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venerdì 27 maggio 2016
PERLE DI SAGGEZZA SICULA
Una una carrellata di proverbi e detti siciliani
Si dice che “i proverbi sono la saggezza del popolo”, ma anche che siano parole che nascono dalla saggezza degli anziani, che hanno vissuto la loro vita e il loro bagaglio di conoscenze: ecco, allora, una ricca raccolta di “perle di saggezza Sicula” che, ad un’attena riflessione, risultano essere delle belle verità!
Addina vecchia fa buon broru
Gallina vecchia fa buon brodo: allude alla positività della vecchiaia per via delle molte esperienze accumulate nel corso della vita
Bannera ri cannavazzu
Bandiera di stracci: sta ad indicare una persona che si comporta in maniera incoerente da non potere essere assolutamente qualificata
Nabotta a la utti e na botta a lu timpagnu
Un colpo alla botte e uno al coperchio: il detto indica quella persona che nell’esercizio delle proprie attività non avendo il coraggio di scegliere una linea, si comporta in maniera ambigua in modo da lasciare contenti tutti
Sunnu “u lazzu e a strummula”
Sono come il laccio e la trottola: si dice di persone che stanno sempre insieme in riferimento alla trottola che per girare e stare in equilibrio ha bisogno della corda per fare ciò
U bonghiornu si viri ra matina.
Il buongiorno si vede la mattina: il detto vuole significare che le prospettive favorevoli di una attività che si inizia ex-novo si rivelano sin dai risultati iniziali
Cònzala comu vuoi ca sempri cucuzza è…
Condiscila come vuoi ma sempre zucca rimane: l’espressione indica che qualunque accorgimento si trovi quando la materia di base è insufficiente non si possono ottenere buoni risultati
Cu avi lingua passa u mari
Chi ha una parlatina molto sviluppata può attraversare anche il mare
I guai ra pignata i sapi u cucchiaru ca l’arrimina
I problemi della pentola li conosce solo il cucchiaio che mescola il suo contenuto
Nuddu si pigghia si nun s’assumigghia.
Nessuna persona sceglie un’altra se non ha qualcosa in comune: il detto vuole significare che le persone che si accoppiano dopo aver verificato che hanno le medesime tendenze e vedute, a volte, hanno poco di buono!
Addina chi camina, s’arricuogghi ca vuozza china
La gallina che va in giro nell’aia ritorna al pollaio con il gozzo pieno e sazia: il detto tende ad esortare tutti gli uomini a non starsene mai con le mani in mano ad aspettare ma a darsi da fare perché in un modo o nell’altro qualche risultato arriverà.
Austu e riustu è capo r’invernu
Agosto e Settembre è principio d’inverno: segna il finire dell’estate e l’avvicinarsi delle procelle autunnali
Chiovi assuppa viddani
Pioggia minuta e continua che arriva a bagnare anche gli abiti intimi se ci si trova all’addiaccio
A Pasqua e Natali puru i lagnusi addivientanu massari.
Significa che in questi periodi in tutte le case si fanno grandi pulizie
Megghiu u tintu canusciutu ca u buonu a canusciri
Meglio la persona cattiva ma conosciuta che quella buona ma ancora da conoscere, è la preoccupazione di cambiare il vecchio con il nuovo!
L’occhiu ru patruni ngrassa u cavaddu
L’occhio del padrone ingrassa il cavallo ovvero che solo il proprietario di un bene ha cura dello stesso
I macchi hanno l’uocchi e i mura hannu l’aricchi
I rovi hanno gli occhi e i muri hanno le orecchie: rivolto a qualcosa di segreto che invece è conosciuto inspiegabilmente a tutti
Supra a carta si canta a musica
Sopra lo spartito si legge la musica, ovvero, senza soldi non si fa nulla.
U picca abbasta, assai assuviecchia
Il poco basta e il molto è superfluo
Mancia ru to mancia e ru to’ saziatinni
Mangia del tuo e del tuo saziatene, situazione nelle quali la parsona può utilizzare le proprie forze o risorse.
U cavaddu bonu si viri a cursa longa
Il cavallo buono si vede alla lunga: il detto vuole evidenziare che il giudizio positivo su una persona è opportuno esprimerlo dopo averlo visto al lavoro per un tempo ragionevolmente lungo.
