pensieri, amore, attualità, curiosità dal web, ricette...e non solo
venerdì 12 settembre 2014
OBAMA, COME USARE PAROLE VIOLENTE SENZA SPAVENTARE GLI ELETTORI
Leggete queste parole: “Li colpiremo ovunque. Li distruggeremo. Non c’è alcun rifugio sicuro per chi minaccia l’America”. Obama spiega schematicamente la strategia per “degradare e alla fine distruggere” l’Isis, che definisce “un cancro”, con un’azione “sistematica” di “bombardamenti massicci senza sosta”.
E allora? E’ la strategia di Obama direte. Certo, ma facciamo un piccolo esercizio: provate a sostituire mentalmente la faccia di Obama con quella di Assad o di Hitler.
La scena è questa: il dittatore è infuriato e urla a squarciagola da venti minuti, agitando ritmicamente le braccia nell’aria e battendo i pugni stretti sul leggìo quando, con gli occhi rovesciati all’insù, prende un respiro e annuncia: “li colpiremo, li degraderemo, li distruggeremo, li bombarderemo sistematicamente!”
La sensazione che provate deve essere diversa da prima. La simpatia che sentite per questo leader non è esattamente la stessa che provate per Obama. Eppure hanno detto testualmente le stesse parole.
Ma perché allora Obama non ci spaventa? È un fattore di comunicazione. Altri leader, anche in Italia, hanno spaventato la popolazione per molto meno, perfino con delle battute umoristiche.
Ciò che uno dice: il contenuto, il testo del discorso, non conta quasi nulla sull’impatto emotivo e dunque sulle sensazioni che proviamo (7%). Ciò che influisce su queste è il modo in cui qualcosa viene detto: il tono della voce, l’espressione del volto e i gesti. Per questo anche un invito a cena, se fatto da un uomo con lo sguardo di Hannibal Lecter, ci spaventa più di una dichiarazione di guerra fatta da Obama.
È nella comunicazione non verbale la chiave. Se le parole dure vengono da una persona che usa un linguaggio del corpo e un tono della voce moderati non solo non spaventeranno il suo popolo, ma la loro efficacia sarà maggiore.
Pensiamo a Papa Francesco, estensione del santo timore (un timore reverenziale che incute rispetto ma non paura) di Dio: i suoi attacchi più forti, come quelli contro i corrotti o i fabbricanti di armi che “dovranno rendere conto a Dio”, o contro i pedofili che è come se facessero “messe nere” e coi quali userà “il bastone”, oppure contro i mafiosi che ha scomunicato. Avete in mente l’immagine di una faccia deformata dalla rabbia, con lo sguardo indemoniato? No, se pensiamo a Papa Francesco vediamo un’immagine opposta, gioiosa, solare. Per questo, come per Obama, quando Francesco fa il duro è più efficace. Un tuono si sente più forte in una giornata serena.
Data la foga, per non ferire accidentalmente anche l’elettorato del proprio Paese, le parole devono essere dure, ma ragionate. Per esempio Obama nel discorso che stiamo analizzando usa numerose volte la parola “distruggere” per descrivere l’azione che propone contro l’Isis, ma mai la parola guerra. Parlare di guerra al popolo americano, dopo le ferite dell’Afghanistan e il fallimento in Iraq spaventerebbe la nazione. Per rassicurarla, il presidente punta proprio sulla memoria, su questo ricordo, dicendo che “a differenza di 13 anni fa l’America non sarà trascinata in una nuovo conflitto come in Iraq o in Afghanistan. Non saranno coinvolte truppe americane sul suolo straniero».
È un trucco semantico -come quelli ai quali siamo abituati in Italia-, si cambia la parola per non evocare il concetto poco gradito. Non si chiama guerra e non ci saranno le truppe americane, ma allo stesso tempo Obama ha annunciato l’invio a Baghdad di altri 475 soldati, che insieme ai consiglieri militari già inviati nelle scorse settimane faranno salire la presenza armata degli Usa in Iraq a circa 1.600 unità.
