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giovedì 26 settembre 2013
PALLA AL CENTRO
Nelle dichiarazioni di Napolitano, la finta equidistanza de: “la politica e la giustizia cessino di concepirsi ed esprimersi come mondi ostili” ha sicuramente delle mire non tutte “pacificatorie” come il cittadino medio(-basso) potrebbe essere portato a pensare… l’impressione è che, sia nel primo mandato (fu soprannominato “penna-lesta”) che nel suo bis, è che tenda a cercare di ampliare il suo consenso verso settori ex-potenzialmente ostili … ma i fini superpartesiani si potrebbero confondere con altro…
Cosa? Nulla di sicuro..solo supposizioni, ma occorre tenere conto anche di quelle…
21/09/2013 di triskel182
Napolitano IL PDL ESULTA E RILANCIA. LA SANTANCHÈ SBRAITA: “VORREI ASFALTARE I GIUDICI” BUFFETTO AL CAIMANO, SCHIAFFI AI GIORNALISTI E CEFFONI ALLE TOGHE.
Finalmente si è tolto qualche sassolino dalle scarpe”. Giovanni Maria Flick è uno dei pochi ad aver colto quello che in realtà è stato una sottilissima, impercettibile, replica di Giorgio Napolitano ai rinnovati attacchi di Silvio Berlusconi alla magistratura. Tanto che a esultare per le parole del presidente della Repubblica è stato il Pdl, mentre il Pd per ore è rimasto silente e a fine giornata Guglielmo Epifani ha buttato lì un pacificatorio “rinnoviamo la stima a Napolitano per il lavoro che sta svolgendo”. Punto. Le uniche voci critiche sono arrivate da Di Stefano del M5S: “Parole indecenti, deve dimettersi” .
IL CAPO dello Stato ieri ha partecipato all’incontro alla Luiss in ricordo di Loris D’Ambrosio, consigliere di Napolitano scomparso per un attacco cardiaco il 26 luglio 2012. Gli interventi di Paola Severino ed Ernesto Lupo, che ha sostituito D’Ambrosio al fianco di Napolitano, sono passati quasi inosservati. E il ricordo del consigliere è stato l’input per parlare di giustizia. Ma la risposta agli attacchi di Berlusconi alla magistratura non è arrivata chiara per tutti. Nei sette minuti circa di intervento, Napolitano ha indicato l’esistenza di una “spirale di contrapposizioni tra politica e giustizia che da troppi anni imperversa nel nostro Paese”. Il “superamento di tale fuorviante conflitto, gravido di conseguenze pesanti per la vita democratica in Italia, ha rappresentato l’obiettivo costante del mio impegno fin dal-l’inizio del mandato presidenziale”. E ha voluto ricordare che già nel 2008 al Csm aveva invitato tutti a operare affinché “la politica e la giustizia cessino di concepirsi ed esprimersi come mondi ostili, guidati dal sospetto reciproco, anziché uniti da una comune responsabilità istituzionale”. E forse perché inascoltato dalla politica (dal 2008) Napolitano ha chiesto ieri collaborazione ai magistrati dai quali, ha detto, deve arrivare un contributo “molto importante” e invitando ad avere una “attitudine meno difensiva e più propositiva rispetto al discorso sulle riforme di cui la giustizia ha indubbio bisogno e che sono pienamente collocabili nel quadro dei principi della Costituzione”. Un monitino alla politica, un monito ai magistrati, un monitone ai giornali che si sono occupati della trattativa Stato-mafia che coinvolse, suo malgrado, anche D’Ambrosio.