Cu taci accunsenti
Chi tace acconsente: il detto esprime il convincimento che la persona che non pone alcuna osservazione o non mette in discussione un ordine ricevuto offre la propria disponibilità
Voli a ‘utti china e a muggheri ‘mriaca
Vuole la botte piena e la moglie ubriaca: il proverbio sta ad indicare di una persona che non è mai contenta di quello che ha e pretende sempre di più.
Tantu va a quartara all’acqua ca si rumpi o si ciacca
Tanto va la brocca all’acqua fino a quando si rompe o lesiona: il detto vuole evidenziare che l’impegno fisico continuo prima o poi produce l’inabilità a continuare o la riduzione delle prestazioni per eccessivo logorio
Nun ‘nquitari u cani chi duormi
Non molestare il can che dorme: il detto vuole dire che nel rapporto con gli altri è sempre opportuno essere discreti se non si vuole suscitare la reazione offensiva.
N’signati l’arti e mettila ra parti
Impara l’arte e mettila da parte: è un consiglio che gli anziani davano ai giovani nel convincimento che nel saper fare qualcosa assicura sempre un lavoro
Cu lassa a vecchia pi la nova sapi chiddu chi lassa ma un sapi chiddu ca trova
Chi lascia la vecchia via per la nuova sa quello che lascia ma non quel che trova: il proverbio sottolinea che spesso si è attratti dalle novità ma lasciando il vecchi di cui si conosce anche i difetti per il nuovo può capitare di incorrere in spiacevoli inconvenienti.
Ti manciasti lu sceccu e ti cunfunni pi la cura
Si usa generalmente in riferimento alla parte finale di un lavoro spesso difficile da concludere.
Vai circannu scecchi morti pi livarici i ferri
Sono quelle classiche persone che cercano guai.
Nun mi cuntari li tri jorna du fistinu
Ovvero: non mi raccontare frottole o cose che già conosco!
A spusa maiulina un godi la curtina
Tra i pregiudizi del mese di maggio vi era e rimane ancora quello di non contrarre matrimonio durante il mese in quanto si dice che la sposa non godrà a lungo del matrimonio…
Jiri ri cassaru e cassaru
Premessa: il “cassaro” è l’attuale Corso Vittorio Emanuele, a Palermo, ovvero rinomata strada dritta senza alcuna curva o piegatura. Il detto significa quindi andare dritto per le proprie idee e la propria strada senza sotterfugi, dubbi o incertezze !
Aprili lu duci durmiri, nè livari nè mìttiri
Ovvero ad Aprile, nel constatare che il tepore della primavera porta a “sonnecchiare” dolcemente, si consiglia agli incauti di non togliere né mettere indumenti in quanto la temperatura è estremamente variabile.
Miati l’occhi chi vìttiru Pasqua, si diceva un tempo…
beati coloro che sono arrivati vivi e felicemente alla nuova Pasqua.
L’ultima vara ‘i Sannuminicu:
il detto si riferisce al fatto che durante la processione del festino, nel XVIII secolo, l’ultima “vara” , in ordine gerarchico o storico tra i fercoli era quella con la statua di San Domenico.
La cosa era tanto risaputa che si tradusse in proverbio, riferita ad una persona che non giunge mai ed al suo apparire si esce in esclamazione !
Annamaria... a dopo
mercoledì 25 maggio 2016
L'OFFERTA DI EDISON A CACCIA DI CLIENTI: A QUELLI NUOVI RESTITUISCE I 100 EURO DEL CANONE RAI
"Abbiamo deciso di rimborsare il canone tv alle famiglie italiane" spiega Marc Benayoun, amministratore delegato di Edison.
Il Canone della RAI in bolletta potrebbe diventare il nuovo baricentro delle offerte delle società elettriche. Edison, infatti, ha lanciato una nuova offerta speciale per i suoi nuovi clienti proprio incentrata sulla tassa del possesso della TV. Tutti coloro che sottoscriveranno un nuovo contratto con la società elettrica otterranno il totale rimborso dei 100 euro del Canone della RAI.