Dal discorso di Obama vediamo che è possibile essere severi contro gli avversari ed efficaci nelle condanne, senza spaventare coloro che non sono l’obiettivo del nostro attacco. È una comunicazione intelligente, che colpisce in modo preciso -come dovrebbero fare le bombe intelligenti, per restare in tema di guerre americane-, che fa passare non per Hitler o Stalin, ma da eroi positivi, nonostante le parole violente.
Marco Venturini( Esperto e consulente in comunicazione)
Ottimo articolo preso da "IFQ".
Prima o poi bisognerà fare un'elenco di tutte quelle personalità (politici, attori, scrittori ed "intellettuali" a vario titolo) che nel 2008 salutarono l'elezione di Obama come l'arrivo di un'era di "pace e prosperità", manco fossimo in Star Trek.
Intensa campagna di incessanti bombardamenti, così, come ogni buon presidente americano, anche "Bombama" avrà sulla coscienza la sua bella dose di vittime "colpevoli" di nient'altro che essere nate nel posto sbagliato professando la religione sbagliata.
L'America, il "faro" della Democrazia e della Libertà?
Obama, pensavo fosse più pacifico ed invece non è tanto distante dal guerrafondaio Bush.
Al Qaeda e Bin laden, Yalebani, Saddam, Assad, Isis, sono tutti spauracchi per spaventare il popolo che crede a tutto...ma tirando le somme ,prove che Al Qaeda fossero un così grave pericolo non ne sono mai state prodotte e cosi vale per gli altri presunti pericoli pubblici.
Ora credete veramente che l'Isis sia veramente questo pericolo mortale per l'occidente?
Obama e Bush sono le facce della stessa medaglia, sono l'espressione di quel sistema di potere che vive e campa sulla paura, sul terrore, sulla guerra.
Quali promesse ha mantenuto il nobel per la pace? Ha chiuso Guantanamo?
Putin è certamente un dittatore ma almeno non va a rompere in casa di altri, cercando di strappare paesi strategici per la Nato fomentando disordini di piazza....
Annamaria... a dopo
mercoledì 10 settembre 2014
LA VIOLENZA DOMESTICA COSTA PIU' DELLE GUERRE
Leggendo questo articolo del Corriere.it, si apprende che dobbiamo essere meno violenti per un problema economico. Mi domando che pensieri sperano di suscitare con questi conti... tipo "ti ammazzerei, ma visto che la cosa costa alla comunità circa 9 milioni di dollari ... ecco faccio così, ti sequestro e chiedo un riscatto alla società ... mi danno 2 milioni di dollari e siamo tutti contenti".
Certo che pensare di educarci al rispetto reciproco parlando di soldi sarà un successone ... come è stato fino ad oggi, per altro ...
Le Nazioni Unite: si muore di più per «assalti» tra le pareti di casa che sui campi di battaglia. Lo studio: la violenza globale «costa» 9,5 trilioni
Fonte- Corriere.it
Otto trilioni di dollari: un numero con dodici zeri. Tanto costa, nel mondo, la violenza domestica. Lo scrivono in uno studio corposo due ricercatori dell’università di Oxford e di Stanford: Anke Hoeffler e James Fearon. Donne, uomini, adolescenti e bambini: lo studio analizza i costi diretti (beni e servizi per il trattamento e la prevenzione della violenza), oltre a quelli non monetari (dolore e sofferenze), all’impatto dei moltiplicatori economici e sociali (dai contraccolpi sul mercato del lavoro a quelli sulle relazioni interpersonali).
La somma - il numero delle vittime e i costi per l’economia mondiale - è impressionante: la violenza domestica - soprattutto contro donne e bambini - uccide più delle guerre e «costa» ottomila miliardi di dollari l’anno.