NEL “NON SOPITO sdegno” per la scomparsa del consigliere, ha scandito Napolitano, “nulla è stato più paradossale e iniquo che vedere anche Loris divenire vittima” del “perverso giuoco politico-giuridico e mediatico. La cui impronta mistificatoria si è fatta risentire proprio oggi (ieri, ndr) forse in non casuale coincidenza con questo incontro”. Il riferimento, questo decisamente chiaro, è alla notizia, pubblicata ieri dal Fatto , del carteggio tra il Pg della Cassazione, Gianfranco Ciani, e l’attuale presidente del Senato, Pietro Grasso, ai tempi in cui era procuratore nazionale antimafia, acquisito dalla Procura di Palermo. Carteggio che riguarda le pressioni di Nicola Mancino (imputato per falsa testimonianza) a Napolitano che poi sarebbe intervenuto su Ciani nel tentativo di definire il destino dell’inchiesta sulla trattativa. Il processo si apre il 26 settembre, il capo dello Stato è tra i 177 testimoni e tra i documenti acquisiti c’è una lettera di Ciani a Grasso dai contenuti inequivocabili: “Devo dare seguito alla nota del 4 aprile 2012 del segretario generale della Presidenza della Repubblica”. Così ieri il Capo dello Stato, tra moniti e monitini, ha infilato anche la reprimenda ai pm invitandoli ad avere, fra l’altro, “riserbo, assoluta imparzialità e senso della misura e del limite”. Applausi dai presenti: Grasso, Ciani, Giovanni De Gennaro, Giuliano Amato, Francesco Gaetano Caltagirone e Gianni Letta, per citare i più compiaciuti dell’invito al silenzio e alla moderazione rivolto ai pm.
MA È DAI palazzi del Pdl che è arrivato al Quirinale il diluvio di complimenti. “Mi sembra che anche Napolitano si stia accorgendo che qualcosa non va nella giustizia italiana”, ha scandito incredula Daniela Santanchè. Per poi aggiungere: “Mi piacerebbe tanto asfaltare quella magistratura politicizzata che vuol togliere al leader di Forza Italia la rappresentanza di 10 milioni di italiani dalla politica”. L’invito alla sobrietà che Napolitano ripete dal 2008 è stato chiaramente recepito.
nelle indagini dei pm siciliani contro la legge e ben oltre i suoi poteri. “Nulla è stato più paradossale e iniquo – dice il Presidente – che vedere anche Loris divenire vittima di quello che il professor Fiandaca ha chiamato ‘un perverso giuoco politico-giuridico e mediatico‘. La cui impronta mistificatoria si è fatta sentire proprio oggi forse in non casuale coincidenza con questo incontro”. Stia tranquillo, Presidente: i giornali, almeno il nostro, servono a dare notizie. E quelle carte erano una notizia, per giunta attuale visto che il loro deposito è avvenuto giovedì. L’idea che le abbiamo raccontate apposta (“non in casuale coincidenza”) per disturbare la sua fondamentale prolusione alla Luiss può venire soltanto a chi è abituato a certi giochetti. Dunque non a noi. Come dice Massimo Fini, “omnia munda mundis, omnia sozza sozzis”.
Da Il Fatto Quotidiano del 21/09/2013.
Non sono stata l'unica a domandarmi il significato della frase di Napolitano, Tonino mi segnala che anche Ingroia non ha ben capito e chiede chiarimenti (che non arriveranno...)
Il presidente Napolitano ha chiesto alla magistratura di avere un maggiore senso del limite. Cosa significa senso del limite? Non indagare se un pm ha una notizia di reato che riguarda qualche politico? Non indagare perché c’è una ragion di stato superiore e non può cadere il governo delle larghe intese? Non indagare e lasciare che il politico di turno possa corrompere, evadere, trattare con i criminali (e che criminali!)?
Il presidente della Repubblica deve continuare a essere garante, il ruolo che la Costituzione gli assegna, e non può permettersi, lo ripeto, non può permettersi, di delegittimare il lavoro di pm e giudici in nome della governabilità. Il Capo dello Stato, per il ruolo che ricopre, non può permettersi, neanche per errore e neanche per il più machiavellico dei motivi, di dare l’impressione di difendere un pregiudicato."
Antonio Ingroia
Annamaria... a dopo
Ha ragione Ingroia. Ma forse l'avevo già detto.
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