Nello specifico, con l’innovativa offerta Edison Luce Leggera, la società restituisce i 100 euro del Canone ai nuovi clienti che sottoscrivono un contratto entro l’autunno 2016. Edison Luce Leggera sconta il Canone RAI dalla bolletta elettrica per tutto il primo anno attraverso 10 rate mensili da 10 euro ciascuna. Il prezzo dell’energia è bloccato per due anni e, tenendo conto anche del rimborso del canone, risulta il più vantaggioso sul mercato secondo la classifica TrovaOfferte dell’Autorità per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico. Chi passa a Edison dopo aver ricevuto l’addebito del Canone RAI da un altro operatore energetico, riceverà comunque il rimborso dell’intera spesa a partire dalla prima fatturazione sottoscrivendo Edison Luce Leggera.
La scelta di proporre questa particolare offerta speciale deriva da un sondaggio SWG da cui emerge che per un italiano su due, quella del canone è la spesa più insopportabile, davanti alle accise sulla benzina, all’IMU e ai ticket sanitari.
Edison è la prima società elettrica che sfrutta il Canone della RAI in bolletta per lanciare nuove offerte speciali con l’obiettivo di guadagnare nuovi clienti. Con buona approssimazione è lecito attendersi moltissime di queste offerte nel corso dei prossimi mesi.
Il Canone della RAI in bolletta sta probabilmente per diventare un formidabile strumento di marketing per le aziende elettriche che operano in Italia.
webnews
AUTOEROTISMO FEMMINILE
GIA' LETTI MA SEMPRE UTILI...
Se Dio avesse voluto impedirci la masturbazione,
ci avrebbe fatto le braccia più corte.
George Carlin
Poichè si parla poco di masturbazione femminile,mentre è pressochè accettata quella maschile, oggi ,cari amici, voglio toccare un argomento che è quasi tabù.
Parità dei sessi è anche questo!
Ne parliamo con le considerazioni ed i consigli dell'esperta D.ssa Francesca Romana Tiberi (psicologa sessuologa clinica www.sessuologa.net).
Mi piaccio, mi voglio un gran bene, so come darmi piacere e quindi, SÌ faccio anche l’amore con me stessa. . Anche le donne “si toccano” solo che, a differenza degli uomini, non lo ammettono quasi mai!
In effetti la masturbazione femminile è ancora uno dei temi più scottanti e misteriosi della sessualità, qualcosa di cui non si parla apertamente perché riguarda l’aspetto più intimo privato e solitario della vita di ognuna. L’autoerotismo femminile è infatti ancora uno dei grandi tabù da infrangere perché, nonostante la libertà sessuale di oggi, porta con sé quell’alone di immoralità, vergogna e spesso senso di colpa tipico delle società occidentali.
ASPETTO DELLA SESSUALITÀ.
Eppure, la masturbazione è un aspetto naturale fondamentale della nostra sessualità e quindi, non andrebbe assolutamente trascurato perché, pur essendo una dimensione apparentemente solitaria e privata, ha dei fantastici risvolti anche nella vita di coppia e relazionale in generale; molti uomini infatti apprezzano la capacità delle donne di cercare ed ottenere piacere, anche da sole.
L’autoerotismo è una attività sessuale che ha moltissimi vantaggi, in primis consente di iniziare davvero a conoscere meglio il proprio corpo, le sue reazioni, e la sua capacità di ricevere piacere in modo naturale e semplice, nonché di abbassare l’ansia legata al rapporto sessuale con il partner.
PERCHÉ FARLO. Vediamo dunque perché è importante farlo?
Per riuscire a capire profondamente come funzioniamo.
Per insegnare al nostro partner come ci piace essere accarezzate.
Per rilassarci.
Per eccitare ancora di più il nostro partner.
Per sentirci sessualmente appagate a prescindere dall’esistenza o meno di un partner.
Perché ci amiamo!
Premessa quindi, la fondamentale importanza nella nostra vita sessuale dell’autoerotismo, ed i vantaggi che ne derivano, vediamo ora in che modo trarne il maggior appagamento e piacere.
