di comprendere il concetto o lo stato di
una persona felice. E quella di Russell mi è sembrata una riflessione giusta o un’interpretazione più condivisibile, direi più esatta insomma.
Don Achille un po’ titubante interrompe: “Secondo me, è importante avere una famiglia, un po’ di soldi…ma poi come si fa a non avere…preoccupazioni per sé, la moglie, i figli…specialmente per il loro futuro. Secondo me, ci vorrebbero più soldi, più possibilità nella vita, se no, addio felicità.”
“Diciamo che con un bel po’ di soldi, una quantità tale da non avere tanti pensieri, voglio dire,” precisa il pizzaiolo ”starei bene, potrei dire di essere felice…o quasi , però dovrei stare bene anche in salute.”
Il dottor Contento aveva ascoltato attento e tranquillo le due interpretazioni:
“Mbè, avete rasentato entrambi il pensiero di questo Russell. Prima di tutto lui dice che non si può raggiungere la felicità…”
Don Raffaele, il pizzaiolo, comincia a lamentarsi: “Me lo immaginavo che sarebbe andata a finire così:…è tutta una fantasia, allora ce lo dica chiaramente.”
Don Pino va avanti con la spiegazione: “Calma, calma, Don Rafè. Secondo questo filosofo…la felicità, ripeto, non si può raggiungere, ma che ci si può andare vicino; in altre parole, anziché cercare di essere felice è necessario fare ogni tentativo ‘per non essere infelice’. E secondo lui, occorrono TRE cose: famiglia-amici, una stabile situazione economica e una buona salute. E mai nessuno di questi deve mancare.”
Per famiglie e amici si intendono i rapporti sociali: se vi mancano, pur possedendo le altre due, è una vera e propria desolazione: insomma, una persona sta bene sia economicamente, che in salute, ma è preda della solitudine.”
Il barbiere interrompe: “ una specie di egoista, un lupo solitario.”
“Eh già!” ammette Don Pino.
E Don Raffaele pure:” Anch’io sono d’accordo con voi, Don Achì!”
Di nuovo il dottor Contento:
“Immaginate ora di avere una famiglia e degli amici, e che la salute non vi manchi, cioè avete il primo e il terzo elemento, ma avete pochi mezzi per vivere: le banche non vi fanno prestiti perché non avete le garanzie; gli usurai, veri pirati moderni, ne approfittano come sciacalli, in conclusione: una vita di sacrifici e lacrime.”
I due artigiani ascoltano in silenzio poi Don Achille commenta: “Sarebbe una disgrazia, eh sì, una disgrazia… i soldi, i soldi servono… eccome.”
“Io, per la verità, non mi posso lamentare,” annuncia il pizzaiolo “ tengo una bella famiglia, moglie e due bravi ‘guagliune’, a’ femmena e o’ masculo’; la pizzeria va bene, e ringraziando Iddio anche la salute non ci manca.”