I costi
Lo studio si conclude con un appello alle Nazioni Unite perché vengano dirottate più energie e strategie verso forme di abuso che solitamente ricevono molta meno attenzione dei conflitti armati - dalla Siria all’Ucraina - pur avendo un impatto più devastante.
Il calcolo è che per ogni morto su un campo di battaglia, almeno nove periscono in «dispute interpersonali», come sottolineano Hoeffler e Fearon. Che quantificano anche il costo «assoluto» della violenza: 9,5 trilioni di dollari l’anno. Una voce ricavata principalmente dai mancati guadagni e che corrisponde all’11,2% del prodotto interno lordo globale. Cifre da paura, che è difficile verificare. Ma che traducono in moneta sonante altri, attualissimi numeri: a partire dai 170 miliardi di dollari l’anno bruciati per i costi - diretti e indiretti - delle guerre civili. Anche la voce «omicidi» ha un suo cartellino del prezzo: 650 milioni di dollari l’anno.
Consensus
Bjorn Lomborg, direttore del Consensus Center di Copenhagen, che ha commissionato lo studio, afferma che «il problema è sottovalutato, un po’ come gli incidenti d’auto rispetto ai disastri aerei: nonostante i primi provochino molti più decessi, ad attirare maggiormente l’attenzione sono i secondi.
«Messe insieme le cifre, l’importante è ora non fermarsi a considerarne la portata, ma muoversi per trovare delle soluzioni efficaci», ha commentato Lomborg.
Il Centro, dove lavorano più di cinquanta economisti, inclusi tre vincitori di Premi Nobel, produce analisi e strategie per combattere minacce globali come i cambiamenti climatici e la malaria. Lo studio sulla violenza domestica ha come obiettivo quello di aiutare le Nazioni Unite a fissare le priorità per il 2030, dopo che saranno state affrontate quelle del 2000-2015, che includono uil controllo della povertà e il miglioramento delle risorse idriche. I nuovi obiettivi mirano a fermare metodi educativi basati sulle percosse, e la violenza contro le donne a casa.
Quanto vale una vita
Le stime si ancorano a qualche dato made in Usa: il costo medio di un omicidio è fissato in 9,1 milioni di dollari, inclusi i mancati guadagni e i costi per il sistema giudiziario. Per altri Paesi, lo studio estrapola i costi basandosi sul Pil: una vita in un Paese dove il Prodotto interno lordo pro capite è un decimo di quello americano viene fissato in 910mila dollari. E, proseguendo nell’analisi, per ogni manifestazione di violenza contro una donna o un bambino, che non ne procuri la morte, viene fissato un costo di 95mila dollari. Ferite, abusi, percosse su minori - e relativi costi medici - pesano per l’1,9% sul Pil delle nazioni più ricche e fino al 19% su quello dei Paesi dell’Africa subsahariana.
Gli studi
Altri studi hanno provato a stimare i costi del fenomeno: in Canada, uno studio che ha stimato i costi della violenza contro le donne nel più ampio contesto della violenza sia dentro che fuori l’ambiente domestico, conclude che lo Stato spende più di un miliardo di dollari canadesi all’anno per i «servizi» accessori: interventi della polizia, il sistema di giustizia penale, assistenza psicologica e formazione. Per gli Stati Uniti, un altro studio stima i costi tra 5 e 10 miliardi di dollari all’anno. Entrambi i lavori si riferiscono solamente ai costi per i servizi diretti e non tengono conto del costo umano della violenza. Nel 1993, la Banca Mondiale ha stimato che nei paesi industrializzati il costo della violenza e degli stupri in ambito domestico in termini di salute corrispondeva a quasi uno dei cinque anni di vita «calcolati in base all’incidenza di mortalità e morbilità» perduti dalle donne di età tra i 15 e i 44 anni. E nei paesi in via di sviluppo, sarebbero riconducibili alla violenza domestica, a seconda della regione, dal 5 al 16 per cento degli anni di vita in salute perduti dalle donne in età riproduttiva.