Innanzitutto è importante scegliere il momento giusto da dedicare al proprio personalissimo orgasmo, possiamo decidere di farlo la sera prima di dormire, nell’intimità della nostra camera, sotto la doccia, o durante un bagno rilassante… l’importante è sentirsi tranquille e serene.
Esistono diverse modalità per raggiungere l’orgasmo, vediamo velocemente le più diffuse:
Masturbazione classica
Accarezzare il clitoride con un dito o più di uno. Contrariamente insomma a quanto credono i maschietti più profani, che immaginano la masturbazione femminile come “autopenetrazione“.
Penetrazione con le dita
Una variante della masturbazione classica è quella delle dita usate per penetrare la vagina. Può servire a dare un brivido in più in alternanza alle carezze.
Senza dita
Alcune donne riescono a raggiungere l’orgasmo anche senza utilizzare le mani, è possibile farlo stando pancia in giù, o in posizioni in cui sia possibile sfregare il monte di venere contro una superficie adatta, e muovendo ritmicamente il bacino.
Penetrazione artificiale
Peni artificiali che si trovano nei sexy shop sono ormai divenuti molto comuni. Quasi tutti vibrano, la vibrazione può essere praticata anche solo sul clitoride. Solitamente l’utilizzo di sex toys è una componente divertente nei giochi di coppia.
Come possiamo fare tecnicamente?
Stimolando, più o meno direttamente, il clitoride (è il metodo più diffuso per masturbarsi) possiamo scegliere se accarezzarci sopra o sotto le mutandine, dipende dalla sensiblità PERSONALE del proprio clitoride.
Si può scegliere di accarezzarsi anche il seno, ci sono donne infatti che per aumentare l’eccitazione amano anche stimolarsi il seno magari immaginando la presenza del partner.
Si può decidere di aiutarsi attraverso l’introduzione di oggetti, meglio scegliere dei sex toys veri e propri in quanto hanno una forma ergonomica ad hoc e sono facilmente lavabili.
È importante scegliere la posizione giusta: maggior parte delle donne preferisce accarezzarsi in posizione supina, mentre alcune preferiscono stare in piedi o sedute, ma l’importante è trovare la propria posizione che dipenderà soprattutto dalla propria conformazione fisica e quindi assolutamente unica.
Vi è un discreto numero di donne che preferisce sfregare i genitali contro un oggetto o materiali morbidi, quindi via libera alla ricerca del proprio cuscino preferito.
GRATIFICARSI. Vediamo ora qualche piccolo consiglio per vivere l’autoerotismo in modo estremamente gratificante, a prescindere dal partner, senza sensi di colpa, vergogna o paura di essere scoperte.
Non dimenticare, all’inizio, di bagnare le dita, altrimenti puoi provare fastidio o dolore.
Utilizza le dita centrali oppure un solo dito, premendo con un gesto circolare per stimolare direttamente il clitoride.
Sfiora leggermente ma in modo continuo solo la zona intorno al clitoride.
Per arrivare velocemente all’orgasmo stuzzica con l’indice il clitoride con piccoli colpi, picchiettando leggermente e variando ritmo
Anche le piccole labbra, le grandi labbra e la zona perianale sono estremamente ricche di innervazioni nervose e quindi fonte di eccitazione e piacere se stimolate.
Ricorda che non ci sono regole, non esiste un modo giusto o sbagliato per farlo, ogni donna troverà il modo per lei più soddisfacente per vivere al meglio il SUO momento d’amore e piacere, senza vergogna paura o sensi di colpa… Non esiste nulla di più bello che amare sé stessi!
Anche in caso di masturbazione l'eccitazione parte dalla testa e coinvolge tutto il corpo, anche per le donne che non hanno il punto G.
Alcune citazioni sulla masturbazione...
Il bello della masturbazione è
che non sei obbligato a metterti elegante.
che non sei obbligato a metterti elegante.
Truman Capote (attribuito)
Non denigrare la masturbazione.
È fare sesso con qualcuno che amo.
Woody Allen, Io e Annie, 1977
La masturbazione: la primaria
attività sessuale del genere umano. Nel Diciannovesimo secolo era una malattia; nel Ventesimo è una cura.