“Buon per voi!” esclama Don Pino, “ e siatene contento.” A questo punto si ferma e precisa prendendo di nuovo la parola: “Ora Immaginate di possedere, una normale famiglia e degli amici, cioè il primo elemento; immaginate di vantare una situazione economica, che vi permette di vivere piuttosto bene, cioè avete il secondo elemento, ma vi manca il terzo: il ‘patrimonio della salute’ perché colpiti per esempio da un’emiplegia, oppure, e facciamo le corna, avete avuto un infarto.
“Oddio, Don Pi, che razza di malattia ci nominate, che cos’è questa emipl…la prima che avete detto.”
“…e-mi-ple-gi-a…”prende a scandire il dottore “ una emiparesi Don Rafè, facendo gli scongiuri, significa che metà del vostro corpo non vi permetterebbe più di fare le pizze. Ed io non potrei reggere il libro con tutte e due le mani e…”
“E io dovrei cedere il negozio perché non potrei fare più né barbe né capelli. Don Pì, a questo punto è necessario che ognuno di noi si tocchi a modo suo, parlando con rispetto.” Don Achille si tocca nelle parti basse e Don Raffaele allunga indice e mignolo, Entrambi accompagnano gli scongiuri con un sorriso di soddisfazione.
Don Achille riconosce che è sempre un piacere conversare con Don Pino. E sottolinea: E’ come se mi toglieste un peso da dentro ogni volta. Proprio così, è come se mi sentissi più leggero, che so, più soddisfatto della vita.”
Il dottor Contento si rivolge al pizzaiolo: “E voi, Don Rafè, la moglie che rompe, i figli, la pizzeria…la salute…che mi dite?”
“Anche per me è sempre un piacere parlare con voi, è istruttivo, dite delle cose molto interessanti. Voi siete una persona di cultura, avete studiato. Anch’io dovevo studiare…però sapete, un po’ le ragazze, un po’ a’ capa fresca non ne avevo tanta voglia. La famiglia aveva bisogno…e mi misi a fare il pizzaiolo…dovevo contribuire. Riflettendo bene sulla chiacchierata, anzi io direi sulla lezione che ci avete dato, è come se mi aveste aperto tutte le finestre di casa mia e sentito una ventata di aria fresca e nuova. Forse mi lamento un po’ troppo e vi assicuro che la vita merita un apprezzamento diverso, almeno da parte mia.”
“Non esageriamo, merito anche vostro, non basta parlare e dire cose interessanti; occorre che ci sia chi ascolta e voi due siete degli ascoltatori eccezionali. E per quanto mi riguarda, mi fa molto piacere essere vostro cliente.”
E il barbiere, con una punta d’imbarazzo, dichiara: “ Per carità, Don Pì, il piacere è tutto nostro.”
E il pizzaiolo, Don Raffaele, si unisce all’elogio: “ Anche mio, Don Pì, anche mio!”