Annamaria...a dopo
Certo che pensare di educarci al rispetto reciproco parlando di soldi sarà un successone ... come è stato fino ad oggi, per altro ...
Le Nazioni Unite: si muore di più per «assalti» tra le pareti di casa che sui campi di battaglia. Lo studio: la violenza globale «costa» 9,5 trilioni
Fonte- Corriere.it
Otto trilioni di dollari: un numero con dodici zeri. Tanto costa, nel mondo, la violenza domestica. Lo scrivono in uno studio corposo due ricercatori dell’università di Oxford e di Stanford: Anke Hoeffler e James Fearon. Donne, uomini, adolescenti e bambini: lo studio analizza i costi diretti (beni e servizi per il trattamento e la prevenzione della violenza), oltre a quelli non monetari (dolore e sofferenze), all’impatto dei moltiplicatori economici e sociali (dai contraccolpi sul mercato del lavoro a quelli sulle relazioni interpersonali).
La somma - il numero delle vittime e i costi per l’economia mondiale - è impressionante: la violenza domestica - soprattutto contro donne e bambini - uccide più delle guerre e «costa» ottomila miliardi di dollari l’anno.
I costi
Lo studio si conclude con un appello alle Nazioni Unite perché vengano dirottate più energie e strategie verso forme di abuso che solitamente ricevono molta meno attenzione dei conflitti armati - dalla Siria all’Ucraina - pur avendo un impatto più devastante.
Il calcolo è che per ogni morto su un campo di battaglia, almeno nove periscono in «dispute interpersonali», come sottolineano Hoeffler e Fearon. Che quantificano anche il costo «assoluto» della violenza: 9,5 trilioni di dollari l’anno. Una voce ricavata principalmente dai mancati guadagni e che corrisponde all’11,2% del prodotto interno lordo globale. Cifre da paura, che è difficile verificare. Ma che traducono in moneta sonante altri, attualissimi numeri: a partire dai 170 miliardi di dollari l’anno bruciati per i costi - diretti e indiretti - delle guerre civili. Anche la voce «omicidi» ha un suo cartellino del prezzo: 650 milioni di dollari l’anno.
Consensus
Bjorn Lomborg, direttore del Consensus Center di Copenhagen, che ha commissionato lo studio, afferma che «il problema è sottovalutato, un po’ come gli incidenti d’auto rispetto ai disastri aerei: nonostante i primi provochino molti più decessi, ad attirare maggiormente l’attenzione sono i secondi.
«Messe insieme le cifre, l’importante è ora non fermarsi a considerarne la portata, ma muoversi per trovare delle soluzioni efficaci», ha commentato Lomborg.
Il Centro, dove lavorano più di cinquanta economisti, inclusi tre vincitori di Premi Nobel, produce analisi e strategie per combattere minacce globali come i cambiamenti climatici e la malaria. Lo studio sulla violenza domestica ha come obiettivo quello di aiutare le Nazioni Unite a fissare le priorità per il 2030, dopo che saranno state affrontate quelle del 2000-2015, che includono uil controllo della povertà e il miglioramento delle risorse idriche. I nuovi obiettivi mirano a fermare metodi educativi basati sulle percosse, e la violenza contro le donne a casa.
Quanto vale una vita
Le stime si ancorano a qualche dato made in Usa: il costo medio di un omicidio è fissato in 9,1 milioni di dollari, inclusi i mancati guadagni e i costi per il sistema giudiziario. Per altri Paesi, lo studio estrapola i costi basandosi sul Pil: una vita in un Paese dove il Prodotto interno lordo pro capite è un decimo di quello americano viene fissato in 910mila dollari. E, proseguendo nell’analisi, per ogni manifestazione di violenza contro una donna o un bambino, che non ne procuri la morte, viene fissato un costo di 95mila dollari. Ferite, abusi, percosse su minori - e relativi costi medici - pesano per l’1,9% sul Pil delle nazioni più ricche e fino al 19% su quello dei Paesi dell’Africa subsahariana.