Thomas Szasz, Il secondo peccato, 1973
Questo che vi propongo è un grafico recente
(febbraio 2012) di un dato un pò strano: il rapporto tra religione (uomini e donne) e masturbazione dichiarata |
Mi auguro ,con quest'argomento, di non aver "scandalizzato" i più. L'idea che la donna possa voler provare piacere da sola , senza un uomo , marito, compagno o fidanzato che sia ,sembra essere ancora poco radicata. C'entra la religione, oppure nell'inconscio collettivo la donna è la mamma che le mani deve usarle per cucinare o lavare il bucato?.
Purtroppo, tante donne all'apparenza molto aperte e disinibite, in realtà su questo punto sono ancora molto chiuse.
Annamaria
lunedì 23 maggio 2016
GIOVANNI FALCONE
24 anni fa, il 23 maggio 1992, Giovanni Falcone veniva assassinato con la moglie Francesca Morvillo e tre uomini della scorta nella strage di Capaci per opera di Cosa Nostra. In questi giorni la carcassa della Fiat Croma dell'attentato al giudice antimafia viene esposta in Puglia. Ma normalmente si trova nella Scuola di Polizia Penitenziaria a Roma: l'accesso, però, è riservato solo a pochi. "È importante custodire la memoria", dice in questo appello il giornalista Sandro Ruotolo. "Perché questa teca con l'auto di Giovanni Falcone non può essere visitata da tutti?".
Sandro RUOTOLO
Questa è l’auto di Giovanni Falcone. L’auto in cui è saltato in aria insieme alla moglie Francesca Morvillo e a tre uomini della scorta.
Quel 23 maggio del '92 arrivai la sera stessa a Capaci. L'auto di Falcone era sul ciglio del cratere. La prima macchina, quella di Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro era letteralmente volata dall'altro lato della strada.
È esposta in una enorme teca di vetro in uno dei cortili della scuola di polizia penitenziaria a Roma. A due passi dal raccordo anulare.
Non è aperta al pubblico e l'accesso non è per tutti. L'ho fotografata perché ho partecipato a un'iniziativa sulla legalità insieme a degli studenti romani.
Sapete bene quanto sia importante custodire la memoria e sapete anche cosa abbia significato per tutto il Paese la strage di Capaci. Perché questa teca con l'auto di Giovanni Falcone non può essere visitata da tutti? Perché non può essere esposta in una piazza di Roma, per esempio vicino al ministero di Grazia e Giustizia nel cuore della città?
Un paese che non ha memoria non ha futuro. Chiediamo al ministro della Giustizia, Andrea Orlando, che la teca che contiene l'auto del giudice Giovanni Falcone ucciso nella strage di Capaci con Francesca Morvillo e la sua scorta venga esposta pubblicamente. A Roma, nella piazzetta davanti al ministero di Giustizia.
"La mafia non è affatto invincibile; è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine".
Firmo perchè concordo sul fatto che "un paese che non ha memoria non ha futuro" e purtroppo ,spesso, noi italiani non conserviamo la memoria!
Annamaria
domenica 22 maggio 2016
LA CULEIDE
La Culeide. Poemetto in antitesi al moderno costume dei culi finti
Editore: Scipioni
Una raccolta giocosa, disincantata e ghibellina sul Culo, argomento sempre di gran moda, tra poemetti impertinenti, poesie, proverbi, modi di dire, citazioni, interessanti interpretazioni sull'etimologia della parola.
Per una lettura leggera e sorridente, ottima introduzione al fantastico mondo della Filologia Deretana.
Trilussa e Gioacchino Belli apprezzerebbero di sicuro.
LA CULEIDE (Prima pagina)
Non canterò di favolosi Numi
gli oracoli bugiardi; o di feroci
mentiti eroi le gesta, ed i costumi;
le gloriose colpe, o i casi atroci.
Gli orrori o i sogni d'una età ferina
non vo' cantar; ma il cul di Carolina.
Che se lodare un cul non sia decente;
che dirò mai di Quei che lodò tanto
parti men belle, e che a noi fur sovente
cagion funesta di tristezza e pianto?
E sia Cocito di sanguigna urina
laudabil più del cul di Carolina?