Dando un gran respiro, Il dottor Contento si siede e si tuffa nella lettura de “Il Corriere dello Sport” cercando notizie del suo NAPOLI. il barbiere, Don Achille, dà gli ultimi ritocchi al suo amico e cliente, Don Raffaele.
La lunga pausa di silenzio s’interrompe al ring del campanello. La porta di vetro si spalanca. La moglie di Don Raffaele, in evidente stato di agitazione, salutando e chiedendo scusa si rivolge al marito: “ Hai dato la macchina a Carlo. Vai subito vicino allo stadio, ha avuto un incidente…mi ha telefonato poco fa. Vai, vai…!”
“Don Raffaele, impressionato dalla notizia e liberatosi del panno bianco cerca di calmare la moglie:
“Non ti agitare, Carmè…hai detto che non si è fatto niente. Allora, stai calma.”
“Al cellulare mi ha detto che non correva…andava piano per i fatti suoi…un furgone non si è fermato allo stop e l’ha preso di fianco” continua a dire Donna Carmela.
E Don Raffaele riceve le ultime spazzolate dal barbiere, che lo esorta ad andare via subito:
“Don Rafè, se avete bisogno…disponete pure!”
Il pizzaiolo si avvia verso la porta, agguanta la maniglia e, rivolgendosi al dottor Contento gli obbietta visivamente sconvolto : Don Pì, Voglia Dio che mio figlio sta bene…e la salute che dite voi e questo filosofo Woff o come caspita si chiama, è sempre la stessa per mio figlio…però queste notizie improvvise… danno certe botte… a me… e a quella persona che sta dentro di me.”
Don Raffaele, artista della pizza, e la moglie, visibilmente scossi, infilano la porta e scompaiono.
“Speriamo che il ragazzo non si sia fatto niente. Don Pì, vi potete accomodare!”
E il dottor Contento, alias Don Pino, si accomoda.
“Che cosa facciamo?”
“Prima la barba!”
“Bene!”
“Don Achì, a proposito di Calciopoli , domani ci saranno le sentenze della CAF. Io sono per le sanzioni esemplari, ve lo dico subito. Voi che ne dite? Qual è il vostro pensiero?
E Don Achille, barbiere di indiscussa esperienza, non se lo fa dire due volte, e col sorriso sulle labbra, comincia ragguagliare il dott. Contento, convinto e felice che il docente, da quel momeno, è lui.
“Velo dico chiaro chiaro: i giudici devono fare solo i giudici, chi ha sbagliato deve pagare, non si devono prendere in giro migliaia e migliaia di persone.”
“Ne convengo, lo Sport deve essere utile al corpo e insegnare onestà morale, e praticato con lealtà e correttezza professionale. Ma quando un omicida o un rapinatore o un pedofilo dopo qualche anno di carcere ottiene gli arresti domiciliari con molta disinvoltura quando è così difficile stabilire se si è redento o pentito, vuol dire che quel certo giudice non è giusto: e se non è politicizzato, resta solo un cattivo giudice.”
Don Achille non si perde una parola e chiede:” Politicizzato, in che senso?”
“Nel senso che certi giudici giudicano in base al loro credo politico, e non in base a giustizia.”
Il barbiere ferma l’insaponamento e interviene: “ Significa che se io commetto un reato , mi può capitare un giudice di Sinistra o di Destra!?” Purtroppo, Don Achì, è proprio così, può succedere.”
“Eh no, non è giusto, non è proprio giusto, anzi io dico che è grave!” lamenta amareggiato il barbiere.
“Quei giudici ingiusti non danno più retta ‘alla persona dentro’ ma al colore del pensiero politico chiarisce il dottor Contento.
“Come vi capisco, Don Pì, speriamo che alla CAF ci siano dei giudici giusti.”
E il dottor Contento aggiunge: “…e che non siano né di qua né di là.”
E Don Achille, soffocando un sorriso e inarcando un sopracciglio, ribatte:
“Dottò, pur avendo la mia idea politica, io la barba gliela faccio ‘sia di qua che di là’.”
“Comunque, non esistono barbe di sinistra o di destra: esistono le barbe fatte a regola d’arte, siete d’accordo?”
“D’accordissimo, Don Pì, io faccio, modestia a parte, solo barbe artistiche. Oggi, vi faccio ringiovanire di una diecina d’anni.”
E Don Pino obbietta subito: “Per carità, se mi ringiovanite troppo, mia moglie non mi riconosce ed è capace di chiudermi la porta in faccia.”
Sorridono entrambi poi Don Achille propone: “Don Pì, se non vi offendete, oggi mi pagate solo il taglio dei capelli, la barba è in omaggio.”
“Sul serio?”
“Perché è straordinaria la gioia che ci hanno dato i nostri Azzurri: Don Pì, l’Italia ha vinto i Mondiali di calcio ed io lo voglio festeggiare con voi.”
“Mbè, accetto la barba, ad una condizione.”
“Quale?”
“ Che mi permette di ordinare due caffè speciali.”
“Permesso accordato, Don Pì, accordatissmo!”