Gli studi
Altri studi hanno provato a stimare i costi del fenomeno: in Canada, uno studio che ha stimato i costi della violenza contro le donne nel più ampio contesto della violenza sia dentro che fuori l’ambiente domestico, conclude che lo Stato spende più di un miliardo di dollari canadesi all’anno per i «servizi» accessori: interventi della polizia, il sistema di giustizia penale, assistenza psicologica e formazione. Per gli Stati Uniti, un altro studio stima i costi tra 5 e 10 miliardi di dollari all’anno. Entrambi i lavori si riferiscono solamente ai costi per i servizi diretti e non tengono conto del costo umano della violenza. Nel 1993, la Banca Mondiale ha stimato che nei paesi industrializzati il costo della violenza e degli stupri in ambito domestico in termini di salute corrispondeva a quasi uno dei cinque anni di vita «calcolati in base all’incidenza di mortalità e morbilità» perduti dalle donne di età tra i 15 e i 44 anni. E nei paesi in via di sviluppo, sarebbero riconducibili alla violenza domestica, a seconda della regione, dal 5 al 16 per cento degli anni di vita in salute perduti dalle donne in età riproduttiva.
Annamaria...a dopo
lunedì 8 settembre 2014
RENZI, QUANDO PARTE LA CAMPAGNA : UN GELATO PER TUTTI?...
Renzi: "No a lezioni da tecnici della prima Repubblica"
Il premier, nel suo intervento alla Festa nazionale dell’Unità a Bologna attacca gli "esperti, cresciuti all’ombra della prima repubblica, che non hanno anticipato la crisi e ora ci spiegano che gli 80 euro sono un errore. Non accettiamo lezioni". E poi: "Sulle riforme non mollo di mezzo centimetro "
Noi la cambiamo l’Italia, a testa alta, non guardiamo in faccia a nessuno. La riforme non sono, come ha sostenuto qualcuno, inutili, insignificanti, anzi uno scandalo, noi portiamo avanti, sia pure con modifiche, la legge elettorale e la riforma costituzionale, dimostriamo che la politica sa decidere", ha concluso il premier.
"Non mollo"... "Non accetto lezioni"... "Non accetto critiche... "Non accetto ricatti"... "Faremo le riforme a ogni costo"... "Solo noi possiamo cambiare l'Europa"... "La ripresa è vicino"... "Andremo avanti come treni"... quante parole per dire alla fine che in 7 mesi non ha fatto NIENTE!
RENZI e MENZOGNA sono due sinonimi:
- Renzi alla presentazione del DEF: "PIL a + 0,8% entro l'anno spero di essere smentito positivamente"... siamo in recessione.
- Renzi il 15 maggio: "Subito 15 mila assunzione nella PA"... non si sono mai viste e non se ne parla più.
- Renzi il 23 maggio:" dal 2015 gli 80 euro anche a pensionati e partite IVA".. non garantisce più.
- Renzi il 23 luglio: "Dal 1° settembre stanzieremo 43 miliardi per i cantieri"... ne ha stanziati 3.
- Renzi il 1° agosto: "Italiani andate in vacanza sereni, da settembre ci sarà una grande ripresa col botto"... siamo in deflazione.
- Renzi il 21 agosto: "Il blocco salariale è solo una chiacchiera estiva"... confermato il blocco salariale anche nel 2015.
- Renzi il 24 agosto: "Il 29 agosto vi stupiremo con la riforma della scuola"... la riforma della scuola non è stata neanche presentata.
- Renzi il 28 agosto: "Assumeremo 100 mila insegnanti precari"... ma se non avete i soldi neanche per rinnovare i contratti!
Renzi la "sinistra" che blocca i salari dei lavoratori mentre aumenta le spese militari.... La "sinistra" che definisce "ricatto" il diritto allo sciopero previsto dall'articolo 40 della Costituzione Italiana.... Una "sinistra" che ricorda il ventennio...mah...
Annamaria... a dopo