E come in oggi esser si suole autore
comunque, ond'esser detto uom di calibro;
e tutti han di comporre il pizzicore,
mel sento anch'io d'impastocchiare un libro;
né avendo in sacco altra miglior farina,
mi spazierò sul cul di Carolina.
Chi di donna lodò il leggiadro viso;
chi gli occhi, i denti, il labbro, e chi il capello;
chi la dolce favella; e chi 'I sorriso;
chi la mano gentil; chi 'I piede snello;
se niun lodonne il cul, ben s'indovina
perché: niuna ebbe il cul di Carolina.
Fu un bel cul sempremai laudabil cosa.
E sia una donna pur di poco ingegno:
siale fortuna e Venere ritrosa,
sempre di lode il suo bel culo è degno.
Che val beltà? Che val ricca propina
senza un cul come quel di Carolina?
Esopo, ch'io credeva uom di giudizio,
nelle favole sue, con naso fino,
iva frusciando il culo a Caio e Tizio.
Io non così: né come Costantino,
che dà per vacca carne pecorina,
farò. cantando il Cul di Carolina.
Fa ch'io dipinga un culo immalleabile,
atlantico, pittorico ed atletico,
classico, erculeo, magico, intoccabile,
magnifico, simpatico e magnetico,
in bei versi, qual'onda caballina
fluidi, e degni del cul di Carolina.
Ma, o che mi creda o no, non mi bisogna
la credenza del volgo e sciocco e ignaro.
So ben, che a voi non sembrerà menzogna,
a voi che avete l'intelletto chiaro
né siete letterati da dozzina,
quel ch'esporrò sul cul di Carolina
.
Quando in tal cul dal sen materno uscì,
feto e cul tastando allor sbucciati,
esclamò: che strano parto! e impallidì
credendoli due feti aggrovigliati:
ma vistol coll'occhial poi la mammina,
lieta grido: oh! il gran cul che ha Carolina!
Culo non v'è; né fuvvi mai nel mondo
fra quanti più bei culi unqua fioriro,
più tornito, piu vago, e piu giocondo.
Né fra le statue del museo rimiro,
scavate là in Pompei, Stabia e Resina,
simile un cul a quel di Carolina.
Napoli, è ver, di belle donne è piena
impareggiabil per la grazia e 'I brio,
che han di angelica forma, e non terrena,
e spalle e petto e seno, e che so io?
Ma non si ammira da Capodichina
a Miseno, che il cul di Carolina.
Né allor che tutto il mondo a Carditello
ca alla gran festa, né a Capodimonte;
né a Piedigrotta in mostra, o ad Architello;
ne al Vomer mai si vide, o a Vergin-monte;
ne ai passeggi di Chiaja e Mergellina
più bel cul di quel di Carolina. (...)
Te Napol non produsse: e non sei nato
del Bel Sebeto tu; te una Befana
e 'I Vesuvio produsse in fiamme irato;
e le mamme allattar di ruffiana;
che hai cor bastardo in petto, alma canina,
dispregiando il bel cul di Carolina.
Armida, Bradamante, Olimpia, Alzira,
Laura, Leonora, Angelica, Virginia,
Tamiri, Semiramide, Zaira,
Ersilia, Clitennestra, Argene, Erminia,
Giulia, Marzia, Aristea, Fulvia, Agrippina,
non ebbero il bel cul di Carolina.
Né Solimena, o Guido, e né Bastiano
dipinser mai, ne Vinci, o Polignoto,
né Rubens, Michelangel, né Tiziano,
né Apelle pur, tanto famoso e noto,
né il sommo genio della terra urbina,
bello un culo come quel di Carolina.
Quando il fulgor d'un sì bel cul t'irradia,
senti fuggir la noia, il duol, l'inedia.
Per me, lascio le Muse, Apollo e Arcadia;
e più che in San Carlino alla Comedia,
rido se amica sorte mi avvicina
al romantico cul di Carolina.
Come placida viene al lido l'onda
quando lieve sul mar Zeffiro scherza,
che alla prima succede la seconda,
e questa torna e va a lambir la terza,
lieta d'un bacio al sen di Mergellina,
così movesi il cul di Carolina.