Enzo

lunedì 19 ottobre 2009

MOVENZE - scritto da Enzo-

un raggio di luna,
un muto silenzio
tronchetti che bruciano arrossendo
sussurranti schiocchi
…e lei dorme
e poi sonnecchia
ora sorride
ecco… ride quasi
ora accenna un sorriso
Oh Dio
le labbra…le socchiude
le chiude
e le riapre subito
un soffio
no…un sospiro
che fa…ma no…tende le labbra…
e’ come se volesse dare un bacio
ma no…lo attende
dischiude le labbra
e bisbiglia:
il mio nome
Le deposi un bacio sul collo

All’alba spuntò il sole di ottobre
Lei disse:
Ti ho sognato stanotte
Volevo un bacio sul collo
E tu stupido
Mi hai baciato qui sulla bocca

PRESENTAZIONE



Da oggi c'è un nuovo blog in più in rete .”.Il mio Blog e degli amici di Annamaria (che sono io)

Anche se ormai si tratta di una realtà diffusa e consolidata sulla rete, c'è sempre qualcuno che si chiede cos'è un blog, quindi cercherò di rispondere brevemente a questa domanda..

Cominciamo subito dal nome: “blog” è una simpatica abbreviazione del termine “weblog”, che a sua volta nasce dall'unione delle parole inglesi “web” (rete) e “log” (registro). Chi gestisce un blog viene di conseguenza definito “blogger”.

Un blog è uno spazio sul web dove poter raccontare storie, esperienze e pensieri, in pratica una specie di diario online che chiunque può creare, gestire e condividere con il mondo intero.

L’aspetto di un blog, a prescindere dalla grafica, è quello di un elenco cronologico di articoli, spesso aggiornato giornalmente o quasi.

E' inoltre un ambiente dove anche i lettori possono esprimersi, commentando liberamente gli articoli pubblicati.

Quest’ultimo è uno degli aspetti più interessanti dei blog, che li colloca a metà strada fra i normali siti web e i forum di discussione e che spesso li trasforma in vivaci luoghi di aggregazione di navigatori con interessi comuni.

Nei blog, come in qualsiasi pagina personale, ognuno può scrivere liberamente su qualsiasi argomento.

Esistono blog con notizie di tipo giornalistico (magari specializzate su un tema specifico), di satira, di pettegolezzi, ma anche semplicemente di racconti quotidiani delle proprie esperienze personali e dei momenti della propria vita, con osservazioni, sfoghi, commenti, fotografie, etc..un po' come questo blog che ho creato dove parlerò di tutto un po' , dando ampio spazio agli amici ,qualora vogliate scrivere.

Comunque alla base c’è sempre il desiderio di lasciare una traccia di sé e delle proprie idee.

I primi blog comparvero (si dice) nel 1997.

In seguito sono nati dei siti che consentono a chiunque di poterli creare senza possedere particolari competenze tecniche. Se ci sono riuscita io ..può riuscirci chiunque abbia una minima conoscenza informatica.




Ora parlo un po' di me..ma poco. .. come già scritto sopra mi chiamo Annamaria , ..sorvoliamo l'età..

Vivo nel nord Italia.

Sono una persona allegra , socievole , ironica e dinamica ; disponibile , quando serve, a dare una mano agli amici.

Cerco di comportarmi sempre secondo i miei principi e mi danno fastidio le persone che ti giudicano senza conoscerti e che se la tirano. Cosi come non sopporto anche quelle persone che dicono o fanno una cosa perché l’hanno sentita dire o vista fare a qualcun'altra. Non sto parlando di quelle che prendono ispirazione e ci ragionano, ma di quelle che copiano, perché quella cosa la fanno tutti. Mi piace l’informatica e internet e questo si era capito ,visto che questo è il secondo blog che apro (il primo all'interno di una chat rivolta ad anziani e disabili) i miei interessi oltre il computer e internet sono la lettura , la musica e non disdegno la TV se trovo un programma di mio gradimento. Amo gli animali , sopratutto i cani e ne ho uno , anzi una ,(femmina )da 11 anni.

Considero il blog parte delle mie esperienze, perché credo che esaminare le cose e comunicarle, aiuta a capirle meglio. E probabilmente non è una cosa che ho capito ma che ho letto da qualche parte, condividendola. Non è un'idea senza senso aprire un blog da condividere con gli amici , mi è venuta e l'ho ponderata, anzi per un po' sono stata in continuo “

Lo faccio” “non lo faccio..alla fine “lo faccio” ha avuto la meglio.

Questo blog è un punto d'incontro dove possiamo intrattenerci e discutere attraverso i commenti su svariati argomenti utili che pubblicherò.sia miei sia quelli che vorrete segnalarmi e... per rilassarci un po' ...poesie , racconti , vignette, ricette particolari , pensieri etc

Ora. bando alle ciance e iniziamo subito con una bella poesia del nostro caro amico Enzo; mentre io ,concludo l’articolo così posso andare un po' ad esplorare per vedere come funziona sto blog





Annamaria ….a dopo.









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