“Non sprecare mai l’opportunità di esprimere il tuo amore.”
-H. Jackson Brown-
È piuttosto singolare e curioso che a pronunciare la frase “Disegna, dipingi ed esprimi ciò che ti piace” sia stato un pittore francese molto timido e riservato come Pierre Bonnard. Che un uomo celebre per la sua sensibilità e sobrietà consigliasse di non lasciar trascorrere un solo giorno senza esprimere le emozioni e i sentimenti, senza rivolgere un ti voglio bene ai propri cari, è davvero sorprendente.
Se le persone più timide e riservate sono capaci di osservare la bellezza, capirla ed esprimerla dando prova di un’enorme sensibilità, chiunque potrebbe dire ti voglio bene a coloro che meritano il loro affetto e la loro amicizia.
Lasciar fluire emozioni e sentimenti non è soltanto un buon comportamento, è anche necessario. Non bisogna credere che sbandierare le proprie emozioni sia negativo, anzi si tratta di un’abitudine che protegge la salute mentale e fisica.
Alessitimia: la malattia di chi non esprime le proprie emozioni.
Non esprimere emozioni è un comportamento sociale che, nonostante sia largamente accettato, è negativo per la salute umana. Tanto che questo sintomo è considerato alla base di un disturbo identificato come alessitimia.
Donna triste
La alessitimia si manifesta in quelle persone che sono incapaci di riconoscere, esprimere o verbalizzare le loro emozioni. Ecco che allora non dare voce alle emozioni può causare seri problemi di comportamento e salute mentale. Esistono casi di depressione, isolamento sociale e somatizzazione a causa dell’incapacità di canalizzare e far uscire un fiume di sentimenti.
Tuttavia, l’alessitimia può anche provocare problemi fisici derivanti dalle difficoltà psicologiche. Per esempio, potrebbe causare mal di stomaco, infarti, ipertensione, ulcere e sindrome da colon irritabile, per citare solo alcune malattie.
L’alessitimia ha conseguenze ancora più nefaste. Vivere senza saper esprimere un ti voglio bene può provocare un grande deterioramento delle relazioni sociali.
“Il pianto è, a volte, il modo di esprimere le cose che non si possono dire a parole”
-Concepción Arenal-
Casi estremi di alessitimia
Per parlare di casi estremi di alessitimia, ci avvaliamo di una particolare serie televisiva che qualche anno fa godeva di un certo successo in diversi paesi del mondo. Stiamo parlando di Dexter, il cui protagonista è interpretato dall’attore Michael C. Hall.
Il protagonista della serie, chiamato Dexter, aveva dei comportamenti al limite della psicosi a cause della sua incapacità di provare empatia, esprimere sentimenti e persino provarli. Per lui, dire ti voglio bene era una vera agonia.
Evidentemente, questo è un caso estremo e fittizio. Tuttavia, può servire come punto di partenza per cercare sintomi affini in ognuno di noi e capire se possiamo essere affetti da alessitimia in maggior o minor grado.
Non saper dire ti voglio bene: problema radicato nella società
Secondo la Società Spagnola di Neurologia, fino a un 10% della popolazione in tutto il mondo soffre di alessitimia, dunque è evidente che si tratta di un problema che colpisce un buon numero di persone, molte delle quali potrebbero essere prossime a noi.
Per poter riconoscere le persone affette da questa malattia, dobbiamo fare attenzione alla loro capacità empatica o espressiva. Anche coloro che hanno avuto ictus, tumori al cervello o traumi cranici potrebbero esserne colpiti.
Uomo triste
Il cervello permette a noi esseri umani di provare amore, allegria o paura e ci permette di relazionare i sentimenti e le emozioni con le parole. Una funzione mentale che va oltre il condizionamento sociale, che può essere, in realtà, un bisogno.
Secondo il dottor Pablo Duque, della Società Spagnola di Neurologia, “l’incapacità di riconoscere e verbalizzare emozioni e sentimenti è provocata da un’interruzione della connessione tra strutture cerebrali”.
È evidente che esprimere emozioni, mostrare sentimenti o dire un ti voglio bene non è solo bello e piacevole, è anche una necessità psicologica che migliora la salute mentale e fisica.
Fonte La mente è meravigliosa
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Annamaria
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