Non è si duro un corno o un ossomastro;
duro non è così d'Aquila il rostro;
né duro è tanto il marmo o l'alabastro;
né le unghie in moda (onor del secol nostro);
né i calli miei, né il guscio di tellina
son duri quanto il cul di Carolina.
Sia benedetto il trenta ottobre, e l'anno
milleottocentotrentatre, e quel punto
in cui, scordando ogni primier affanno,
nel caro suol partenopeo son giunto;
ma benedetta ognor quella mattina
che il cul potei mirar di Carolina.
Fra i più bei don che possa farvi Dio,
è quello d'un bel culo, o donne care.
né questo è sol per sentimento mio:
ma fu scritto in latin, greco e volgare,
e in lingua copta, egizia ed algonquina.
Oh! Che gloria pel cul di Carolina!
Siate giovani o vecchie, o belle o brutte.
O vedove, o zitelle o maritate,
v'assicuro che a noi piacete tutte,
se al passeggio un bel cul ci presentate,
finto non già com'è quel di Adelina,
ma vivo come il cul di Carolina.
Sii tu bella e laggiadra, o giovinetta;
sii pur vaga vieppiù che in stelo il fiore;
sii d'avvenenza e civiltà perfetta;
abbi in membra gentil gentile il core:
vatti in un chiostro a dar la disciplina,
se ti manca il bel cul di Carolina.
Donne mie, se l'avete o floscio o plastico,
non dite poi ch'io sia troppo sofistico;
Pregiasi un cul naturalmente elastico
(disse Nasone in non so qual suo distico).
l'elastica sottana taccolina
fa, fa: ma non dà il cul di Carolina.
Cul che di cul non ha se non la scorza,
è una larva di cul: non vale un frullo.
Cul che vita non ha, né moto e forza,
serve sol di ludibrio e di trastullo.
Specchiansi Amalia e Cloe, Gemma e Rubina,
al semovente cul di Carolina.
Eh! cornacchie d'Esopo (in vostra pace)
perché tradirci con un cul di stoppa,
con oudinot e paniers, che il cul verace
gonfianvi, e fan sembrare donne di coppa?
E copiar può la moda parigina
il non mentito cul di Carolina?
Deh! non spendete invan pei Ciceroni,
voi che venite in quest'alma Città,
badate che vi truffano i bricconi,
additandovi sol le rarità
di Pozzuoli, Pompei, Stabia e Resina,
e non quella del cul di Carolina.
Poiché batterla a tergo invan procura
e or di fronte, or di fianco invan l'assale;
vedendo ben quanto la rocca è dura,
tenta il forte minar della rivale.
Ma ad altro canto. (Or lasciam fare Elvina).
Uh! che farà il gran cul di Carolina!
Una moglie (e 'I so io di causa-scienza)
tanta ai jupons en crin mise importanza
che il marito, acquistatili a credenza
(grazie agli uscieri) alla Concordia ha stanza.
Maledetti i sur-cul di taccolina,
simulacri del cul di Carolina!
Certi culi hanno un moto oscillatorio:
altri vibrato ed altri peristaltico,
altri roteante, ed altri ondulatorio:
altri stan fissi e inerti qual basaltico
masso. Oh! schietta, spontanea, ed intestina
mossa equabil del bel cul di Carolina.
Se di tastarlo un pò vienvi interdetto,
sta ben. Chi sa? potria covarci gatto.
E poi (soffrite ch'io vi parli schietto)
se a voi (quod absit) ne accordassi il tatto:
con quell'unghie da bestie di rapina
voi straccereste il cul di Carolina.
E oh! quanto piu di voi felice fu
quel ciuccio ch'io nel Vomer vidi un dì
gir spetizzando e con le orecchie in sù
poiché annusando, un certo odor sentì.
Felice lui, che la dorsal sua spina
sentì premer dal cul di Carolina!
Uh! Quann'appassiunate! E che nce faje?
N'ave Rinaldo cientomila a u Muolo:
la Sonnambula pò n'ave cchiù assaje:
n'ave purzì Mamozio de Puzzuolo.
Nte dico niente de la Paresina:
ma cchiù ne tene nculo Carolina.
Quanno la Siè Ndrianella e Cannetella
facene tanta luotene e cuntraste
a cchi u ttenea cchiù gruosso; e la gonnella
s'auzajeno, uh! scasati chilli nchiaste,
si scea nfra li doi culi ntridecina
co cchella scciort'i culo Carolina!
Faranvi i dotti iscrizion lapidaria:
ch'io per me, se a compor belli epitaffi
non basta mente acuta ed antiquaria
ma ci vogliono gli uomini coi baffi,
Imbaffus nequeo condere latine:
MAGN. HIC. IAC. CUL. CAR.
Magnus hic jacet Culus Carolinae
Qual Terra e mai da Napoli sì disgiunta,
dall'alma Italia, o dal cammin del Sole;
qual'è l'isola ignota ove ancor giunta
non sia la fama di sì bella Mole?
Fin della Luna ai regni è già inquilina
la fama del gran cul di Carolina.
Piu non dirassi ormai Partenope
un cul che di sua fama ha pieno il Mondo;
ma a ragion si dirà culo europeo;
ch'Europa sol tal vanta un Mappamondo.
Dé più famosi cul cos'è vicina
la rinomanza, a quel di Carolina?
Se altri invento il pallone; altri il planimetro;
chi le navi a vapore e chi il gassometro;
se v'è chi sognò fin lo scampimetro;
chi sia che inventar sappia ora un culometro
che senza geometrica dottrina
misuri l'ampio cul di Carolina?
L'uomo sogna cio che fissa il suo pensiero.
Sogna liti il dottor; sogna il pastore
pecore e buoi; sognan le armate schiere
caserma e vin, le carte il giocatore;
il gallo sogna il cul della gallina
ed io? versi sul cul di Carolina.
Ne curerei d'avere un braccio mozzo;
o che un ergastol fosse il mio palazzo;
né d'esser posto in fondo a un vuoto pozzo;
o rinchiuso in Aversa come un pazzo,
o in prigion dura qual la Mamertina,
purché mirassi il cul di Carolina.
Non ti seduca il suon, la danza, il canto,
la gola, il sonno, e l'oziose piume:
non ti alletti il piacer funesto tanto,
su cui scrisse Aretin sozzo volume.
Fuggiam la maga Circe, e Armida e Alcina:
cantiam l'innocuo cul di Carolina.
Fra i gentilizi stemmi del blasone
se altri adottaro il drago, il coccodrillo.
Ia pantera, la tigre, ed il leone,
la jena, il pardo, il boa, l'orsa, il mandrillo;
io (se alzerò il mio stemma) l'arma ferina
non vò adottar, ma il cul di Carolina.
Sì: scrivetene o dotti, a cui la sorte
diè ingegno, alto sentir, genio e talento;
né vi faccia ritegno o vi sconforte
l'astruso sì, ma pur degno argomento:
che né Taide impudica, o una sgualdrina
voi loderete nel cul di Carolina.
Chi sia che a Dante di rispetto perda,
s'egli con faccia tosta di piperno,
nominò m...e quel che segue in erda,
al canto diciotto dell'Inferno
in quella sua Commedia, ch'è divina?
Che fa. s'io il culo nomai di Carolina?
Ma ca... (caro, per poco or non ho detto
quella parola che non convien dire).
Non è tutt'un lodare il collo, il petto,
il seno, e che so io? Ci hai che ridire?
Chi fece il collo, il petto, il sen, la schina,
non fè pur Ei quel culo a Carolina?
Io ch'ebbi moglie con un cul ben grosso
così elegante e bello e così grasso,
che, vivaddio! direi fosse senz'osso
quel sì compatto e ben tornito masso,
qual (se morte ahi! non feamene rapina)
potria far da secondo a Carolina.
Culo, splendor d'un secolo beato,
d'ogni bellezza e raro pregio adorno;
culo modello, cul sì ben formato
che d'ogni cul formi l'invidia e scorno:
io ti saluto. E tu la mia sestina
serba pel tuo bel culo, o Carolina.
Qui, voi, cui non annotta innanzi sera,
coronate il culigrafo poeta
che uscì per lei dalla prosaica sfera,
e voi, cui d'appressarvi Apollo vieta
(fra noialtri) alla fonte caballina,
ispiratevi al cul di Carolina.
Annamaria